Montagne selvagge, lunghi avvicinamenti, passaggi impegnativi e tanto, tanto caldo: questo è un trekking per pochi. I numeri parlano chiaro: quasi 40 chilometri, 3000 metri di dislivello per questo strepitoso giro ad anello in Valtellina. Le valli toccate – Val Codera, Val Masino e Val dei Ratti – hanno ciascuna un carattere definito, e meritano ognuna la giusta attenzione. Cosa c’è di meglio quindi di un’esplorazione ad anello di tre giorni con due notti in bivacco?
Avvertenza. Dovremmo apporre la dicitura “don’t try this at home”… almeno in piena estate! Il trekking inizia a bassa quota e le temperature sono roventi, le distanze sono impegnative e spesso si cammina fuori dal bosco. La cosa più importante però è che alcuni passaggi richiedono lucidità e concentrazione, soprattutto se si viaggia con lo zaino carico per le notti in bivacco. L’intero trekking deve essere considerato come difficile e per escursionisti esperti.
Primo giorno: da Novate Mezzola al Bivacco Valli (in breve)
7 ore, 1600 metri di dislivello, 12,6 km
La prima tappa del trekking è raccontata in questo articolo.
Dopo aver posteggiato l’auto nel parcheggio di Mezzolpiano (312 mslm, pagamento automatico), il nostro giro ad anello in Valtellina inizia accedendo dalla Val Codera tramite la mulattiera a gradoni, unica via d’accesso alla valle. Raggiunta Raggiunto il curatissimo abitato di Codera (825 mslm) si prosegue sulla lunga forestale in direzione del Rifugio Bresciadega (1214 mslm, splendida la piana ) prima, e del Brasca poi (1312 mslm).
Dal Brasca si piega verso sud e si sale al Bivacco Valli (1930 mslm) superando la “scogliera” solcata dalle cascate gemelle. Il bivacco, appoggiato contro il gigantesco Sass Carlasc, si trova in una posizione invidiabile.
Secondo giorno: dal Bivacco Valli a Capanna Volta
9+ ore, 1200 metri di dislivello, 9 km
È la tappa più difficile di questo trekking ad anello in Valtellina.
Avvertenza. Dal Bivacco Valli è possibile prendere verso sud ovest in direzione di Capanna Volta (indicazioni biancorosse sui massi). Ci abbiamo provato, ma la traccia risultava molto difficile da seguire. Inoltre, ci è stato riferito che il passaggio di Bocchetta di Spassato (o Passo della Porta) è pericoloso. Da evitare.
Imbocchiamo il sentiero alle spalle del Sass Carlasc, seguendo i segni biancorossi sulle rocce. Qui iniziano subito i problemi, perché la traccia è difficile da seguire (difatti perdiamo un’ora e mezza a ravanare). La carta topografica e Komoot non coincidono, e i segni vanno seguiti con estrema attenzione, pena la perdita dell’orientamento: il sentiero è molto leggero, e si fatica a scorgerlo tra l’erba. Per riferimento, segno sulla traccia di Komoot del secondo giorno il vero percorso.
Il sentiero sale il ripido versante erboso in direzione est, verso la catena di creste che uniscono i Pizzi dell’Oro al Pizzo Ligoncio, vero gigante di queste montagne.
Il Passo del Ligoncio
Ad un certo punto, attorno a quota 2300, i giochi si fanno duri (e rocciosi). Siamo sul sentiero attrezzato Dario di Paolo, che viene classificato come “al livello dei più difficili passaggi del sentiero Roma” (lo scopriremo poi). Un primo tratto attrezzato consiste di alcuni tiri di catene pressoché verticali su una liscia parete. Superato questo passaggio, si continua a salire (alcuni tratti contano come I grado), e si arriva alla base delle pareti del Pizzo Meridionale dell’Oro. Il sentiero torna ad essere attrezzato con catene, questa volta su pendenze moderate ma una certa esposizione oltre la strettissima traccia.
Dopo alcuni falsi avvistamenti, si arriva al Passo del Ligoncio (2575 mslm), stretta incisione dalla quale si gode di una vista imponente sul Ligoncio e sulla Sfinge, mentre si apre la vista sulla Valle dei Bagni, settore occidentale della Val Masino.
Dal Passo del Ligoncio si scende per tornantini stretti (facili, per fortuna) che ci fanno perdere quasi 500 metri di quota e ci conducono al Rifugio Omio (2100 mslm).
Il Rifugio Omio
Giusto due parole su questo rifugio Cai. Più di sessant’anni di storia… ma con un twist recente. La nuove gestione infatti è super attenta a sostenibilità e territorio. Tutti gli ingredienti usati in cucina sono a km0, il pane è fatto in casa (ed è strepitoso) così come le barrette energetiche, l’atmosfera è rilassata. Informazioni precise sugli itinerari e chiacchiere sono sempre disponibili.
Insomma, un posto consigliatissimo dove pranzare, o da usare come punto d’appoggio per esplorare questo angolo di Val Masino.
Passo della Vedretta
Torniamo sui nostri passi per alcuni metri, fino a una serie di cartelli: sono indicati il Sentiero Bonatti (e il Bivacco Primalpia) e Passo Vedretta e Rifugio Volta. Seguiamo la seconda indicazione.
Sulle prime non è facile imbroccare la giusta traccia: ti consiglio di seguire con estrema attenzione bolli rossi e segni biancorossi. Dopo i primi quindici minuti di sentiero, l’orientamento si fa più facile e… si sale! Ci aspettano infatti 750 metri di dislivello fino al passo.
La salita si divide in due parti distinte: un primo salire per tornantini, lungo versanti erbosi, seguito da un affascinante mondo di rocce lisce e cascate di pietre enormi. Ci accompagna lo scampanellare di diversi greggi di pecore raminghe.
La seconda parte della salita è piuttosto difficile: si cammina su rocce instabili, individuando i segni a fatica, aiutandosi spesso con le mani: segni che vanno seguiti pedissequamente, pena il perdersi tra la pietraia immensa e sconnessa. I pochi tratti di sentiero sono scivolosi di ghiaino. In corrispondenza di un avvallamento circolare (occupa da un nevaio), i segni si perdono per un attimo del tutto.
L’ultimo tratto di salita richiede l’uso delle mani in più punti di II grado, fino al “muro” finale, un gradone alto un paio di metri sul quale ci si deve arrampicare, e la cui verticalità fa un po’ paura.
Ci ritroviamo quindi sul Passo della Vedretta (2825 mslm), al di là del quale ci aspetta la lunghissima e controintuitiva discesa a Capanna Volta. Questa discesa attraversa un ennesimo mondo minerale fatto di rocce levigate dall’acqua, massi erratici e frane antiche – alle nostra spalle creste aguzze. Ho detto “controintuitiva” perché il sentiero piega prima verso ovest, e prosegue per un bel po’ così: solo in corrispondenza dei laghetti (2688 mslm) inizia la vera discesa alla capanna (che comunque sembra non arrivare mai).
In questo articolo, tutto quello che devi sapere sull’affascinante Capanna Volta (2212 mslm).
Terzo giorno: da Capanna Volta a Novate Mezzola
7 ore, 2030 metri di dislivello negativo, 16 km
Ultima giornata del nostro giro ad anello in Valtellina. Scendiamo da Capanna Volta fino al Rifugio Frasnedo (1278 mslm) e poi, ci addentriamo nel bosco fino al Torrente Ratti, raggiungiamo la diga di Moledana (918 mslm) e imbocchiamo il Sentiero del Tracciolino.
Se non lo conosci, il Sentiero del Tracciolino merita. Si tratta di un percorso ferroviario storico e curioso. Forse dopo un trekking così lungo non te lo godrai appieno, ma è comunque un piacere percorrerlo, perché è perfettamente in piano!
Per ritornare al parcheggio di partenza, si segue il Tracciolino fino alla deviazione, sulla sinistra, in discesa per San Giorgio. Raggiunto il dosso erboso sul quale si trova la bella borgata, si scende per diversi lunghi tornanti il versante che passa di fianco al cantiere di una terribile cava di pietra a monte di Novate Mezzola e, infine, si raggiunge Mezzolpiano per concludere questo splendido giro ad anello in Valtelina.
Trekking ad anello in Valtellina di tre giorni tra le valli Codera, Masino e dei Ratti: dati tecnici in breve
⛰️ Dove siamo | Tra Valchiavenna e Valtellina, ad est del lago di Mezzola (SO) |
📍 Partenza da | Mezzolpiano (parcheggio a pagamento, 312 mslm) |
⛺ Punti d’appoggio | Rifugio Brasca (1304 mslm), Bivacco Valli (1930 mslm), Rifugio Omio (2100 mslm), Capanna Volta (2212 mslm), Rifugio Frasnedo (1278 mslm) |
📐 Dislivello | poco meno di 3000 metri complessivi |
📏 Lunghezza | 36,5 km complessivi |
⏱️ Tempo | 22 ore di cammino in tutto |
😅 Difficoltà | Difficile: l’itinerario è molto lungo, il dislivello notevole. Ci sono dei punti dall’orientamento difficile (dopo il bivacco Valli, e la discesa iniziale da Capanna Como). Passo del Ligoncio e Passo della Vedretta sono difficili, in parte attrezzati con catene e riservati a escursionisti esperti. |
💧 Acqua | Sì, presso quasi tutte le borgate che si attraversano. Ci sono poi molti ruscelli e torrenti (acqua da potabilizzare) |
🗺️ Cartografia | Carta SeteMap Val Masino – Val Codera (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
🛰️ Traccia GPS | Sì (vedi nel corpo dell’articolo) |
Ciao, grazie per il resoconto dettagliato. Secondo te è possibile fare questo trekking a inizio Novembre? O c’è un rischio troppo grande di trovare brutto tempo?
Ciao Fabrizio. Difficile da prevedere in questo momento. Sicuramente c’è però una lunga parte “selvaggia” e isolata dell’anello che andrebbe fatta con il migliore dei tempi, mentre i due passi cruciali potrebbero risultare ostici con pioggia, umidità al suo o, peggio ancora, ghiaccio.