Ci sono posti ai quali pensi quando le giornate sembrano più difficili del solito? Ecco, per me il Vallone di Stroppia, con il Rifugio Stroppia, il Bivacco Barenghi, il Lago del Vallonasso e la Tête de la Frema rappresentano proprio uno di questi! Ti ci porto…

Prima di partire, sappi che questa gita coincide con la prima tappa del Tour dello Chambeyron che abbiamo adorato, puoi trovare la nostra descrizione qui!

Bivacco Barenghi e Lago

Dal Rifugio Campo Base al Rifugio Stroppia

Lasciamo l’auto nei pressi di Ponte Soubeyran (1631 mslm) di fronte al Rifugio Campo Base (1642 mslm), meta imperdibile per una birra rigenerante di qualsiasi fine-gita alla fine-valle-Maira! Ma noi dobbiamo ancora partire, quindi strizziamo l’occhiolino al rifugio e ci incamminiamo verso le Cascate di Stroppia, che sono niente-popò-di-meno-che le cascate più alte d’Italia: 500 metri di caduta, anche se purtroppo visibili quasi sempre solo in primavera.

Il sentiero T15 inizia morbido costeggiando il Maira al cospetto della bellissima Rocca Provenzale.

La valle è verde – complice alcune piogge recenti – e ripercorrere questo itinerario fatto decine di volte durante il nostro soggiorno invernale in Valle Maira, finalmente tra colori decisi, è una sorpresa che ci lascia senza parole.

Clicca qui se cerchi una guida con un sacco di consigli su cosa vedere in Valle Maira.

La salita al Rifugio Stroppia, dopo un inizio piuttosto morbido, passa per un bivio dove imbocchiamo sulla sinistra il Sentiero Dino Icardi SDI/S18. Da qui si fa bella erta, e impegnativa specie se fatta nelle ore più calde della giornata: una serie di tornantini ci fa guadagnare quota fino al “muro”, la vertiginosa salita.

Non farti scoraggiare dai cartelli: le indicazioni sulle tempistiche di percorrenza che riportano sono errate!

Verso il Rifugio Stroppia

Arrivati sotto alle pareti rocciose, il sentiero diventa uno stretto zigzag inciso nella roccia, incassato tra la Rocca Bianca e il Monte Cerello. Ci sono alcuni scalini in legno, dei muriccioli, qualche protezione fatta con i supporti del filo spinato di epoca bellica. Un immancabile stambecco ci guarda dall’alto (chissà se è sempre lo stesso dell’inverno) fino a che arriviamo alle ultime corde fisse che, detto francamente non servono a molto, dato che i punti più inerpicati sono già belli che passati.

Un corrimano rende comunque più sicuro il passo lungo la cengia panoramica. Il sentiero è stretto ma sufficientemente sicuro, non crea difficoltà, ma lo segnalo per chi soffre di vertigini.

NOTA BENE: il Rifugio Stroppia non è un rifugio, ma un bivacco (servono chiavi) – trovi la descrizione qui.

Rifugio Stroppia

Dal Rifugio Stroppia al Lago Niera

Superiamo il rifugio-bivacco e continuiamo a salire per poco meno di cento metri di dislivello fino al Passo dell’Asino (2309 mslm), da dove lanciamo uno sguardo indietro per ammirare la Rocca Provenzale, e siamo all’imbocco dello splendido vallone che ci condurrà al bivacco.

In pochi minuti superiamo il Lago Niera – anch’esso, ohimè, spesso in secca, e ci lasciamo stupire.

Dal Lago Niera al Bivacco Barenghi

C’è solo una cosa da dire, di questo angolo di montagna: il Vallone di Stroppia è uno degli ambienti più belli attraverso i quali abbiamo camminato. Sulla sinistra e di fronte a noi, moli rocciose isolate e maestose, circondate da ghiaioni regolari, limitano la valle. Una pendenza morbidissima rende la camminata super piacevole, l’orientamento è facile, e ad ogni passo la prospettiva sulle montagne circostanti cambia.

Il Vallone di Stroppia

Orientamento: per il Bivacco Barenghi ti basterà seguire gli evidenti segni giallo-blu del sentiero Icardi, ma vedrai, qui è possibile camminare per ore ed ore senza sentire la fatica – complice anche il dislivello che qui si fa molto morbido!

Verso nord ovest abbiamo il Brec du Chambeyron, splendido: in alto alcune nuvole occultano la sommità, ma l’infilata di pareti quasi verticali e guglie è strepitosa.

E il bivacco? Continuiamo a chiedercelo… ma il bivacco spunta davvero all’ultimo, dopo l’ultima salitina di un sentiero che si snoda tra le rocce.

Il Bivacco Barenghi e il Lago del Vallonasso di Stroppia 

La prima cosa che vedi è il pannello solare, e l’azzurro della vernice con quella striscia gialla a metà. Se ad una prima vista più sembrare fantasioso, basta avvicinarsi per comprendere come in realtà l’uomo prenda sempre ispirazione da ciò che trova in natura: il colore del Bivacco Beppe Barenghi è lo stesso che del Lago del Vallonasso di Stroppia con il sole che si specchia al di sopra sopra.

Sullo sfondo: da una parte il Brec, dall’altra la Tête de la Frema.

Silvia arriva al Bivacco Barenghi

Il Bivacco Barenghi si trova a 2815 mslm. All’interno è diviso in un’anticamera con un tavolino e diverse panchette, un ripiano ingombro di cose e un lavello (collegato a una fonte stagionale, secca quando siamo passati noi), e una stanza con le cuccette: 9 posti con materassi e tantissime coperte.

All'interno del Barenghi

Il bivacco è frequentatissimo, anche perché non c’è nulla nel raggio di diversi chilometri. In pieno agosto, di martedì, c’erano escursionisti sufficienti a riempire il bivacco e tre tende montate all’esterno. Se hai in programma di fermarti qui per la notte, ti consigliamo di arrivare quindi abbastanza presto per prendere posto… o di avere un piano B!

Il Lago del Vallonasso di Stroppia in compenso è uno specchio di incredibile bellezza che vale tutto il viaggio. Bellissimo, poi, il contrasto tra il blu irreale dell’acqua, e i colori lunari delle rocce sbriciolate attorno.

Lago del Vallonasso di Stroppia

Salita alla Tête de la Frema

La via normale alla Tête de la Frema è una salita tecnicamente facile che però “non molla mai” (soprattutto se ti sei cuccato già tutto il dislivello della salita al bivacco), ma merita!

Dal Bivacco Barenghi seguiamo le indicazioni del sentiero 18 verso il Col de Gippiera (2930 mslm) dal quale, sporgendosi, si ha una bella vista sul Lago dei Neuf Couleurs (che non si traduce come Lago dei Nove Colori, ma Lago dei Nove… Colatoi! Ah, i cartografi e le lingue!) e sull’incredibile muraglia rocciosa che lo sovrasta.

Dal colle pieghiamo ad angolo retto verso est e si iniziamo la salita evidente, che si svolge sempre su sentiero. Ripida, ma mai difficile.

Tete ti Frema dal Col di Gippiera

Unica avvertenza. Quando arrivi alla croce di vetta (3142 mslm), fai attenzione allo strapiombo alle sue spalle e alle grosse rocce sconnesse.

È presente il libro di cima… e questo è tutto quello che posso dirti, dato che una volta in vetta siamo stati avvolti dalla nebbia!

Dal punto di vista panoramico, il nostro agosto piemontese è stato piuttosto turbolento. Se vuoi approfondire le cime nebbiose che abbiamo salito, puoi leggere del Monviso, del Marguareis e dell’Argentera!

La discesa avviene per la stessa via della salita (trovi la traccia in basso).

In vetta alla Tete de Frema

Salita al Bivacco Barenghi dalla Valle Maira: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo In Alta Valle Maira (Alpi Cozie, provincia di Cuneo)
📍 Partenza da Rifugio Campo Base / Ponte Soubeyran (1631 mslm)
🏅 Arrivo Bivacco Barenghi (2815 mslm)
📐 Dislivello 1200 metri
📏 Lunghezza 8,56 km la salita
⏱️ Tempo 4 ore la salita
😅 Difficoltà Difficile, per il dislivello. L’unica parte leggermente esposta è il “muro” prima del Rifugio Stroppia.
💧 Acqua No, se non quella del Maira e quella dei laghi (da potabilizzare). Al Campo Base c’è però un’ottima birra 😉
🗺️ Cartografia L’unica carta topografica che riporta sia il versante italiano che quello francese dello Chambeyron è la “Chaminar en Val Maira” di Bruno Rosano. La si trova nelle librerie ed edicole del cuneese.
🛰️ Traccia GPS Sì (è la traccia del primo giorno del nostro Tour dello Chambeyron)

Salita alla Tête de la Frema dal Bivacco Barenghi: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo In Alta Valle Maira (Alpi Cozie, provincia di Cuneo)
📍 Partenza da Bivacco Barenghi (2815 mslm)
🏅 Arrivo Tête de la Frema (3142 mslm)
📐 Dislivello 330 metri
📏 Lunghezza  1,5 km la salita
⏱️ Tempo 1 ora la salita
😅 Difficoltà Media, la pendenza è abbastanza intensa. Occhio all’esposizione in cima.
💧 Acqua No
🗺️ Cartografia L’unica carta topografica che riporta sia il versante italiano che quello francese dello Chambeyron è la “Chaminar en Val Maira” di Bruno Rosano. La si trova nelle librerie ed edicole del cuneese.
🛰️ Traccia GPS