Li vedi spuntare quando l’ultima neve inizia a ritirarsi.
Personalmente ci mandano in visibilio, riempiono un sacco di spazio nelle memory card dei nostri telefoni e ci segnalano un momento ben preciso dell’anno: quello del passaggio dalle fatiche invernali alla piacevolezza delle stagioni calde. I crochi – crocus – infatti spuntano dal terreno quando la neve inizia a sciogliersi definitivamente, spesso bucando il manto dove è più sottile.
Ora ti racconto alcune cose sui crochi, non siamo esperti botanici, ma solo appassionati della natura che ci circonda, se hai proprio fretta, trovi la mappa a fine articolo.
I crochi in montagna
Il croco è un fiore che appartiene alla famiglia delle Iridacee. Tecnicamente è una geofita bulbosa: durante la stagione invernale il suo “cuore” sta sotto terra, ha forma di bulbo, e stelo e fiori spuntano dal terreno per una decina di centimetri quando la neve finalmente si ritira. I fiori sono bianchi, rosa o lilla (o una combinazione di questi). Nonostante sia associato all’idea di fiore di montagna (a proposito, hai letto la nostra guida sui fiori di montagna?), le diverse specie di croco sono diffuse su prati e pascoli dai 400 ai 2800 metri di quota.
In genere, noi ne troviamo (e riconosciamo) due specie: i Crocus albiflorus e i Crocus versicolor.
I Crocus albiflorus sono per noi i veri crochi. In primavera praticamente ci seguono, perché i crocus tra Veneto, Friuli e Alto Adige sono diffusissimi: nel periodo giusto è difficile fare un’escursione in Veneto senza incrociare veri e propri tappeti in fiore!
I secondi – Crocus versicolor – li abbiamo visti soprattutto in Valle Maira (sono infatti diffusi solo in provincia di Cuneo), e qualcosa non ci tornava: i versicolor sono infatti più grandi e spampanati di quelli ai quali siamo abituati. Fioriscono anche un attimo prima: a fine inverno/inizio primavera.
Cinque curiosità sui crochi
- Il loro nome, Crocus, proviene dal greco Kròkos. Significa “filo di tessuto”, e deriva dai lunghi stigmi presenti nella specie più comune (il Crocus sativus). Il croco è nominato anche da Omero, nell’Iliade.
- Il genere Crocus comprende un’ottantina di specie, 15 delle quali sono spontanee sul territorio italiano. In realtà, la classificazione dei diversi crochi non è ancora ben stabilita.
- Tanto sono belli, quanto sono malefici! I Crocus possono essere mortali se ingeriti in grandi quantità, e basta annusarli per ottenere un bel mal di testa.
- Voglia di crochi a casa? Sono ben 30 le specie che possono essere coltivate, tra le quali spicca il Crocus sativus – lo zafferano.
- Sui crochi potrai scoprire in giro diverse leggende antiche: sembra però che siano tutte relative allo zafferano.
⚠️Fai molta attenzione alla differenza con il colchico, una delle piante più velenose presenti in natura. La sua somiglianza allo zafferano (e ai crochi) lo rende preda di facili entusiasmi per “risotti mortali”. Un altro buon motivo per ricordarti che in montagna i fiori non vanno MAI raccolti.
La mappa delle fioriture dei crochi in Italia
Se cerchi un posto dove andare a colpo sicuro per vedere le fioriture di crocus, consulta la mappa qui sotto. Per farla, abbiamo chiesto alla nostra community di indicarci in tempo reale gli avvistamenti di crocus in fiore. Come vedi, hanno fatto un ottimo lavoro!
Come extra, ci abbiamo aggiunto alcuni dei nostri luoghi preferiti, collegati agli articoli relativi.
Buona consultazione! (A proposito: ci segui già su Instagram?)
Quanta bellezza in un solo articolo! Ci ho messo un po’ a passare a leggerlo ma alla fine ce l’ho fatta ed ho imparato anche che i crochi, per quanto siano diventati tra i miei fiori preferiti grazie a Silvia ed al suo amore per loro, sono anche velenosi se ingeriti!
PS: comunque voi con le grafiche spaccate un sacco, questa dei crochi e i diversi colori è proprio stupenda!
Grazie Veronica, leggo solo ora il tuo commento! In ritardissimo, ma in perfetto orario per la fioritura di quest’anno che sta per iniziare!
Premetto che sono capitato per caso sulla pagina…
Sono pure io un assiduo frequentatore dei monti e preciso (non di certo per vantarmi) che sono anche un biologo e biochimico, quindi conosco bene entrambi gli aspetti della faccenda, sia quello tassonomico che quello metabolico.
La quinta immagine dall’inizio non rappresenta affatto un Crocus versicolor (Fam. Iridaceae), bensì un membro del genere Colchicum (Fam. Colchicaceae), detto anche zafferano bastardo, al quale non avete fatto minimamente cenno vista la somiglianza (ma facile distinguibilità, per chi ne capisce…e a quanto vedo, non conoscete neanche la distinzione base) e l’elevata letalità di questo fiore (ogni anno, ahimè, si sente infatti di qualcuno che si prepara il “risotto alla colchicina”).
Il croco, poi…”mortale se ingerito”…andiamoci piano, è sempre una questione di quantità, anche la stessa acqua che beviamo è letale, se ingerita in grossi volumi: servono 10-20 g/persona di zafferano perché possa risultare letale (e per ottenerne 1 g è necessario almeno un centinaio di fiori), contro i soli circa 10 mg/persona di colchicina…c’è una bella differenza, dai 1000 ai 2000 ordini di grandezza…e dite che il genere Crocus è mortale? Ed il Colchicum no? Neanche lo menzionate, eppure lo mostrate.
Sul mal di testa dopo averli annusati…ce ne sarebbe pure qui da dire…
Bisognerebbe informarsi e verificare/studiare bene le cose che si postano, prima di renderle pubbliche e fruibili…
Fate molta attenzione, perché almeno con la foto in questione state mostrando un velenosissimo esemplare come un qualcosa di relativamente “innocuo”…e chi non sa distinguere potrebbe facilmente cadere nel mortale tranello floreale, basandosi solo su immagini e fuorvianti somiglianze. Almeno, ELIMINATE LA FOTO O CORREGGETE IL TESTO.
Ringrazio per l’attenzione.
Ciao Marco, anzitutto grazie per il tuo commento, c’è sempre da imparare da chi è più esperto.
Non siamo biologi né biochimici, ma solo appassionati di montagna e curiosi per natura, come specificato all’inizio del testo.
L’intento dell’articolo era infatti quello di incuriosire e spingere a guardarsi intorno, non certo di fare un trattazione scientifica sull’argomento.
Per quanto riguarda la foto, il periodo (inizio marzo) e la regione (Cuneo) coincidevano con la mia ipotesi, ma approfondendo ho riconosciuto la differenza dagli stami, giusto? Conosco il colchico e la sua letalità, ne abbiamo parlato altrove, ma inserisco anche qui un’avvertenza in più che male non fa.
Grazie per il tuo commento