Un weekend disponibile, il meteo che promette sufficientemente bene, la voglia di stare lontani dalla confusione, e un nuovo pezzo di attrezzatura da provare. Apriamo un po’ di carte, muoviamo il dito, seguiamo sentieri, cerchiamo punti di appoggio. E decidiamo che è arrivato il momento di provare queste famigerate, selvagge, bellissime Marmarole. Il bivacco Tiziano sembra il posto perfetto.

Meglio che te lo dica subito: non è un giro per cuori deboli.

Ma è stato un giro che ci ha trasformati in animali, perché come tali abbiamo seguito tracce, timidi solchi nella natura, tra i mughi, tra le rocce e la neve, sui rari, rarissimi blocchi di roccia stabili nei ghiaioni quasi verticali. Senza influire minimamente sul corso della natura stessa, senza (o quasi) lasciare impronta di noi.

Silvia sulle Marmarole

Organizzare un giro di due giorni sulle Marmarole

Forse abbiamo puntato troppo in alto, forse abbiamo letto poche relazioni, forse l’entusiasmo ci ha trascinati. Fatto sta che sulla carta il giro sembrava pensato bene. In breve, il piano era questo:

  • parcheggiare alla Primula, in Val da Rin;
  • percorrere il tratto di ciclabile Auronzo-Misurina-Cortina fino al bosco di Socento, dove parte il sentiero 260;
  • dormire nei pressi del bivacco Tiziano (perché un punto d’appoggio quando si è in tenda può sempre fare comodo);
  • l’indomani, proseguire il sentiero 260 nel cuore delle Marmarole, apparentemente (quasi) in quota;
  • scendere per val Baion, che si innesta in Val da Rin proprio in corrispondenza della Primula;
  • radler media.

Un progetto perfetto, no?

Già.

Così alle 13, superata anche l’annosa, consueta coda estiva all’uscita dell’A27, siamo alla Primula (1070 mslm circa) che ci carichiamo in spalla gli zaini. Il tratto di forestale da qui all’innesto sulla ciclabile ha un paio di saliscendi, ma poi la strada diventa pressoché pianeggiante fino a Socento. Si tratta di un’ora abbondante di risveglio muscolare, se così si può dire, con circa 200 metri di dislivello. Prati e boschi sono verdi, il clima è clemente, i tabià ci fanno venire voglia di vivere in montagna, chiacchieriamo.

Silvia in bosco verso Bivacco Tiziano

Da Socento al bivacco Tiziano

Poi è il momento di inforcare verso sud il sentiero 260, che sale da subito e senza tregua attraverso boschi che portano ancora i segni di Vaia (siamo a 1069 mlsm). Usciti dall’ombra degli alberi, ci troviamo su un ghiaione in salita piuttosto spietato. Come dice un tizio che incrociamo (l’unico di questi due giorni), questo sentiero “è vigliacco”. Confermiamo. Io in particolare sto già soffrendo, mi sembra che anche l’aria attraverso la quale muovo le gambe sia densa e faticosa. Colpa forse degli stacchi da terra fatti frettolosamente il giorno prima, parte di una preparazione in vista del trekking ben più impegnativo che abbiamo programmato per settembre.

Superato l’erto ghiaione il sentiero si inerpica tra i mughi e, poi, all’ombra di una imponente scogliera – il Taco del Todesco. A questo punto dietro di noi la visuale è libera, e abbiamo il primo assaggio del grandioso panorama che ci accompagnerà per il resto della giornata, fino alla buonanotte e poi al risveglio. Davanti a noi, infatti, i Cadini di Misurina, le Tre Cime, e i gruppi delle Dolomiti di Sesto verso est. Spettacolare: ma non è ancora emozione.

Vista sulle Dolomiti di Auronzo

L’emozione arriva quando superiamo quota 2100 mlsm, il sentiero perde pendenza, e il panorama si apre su uno spettacolo carsico di roccia bianca ed erba verde. Sulla destra a pochi metri da noi, di fronte sullo sfondo ed anche sulla sinistra, pareti imponenti e cime mastodontiche: alcune aguzze, altre come grossi, placidi panettoni.

Ma le Marmarole sembrano funzionare ad assaggi successivi, e quello che abbiamo visto fino adesso non è niente in confronto a quello che ci aspetterà – nel bene e nel male – il giorno dopo.

Alcune curve, qualche breve saliscendi, e si apre davanti a noi il cucuzzolo sul quale sorgono…

Bivacco Tiziano e Bivacco Toso Marmarole

Il bivacco Tiziano e il bivacco Fratelli Toso

Uno di quei luoghi che ti tolgono il fiato, a 2246 mslm. La sagoma di pietra del bivacco Tiziano, il rosso sparato del bivacco Toso “modello Fondazione Berti”, il verde dell’erba, le montagne bianche su tre lati e dietro di noi, ancora, le silhouette delle Dolomiti di Sesto.

Una curiosità: il bivacco Tiziano è segnato sulle carte come “Biv. Rif.”. Perché rifugio lo era, almeno nelle intenzioni. Poi danneggiato dalle intemperie nel 1902, trasformato in ricovero perché la zona è sempre stata poco frequentata, poi ri-devastato, poi restaurato. Ora è chiuso (appartiene alla sezione CAI di Venezia). Il Fratelli Toso invece è la classica scatola rossa fiammante, con all’interno una sorpresa: spessi materassi e cuscini!

Bivacco Toso Marmarole

Notte in tenda sulle Marmarole

Insomma, dico a Silvia: ci sono non uno, ma due bivacchi… proprio in tenda vuoi dormire?

La risposta mi riporta alla realtà: siamo qui anche per provare la nuova tenda Ferrino t-home3. Che in realtà proprio nuova non è, ma l’abbiamo “restaurata” ed è pronta a mostrarci di che pasta è fatta. Per ora l’unica cosa davvero positiva è che pesa quasi un chilo meno della nostra amatissima Ferrino Svalbard.

Scelto il posto dove mettere la tenda la montiamo in facilità (sul nostro Instagram trovi il time lapse del montaggio) ed in breve è subito casa.

Il panorama è strepitoso – le foto parlano da sole. In punta dei piedi ci fermiamo in questo luogo giusto il tempo necessario per riposarci. Le nuvole corrono veloci davanti a noi mentre il sole ci regala l’ultima sorpresa di un tramonto spettacolare. Tutto quello che non si vede invece è emozione.

trekking di più giorni in tenda

Le selvagge forcelle delle Marmarole

Silvia mi sveglia come di consueto all’alba, ma ovviamente lo spettacolo del sole che sorge vale lo scotto. Facciamo colazione, smontiamo la tenda, recuperiamo l’attrezzatura e ripartiamo. Sono le 8 di mattina. I nostri precisi calcoli ci hanno detto che sarà un giro di cinque ore, e che per pranzo saremo in valle.

Tieni d’occhio lo sviluppo di questo racconto: vedrai quanto bravi siamo stati a valutare in carta il percorso!

Alba nei pressi del bivacco Tiziano

Dal bivacco Tiziano a Forcella Giau de la Tana

All’inizio è facile: il sentiero 260 inizia subito dopo al Bivacco Tiziano. Il percorso si snoda attraverso un paesaggio carsico maestoso (sono i Lastoni delle Marmarole) che lascia poi il passo al macereto glaciale fatto di grossi blocchi spigolosi e morene terrose. Si cammina poi su una costa di terriccio e ghiaia resa solida dal tempo… abbastanza: in realtà già adesso ci vuole passo stabile, concentrazione, un po’ di fatica, mentre i bastoncini si rivelano un aiuto prezioso.

Arriviamo in forcella Giau de la Tana che il più sembra fatto. Ci dovrebbe attendere un bel tratto in quota, ora, e poi la tranquilla discesa a valle.

No. Ma proprio no.

Silvia lungo il sentiero 260 dopo bivacco Tiziano Davide verso Forcella Giau de la Tana

Da Forcella Giau de la Tana a Forcella Froppa

Dalla Forcella Giau de la Tana prima forcella prima di scende, e di molto (almeno 150-200 metri) e poi si risale. Beh, il problema qual è? Semplice: che in questo saliscendi ci sono tutte le tipologie di ghiaione – rocce, ghiaia, terriccio; che i ghiaioni sono solcati da nevai residui; che la pendenza del tutto si attesta sui 45° abbondanti; che ogni movimento rischia di scatenare franamenti catastrofici; che ogni passo è accompagnato dall’equivalente di tre passi indietro; che le rocce della montagna che sembrano offrire un appoggio stabile, e che per raggiungere richiedono acrobazie e scivoloni, sono anch’esse marce, e si sbriciolano tra le mani e sotto i piedi.

In ultimo, ti trovi di fronte un muro verticale di roccia liscia da superare con l’aiuto di un cavo d’acciaio. Niente di che, ma la verticalità e l’improvvisa comparsa del cavo, dopo un’ora di imprecazioni sui ghiaioni, rendono la situazione davvero delicata.

Durissimi ghiaioni delle Marmarole

Da Forcella Froppa a Forcella Marmarole

Forcella della Froppa  (il punto più alto del giro, con i suoi 2790 mslm) è però incredibile. Dietro di noi la conca di neve e roccia appena superata. Alla nostra sinistra i due spuntoni imponenti del Cimon del Froppa (2932 mlsm).

Delle cinque ore che avevamo previsto per la discesa, ne sono già passate 4 (e dobbiamo ancora iniziare a scendere). Quindi è meglio mangiare i panini, e sbrigarsi.

Di fronte e sotto di noi la nostra discesa verso forcella Marmarole: che ovviamente è ancora tutto ghiaione. Scendiamo prima un tratto di cavo per poi proseguire sul ghiaione sbricioloso, seguendo un sentiero che c’è e non c’è, lasciandoci scivolare sulla ghiaia.

Alla forcella Marmarole guardiamo un inquietante, aguzzo attacco dell’Alta Via Numero 5. E mentre con il naso cerco di seguire gli spezzoni di cavo Silvia mi richiama con il suo tipico stupore di quando vede un animale selvatico. La sagoma di due camosci appaiono come per magia su uno spuntone di roccia, per sparire subito dietro ad una nuvola densa. Se non li avessimo visti entrambi sarebbe sembrato un miraggio.

Speroni di roccia sulle Marmarole

La discesa a Val Baion (molto più lunga del previsto)

Ora, quello che segue è difficile da descrivere, perché attraversare il mondo di roccia e neve richiede una enorme concentrazione sul momento, che lascia poco spazio al prendere appunti mentale (e tanto meno al fare foto).

La testa della val Baion è un unico ghiaione infilato tra pareti altissime e lisce (mi ha ricordato in parte la Busa di Dentro che porta al monte Popera). I ghiacciai hanno modellato questo solco, che quindi non è una discesa regolare, ma presenta due, tre, quattro grandi salti da aggirare e scendere disarrampicando, aiutandosi con qualche cavo. Il tutto, solcato da nevai allungati, che diventano impetuosi ruscelli più in basso: e i ruscelli hanno scavato solchi profondi nella terra morbida, lasciando scoperte pietre che sembrano stabili appoggi, ma…

!Attenzione! Questa discesa richiede piede molto fermo, ma soprattutto una grande concentrazione. Se passi più di due minuti senza vedere bolli rossi o ometti, significa che molto facilmente puoi essere fuori percorso, il che può essere un problema. Queste tracce infatti, per quanto indichino percorsi tortuosi, ti permettono di aggirare salti e improvvisi vuoti altrimenti problematici da superare.

panorama selvaggio delle Marmarole

Raggiungiamo finalmente la quota dei mughi… ma non è ancora finita. La discesa alla conca che segna l’apertura di val Baion è ancora lunga. Scendiamo un percorso solo accennato tra i mughi con qualche bollo rosso fino ad un ennesimo ghiaione. Qui il sentiero vorrebbe farti deviare verso forcella Baion, ma bisogna seguire tracce e segni che indicano chiaramente verso il basso.

Nel frattempo, un branco di dieci o dodici camosci ha percorso il versante alla nostra sinistra – abbiamo avuto tutto il tempo di tirare fuori il binocolo – salendo i balzi di roccia a una velocità impressionante, e scomparendo poi tra i mughi.

Arriviamo al “Masso detto Albergo del Baion“. Un tempo questo riparo era usato dai cacciatori come ricovero di fortuna, mentre oggi sembra essere più l’ambientazione di grandi grigliate, date le pareti affumicate. Anche se in maniera del tutto diversa, anche questo significa continuare a vivere un luogo.

masso detto l'albergo Marmarole

Aggiriamo il masso ed arriviamo in breve ad un bivio da dove, proseguendo per circa 150 m di dislivello sulla destra, si arriva al piccolo punto giallo di lamiera che è il bivacco Fanton, inagibile. Il bivacco era stato messo qui in via provvisoria e doveva essere spostato su Forcella Marmarole dove, ancora oggi, puoi vedere i resti di quelle che dovevano essere le fondamenta.

Noi proseguiamo il sentiero 270 verso il basso. Superato un po’ di labirinto di mughi, diventa finalmente semplice da seguire: mughi, bosco, forestale, e sei di nuovo alla Primula.

Per la radler promessa ci sono volute, oggi, 9 ore di cammino. E sono valse tutte. 

Silvia con vista sulle Dolomiti

Dati tecnici in breve

Partenza: La Primula (1070 mslm)

Arrivo: Bivacco Tiziano (2246 mslm)

Discesa: per le forcelle Giau de la Tana, Froppa (2790 mslm) e Marmarole (2661 mlsm), e val Baion

Tempo: 5 ore e mezza la salita il primo giorno – circa 9 ore la discesa

Dislivello: 1076 mt fino al Bivacco Tiziano. Il secondo giorno si sale di circa 400 metri (con diversi saliscendi importanti), per poi affrontare una discesa di 1720 mt in un’unica soluzione.

Presenza di acqua: Non proprio. Il libro del bivacco Toso dà le istruzioni per raggiungere una fonte poco lontano, ma noi non l’abbiamo trovata. Lungo la discesa qualche rivolo di scioglimento dei ghiacciai. Attrezzati per essere autonomo: con scorte o purificatore.

Cartografia: Tabacco numero 17, Dolomiti di Auronzo e del Comelico

Difficoltà: molto difficile. La salita al bivacco Tiziano non presenta problemi, ma in compenso il secondo giorno “le ha tutte”: ghiaioni instabili con pendenza maggiore di 45°, nevai inclinati, rocce marce, tratti di cavo, passaggi di I° e II° grado, disarrampicata. L’orientamento in discesa avviene tramite bolli e ometti in un ambiente soggetto a dilavamenti e incisioni stagionali, per cui si è costretti a fare giri e deviazioni per raggiungere i segnali. È infine un giro molto lungo e con un dislivello importante in un ambiente selvaggio e complicato, per cui anche pazienza e concentrazione sono messe a dura prova.

Bivacco Tiziano sulle Marmarole pin

Voglia di una notte in bivacco?

Ti capiamo. Il bivacco è la nostra passione, nonché una delle cose che ci ha fatto innamorare della montagna. C’è poco da fare: la solitudine dei boschi e della roccia, il pasto frugale cucinato su un fuoco scoppiettante, le notti trapuntate di stelle… basta essere in grado di sopportare qualche piccolo disagio, e il premio è un’esperienza sempre importante. Questi sono alcuni dei bivacchi che abbiamo frequentato tra le nostre montagne.