Ammetto che il Col Quaternà, con la sua inconfondibile forma conica, ha su di me un fascino magnetico. Impossibile non rimanerne incantati: si vede praticamente da ogni punto di Padola. Ma è soprattutto quando non si vede che lo cerco, indagando il panorama per capire dove sia.

E insomma: è finalmente arrivato il momento della sua salita in invernale.

Cosa troverai nella salita al Col Quaternà:
Fatica
Difficoltà tecnica
Panorama
Magnetismo

Silvia e Davide in cima al Col Quaternà

 

Dal Passo Monte Croce a Malga Coltrondo

Lasciamo l’auto nei pressi del Passo Monte Croce (1636 mslm). L’innevamento di quest’anno è stato eccezionale e il bianchissimo panorama è grandioso già ai primi passi.

Imbocchiamo subito il sentiero 149 che seguiamo lungo una comoda forestale battuta che ci porta fino al Lago dei Rospi (completamente invisibile per via della neve). Un cartello consiglia di continuare lungo la forestale, per cui abbandoniamo il sentiero 149 che da qui si addentrerebbe nel bosco e proseguiamo sulla comoda strada tracciata.

La salita è morbida e piacevole e il sentiero è ben battuto, anche se in molti punti risulta particolarmente ghiacciato, motivo per cui preferiamo indossare i ramponcini.

Un ultimo tornante ci reimmette sul sentiero 149 e ci troviamo di fronte alla prima tappa: Malga Coltrondo (1879 mslm).

Malga Coltrondo innevata

Da Malga Coltrondo a Rifugio Rinfreddo

La Malga Coltrondo è proprio come dev’essere: un bellissimo terrazzo panoramico, una grande stalla accanto e una lista dei dolci appesa fuori da far crollare qualsiasi buon proposito di dieta.

Purtroppo è chiusa, anche se una panchina all’esterno ci accoglie per qualche minuto di relax prima di ripartire. Il Col Quaternà? Ovviamente lì che ci guarda… e ci chiama.

Riprendiamo il sentiero dietro Malga Coltrondo, dove inforchiamo le ciaspole perché da qui la traccia non viene più battuta. I cartelli sono per metà sommersi, ma il percorso è comunque piuttosto evidente.

In 10 minuti raggiungiamo il Rifugio Rinfreddo (1887 mslm), anch’esso bellissimo con il suo cappello di neve bianchissima e la vista sulle strepitose Dolomiti di Padola.

Una placca commemorative ricorda il passaggio di Papa Giovanni Paolo II che, il 13 Luglio 1987, transitò per questo sentiero diretto verso il Col Quaternà: l’avevo detto io che questo monte piace proprio a tutti!

Rifugio Rinfreddo innevato

Dal Rifugio Rinfreddo alla Sella del Quaternà

Dal Rifugio Rinfreddo saliamo qualche metro fino a deviare sulla destra, percorrendo sempre il sentiero 149 che ci fa percorrere un lungo traverso in leggera salita al limare del bosco.

Arriviamo così ad un trivio a quota 2053 mslm. Dato l’abbondante innevamento, le tracce del sentiero e la segnaletica qui si perdono completamente, ma la nostra meta è evidente e sorge maestosa sopra di noi.

Seguiamo quindi in libera salita il pendio, puntando verso la dorsale che collega il Col Quaternà al Col de la Crodata. La salita si fa piuttosto ripida ed è importante avere buona dimestichezza con l’ambiente innevato per comprendere come affrontare il pendio con il minor rischio possibile.

Raggiunta la dorsale, in pochissimo arriviamo alla bellissima Sella del Quaternà (2379 mslm), con la madonnina di bronzo che guarda il fianco occidentale delle Crode dei Longerin.

Che poi mi sono chiesta… chissà perché hanno messo la Madonna in questo modo, dato che così si trova a dare le spalle a suo figlio… che invece si trova sulla croce. Come si dice in questi casi “misteri della fede”. Anche se un po’ la capisco: la vista da qui è davvero strepitosa. 

Madonnina sulla sella del Quaternà

La via normale del Col Quaternà

Mancano gli ultimi 150 metri di salita, da fare senza ciaspole, con solo gli scarponi dato che l’innevamento sulla cima è solo parziale.

Un consiglio: a seconda delle condizioni del manto nevoso, potrebbe essere utile avere piccozza e ramponi per affrontare gli ultimi metri fino alla croce di vetta. 

É la parte più delicata. Questo tratto infatti è ripido, franoso e abbastanza scivoloso, dato il terreno misto (neve-ghiaia). Saliamo a zigzag prestando attenzione alle nostre mosse fino ad arrivare in cima e…

… e manchiamo la cima. Già: un cornicione di neve poco invitante si frappone tra noi e la croce di vetta. Nessuna traccia, pendio ripido e sole a picco. Ci guardiamo senza parlare: oggi niente vetta, ci fermiamo a 3 metri dalla cima.

Ti ripetono tutti che “in montagna devi saper rinunciare”, ma esattamente qualcuno potrebbe spiegarmi a cosa stiamo rinunciando? Mi guardo attorno: un panorama strepitoso, una giornata senza una nuvola in cielo, una bella scarpinata con il mio compagno d’avventure… insomma, non mi sembra poi una gran rinuncia, dai. E, dato il magnetismo fortissimo di questo monte nei miei confronti, lasciatemi credere che in cima si invertano i poli.

Il panorama in effetti è incredibile. Un vero e proprio 360°, tanto che mi sembra di poter vedere tutto il mondo. Va bene: non esageriamo. Ma la vista spazia dalle Dolomiti di Sesto alla Cresta Carnica, dalle Dolomiti di Padola al Monte Spina. L’Alpe di Nemes, il Popera, la Croda Rossa di Sesto, i Tre Scarperi, i Frugnoni, il Cavallino, il Palombino, i Longerin… devo continuare?

Cima del Col Quaternà in inverno

Panorama dal Col Quaternà

Il Col Quaternà – appunti di geologia spiccia

È diverso, il Col Quaternà: la sua massa nera a forma di cono (almeno, se lo guardi da Padola) si staglia unica rispetto alle rocce chiare dei massicci dolomitici, ma anche ai “colli” dei dintorni, i rilievi smussati e pelati come lo Spina, il Rosson, il Colesei, il Col di Val Pucera. Questo perché il Quaternà è un vulcano – per lo meno, un ex vulcano: e mentre mangiamo il panino, rinunciata la vetta, cincischiamo con le mani tra roccette viola, quasi nere, verdi, rosso-ossidate, ogni tanto iridescenti.

Noi non vediamo i detriti lanciati dalle esplosioni – a suo tempo – e rotolati alla base del cono: c’è la neve. Stando ai geologi, invece, salendo verso la cima del cono abbiamo trovato il materiale delle eruzioni, e quello del condotto principale.

La posizione evidente comunque non è piaciuta solo a noi: gli italiani, durante la Prima Guerra Mondiale, ci hanno costruito un osservatorio d’artiglieria. E attorno ci si è combattuto.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

 

Silvia a Col Quaternà

Salita invernale al Col Quaternà: dati tecnici in breve

Partenza: Passo Monte Croce (1636 mslm) il sentiero inizia di fronte all’Hotel Monte Croce dall’altro lato della strada

Arrivo: Col Quaternà (2503 mslm)

Dislivello: circa 900 mt

Tempo: quasi 4 ore la salita

Lunghezza: 9 km la salita

Difficoltà: medio-alta. Fino alla Val delle Pere (per intenderci, il trivio dopo il Rifugio RInfreddo) il percorso non presenza difficoltà, anzi la camminata è piacevole e morbida. Da qui è necessaria buona conoscenza dell’ambiente invernale. Delicata infine la salita alla cima del Col Quaternà: dipende dallo stato dell’innevamento, che va assolutamente tenuto d’occhio.

Cartografia: Carta Tabacco n. 17 – Dolomiti di Auronzo e Comelico (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon)

Col Quaternà - Ciaspolata in Comelico pin