Sulla parete di lamiera rossa due lettere colorate: un G piccola, gialla, e una seconda, grigia, più grande. Siamo finalmente arrivati al Bivacco Gervasutti… e che la festa abbia inizio!

Il 4 Luglio è ormai tradizione per noi festeggiare in montagna in bivacco. L’indipendenza americana non c’entra, però: è il mio compleanno, e non potrei chiedere di meglio che essere circondata da tutto ciò che amo!

Ma andiamo con ordine…

Silvia e Davide davanti al Bivacco Gervasutti

Sentiero 356 fino a Forcella Spè

A Longarone lasciamo una coda eterna che sale verso Cortina per svoltare a destra in direzione Cimolais ed improvvisamente, superata la diga del Vajont, la nostra è l’unica auto nel raggio di chilometri. Ci addentriamo pian piano nella bellissima Val Cimoliana, una valle chiusa, protetta da pareti verticali e impreziosita dal fragoroso torrente Cimoliana.

Lasciamo l’auto nei pressi del parcheggio di Pian de la Fontana (924 mslm, è un ampio slargo lungo la sponda sinistra del torrente dove questo si calma e si allarga), lo zaino è decisamente pesante, ma abbiamo viveri in abbondanza e la tenda per affrontare la notte. L’intenzione è quella di passarla nei pressi del Bivacco Gervasutti: quest’estate tutti i bivacchi non sono agibili se non per emergenze.

La salita inizia morbida attraverso un boschetto che si fa via via più fitto, ma che porta in sé i segni evidenti della tempesta Vaia. I numerosi alberi schiantati sono stati spostati e tagliati per rendere agevole il passaggio. Nonostante tutto, guardarli è come osservare delle cicatrici.

Usciti dal bosco la salita inizia a farsi ripida e ci troviamo a risalire il letto del torrente che ha inciso la valle de Santa Maria. La traccia è segnata piuttosto bene con bolli e i classici segnavia di sentiero.

Silvia in salita nella Val Santa Maria

Bisogna tenere gli occhi aperti perché la traccia passa spesso da una sponda all’altra del letto del fiume, fino a salire a mezzacosta in un mare di pini mughi. Sono talmente tanti che hanno addirittura invaso il sentiero, per cui per passare è necessario farsi strada tra i rami. In pochi minuti siamo letteralmente cosparsi di polline giallo!

La salita ora è decisamente ripida e passa attraverso ghiaioni dove la traccia si fa meno evidente (tieni in mente l’albero in foto per prendere la direzione giusta). Arriviamo quindi al bivio con il sentiero 389 che scende verso la val Misera (lo prenderemo l’indomani) e continuiamo lungo il sentiero 356 (in carta questo tratto è segnato come 352). Da qui il gioco si fa duro!

verso Forcella Spe

La traccia più bassa per il Bivacco Gervasutti (che si trova ancora su alcune carte) è completamente franata e il sentiero è stato chiuso, per cui l’unica possibilità è passare per la forcella Spè.

Nonostante la forcella sia visibile già dal fondovalle, raggiungerla è tutt’altro che semplice. Ghiaioni, massi, detriti, finissimi sassolini e sfasciumi. E pensare che sono ore che la vediamo!

Un’ultima, sfiancante salita su ghiaie solcate dalle tracce indurite della pioggia, e siamo finalmente a Forcella Spè (2049 mslm), un intaglio detritico tra Cima Spè e il Cadin degli Elmi. La vista da qui è magnifica sulle Dolomiti del Cadore, la Val Cimoliana e le Dolomiti Friulane.

Silvia alla focella Spe

Dalla Forcella Spè ci sono alcuni passaggi piuttosto delicati che si svolgono lungo una cengia di ghiaia mobile ed esposta. Passo sicuro e assenza di vertigini sono richiesti su questi traversi aerei. Ci troviamo infatti su un terreno decisamente instabile e franoso, dove il morbido ghiaione non lascia scampo ad indecisione. La traccia stessa viene fatta sostanzialmente da chi è passato prima di te (e considerando che oggi siamo gli unici a salire da qui, ci tocca affidarci a piedi di qualche giorno addietro).

Davide tra i ghiaioni

Bivacco Gervasutti

Un ultimo traverso, una breve salita finale e siamo a 2129 mslm… finalmente lo vediamo! Il Bivacco Giusto Gervasutti, per gli amici GG, dev’essere il prodotto di un vero amore.

Situato all’interno di uno stupendo catino erboso, in un alto circo della Val S. Lorenzo, subito sotto la Cima Cadin degli Elmi, è una gioia per gli occhi (e per le gambe stanche).

Bivacco Gervasutti Friuli Venezia Giulia

Silvia tra i rododendri con gli Spalti di Toro

In una zona quanto mai impervia il Bivacco Gervasutti arriva come un’apparizione e mi lascia senza parole. Quattro pareti di lamiera rossa si stagliano sul verdissimo prato fiorito dando le spalle alle guglie appuntite e alle ardite torri degli Spalti di Toro.

Lo scenario è mozzafiato e io non potrei chiedere di meglio per il mio compleanno.

… a completare il tutto un’ultima, bellissima, sorpresa: la torta con una candelina e una bottiglia formato mignon di prosecco per festeggiare. Soffio, esprimo un desiderio, ma in cuor mio so che non potrei chiedere niente di più di ciò che sto vivendo.

BIvacco Gervasutti in Val Cimoliana

Un appunto per quando si potranno utilizzare di nuovo i bivacchi. Il Gervasutti è il classico scatolo di lamiera degli anni 1979, modello Fondazione Berti.

Al suo interno, attorno al tavolino con le due panche, le nove reti dei posti letto, fornite di sottili materassi e coperte. Alcune mensole ospitano qualche oggetto lasciato dai precedenti visitatori. C’è il libro del bivacco – poco frequentato anch’esso – e una scopa per fare pulizia.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

Atmosfere di alta montagna

Giro ad anello lungo il sentiero 389 – tratto di Altavia n.6

La giornata inizia presto con addirittura un’eclissi di luna alle 5 di mattino. Tè e caffè e siamo pronti con i nostri pesantissimi zaini per ripartire. Il sentiero fino alla forcella Spè è lo stesso del giorno precedente e, a dire il vero, non abbiamo molta voglia di rifarci i traversi di ghiaia. Sapendo ciò che ci aspetta indossiamo i caschetti (una protezione in più in questi ambienti non fa mai male) e ci armiamo di massima concentrazione.

Torniamo in breve al bivio che scende verso Val de Santa Maria (da dove siamo venuti) e imbocchiamo il sentiero 389 sulla destra.

Siamo su un tratto dell’Altavia n. 6, detta anche Altavia dei Silenzi. La toponomastica è, ancora una volta, una scienza esatta: anche oggi siamo gli unici a percorrere questo sentiero. E non è difficile capirne il motivo: passaggi impervi, ambiente selvaggio e un territorio aspro e spigoloso. Gli ingredienti che ci piacciono ci sono tutti: sono quelli che rendono questi luoghi ancora più magici.

Altavia numero 6

Il sentiero 389 inizia in leggera discesa attraverso mughi fino alla fine della Val Misera, dove si risale una cresta che ci conduce alla Val di Lares dove, con un’altra salita in diagonale raggiungiamo la Forcella di Pedescagno (1930 mslm).

Il sentiero, già di per sé piuttosto ripido e impegnativo, qui chiede un ultimo vero momento di gran concentrazione. Ci risiamo: l’ennesimo ghiaione da attraversare in diagonale. Un piede davanti all’altro a tastare, lo sguardo fisso, il respiro regolare.

Casera Laghet de Sora e il sentiero 390

Ultimi passi e arriviamo alla casera Laghet de Sora (1871 mslm) nella alta Val dei Frassin. Una bellissima casera in pietra e legno posta su una stretta conca erbosa.

Ma il vero punto forte è il suo interno! Nove posti letto su morbidi materassi, stufa a legna, tavolone in legno con panche, piccola dispensa, ma soprattutto un box di vino rosso per chi passa! Da queste parti sanno davvero come si fa festa!

Segnalo anche la Casera Laghet de Sora è aperta tutto l’anno e che d’inverno, quando la neve è troppo alta per entrare dalla porta, si riesce ad entrare da una finestra laterale lasciata sempre aperta (ma che bisogna liberare dalla neve).

Casera Laghet de Sora

Ci rimettiamo in cammino verso la casera Laghet de Sot (1580 mslm). Si tratta sostanzialmente di un riparo di emergenza con due stanze attigue e precarie. Un peccato, visto il bellissimo pianoro dove sorge e la chiostra di monti alle sue spalle.

Concludiamo il giro ad anello scendendo lungo la lunghissima Val dei Frassin. per finire con un tuffo nelle splendide (e gelide) acque del Cimoliana. L’area attorno al parcheggio è frequentatissima (è domenica, e il Rifugio Pordenone attrae numerosi escursionisti), ma questo non ci impedisce di trovare un paio di rocce isolate lungo l’acqua, sulle quali prendere il sole e rilassarci.

Torrente Cimoliana

Dati tecnici in breve

Partenza: Parcheggio a Pian de la Fontana (924 mslm)

Arrivo: Forcella Spè (2049 mslm) – Bivacco Gervasutti (1940 mslm)

Tempo: 4 ore e mezza la salita al Bivacco Gervasutti – 5 ore e mezza la restante parte del giro ad anello

Dislivello: 1100 mt (più numerosi saliscendi tra forcelle il secondo giorno)

Cartografia: Tabacco numero 21, Dolomiti di Sinistra Piave

Difficoltà: difficile. Il sentiero è piuttosto ripido e lungo, ma la vera difficoltà sono i terribili traversi su ghiaioni. Per arrivare al Bivacco Gervasutti dall’incrocio con il sentiero 389 si attraversano numerosi ghiaioni morbidi decisamente instabili. Tutta la zona infatti è soggetta a frane e smottamenti continui. è un ambiente che subisce continue modificazioni. Piede fermo, passo deciso, buona dimestichezza di ambiente montano sono essenziali per attraversarli senza correre rischi. Consigliato l’utilizzo di un caschetto.

Spalti di toro all'alba

Nota: il sentiero Arturo Marini dal Rifugio Pordenone

In alcune vecchie carte Tabacco è segnato il sentiero 352 “Arturo Marini” che dal Bivacco Gervasutti conduce al Rifugio Pordenone lungo quella che era la variante 2 dell’Altavia n. 6. Il sentiero è impraticabile e lasciato a sé stesso da oltre 10 anni.

Nel libro del bivacco molte le testimonianze di chi provava a percorrerlo e tornava indietro dopo meno di mezzora in quanto impraticabile. Data la grande mutevolezza della zona e le continue frane infatti il sentiero è stato dismesso. Ora a percorrerlo sono quasi esclusivamente alpinisti della zona che comunque riportano racconti di tracce esposte, franate e pericolose.

Raggiungere il Gervasutti da nord

Il bivacco può essere raggiunto anche dal versante nord degli Spalti di Toro: dal Rifugio Tita Barba (poco più di 200 metri di dislivello, lungo i sentieri 350 e poi 352) o dal Padova (600 metri di dislivello, sentiero 352, più lungo). Non abbiamo mai percorso queste vie, ma sembrano essere decisamente più agevoli della salita a forcella Spè. In ogni caso ti tocca fare comunque l’ultimo tratto su ghiaioni prima del bivacco.

Il bivacco Gervasutti lungo l'Altavia numero 6 pin

Voglia di una notte in bivacco?

Ti capiamo. Il bivacco è la nostra passione, nonché una delle cose che ci ha fatto innamorare della montagna. C’è poco da fare: la solitudine dei boschi e della roccia, il pasto frugale cucinato su un fuoco scoppiettante, le notti trapuntate di stelle… basta essere in grado di sopportare qualche piccolo disagio, e il premio è un’esperienza sempre importante. Questi sono alcuni dei bivacchi che abbiamo frequentato tra le nostre montagne.