Dosoledo è tradizione. E se alle volte un’espressione così può sembrare scontata e banale, beh: qui è vera, e si respira a pieni polmoni. Giusto per dire: il Carnevale tradizionale è unico, e attira ogni anno folle di appassionati. I tabia – fienili – che racchiudono l’abitato sono bellissimi. E i quattro troi – i sentieri recuperati – che da qui si dipartono, decorati da 80 sculture di legno, sono un vero regalo a chi ha voglia di farsi una camminata tranquilla tra boschi, prati e fienili.
Benvenuto a Dosoledo (e tra i suoi fienili storici)
Adagiato contro il versante della montagna, Dosoledo sembra essere protetto dalla valle a meridione dalla sua cresta di fienili storici, frutto del cosiddetto Rifabbrico di fine ‘800: una specie di ristrutturazione completa del paese, che ha sostituito la pietra al legno, e spostato i fienili fuori dal paese, per motivi di funzionalità e igienici.
Lungo la via dei fienili l’atmosfera è improvvisamente diversa, complici anche le grandi foto storiche che li decorano.
La strada dei fienili di Dosoledo è una cartolina d’altri tempi che racconta una storia. Uno skyline (anche se chiamarlo così è del tutto fuori luogo) inconfondibile, soprattutto se ammirato da Padola.
Impossibile allora non essere travolti dall’odore del fieno, dalla tenerezza di una culla interamente in legno, dalle cataste ordinate e dalle sculture che raccontano le tradizioni del Comelico. I nomi e cognomi sfilano tra i fienili nelle foto storiche di chi ha vissuto il paese: sono storie di uomini e donne che si intrecciano a quelle degli antichi Tabies, rendendo immortale un mondo non ancora schiacciata dalla modernità.
Dal Rifabbrico, sulle nuove case in muratura sono stati segnati i segni di casa delle famiglie originarie.
Sulla piazza principale si affaccia Palazzo Zandonella Dall’Aquila, ai cui ultimi due piani c’è il museo Algudnei: le sezioni su Carnevale, Regola, Rifabbrico, Grande Guerra, Clonpar (gli stagnini) e Lingua Ladina ti portano in un viaggio nel tempo, spiegandoti come si legge questo territorio.
Infine la chiesa, dedicata ai Santi Osvaldo e Rocco, è semplice nelle sue linee neoclassiche, ma il vero capolavoro è l’altare ligneo dell’Addolorata di Andrea Brustolon: realizzato nel primo quarto del ‘700, mostra decorazioni preziose e un realismo piuttosto crudo.
I troi di Dosoledo – sentieri tematici
Attorno al 2008, il progetto Algudnei (che significa “qualcosa di noi”) del Gruppo di Ricerche Culturali di Comelico Superiore e la Regola di Dosoledo, ha risistemato quattro sentieri tradizionali, che collegavano Dosoledo agli altri paesi dell’Alto Comelico – Casamazzagno, Candide e Padola. Per farlo, hanno coinvolto gli scultori locali, che hanno decorato boschi, fienili e sentieri con sculture che illustrano la vita e le tradizioni locali.
Risultato? Quattro camminate super piacevoli, immerse nella natura, curiose per la presenza delle sculture, e da fare in ogni stagione per scoprire come cambia il bosco, la luce sui tetti dei paesi, le cime innevate davanti.
Noi li abbiamo percorsi tutti e quattro (più volte), te li raccontiamo, ma non chiederci quale sia il nostro preferito!
Il troi di mistieri: i mestieri delle genti (e un torrente impetuoso)
Questo sentiero collega Dosoledo a Padola (bellissimo paese da scoprire), e parla delle professioni tradizionali dei valligiani: arrotino, fabbro, sarto, falegname…
È per noi il più selvaggio dei quattro troi… dato che l’abbiamo percorso quando i sentieri erano ancora ghiacciati, e il fondovalle innevato tanto da sembrare uno scorcio canadese.
Dei quattro troi questo è l’unico che ti sconsiglio di percorrere in inverno. Con la neve infatti il percorso diventa decisamente più difficile dato che spesso il fondovalle ghiaccia e il sentiero scompare lungo i versanti montuosi. Lo scenario è sicuramente suggestivo, ma da percorrere con attenzione e ben attrezzati con bastoncini, ciaspole o ramponcini.
Trovi l’imbocco in via Torrente, a 400 metri dalla chiesa seguendo la strada principale verso Candide. Qui il meraviglioso totem di inizio percorso riassume il paese di Dosoledo: ci sono i fienili, il bue (appellativo degli abitanti di Dosoledo), le maschere del Carnevale, il campanile… Segui la strada asfaltata che si trasforma in sentiero e raggiunge il fondovalle, dove trovi un ponticello e le rovine di un mulino.
Da qui il sentiero risale verso Padola con altre bellissime sculture fino alla Stua (che ti consiglio vivamente di visitare dato che si tratta dell’ultimo esemplare rimasto in Europa).
Se invece scendi da Padola – precisamente da via Torrente Padola, dove una grande scultura appesa ad una casa indica l’inizio del troi – devi superare un recinto con alcuni cavalli, da dove il sentiero scende abbastanza rapidamente, con alcuni tornanti, sul fondovalle del torrente.
La mia preferita: ovviamente, l’ostico oste del Comelico – la dicitura recita proprio così!
La preferita di Silvia: Il Totem: c’è tutto. Il campanile, il matazin, i fienili e il bue.
Partenza: via Molin de Berto
Numero di sculture: 15
Tempo: un’ora
Il troi di mascri: storytelling del carnevale
Da Dosoledo a Leri (e oltre), dei quattro troi, questo è quello più narrativo: racconta infatti la storia del Carnevale, così come si ripete ogni anno. Le persone si preparano per la festa, festeggiano il Carnevale con maschere e musiche, e la vita riprende: i ragazzini a scuola, le donne e gli uomini impegnati nei lavori della fienagione.
Guardando la chiesa, si parte sulla sinistra, seguendo via Nellere in decisa salita (c’è un cartello di legno). Il troi parte dalle ultime case del paese, ma è il buffo segnale di direzione a indicarti poco dopo la via. Alla decima scultura, in località Lèri, trovi il bivio dal quale inizia il troi di bacani, diretto a Casamazzagno.
Il nostro, invece, si infila nel bosco, passando in rassegna tutti i momenti del carnevale fino a raggiungere un edificio sul quale è appeso il semplice cartello di “fine”: da qui, si torna indietro. Si tratta di una passeggiata in piano (se si esclude l’inizio).
La mia preferita: “Portare il fieno“, un ometto sovrastato da un sacco gigante di fieno.
La preferita di Silvia: “Matazin e lacchè”, una ricerca del dettaglio davvero deliziosa.
Partenza: Via Nellere
Numero di sculture: 15
Tempo: un’ora
Il troi di bacani: la vita dei contadini del Comelico
Da Dosoledo a Casamazzagno, attraverso il bosco e lungo i prati costellati di fienili della “costa” che porta al Monte Spina.
Per la partenza, guarda le indicazioni scritte sopra per il Troi di Mascri e al bivio, prendi la strada sulla destra.
Questo troi parla dei lavori della terra. Sono 28 le sculture di legno lungo il percorso – numero che ti fa capire quanto fosse complessa la vita dei contadini – ai quali si aggiunge lo spettacolo dei vecchi fienili ora ristrutturati a residenze estive. Difficile scegliere la scultura più bella… o la casetta nella quale vorremmo trascorrere qualche mese!
Intanto, scorrono sotto i nostri occhi le attività del legno e quelle di latte e formaggio, la raccolta dei funghi e il pascolo, l’approvvigionamento d’acqua la filatura…
La mia preferita: Sfalcio dei prati. Sono sempre stato affascinato dai lavori della fienagione.
La preferita di Silvia: Raccolta dei funghi. Scarponi pesanti, gerla, berretto, pini e funghi… riesco quasi a sentirne il profumo.
Partenza: Via Geroni
Numero di sculture: 28
Tempo: un’ora
Il troi dli tradition: full immersion nella vita del Comelico
L’ultimo troi che abbiamo esplorato è anche quello che ci ha colpiti di più per le “doti” paesaggistiche. Qui non sei in bosco, ma cammini attraverso i pascoli tra Dosoledo e Candide. Una volta lasciato il primo, e con il secondo ben distante sopra di te, i Brentoni di fronte, il profumo dell’erba e del fieno e l’odore degli animali, beh: è un riassunto della vita più tradizionale della montagna. Le sculture sono fantastiche, e toccano diversi elementi della vita tradizionale: i giochi dei bambini, la vita in casa, gli avvenimenti religiosi.
La mia preferita: indeciso tra al Purzel d’ Sant’Antoni (dedicato ad un santo che sembra seguirci nelle nostre avventure) o la scena corale della strega che viene bruciata (l ardoia)
La preferita di Silvia: non so decidere, ma davvero bellissima è l’ultima, a Candide – un enorme albero, le cui foglie portano i simboli familiari del Comelico Superiore. Si chiama Li nodi, segni d Ceda.
Partenza: Via Stanuovo
Numero di sculture: 21
Tempo: un’ora
Livello segreto: la passione del Comelico per il legno
Ti consiglio di portare occhi curiosi, quando vieni in Comelico. Perché – per carità: è vero che ti ho appena descritto quattro sentieri costellati di sculture di legno, ma la verità è che sculture e decorazioni sono sparse ovunque. Il legno la fa da padrone, ma non è l’unico materiale che viene plasmato per decorare pareti e balconi, giardini, prati.
Le hai viste le inquietanti api sopra il totem a Molin de Berto, alla partenza del troi? Lo “spirito” con la catena in mano che esce dalla terra lungo il Troi dli Tradition? Le strane facce un po’ ovunque? I ceppi e le cortecce contorte, le corna di animale? E le uova e le galline pasquali tra i fiori, sui balconi?
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