Le Vette Feltrine sono fatte così, e ormai lo sappiamo bene: mille metri di dislivello da fare a cuore in gola in salite quasi verticali, bivacchi spartani ma accoglienti, e grandiosi pascoli attorno alla quota dei 2000. Il Bivacco Monsanpian non fa eccezione!

Da quando siamo potuti tornare a muoverci all’interno della nostra Regione, le Vette Feltrine sono diventate il nostro indiscusso terreno di gioco, ed ogni weekend è buono per esplorarne una nuova porzione.

Cosa troverai nella salita al Bivacco Monsampian (con giro ad anello):

Fatica
Difficoltà tecnica
Panorama
Temporale

panorama sopra al bivacco Monsampian

Il sentiero 810 verso Bivacco Monsampian

Lasciamo l’auto nei pressi della piazza centrale di Aune e, dopo aver riempito le borracce alla fontanella, ci incamminiamo lungo il sentiero 810, anche detto sentiero di Sant’Antonio.

Il meteo oggi non promette nulla di buono, ma la voglia di stare in montagna è troppa e quindi non ci lasciamo scoraggiare: in montagna si può andare anche con il brutto tempo (almeno a determinate condizioni)!

La salita inizia dapprima lungo un tratto asfaltato, che diventa dopo una ventina di minuti un sentiero vero e proprio in mezzo al bosco. Subito sulla destra vediamo un cartello che indica Passo Croce d’Aune: tienilo presente se hai intenzione di fare lo stesso giro ad anello che abbiamo fatto noi, perché ritornerai esattamente qui.

Silvia in salita

La salita dà il meglio di sé fin dall’inizio: spalle, gambe e fiato iniziano a risentirne già dopo pochi metri.

Usciti dal bosco lo spettacolo è emozionante: spaccati di roccia bianchissima si alternano ad una vegetazione che, mai come quest’anno, si rivela nella sua grandiosità.

Il ghiaione in salita è davvero tosto, di quelli con massi instabili di tutte le grandezze e, per intenderci, da salire con le mani sulle cosce. Fortunatamente le nuvole che ogni tanto coprono il sole ci danno un po’ di tregua dal caldo, mentre a questo fantomatico Passo di Sant’Antonio, tra sali e scendi, sembra non si arrivi mai.

sentiero di Sant'Antonio

Arriviamo al Passo Sant’Antonio (1778 mslm), dove una targa ci assicura che il santo di Padova ci proteggerà lungo il cammino. Da padovani doc lo prendiamo come un buon segno.

Il sentiero da qui si perde in una traccia decisamente meno evidente che passa dapprima una forcelletta, per poi farci scendere per un breve tratto sul lato opposto, e costeggiare e aggirare infine splendidi bastioni su tracce erbose.

panorama a Passo San'Antonio

Il Bivacco Monsampian

Sbuchiamo infine sulla caratteristica conca prativa nei pressi della Malga di Monsampian (1902 mslm).

Lo scenario è fantastico: lo sguardo si perde nella natura rigogliosa di questa distesa verde di prato odoroso, punteggiato da fiori di mille tipi. Alle volte mi sembra incredibile che esistano così tante varietà di specie vegetali, e che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno! 

carsismo e poesia

La Malga di Monsampian si trova proprio al centro della Busa di Monsampian, uno splendido circo glaciale dominato ai lati dalle pareti del Vallazza e del Monte Pavione.

Una porzione della grande malga è destinata al bivacco Monsampian, sempre aperto. La struttura è in pietra e all’interno il locale è decisamente essenziale: tavolo, camino, qualche piatto e un soppalco in legno rivestito con delle coperte.

Purtroppo non possiamo segnalare la funzionalità del camino o altro perché a causa dell’emergenza covid-19 di quest’anno tutti i bivacchi possono essere usati solo ed esclusivamente per le reali emergenze.

Bivacco Monsampian

Malga casera Monsampian

Ma, come dicevo, le previsioni meteo non ci hanno scoraggiato, e in più abbiamo anche Sant’Antonio dalla nostra, perciò la Busa di Monsampiano ci sembra il posto ideale per piazzare la nostra tenda per la notte. Saliamo qualche decina di metri di dislivello sul fianco del Vallazza e… sorpresa! Un mare di crochi si apre davanti ai nostri occhi!

crochi-crocus

Scegliamo un posticino davvero stupendo e ci prepariamo: cena, birretta e sacchi a pelo sono già pronti, non ci resta che goderci la serata!

Le prime gocce di pioggia non tardano ad arrivare. Sempre meglio in questi casi scegliere un posto riparato per mettere la tenda e avere un piano B pronto nel caso qualcosa vada storto durante la notte.

bivacco notturno in montagna

Dal Bivacco Monsampian verso il Rifugio Dal Piaz

La notte è stata davvero turbolenta: dalle 22.00 alle 4.00 ha sempre piovuto e il vento è stato talmente forte che temevamo che la tenda si sarebbe squarciata da un momento all’altro. Fortunatamente la nostra Svalbard ha retto bene, mentre il posto che avevamo scelto si è rivelato un’ottima soluzione di compromesso.

Il vento però non accenna a smettere e, una volta usciti dalla tenda, ci rendiamo conto che facciamo quasi fatica a restare in piedi dalle raffiche.

Silvia e Davide al freddo in tenda

La meta di oggi è il Rifugio Dal Piaz, e per raggiungerlo abbiamo due alternative:

  • il sentiero 817, il sentiero delle creste verso il Monte Pavione e il Col della Luna
  • il sentiero 810, il sentiero circhi delle vette

Smontiamo la tenda e puntiamo verso il Passo del Pavione (2059 mslm) da dove tramite la panoramica dorsale saliamo il ripido pendio verso il Monte Pavione (2335 mslm).

Salita al Monte Pavione

A pochi metri dalla cima però ci sorprende notare come la parte esposta a nord sia ancora completamente innevata, tanto che è impossibile proseguire. Il vento è ancora fortissimo e la neve sembra una lastra di ghiaccio… in montagna alle volte bisogna anche saper rinunciare.

Cambio di programma: dopo esserci goduti per un attimo la vista sulle Pale di San Martino, torniamo sui nostri passi fino ad imboccare nuovamente il sentiero 810 dei circhi delle Vette.

Una vera sorpresa! Questo sentiero si svolge quasi interamente in quota, ma attraversa degli scenari da favola. Si tratta infatti di alte conche nivali sospese modellate dai ghiacciai di circo durante l’ultima glaciazione.

circhiglaciali verso rifugio Dal Piaz

Sentiero circhi delle vette

Il Rifugio dal Piaz

Il Rifugio Dal Piaz (1993 mslm) appare all’improvviso sopra alle nostre teste. Senza dubbio è uno dei rifugi veneti che preferiamo, ma questa volta decidiamo di saltare la tappa visto che sembra già preso d’assalto (è domenica, la seconda dopo la riapertura del lockdown). Se non ci siete mai stati però ve lo consiglio di cuore: si mangia divinamente e si sta sempre bene.

Se invece trovi il Pavione sgombro da neve, puoi proseguire scendendo al Col della Luna (2295 mslm) e seguendo poi le creste fino a scendere al Dal Piaz. Questo sentiero – è l’817 – è strepitoso, e già dal Col della Luna si gode una vista magnifica sulle Pale di San Martino. Scendendo, hai una visuale splendida sulla Busa di Cavarin (alla tua destra) e poi sulla mitologica Busa delle Vette (alla tua sinistra).

Una idea è, in inverno e con la massima accortezza, fare dal rifugio Dal Piaz al Col della Luna con le ciaspole. Valgono tutte le avvertenze del caso (soprattutto sul Col della Luna, dove la neve si accumula in pericolosi cornicioni), e il passaggio al Pavione è in genere ghiacciato e difficile. Ma il panorama innevato nel quale ti trovi immerso fino al Col è selvaggio, silenzioso, perfetto.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

Il giro ad anello dal Rifugio Dal Piaz a Passo Croce d’Aune

Noi proseguiamo in discesa lungo il sentiero 810 che è uno dei più panoramici che ci siano in tutto il Veneto. Ampi curvoni, strategici parapetti e improvvise verticalità. Circa 1000 metri di dislivello negativo che non finiscono mai.

ATTENZIONE! Il sentiero 801 conduce direttamente a Passo Croce d’Aune e, a meno che non ti sia organizzato con due macchine, una volta arrivati in paese dovrai proseguire verso Aune lungo la strada principale (l’autostop in questo caso può essere d’aiuto).

Noi prendiamo invece un piccolo sentiero che si trova sulla destra appena prima dell’inizio dei parcheggi. L’imbocco non è segnalato, ma c’è un cartello con scritto “attenzione strada chiusa”, prendi questo come riferimento. Passiamo alcuni cortili e case disabitate per circa 1 km quando, nei pressi dell’ultima casa, scopriamo la traccia che scende piuttosto verticale verso Aune, risbucando al cartello che ti avevamo detto di tenere presente.

bellissimi crochi a Busa di Monsampian

 

Bivacco Monsampian e giro ad anello: dati tecnici in breve

Partenza: Aune, 890 mslm (in piazza, o dalla strada subito a destra di questa – dove peraltro c’è un ampio parcheggio)

Arrivo: Bivacco Monsampian, 1902 mslm – Monte Pavione, 2335 msls

Dislivello: 1000 m – 1500 m se arrivi in cima al Pavione

Tempo: 3 ore la salita – 7-8 ore in totale

Difficoltà: medio-alta. Non sono presenti difficoltà tecniche, ma…

  • la salita attraverso il sentiero 810 in più punti si presenta davvero pendente, soprattutto nei tratti dove il ghiaino rende l’ascesa piuttosto difficoltosa;
  • dal Passo Sant’Antonio al Bivacco di Monsampian il sentiero si trasforma in una traccia non sempre evidente. In alcuni tratti sono richiesti piede fermo e assenza di vertigini;
  • il dislivello complessivo è notevole, così come la lunghezza, soprattutto se si inserisce l’ascesa al Monte Pavione;
  • l’orientamento per l’imbocco del sentiero a completamento dell’anello non è facile.

Bonus tip: se opti per il giro ad anello, ti consiglio di farlo in senso orario (quello della nostra descrizione), eviterai di fare in discesa alcuni passaggi un po’ ostici del sentiero di Sant’Antonio.

Bivacco Monsampian e anello con il Rifugio Dal Piaz pin

Voglia di una notte in bivacco?

Ti capiamo. Il bivacco è la nostra passione, nonché una delle cose che ci ha fatto innamorare della montagna. C’è poco da fare: la solitudine dei boschi e della roccia, il pasto frugale cucinato su un fuoco scoppiettante, le notti trapuntate di stelle… basta essere in grado di sopportare qualche piccolo disagio, e il premio è un’esperienza sempre importante. Questi sono alcuni dei bivacchi che abbiamo frequentato tra le nostre montagne.

Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)

Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).

Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.