Appena ho sentito che in Perù esiste un canyon che si trova a 3000 di altezza, è circondato da cactus, fichi e piante grasse e ha un’oasi naturale nel punto più profondo ho avuto una certezza: dovevo vederlo!
Non ho mai visto un canyon prima e sinceramente non so cosa aspettarmi.
Già l’idea che un canyon sia abitato mi lascia stupita, ma che addirittura ci siano piante grasse e oasi a queste altitudini non fa altro che aumentare la mia curiosità.
E’ il posto perfetto per vedere quanto può essere erosiva l’azione dello scorrere lento e inesorabile dell’acqua. Il fiume Colca ha scavato il suo percorso attraverso la roccia creando questa vastissima area e facendone la sua scultura naturale.
Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Entrambi liberi professionisti, da 4 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano.
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Geografia e storia del Colca Canyon
Geograficamente situato a nord-ovest di Arequipa, nel dipartimento di Chivay, il Colca Canyon ha una profondità di 3270 metri ed è il secondo più profondo canyon del mondo dopo il Canyon del Cotahuasi (di soli 160 metri più profondo).
Anche quest’ultimo si trova in Perù, e nella stessa regione di Arequipa.
Pensa che il Gran Canyon è profondo “solo” 1830 metri, la metà del Colca!
Il nome Colca si riferisce ai piccoli granai di fango e pietra scavati nel canyon e utilizzati, in epoca pre-incaica, per conservare i frutti del raccolto.
La valle del Colca è quasi interamente terrazzata grazie alle ancestrali tradizioni delle popolazioni pre-inca che coltivavano queste andenes.
La zona è popolata da tre gruppi etnici: il Kollowas, il Cabanas e il Ccaccatapay. Questi in origine si distinguevano per le dimensioni del cranio, tanto che tutte le tribù praticavano la dolicocefalia. Oggi questa pratica è stata (fortunatamente) abbandonata, ma le tribù si distinguono ancora per le dimensioni e le fogge dei cappelli.
Nelle grotte della valle del Colca si trovano inscrizioni rupestri che risalgono a più di 7000 anni fa e raffiguranti scene di caccia ed elementi naturali.
Nel canyon si può osservare inoltre il condor hiandino (vultur gryphus), una specie protetta dotata di un’apertura alare di circa 2-2,7 metri.
Questi condor possono vivere fino a 60-70 anni e per questo sono anche chiamati “eternity bird”.
Una curiosità. Una targa posta all’imbocco della discesa per Sangalle ricorda una spedizione esplorativa che partì proprio da qui.
Nella primavera del 1981 degli esploratori polacchi hanno navigato in canoa – e per la prima volta – il fiume Colca, percorrendone e mappandone 100 chilometri in poco meno di un mese.
L’arrivo al Colca Canyon
Salutiamo velocemente i pisco sour che stavamo degustando ad Arequipa perché l’autobus parte alle 14.00.
Se ti stai domandando se sia normale che stessimo bevendo a quest’ora – beh: sì, lo è. In Perù il pisco sour è un drink che va bene a tutte le ore. E’ il pisco liscio che va bevuto solo dopo le 21. Ad ogni modo, non possiamo esimerci da tradizioni tanto radicate, no?
In ogni caso, oltre al pisco sour ci sono un milione di motivi per passare qualche giorno ad Arequipa. Noi ne abbiamo elencati 10+1.
Gli autobus pubblici partono tutti dal Terminal Terrestre di Arequipa, e per la nostra destinazione ce ne sono circa 6 al giorno.
Purtroppo l’unico modo per prenotarli è recarsi proprio al terminal terrestre, che si trova a circa 20 minuti di taxi dal centro città (7-8 soles). Non si possono prenotare né in internet né tramite agenzie, ed è bene recarsi almeno il giorno prima per essere sicuri di avere il posto per il giorno seguente. Gli autobus sono sempre pieni (ma questo già lo sai se è un po’ che viaggi in Perù).
In all’ufficio del turismo di Plaza de Armas hanno tutti gli orari e sapranno darti anche qualche informazione per i trekking.
Il viaggio in autobus è già di per sé un’esperienza: in men che non si dica finiamo per acquistare un miracoloso unguento tuttofare (e in sostanza l’equivalente cinese del balsamo di tigre) e veniamo pure presi ad esempio dal venditore: “questi due sono persone di mondo, viaggiano tanto e ne capiscono di queste cose, sanno bene quanto può essergli utile!”
L’interno del bus è improvvisamente sommerso da una micidiale nuvola di eucalipto.
Il panorama che nel frattempo scorre al di là dei finestrini ci riporta indietro nel tempo, a quando le signore stavano sedute in strada ad osservare il passaggio. Se c’è un semaforo improvvisato per via dei lavori in corso, là sotto ci sarà già qualche venditore con pop corn o gelatine colorate, decisamente i due snack preferiti dai peruviani.
Il resto del paesaggio srotola davanti ai nostri occhi infiniti terrazzamenti, imponenti monti e pascoli di alpaca liberi.
Ad un certo punto del tragitto inizia addirittura a nevicare. Siamo a metà settembre.
Ci guardiamo increduli.
Arriviamo a Cabanaconde che è ormai buio, ma il nostro hotel ha un ristorantino dove possiamo cenare studiando l’itinerario per il giorno seguente.
Colca Canyon Trek: il nostro percorso in due giorni
Colca Canyon, 1° giorno
Il trekking classico del Colca Canyon prevede di scendere fino all’Oasi di Sangalle, dove godersi le piscine termali e passare la notte per poi risalire lungo lo stesso sentiero dell’andata.
Abbiamo desiderio di immergerci un po’ di più nella vita del Colca Canyon e abbiamo un po’ di allenamento dalla nostra parte.
Abbiamo due giorni a disposizione: sostanzialmente uno per scendere e uno per salire.
Pianifichiamo così un percorso ad anello che passerà per San Juan de Chucho, Cosnirhua e San Galle per poi risalire a Cabanaconde.
La mattina acquistiamo le ultime provviste in un baracchino che vende un po’ di tutto e siamo pronti per iniziare il nostro primo trekking in Perù (in seguito abbiamo percorso anche il Salkantay Trek e il Santa Cruz Trek).
Per l’imbocco del trekking bisogna passare davanti al Mirador di San Miguel – poco fuori dal paese – e tenere la sinistra dove il sentiero inizia a scendere.
Un avvertimento: perdersi nel Colca Canyon non è così impensabile.
Ci sono un milione di sentieri, strade e stradine che tagliano il canyon e quasi nessuna segnaletica. Il metodo migliore per orientarsi è guardare dall’alto! Approfittando dell’altezza è possibile vedere quasi esattamente dove si infileranno quel sentiero o quella traccia.
Il posto da subito ci appare surreale: terrazzamenti pre-incaici, cactus alti più di 2 metri e vegetazione brulla tutt’attorno. Sul fondo del canyon il bianchissimo e copioso Colca river, quasi un miraggio. Davvero affascinante.
Facciamo circa 1000 metri di dislivello negativo fino al letto del fiume.
Il tempo è clemente e le nuvole ci aiutano, altrimenti qui sarebbe davvero caldissimo. Sul fondo del canyon infatti non c’è un filo di vento.
Prima di attraversare il fiume ci controllano il biglietto d’ingresso e riprendiamo a camminare in salita. La vegetazione è composta per lo più da enormi pale di fichi afflosciate e bruciate dal caldo degli ultimi mesi: la stagione delle piogge sta per arrivare ed è evidente che anche la natura la sta aspettando.
Non abbiamo prenotato la sistemazione per la notte, per cui da San Juan de Chucho iniziamo a guardarci attorno in cerca di un posticino per la notte.
Ci concentriamo in particolare sui due pueblos vicini di Cosnirhua e Malata. Alla fine chiediamo ospitalità ad una signora che ci porta nella sua abitazione.
Sistemiamo gli zaini nella camera (pulitissima e con acqua calda) e ci rilassiamo sotto il bellissimo porticato da dove vediamo i colori del canyon muoversi seguendo il calar del sole.
Siamo in una vera e propria fattoria: maiali, galline, cani e… cuy.
E’ un allevamento di un migliaio di porcellini d’India da coccolare e nutrire. Sono dolcissimi, sofficissimi e, a detta della proprietaria, pure buonissimi. Sì perché il cuy in Perù è piatto nazionale. La storia che ne segue ha dell’incredibile e merita un capitolo a sé.
Aiutiamo a imbastire la cena mentre il sole cala sul canyon e i proprietari, marito e moglie, ci raccontano della loro famiglia e di come i figli non vogliano più vivere in questi luoghi: “mica possono correre dietro al maiale con lo smartphone in mano!”
Con la cena ci preparano un colca sour strepitoso fatto con i frutti dei cactus (che hanno il gusto e la consistenza di un kiwi, solo meno acidulo) e quasi mezza bottiglia di pisco.
Arrivano altri abitanti del pueblo per cenare tutti assieme, e noi siamo gli unici turisti.
C’è una stellata incredibile e un nero irreale, mai visto.
Colca Canyon Trek, 2° giorno
Colazione presto, e siamo in partenza, direzione Sangalle.
Attraversiamo il paese in 10 minuti e incontriamo Mathias, un perroncito tutto scodinzolio e simpatia.
Subito Mathias assale Davide con mille feste (e zampe sul petto).
Mentre ce la ridiamo alcuni bambini che stanno andando a scuola cercano di richiamarlo, ma lui è ormai deciso a seguirci… e così fa.
Non siamo particolarmente amanti dei cani, ma Mathias è speciale. Un cane dela caje che da subito ci regala amicizia, risate e coccole, insomma un vero e proprio fidato compagno di viaggio, un “compagnero“, come si dice qui.
Mathias ci accompagna per più di seicento metri di dislivello negativo, seguendoci, superandoci, precedendoci e poi tornando indietro.
Ci passa tra le gambe, e prende improvvisi slanci per andare a curiosare chissà cosa.
Quando incrociamo un runner che si sta allenando (percorrendo il sentiero a una velocità impressionante), al nostro compagnero basta una fiutatina prima di tornare a prendersi cura di noi.
Mathias la strada la conosce bene e sa anche qual è il suo limite: siamo di nuovo sul fondo del canyon, al ponte che oltrepassa il Colca river. Mathias ci guarda chiedendoci di tornare su, di seguirlo ancora, ma noi dobbiamo proseguire e così ci salutiamo.
Le nostre strade si dividono ma è stato bellissimo stare assieme.
L’Oasi di Sangalle è sicuramente un posto turistico, ma la bellezza è innegabile: una verdissima oasi in fondo al canyon con pozze d’acqua e piscine.
Da qui iniziamo la salita verso la sommità del canyon. Sono 1000 metri di dislivello positivo e ci impieghiamo circa 3 ore. Fa caldo, c’è polvere ovunque e fatichiamo parecchio. Davide smangiucchia qualche foglia di coca, ma il caldo oggi è opprimente. Anche psicologicamente: sembra sempre di essere arrivati, ma una curva improvvisa ti riporta in un attimo alla realtà.
Mancano pochi metri alla fine del canyon quando, guardando in alto per cercare la fine avvistiamo un condor ad ali spiegate volare sopra di noi!
Altre informazioni per il Colca Canyon Trek
Muoversi da Cabanaconde
Da qui ci sono autobus che vanno direttamente a Puno (in molti infatti dopo il Colca proseguono in questa direzione) oppure che ritornano ad Arequipa.
L’unico mezzo che va a Cusco è un bus turistico che parte solo due volte alla settimana e costa 60 euro per 12 ore di viaggio.
Equipaggiamento per il Colca Canyon Trek
Se hai bisogno di equipaggiamento (es. zaino, bastoncini di trekking, scarponi… ) sappi che dovrai noleggiare tutto direttamente ad Arequipa, prima di lasciare la città.
A Cabanaconde troverai infatti solo piccoli shop attorno alla piazza centrale per l’acquisto di qualche empanada o qualche snack.
Solo alcuni ostelli hanno bastoncini da trekking, ma li tengono a disposizione esclusiva dei loro ospiti.
Dove dormire e mangiare nel Colca Canyon
Dormire nel Colca Canyon è davvero molto semplice. In ogni pueblo infatti troverai persone disposte ad offrirti una camera o un letto. Ti basterà bussare a qualche porta, ma non è inusuale che qualche signora, vedendoti, ti offra ospitalità.
Il prezzo di una stanza si aggira attorno ai 20 soles per persona e le camere sono solitamente spartane, ma confortevoli.
Ti sconsiglio di affrontare il trekking con la tenda, ti porteresti peso per nulla e non ci sono molti posti dove piantarla.
Lo stesso discorso vale per il cibo: nel Colca Canyon troverai tutto quello che ti desideri e le persone del luogo saranno ben felici di farti un semplice ma squisito piatto caldo.
Come organizzarsi con l’acqua
Lungo le pareti del canyon non è presente acqua, quindi organizzati per averne a sufficienza almeno per le ore che ti serviranno per raggiungere il fiume o i pueblos.
L’acqua del fiume può essere bevuta solo a seguito di bollitura o depurazione.
Ci sono però moltissimi baracchini che vendono acqua e bibite in generale. Sappi che la pagherai quattro volte tanto, ma è comprensibile visti i costi di trasporto.
Biglietto d’ingresso al Colca canyon
Il biglietto d’ingresso si può acquistare direttamente a Cabanaconde, nell’edificio municipale che apre la mattina presto. A contrario di quanto letto in internet, il biglietto viene chiesto un paio di volte all’interno del canyon, quindi è impensabile fare il furbo.
Il biglietto è inoltre tutto colorato e curatissimo, un bel ricordo da portare a casa.
Se avessi bisogno di un altro motivo per farlo, ti dico che il suo costo viene completamente destinato allo sviluppo delle popolazioni della valle del Colca.
Pagamenti
A Cabanaconde non ci sono bancomat e nel canyon non accettano carte di credito.
Ricordati quindi di prelevare soldi a sufficienza ad Arequipa prima di partire. E’ anche comodo, prima di arrivare qui, cambiare le banconote di taglio più grande in pezzi piccoli e moneta.
Una raccomandazione
Ti lascio con una raccomandazione: riporta con te tutta l’immondizia.
Non sto parlando dell’ovvio dettame del “non abbandonare rifiuti nel canyon”, ma non lasciarli neanche lungo i cestini che troverai tra i puebli.
Le popolazioni del luogo infatti hanno ancora la pessima abitudine di bruciare i rifiuti, plastica compresa, inconsapevoli dei danni ambientali e salutari.
…Ed ora dove si va? Noi ci dirigiamo verso la bellissima Cuzco…Hai mai sentito parlare del Salkantay Trek?
Prima di partire: hai fatto l’assicurazione di viaggio?
Non saremmo mai partiti per questa avventura senza una ottima assicurazione di viaggio. Dopo che Silvia si è sorbita le condizioni di decine di operatori, ci sentiamo di consigliarti Heymondo (noi l’abbiamo usata sia per viaggi di media durata, che per una esperienza di viaggio di sette mesi): imbattibile in quanto a rapporto qualità/prezzo, anche grazie alle garanzie espandibili, all’assistenza tramite APP e ad una bella attenzione alle attività outdoor.
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Ciao , bellissima lettura, io dovrei andare verso metà febbraio in tour organizzato , temo freddo , neve , o che non ci sia il bus per puno , visto che non è alta stagione .
Ciao Maria! Vedrai che ti piacerà! Gli autobus credo ci siano sempre perché comunque collegano due paesi, quando siamo stati noi nel bus eravamo gli unici turisti, tutti gli altri erano gente del posto che si spostava per altre motivazioni. In qualsiasi caso se sei con un tour organizzato non temere che hanno calcolato bene tutto!
Per le temperature non saprei dire, ma una regola vale sempre. vestiti a cipolla (come quando vai in montagna) e vedrai che non avrai problemi!
Facci sapere poi come va il viaggio!
Ciao, bellissimo racconto di viaggio! Ti ringrazio per la condivisione.
Potrei chiederti quante ore di cammino sono in totale distribuite lungo l’arco dei 2 giorni? Grazie!
Ciao Daniele, ci fa piacere ti sia piaciuto!
Ho provato a ripescare nella memoria, ma è passato già qualche anno quindi potrei sbagliare, in generale però dovrebbero essere meno di 4 ore al giorno, non particolarmente difficili, se non per l’altitudine.
Ti chiedo magari, se hai in programma di percorrerlo, di farci sapere le tempistiche così può essere d’aiuto anche per altri!
Buon passo!