Il giro ad anello del lago del Passo (Passensee) sopra Lappago è stato per noi una scoperta sotto tutti i punti di vista. In anni di frequentazione delle montagne la parte più odiosa sono le ore di macchina per arrivare al punto di partenza del sentiero. Inutile dirlo ma traffico, inquinamento e stress mal si conciliano con la nostra idea di natura e avventura.
Ebbene, per queste vacanze abbiamo trovato una deliziosa casetta a Lappago e, guardando in carta, non abbiamo resistito all’idea di partire da casa con gli scarponi ai piedi. Il giro al Lago Passensee doveva essere una camminatina semplice, giusto per sgranchire le gambe, ma si è rivelato uno dei giri ad anello più entusiasmanti della Valle Aurina. Lontano dal caos del turismo e immerso in un ambiente di fascino incredibile.
Salendo i versanti della valle Selva dei Molini
Da Lappago di Sotto il nostro punto di partenza si trova a 1325 mslm, in località Oberlechner, dove i cartelli ci indicano chiaramente il sentiero 31.
La prima parte dell’escursione consiste nel risalire i versanti boscosi che vediamo dalle finestre di casa, seguendo una delle incisioni scavate dai numerosi ruscelli che scendono dai nevai soprastanti. Sono valli cariche d’acqua: per forza che nella valle hanno costruito un’economia sui mulini! (Tra parentesi: se non hai ancora visitato la Forra dei Mulini di Lappago, fallo!)
Il sentiero 31 si inerpica piuttosto deciso tra gli abeti, mentre noi ci troviamo ad attraversare un sottobosco fitto, rigoglioso: neanche da dire che giusto mezzora prima avevo convinto Silvia a mettere i pantaloni corti! Stiamo sulla sinistra del corso d’acqua per la maggior parte del tempo, poi lo attraversiamo. L’incisione che percorriamo è modesta, e appare come un assaggio in piccolo delle Gole di Lappago che esploreremo il giorno dopo approfittando di un’apertura serale del meteo.
Sembra uno di quei “boschi alla vecchia”: l’erba alta, rovi ovunque, radici degli alberi che invadono il sentiero, frutti di bosco. Non posso dire che sia ben tenuta questa parte, anzi (le mie gambe sono vittime di graffi e pruriti), ma è affascinante essere così lontani dal turismo.
Il sentiero sbuca sui prati di una serie di malghe più o meno utilizzate, in località Passenalm (1886 mslm). Fantastichiamo un po’ su come potrebbe svolgersi la vita in uno di questi edifici di legno e pietra, complice una strada bianca in ottime condizioni che ci arriva comodamente. Proseguiamo, attratti dai campanacci delle mucche al pascolo come fossero il canto delle Sirene. Al di là del torrente Passenbach, su un versante molto pendente, i malgari stanno facendo fieno.
Il sentiero ci porta a Passenalm Alta (2146 mslm), dove un’ultima malga e dei ruderi ridotti al minimo sembrano annunciare l’ultimo baluardo umano. Il paesaggio si apre verso ovest su un circo glaciale magnifico, dal quale scendono infiniti ruscelli.
Ancora più su, verso il Passensee
Superiamo una staccionata seguendo il segnavia, e saliamo un prato in pendenza fino a… una ulteriore malghetta (2390 mslm), in realtà più un deposito degli attrezzi con una stanza dove fare una pennica tra un alpeggio e l’altro. Davanti a noi si apre un bellissimo lago senza nome e scherziamo su quanto debba essere strepitoso il lago Passensee, visto che invece a quest’ultimo sì, che il nome l’hanno dato!
Superiamo agilmente il fronte di grossi blocchi di rocce. Un ultimo masso da aggirare e…
… ci si apre davanti il meraviglioso lago del Passo (Passensee, 2408 mslm), uno specchio azzurro-blu perfetto, increspato gentilmente dal vento in piccole onde d’argento. Ci sediamo su un masso, sfoderiamo i panini e ci gustiamo questo panorama rilassante ai piedi del ben più severo Monte Gruppo (Hochgrussbach Spitze).
Seguono mille tentativi di fotografare il lago, perché ho un vero e proprio debole per i laghetti alpini!
In più, il suono dell’acqua che si infrange sulla riva è così entusiasmante che facciamo davvero fatica ad abbandonare questo luogo.
Dal Passensee verso l’Alta Via di Fundres
Salutato a malincuore il Passensee, torniamo giù alla malga abbandonata, e ci abbandoniamo alla guida dei segnavia dell’Alta Via. Cerchio rosso, interno bianco: lo vedi anche sulla carta Tabacco.
Da qui si stacca infatti il sentiero 13, parte dell’Alta Via di Fundres o Pfunderer Höhenweg: un percorso in quota di 70 chilometri che collega la val di Vizze alla valle Aurina (e al quale facciamo più di un pensierino durante la giornata).
A distanza di due anni, ripasso di qui, solo per dire che alla fine abbiamo proprio percorso l’Alta Via di Fundres! 70 km e quasi 6000 metri di dislivello in tenda attraverso scenari spettacolari ed emozioni uniche.
Superiamo “Il Passo” (si chiama proprio così, in tedesco è Passenjoch, 2408 mslm), e ci avviamo verso Gampishutte. Teniamo un passo veloce, perché le previsioni ci hanno parlato di temporali alle 17: sono le 14, tempo ne abbiamo, ma in montagna non si sa mai.
Alla malga Gampishutte (2223 mslm) ci arriviamo in venti minuti, dopo aver sceso un breve pendio e driblato le mucche intente nel loro meritato pranzo alpino. L’anziano malgaro ci avvicina incuriositi: qui si sta fin troppo bene! – ci dice e noi, che di monti non ne abbiamo mai abbastanza, non fatichiamo a credergli.
Ci indica la direzione – facile, c’è come la sagoma di un impianto di risalita da seguire – e ci saluta. Il sentiero da qui si svolge sulla destra, occhio a non sbagliare e proseguire sul sentiero 21 verso il basso: finiresti in val di Fundres.
Il sentiero lungo il pendio, praticamente in quota, è uno stretto solco ricavato lungo il prato pendente. È l’unica parte un po’ più difficile del giro. Non ci sono tratti tecnici né tanto meno pericolosi, ma il sentiero è abbastanza esposto e bisogna tenere un buon passo deciso.
Sopra di noi, gli spuntoni delle montagne, sotto di noi la val di Fundres. Iniziamo a vedere le prime nuvole accumularsi da nord. Raggiunti questi fantomatici “impianti di risalita” – in realtà delle teleferiche (Gitsch-Schupfen, 2317 mslm) – proseguiamo ancora su uno stretto sentiero punteggiato di incredibili malghe apparentemente aggrappate ai versanti.
Lasciamo l’Alta Via di Fundres per imboccare il sentiero 15, e piegare verso est in direzione passo di Regola (Rieglerjoch). Ancora malghe, ancora mucche, qualche marmotta che ci osserva di vedetta e un prato fiorito da far invidia ad un pittore del rinascimento.
Il giro ad anello dal Passo di Regola verso Lappago
La salita al passo di Rieglerjoch (2439 mslm) attraversa un piccolo angolo di paradiso: prati verdissimi e fioriti a rivestire una specie di conca fatta da gradoni successivi, placide mucche al pascolo, le rocce più in alto. Come deve essere la montagna.
Al passo ci rendiamo conto che la temperatura è scesa, che il vento ha iniziato a soffiare più forte, e che le nuvole che si stanno sporgendo dalla montagna sopra di noi – l’Horndle – stanno diventando sempre più scure.
Silvia mi chiede quanta autonomia abbiamo prima che inizi a piovere. Io le rispondo che, secondo me, ne abbiamo ancora abbastanza “almeno per arrivare in Paese!“.
Cento o duecento metri più in basso ci fermiamo per bere e fare delle foto: la montagna si è colorata del rosa dei rododendri in fiore. Il contrasto tra il colore fucsia delle fioriture e il grigio intenso del cielo ha dell’incredibile, anche se forse non è questo il momento di rimanere incantati. Iniziano a cadere le prime grosse gocce. Silvia mi dice: “abbiamo ancora abbastanza autonomia, vero?”
Un secondo dopo stiamo correndo giù per i prati, seguendo la traccia del sentiero. Faccio in tempo a girarmi per vedere la costa di un morbido rilievo completamente rosa di fiori, stupenda. Silvia nel frattempo mi urla di muovermi.
Le gocce diventano più insistenti quando stiamo scendendo lo scivoloso greto di un ruscello. Poi piove. Ci fermiamo per metterci i k-way, e in quel momento un proiettile mi si infrange sull’orecchio destro, sbriciolandosi. Un chicco di grandine? E Silvia che mi chiede: “ad autonomia come siamo messi ora?”
Sì: grandina. È il caso di accelerare. I chicchi si fanno più grossi e numerosi, finché ci troviamo sotto una gragnuola di palline da un centimetro di diametro, che volano giù ammaccandoci braccia, spalle e testa. Il terreno diventa subito bianco, scivoloso, l’acqua scorre da tutte le parti, tocca ripararci sotto alcuni alberi isolati. La grandine peggiore però è quella che colpisce le mani: sembra un rimprovero dell’insegnante per essere ancora a zonzo per i monti!
Aspettiamo alcuni minuti, sembra smettere e proviamo ad arrivare alla malga. Messa la testa fuori dal nostro riparo, la grandine riguadagna intensità. Scivoliamo sui nuovi tracciati dei ruscelli. La malga appare tra gli alberi, mancheranno una trentina di metri di dislivello. Ci siamo. Klammer Alm (1850 mslm).
Solo che la malga è… occupata. Ogni luogo coperto – una rimessa per gli attrezzi, un piccolo portico, le falde del tetto – sono occupate dalle mucche anch’esse giustamente in cerca di rifugio. Scavalchiamo uno steccato, giriamo un angolo, e troviamo un riparo provvisorio. Giusto in tempo per riuscire a godere di questo spettacolo della natura: in pieno luglio e in pochi minuti i pendii si sono completamente imbiancati. Incredibile.
E per carità è vero che riuscire a fare trekking con il tempo perfetto è un lusso ineguagliabile, ma anche saper gustare una gita che viene disturbata dal meteo è un lusso non indifferente. Per noi questa è tutta esperienza.
Il resto, come si suol dire, è storia. Appena spiove un attimo ci rimettiamo in cammino lungo la strada bianca che scende a valle. Fino a Moaralm la facciamo di corsa, un po’ per scaldarci, un po’ per evitare eventuali nuove bizze del tempo, un po’ per tagliare i tempi dato che “è ancora lunga”.
Dalla malga la strada si fa pianeggiante, un nastro bianco che segue i prati punteggiati dalle malghe, con il torrente sulla destra, in basso. Superata Mair-zu-Hofalm (un cartello promette strudel con mele, le mucche bloccano la via) la strada si immette su quella che porta al paese. Ci vorrà ancora una mezzora di asfalto per arrivare al nostro appartamentino vista-boschi di Lappago.
Fradici, infreddoliti, ma anche piuttosto divertiti e con gli occhi stracolmi di meraviglia.
Salita al Lago di Passo e giro ad anello: dati tecnici in breve
Partenza: tra Lappago e Lappago di Sotto, località Oberlechner (circa 1325 mslm), sentiero 31 con chiare indicazioni. Un secondo sentiero parte poco più in basso, da Niederlechner
Arrivo: Passensee (2408 mslm) e Passenjoch (2408 mlsm). Da qui parte la discesa, che in realtà è una serie di saliscendi (si raggiungono i 2439 mslm al Rieglerjoch)
Tempo: 4 ore scarse la salita, poco più di 3 la discesa. Calcola 7 ore e mezza con un po’ di pausa e tempo per le foto
Dislivello: 1083 mt da Lappago al lago del Passo
Cartografia: Tabacco numero 36, Campo Tures
Difficoltà: media. Il sentiero è fattibile, si tratta solamente di sopportare la lunghezza del giro. Il lungo sentiero tra Gampishutte e l’attacco del sentiero 15, pur essendo in ottime condizioni e perfettamente percorribile, richiede assenza di vertigini, perché è esposto su prati ripidi.
Per scoprire Valle Aurina e dintorni
Noi ce ne siamo innamorati al primo colpo (complice un soggiorno improvvisato a Lappago). La Valle Aurina offre montagne maestose, sentieri estremamente panoramici, malghe nelle quali si mangia da dio, e quella rilassatezza tutta sud tirolese. Da scoprire.
Valle Aurina
Valle di Rio Bianco
Pircher Alm // Da Pircher Alm al Rifugio Porro sulla Kellerbauerweg
Val di Tures
Salita al Picco Palù, il tremila di Campo Tures
Valle Selva dei Mulini
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