Un luogo amatissimo, negli ultimi anni. Principalmente perché è un modo per osservare da vicino cosa vuol dire “ghiacciaio”… ma anche perché arrivare al cospetto del ghiacciaio di Fellaria significa guardare negli occhi un conto alla rovescia sullo stato di salute della nostra Terra.
AVVERTENZA. Alla luce del recente, tragico crollo avvenuto sulla Marmolada a luglio 2022, ti diciamo che questa escursione non ha nulla di pericoloso, in quanto NON SI SALE SU GHIACCIAIO. In ogni caso, e anche se viene voglia di fare diversamente, è sempre il caso di tenersi lontani dalla riva del lago proglaciale.
E adesso, partiamo!
Dal parcheggio di Campo Gera al rifugio Bignami
Punto di partenza sono i bacini idroelettrici di Campo Moro e Campo Gera, grandi laghi artificiali posti su due livelli diversi, ai quali si accede risalendo la Valmalenco fino a Chiesa in Valmalenco, e prendendo sulla destra in direzione Lanzada.
Noi abbiamo lasciato l’auto a Campo Moro, perché due giorni prima siamo saliti al Rifugio Carate (è stato un weekend lungo e intenso!). In realtà:
- puoi lasciare l’auto al primo parcheggio, quello di Campo Moro (1991 mslm), di fronte al Rifugio Poschiavino. Il parcheggio è a pagamento in stagione estiva e, da qui, l’avvicinamento è del tipo lungo e noioso. Si raggiunge il secondo lago dopo una mezzora di strada asfaltata non molto soddisfacente, e quasi in piano.
- oppure al parcheggio del bacino di Campo Gera (2020 mslm circa), sempre a pagamento.
Entrambi i percorsi si svolgono su segnavia 342-343.
Da Campo Gera si risale la strada bianca in modesta pendenza che, dopo una doppia coppia di tornanti, porta di fronte alla grande diga del bacino (2100 mslm). Un paio di altri tornanti, e stiamo camminando… proprio lungo la muraglia grigia della diga! Raggiunto il culmine, prendiamo a sinistra il camminamento che corre sullo sbarramento. Sulla destra c’è invece, eventualmente, la via d’accesso per la val Poschiavina e l’Alpe di Gembrè.
Siamo adesso al di là della diga. Il percorso si stringe e diventa un sentiero (301, 305) che sale morbido il versante orientale del Sasso Moro. La vista è costante sul lago (che purtroppo troviamo quasi in secca) mentre ci avviciniamo al Rifugio Bignami che pare appollaiato su un cucuzzolo. Dietro di lui, già si vede il ghiacciaio.
In un’ora e mezza da Campo Gera siamo al Rifugio Bignami (2389 mslm).
Una piccola sorpresa… veneto-trentina
Lavori all’esterno, delle invitanti chaise longue molto altoatesine sul davanti, alle spalle la fetta bianco-azzurra e la cascata della Vedretta di Fellaria Orientale, verso la quale siamo diretti.
Ma la vera sorpresa – almeno per noi – è all’interno. Perché i dolcetti nell’espositore ci ricordano qualcosa… soprattutto quello mou e noci, una combinazione non molto frequente in montagna. Un paio di parole, e la sensazione si chiarisce: i nuovi gestori del rifugio Bignami sono una nostra vecchia conoscenza. Gestivano infatti Malga Civertaghe a San Martino di Castrozza, sulle Pale di San Martino, un posticino niente male (e non solo per i dolcetti carichi di burro di malga).
Per il resto: il rifugio Bignami è accogliente, profuma di cibo, le porzioni sono generose, e l’unica sala da pranzo con i tavoloni invita alla chiacchiera con gli altri escursionisti.
Dal rifugio Bignami al ghiacciaio Vedretta di Fellaria Orientale
Usciti dal rifugio, ci dirigiamo verso nord ovest in direzione dell’Alpe Fellaria (2487 mslm), ruderi di pietra di un tipico alpeggio in quota – interessanti i pannelli didattici. Proseguiamo oltre sul sentiero (ancora 301/305 e variante), superiamo il ponticello su un ruscello e, in corrispondenza di un bel prato, siamo accolti dal primo pannello del Sentiero Glaciologico L. Marson (che sembra un po’ un leggio da conferenziere, ma Silvia gradisce, perché io entro in modalità geografo e il leggio mi si addice).
AVVERTENZA NUMERO 2. Il sentiero glaciologico Marson in realtà… sono tre sentieri diversi che, intersecandosi, portano in tre luoghi diversi. Si percorrono seguendo ometti di pietra e piccoli cartelli verdi che ne riportano la lettera (A, B e C). Il nostro consiglio è prendersi il tempo per farli tutti, perché un ambiente così non si vede tutti i giorni. Ora però ti descrivo la via diretta al ghiacciaio Fellaria.
Per arrivare direttamente al ghiacciaio della Fellaria – o meglio della Vedretta di Fellaria Orientale – si seguono le indicazioni per il sentiero C (che per la prima mezz’ora coincidono con quelle del B). Al primo bivio si prende sulla destra.
Il sentiero si fa stretto e corre dapprima sul fianco leggermente esposto della montagna e assicurato con un cavo (il punto non crea nessuna difficoltà). Entra poi nel sistema di valli lasciate dal ritiro delle lingue glaciali, supera le notevoli rocce montonate (levigate come il “dorso di cetacei”, come sono anche chiamate; poco dopo di queste fai attenzione a seguire esclusivamente le indicazioni “C”), e sale fino al punto panoramico.
Da qui (2575 mslm) la vista toglie il fiato per il mix di stupore e reverenza. Il lago proglaciale (significa “di fronte al ghiacciaio”), del peculiare color Tiffany spento, è punteggiato di blocchi di ghiaccio galleggianti, la muraglia bianco-sporca fa da quinta naturale, più sopra, oltre la roccia tagliata in due dalla fragorosa cascata, c’è la vera fronte glaciale della Vedretta di Fellaria Orientale, di uno sfuggente colore tra l’azzurro e il bianco.
Tocco di ulteriore magia: gli stambecchi che, spesso, vengono a ciondolare lungo la riva del lago, mentre chissà dove il ghiaccio tuona, schiocca, crolla.
Difficile descrivere la bellezza di questo posto, e anche fare tutte le considerazioni geografiche e ambientali del caso: vienici, ne vale davvero la pena.
Il sentiero glaciologico L. Marson
Tre sentieri, quindi, compongono questo lavoro di valorizzazione di un paesaggio fuori dal comune:
- Sentiero A. Il più lungo, devia sulla sinistra, sale un’affilata morena laterale lasciata dal ritiro della Vedretta di Fellaria e raggiunge il lago Fasso a 2650 mslm, un occhio blu intenso tra la roccia. Teoricamente il sentiero prosegue verso la fronte glaciale (non l’abbiamo seguito). Dalla morena si ha una vista notevole della sottostante Piana Fellaria Occidentale. Il sentiero è più impegnativo degli altri per il fondo sempre roccioso e alcuni punti un po’ più esposti, ma non presenta difficoltà importanti.
- Sentiero B. Il percorso si snoda all’interno della Piana Fellaria Occidentale, fino a 60 anni fa occupata in buona parte dal ghiacciaio. Cascate, massi erratici spaccati, rocce levigate, torrenti, il ghiacciaio sospeso: meraviglioso. Il sentiero B si prende deviando dal C, oppure scendendo dalla morena dell’A.
- Sentiero C. Porta direttamente al punto panoramico, come ti ho descritto sopra.
Il mio consiglio è di raggiungere il primo pannello dopo il Bignami, prendere a sinistra il sentiero A, raggiungere il lago Fasso, scendere per il sentiero B e immettersi sul C in corrispondenza della grande salita (anche questa una morena). Potrai così percorrere tutti e tre i sentieri in un solo giro!
La discesa dal ghiacciaio di Fellaria e le altre gite in zona
Discesa dal ghiacciaio di Fellaria
La discesa più comoda e veloce avviene per la stessa via della salita, cioè passando per il rifugio Bignami, il fianco sinistro del bacino di Campo Gera e la diga.
Discesa per l’Alpe di Gembrè
È possibile scendere alle spalle del rifugio Bignami sul sentiero 305, percorrere la testata del bacino idroelettrico, e risalire verso la magica Alpe di Gembrè (2217 mslm), un meraviglioso alpeggio in quota fermo nel tempo, con vista ghiacciaio e cascate – e un posto di quelli che chiamano “casa”. Dall’alpe si segue verso sud sui sentieri 305/342 in direzione di Val Poschiavina – nella quale non si entra – e si sbuca sul lato opposto della diga.
Dall’Alpe di Gembrè è anche possibile raggiungere il bivacco Anghileri-Rusconi, sul passo del Confinale.
Traversata verso il rifugio Carate
Camminando verso ovest dal primo pannello del sentiero glaciologico, in un paio d’ore si raggiunge il Rifugio Carate: si segue il sentiero 305 in un bellissimo ambiente d’alta quota, si supera la forcella di Fellaria (2820 mslm), si scende di circa 150 metri e si percorre un lungo traverso in quota muovendosi sui roccioni di una vecchia frana. Il rifugio Carate è un gioiello.
Escursione al ghiacciaio di Fellaria e sentiero glaciologico Marson in breve
⛰️ Dove siamo | In Valmalenco, Alpi Retiche, Provincia di Sondrio |
📍 Partenza da | Parcheggio tra i bacini idroelettrici di Campo Moro e Campo Gera (2020 mslm circa) |
🏔️ Arrivo | Ghiacciaio di Fellaria (2600 mslm circa) |
📐 Dislivello | 600 metri |
📏 Lunghezza | 6,50 km direttamente al ghiacciaio |
⏱️ Tempo | 3 ore salendo direttamente al ghiacciaio |
😅 Difficoltà | Media (andando direttamente al ghiacciaio) o media/difficile facendo i tre sentieri glaciologici |
💧 Acqua | Sì, ma meglio potabilizzarla. Come puoi leggere nella nostra guida, non si beve l’acqua dai ghiacciai! |
🗺️ Cartografia | Carta SeteMap 1:25000 Valmalenco, Sondrio e dintorni (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon) |
🛰️ Traccia GPS | Sì. Trovi due tracce distinte:
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Ciao, complimenti per l’articolo. Volevo chiedere se tutti e tre i sentieri che portano al ghiacciaio presentano tratti esposti. Grazie
Ciao Steve, dipende dal sentiero che scegli: il sentiero C non lo considererei esposto, c’è solo un piccolissimo tratto di cavo, ma superabile con assoluta tranquillità. Il sentiero A invece è un po’ più impegnativo, ma comunque non troppo esposto da percorrere.
Ovviamente però questo non è il momento giusto per intraprendere questo sentiero: aspetta la primavera!
Grazie per essere passato di qua e buone escursioni!