Il suo fascino è irresistibile, l’originalità fuori discussione. Il Bivacco Gervasutti ci perseguitava (in senso buono) dai racconti di tanti appassionati di bivacchi: arrivarci era uno dei nostri sogni… finalmente realizzato, ora ti raccontiamo come raggiungere questa “astronave” piantata nel ghiaccio dell’alta Val Ferret.
E adesso, la citazione dalla Wikipedia che aspettavo di fare da almeno 3 anni…
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Come raggiungere il Bivacco Gervasutti
Lasciamo l’auto nei parcheggi di Lavachey – la fine della Val Ferret carrozzabile. Anche se la valle, in estate, è frequentatissima, con un po’ di fortuna puoi parcheggiare molto vicino a dove la strada è chiusa dalla transenna (1660 mslm), oppure puoi scegliere di prendere il bus che fa un servizio eccellente.
Un appunto, la Val Ferret è un sogno ad occhi aperti!
L’escursione inizia proseguendo a piedi lungo la strada asfaltata. Tre tornanti, un lungo rettilineo: dopo 1,3 km e venti minuti di camminata, con l’alta Val Ferret che si apre di fronte a noi e i ghiacciai sospesi sulla sinistra, troviamo un sentiero che scende sulla sinistra. Superiamo il ponte sulla Dora di Ferret (1870 mslm circa), e inizia il vero percorso.
⚠️IMPORTANTE. Se sei di quelli che si fidano delle App, fai attenzione alle due tracce che potresti vedere indicate a ovest di quella che descriviamo noi, e che invitano a seguirle perché partono praticamente da Lavachey. Abbiamo provato a farle, e il risultato è stato demoralizzante: i due percorsi ti obbligano a guadare l’impetuoso torrente glaciale Fréboudze – cosa che, a luglio, risulta impossibile. Il sentiero che ti segnaliamo infatti è stato realizzato recentemente proprio per evitare questi guadi.
Da qui in avanti, il sentiero è segnalato dai grandi bolli gialli e da numerosi ometti. In genere l’orientamento è facile, ma nella seconda parte del percorso servirà molta più attenzione.
La prima parte del percorso è semplice: pendenza graduale, attraversiamo una distesa di bassa vegetazioni (e diversi mirtilli), con l’acqua dei ruscelli che gorgoglia al nostro fianco. Tuttavia, di fronte a noi si erge una muraglia di roccia liscia sormontata dal ghiaccio azzurro.
La pendenza si fa notevolissima attorno ai 2080 mslm dove, in corrispondenza di un torrentello da attraversare, inizia la salita di un dosso erboso in parte eroso dall’acqua. Meno di 160 metri di dislivello, ma davvero intensi. Un altro torrente da attraversare – questo scende da uno stretto canalone – e c’è l’inizio dei canaponi: un lungo tratto attrezzato di cavo ricoperto da corda azzurra, che ci deposita dopo una meno di dieci minuti a quota 2320 mslm, nel punto in cui sorgeva l’ex Bivacco Fréboudze.
Imbrago sì, imbrago no. Nel dubbio, sì: questo tratto attrezzato non è troppo verticale, ma una sicurezza in più non guasta. Caschetto invece direi obbligatorio.
Finiti i canaponi, ci sono altri cento metri di salita, dopodiché tutto cambia. Entriamo infatti in ambiente glaciale: spettacolare, ma la concentrazione richiesta aumenta.
Da qui in aventi, infatti, c’è da stare attenti agli ometti e ai bolli per non perdere l’orientamento e finire sul ghiacciaio (situazione vista con i nostri basiti occhi), ma soprattutto alle placche lisciate dall’azione dei ghiacci e spesso e volentieri ricoperte da una insidiosa sabbietta. Serve insomma sapersi muoversi con cautela e un po’ di esperienza di questo tipo di ambiente è fondamentale.
Inoltre, non manca la presenza di nevai da attraversare (noi li abbiamo trovati 4 a fine luglio), non troppo inclinati, ma da trattare con la giusta sensibilità a seconda del momento della giornata.
Ramponi sì o ramponi no? Noi ce li avevamo, ma non sono serviti. In questi ambienti però le condizioni possono cambiare anche molto in fretta, quindi averli nello zaino è cosa buona e giusta.
Nel frattempo, l’ambiente è qualcosa di grandioso. Sulla sinistra, colonne decorate di ghiaccio azzurro. Tutto intorno, roccia rossastra e neve. Alle spalle, il contrasto del verde intenso dell’altro versante della Val Ferret, In alto, il cerchio rosso del bivacco che ci guarda, proteso nel vuoto.
La salita del tratto glaciale è lunghina (noi attraversiamo quattro estesi nevai). Alla fine, siamo alla base del secondo tratto di canaponi: questo fondamentalmente verticale, ma non particolarmente difficile, con un solo punto in “divertente spaccata”.
Pochi metri di salita, e siamo di fronte alla scaletta che porta dentro al Bivacco Gervasutti (2835 mslm).
Il Bivacco Giusto Gervasutti in Val Ferret
È un cilindro ed è una capsula, è un bivacco e un’astronave. È un riparo, soprattutto, e un punto di partenza per avventure alpinistiche.
Difatti, in estate, il Gervasutti è spesso pieno di alpinisti, di guide alpine, ma soprattutto di corde, caschetti e picche, ramponi e ferramenta varia. Per noi il galateo del bivacco impone che la precedenza sui posti letto ce l’ha chi usa il bivacco come punto d’appoggio per ascensioni ben più impegnative, tienine conto se pensi di fermarti per la notte, altrimenti ti consigliamo di salire e scendere in giornata.
E ora, descriviamo il bivacco. Realizzato nel 2011 e progettato secondo criteri modernissimi, la struttura – il cui interno vanta 30 mq di spazio – ha sostituito un vecchio bivacco di lamiera. Ora prevede due stanze, al centro delle quali si accede tramite due porticine con relative scalette:
- nella zona giorno, ci sono due tavoli con panca e sgabelli, una cucina con piastra elettrica (potente), una credenza di pentolame,
- nella zona notte, che può essere isolata chiudendo una porta, ci sono i 12 posti letto con comodi materassi, coperte e cuscini, disposti su tre piani.
Poi c’è la dotazione tecnologica, le istruzioni della quale puoi trovare nel grosso blocco che contiene innumerevoli stampe di relazioni alpinistiche in svariate lingue: ci sono una radio d’emergenza, un personal computer connesso a internet con wifi (che al momento della nostra visita non andava), un sistema di ricircolo dell’aria. Pannelli solari permettono di illuminare i locali tramite le luci a led, che si azionano con bottoni metallici e di alimentare una presa elettrica.
E infine, quella vetrata tonda, e quegli oblò che, di notte, illuminati, sono una meraviglia della quale incantarsi.
La storia architettonica…
Quasi due tonnellate, costruite nei pressi di Torino e trasportate in elicottero sullo sperone di roccia dominato dalla est delle Grand Jorasses, e installate in un giorno. Già questa è un’impresa. Il Bivacco Gervasutti si becca la copertina della rivista d’architettura Domus, e da lì la fama mondiale (e le richieste di replica).
Che poi l’abbiano chiamato tubo, cannocchiale, fusoliera, missile e astronave, poco importa: il Gervasutti ha la capacità di trasmettere, ed essere qui – dentro un ingegnoso manufatto piantato nel mezzo di un ambiente duro e maestoso – è emozionante.
Tra le altre cose, il Gervasutti è stato il primo bivacco a uscire dalle logiche tradizionali di queste strutture: non più casette dal tetto a punta, né lattine alla Fondazione Berti, ma forme diverse, ardite, organizzate secondo assi e aperture differenti. E spesso ad alto contenuto di tecnologia dei materiali e con un’attenzione più scrupolosa verso la sostenibilità ambientale di queste strutture.
Un altro esempio di bivacco non convenzionali? Il Bivacco Zeb sui Monti Lariani.
… e quella umana
Di Giusto Gervasutti, il “Fortissimo”, non c’è molto da dire di più di quello che è stato scritto nella biografia di Enrico Camanni, Il desiderio di infinito, vita di Giusto Gervasutti. Indomito, instancabile, sospeso tra la Carnia natìa e il Piemonte – almeno, fino a prima di concentrarsi sul Monte Bianco. Autore di imprese che sono state definite visionarie, è una di quelle figure mitiche attive tra anni Trenta e Quaranta del Novecento.
A lui sono intitolati il bivacco sul Fréboudze e quello sotto Forcella Spé, sulle Dolomiti Friulane.
La discesa
Ovviamente si segue la via della salita. A seconda delle condizioni, è possibile accorciare i tempi percorrendo i nevai (attenzione all’orientamento).
In genere, se la salita richiede dalle 4 alle 4 ore e mezza, la discesa è molto più veloce.
Salita al Bivacco Gervasutti in Val Ferret: dati tecnici in breve
⛰️ Dove siamo | Val Ferret, massiccio del Monte Bianco, Valle d’Aosta |
📍 Partenza da | Lavachey, parcheggi (1660 mslm) |
🏅 Arrivo | Bivacco Gervasutti (2835 mslm) |
📐 Dislivello | 1235 metri |
📏 Lunghezza | 5,45 km la salita |
⏱️ Tempo | 4 ore e 15 minuti |
😅 Difficoltà | Difficile: pendenze interessanti, la salita richiede esperienza di ambiente d’alta quota/glaciale, il secondo tratto attrezzato è decisamente verticale |
💧 Acqua | No lungo il percorso, anche se c’è decisamente abbondanza di acqua di fusione. Nei pressi del bivacco NON c’è una fonte, tanto che per procurarsela è necessario scendere dai canaponi e recuperare l’acqua del nevaio. A fine estate, con la neve completamente sciolta, non è rara l’assenza di acqua nei dintorni. |
🗺️ Cartografia | Carta dell’IGC 1:25.000 n. 107 – Monte Bianco, Courmayeur, Chamonix, la Thuile (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
🛰️ Traccia GPS | Sì |
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