L’escursione al Rifugio di Viviere è una semplice passeggiata che può essere percorsa in qualsiasi stagione e permette di godere di panorami splendidi. Dal delicatissimo borgo in pietra di Chialvetta passando per la località di Pratorotondo con i suoi ampi pascoli, si raggiunge il bellissimo Rifugio di Viviere.
Noi abbiamo seguito questo sentiero più volte per raggiungere il rifugio o per proseguire verso altre mete. A seconda dell’innevamento, in inverno possono essere utili ciaspole o ramponcini.
Come arrivare al Rifugio di Viviere
Da Chialvetta a Pratorotondo
Lasciamo l’auto nel parcheggio che si trova all’inizio di Chialvetta (1494 mslm). Come sempre Flop, il cane dell’osteria da Rolando (punto tappa dei Percorsi Occitani), ci viene incontro per accoglierci. Lo chiamiamo “il sindaco”, perché ci viene sempre a salutare all’imbocco del paese ogni volta che arriviamo, e ci accompagna fino all’attacco del sentiero successivo. Flop è un simpatico brontolone.
Attraversiamo lo splendido borgo di Chialvetta, interamente in pietra e legno. Sono le prime ore del mattino e Chialvetta è, come al solito, freddissima, anche se la giornata si preannuncia soleggiata.
A visitare bene il paese ci penseremo al rientro, per cui arrivati di fronte alla Chiesa di Sant’Anna imbocchiamo il passaggio sulla sinistra, che al termine del paese si trasforma in un sentiero delineato da un muretto a secco e arricchito da alcuni pannelli didattici molto graziosi sulla flora e la fauna del luogo.
Il sentiero è indicato sulla carta con i nomi TDC, SRC, PO e S9A, ma è davvero impossibile perdersi.
Tagliamo gli ampi prati e arriviamo a Pratorotondo (1622 mslm), il cui nome è facilmente spiegabile guardandosi attorno e ammirando i vasti prati che servono per il pascolo del bestiame.
Il piccolo borgo è delizioso. È dominato da un grande forno in pietra del 1848 – che un tempo doveva servire tutta la comunità – e da una targa che indica che qui è nato il pittore e scultore Matteo Piero Oliviero nel 1879, uno dei più importanti esponenti del divisionismo.
La pittura divisionista usava piccole pennellate di colori puri con l’intento di comunicare la massima luce delle cose. Anche Giovanni Segantini era un esponente del divisionismo, e anche Segantini è nato e ha vissuto in montagna. Coincidenze?
Da Pratorotondo al borgo di Viviere
Il percorso attraversa il borgo di Pratorotondo, disabitato (almeno in inverno), dove il tempo sembra essersi fermato. Uscito dal paese il sentiero continua in moderata pendenza.
In inverno i ramponcini fanno molto comodo (soprattutto in discesa) perché il sentiero è piuttosto ghiacciato, ma raggiungiamo senza difficoltà le case in pietra del borgo di Viviere (1713 mslm). Il rifugio da qui è indicato con un cartello in legno molto evidente, che ci porta ad aggirare le ultime case del borgo.
Il Rifugio di Viviere
Una cosa è certa: il Rifugio di Viviere è sicuramente uno dei più bei rifugi nei quali siamo mai stati (e ti assicuro che ne abbiamo girati tanti, e in tutta Italia!).
Durante il periodo invernale il Rifugio di Viviere è aperto nei fine settimana e su prenotazione, ma l’effettiva apertura dipende anche dalla neve e dal meteo. Per sicurezza, se intendi pranzare qui, ti consiglio di informarti prima di partire.
Fuori dal rifugio c’è una splendida sauna a botte e due tinozze in legno per bagni di acqua calda e fredda, riservati a chi si ferma a dormire nelle camere del rifugio. Grandi panche in legno, facciata super curata e una vista strepitosa sulle montagne completano il quadro dell’ambiente esterno.
L’interno è, se possibile, ancora più bello. Interamente realizzato in pietra e legno con grandi stufe che scoppiettano, libri e interessanti etichette di vino.
Anche la proposta culinaria infatti non è da meno, con piatti curati più vicini ad un ristorante di livello che ad una baita di montagna, ma a prezzi abbordabili.
Durante gli inverni nevosi, il rifugio è raggiungibile solo a piedi, con le ciaspole o con gli sci d’alpinismo. D’estate si può arrivare fino al rifugio anche in auto.
Escursioni dal Rifugio di Viviere
Il Rifugio di Viviere è un vero e proprio paradiso per escursionisti, ciaspolatori e scialpinisti. Queste sono le tre escursioni che ci sono piaciute di più:
- ciaspolata al Passo della Gardetta
- escursione al Monte Estelletta
- salita al Bivacco Valmaggia
Una visita a Chialvetta
Rientriamo con tutta calma lungo il sentiero dell’andata.
Torniamo così a Chialvetta e, dopo aver curiosato per le strette viuzze del borgo, ci fiondiamo nell’Osteria della Gardetta. Da quando siamo in Valle Maira abbiamo terminato ogni escursione fatta in questa zona proprio qui: gestori gentilissimi, ambiente di casa, meringhe cotte sul forno a legna e una giardiniera spaziale!
Il titolare, Rolando, inoltre ha costruito un vero e proprio Ecomuseo, la Misoun den Bot (tradotto “casa di una volta”) nel quale ha allestito una collezione privata di 1500 oggetti d’epoca, tutti provenienti dal vallone di Unerzio.
La mostra si sviluppa su due piani ed è una testimonianza autentica di passione e amore per gli oggetti che raccontano una storia. Dagli attrezzi per la lavorazione del legno e del latte a quelli del calzolaio, dagli implementi della cucina in uso fino al secolo scorso ai mobili delle camere. Il museo non è sempre aperto, ma il titolare sarà lieto di farvelo vedere se i fornelli dell’osteria non lo richiamano all’ordine.
Merita una visita inoltre anche la semplice Chiesa di Sant’Anna e il grande libro con le foto d’epoca della comunità posto sotto al portico al suo esterno.
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