Impegnativa, intensa, bellissima. L’Alta Via numero 4 è tra le più compatta delle alte vie dolomitiche, ma ha nella sua manica un poker d’assi d’eccezione: Tre Cime, Cadini di Misurina, Sorapiss e Antelao. Difficile resistere a tanta meraviglia.

Questa è la guida completa. Se mentre la studi per preparare la tua alta via vuoi “il polso delle situazione”, cerca le storie in evidenza sul profilo Instagram di Bagaglio Leggero.

Silvia e Davide alla fine dell'Alta Via n.4 delle Dolomiti

Alta Via numero 4: attraverso le Dolomiti da San Candido a Pieve di Cadore

Il sui simbolo è un triangolo che contiene il numero 4, il suo nume tutelare è Paul Grohman, ottocentesco alpinista austriaco e baffone, autore di numerose prime ascensioni dolomitiche – quella dell’Antelao compresa.

Da San Candido (BZ) a Pieve di Cadore (BL), questo itinerario tocca buona parte dei luoghi iconici delle Dolomiti: Tre Cime, Cadini di Misurina, Lago di Sorapis, Antelao…

In realtà, non ci sono solo i luoghi che attraversi, ma quelli che compongono una quinta cangiante e incredibile. Quando inizi a chiederti se non sia “tutto qui”: BAM!, compare il Pelmo sullo sfondo. Stai salendo verso il Sorapis, ti volti “giusto per”, e BAM!, c’è il Lago di Misurina sospeso nella sua conca verdissima.

Una festa per gli occhi, della durata di cinque giorni.

L’ambiente, insomma, non ha bisogno di presentazioni. Ma il punto forte di questa Alta Via è il carattere 100% alpino dell’avventura che offre: ai sentieri in quota attraverso mari di mughi fanno da contrappunto ferrate verticali e stretti sentieri attrezzati, all’isolamento di alcuni tratti si alternano rifugi alpini vivaci e atmosferici, e la “modestia” di alcune viste è completata da alcuni tra gli hotspot panoramici più potenti delle Dolomiti.

L’Alta Via delle Dolomiti 4 è bellissima, punto.

Pronto per partire?

Alta Via 4 delle Dolomiti

Come fare l’Alta Via 4: per rifugi, in tenda o per bivacchi?

Alta Via numero 4 per rifugi

Se fatta per rifugi, la sequenza classica delle tappe è questa:

  • primo giorno: Val Campo di Dentro – Rifugio Locatelli o Auronzo
  • secondo giorno: Rifugio Locatelli o Auronzo – Rifugio Col de Varda
  • terzo giorno: Rifugio Col de Varda – Rifugio Vandelli
  • quarto giorno: Rifugio Vandelli – Rifugio Galassi
  • quinto giorno: Rifugio Galassi – Pieve di Cadore

Nel mezzo delle diverse tappe, altri rifugi permettono di modulare le tappe in modo diverso, eventualmente aumentando il numero di giorni per fare il percorso.

Valgono le normali regole di comportamento in rifugio, con in più l’obbligo totale di prenotare il tuo posto con anticipo (anche largo, nel caso dei rifugi in zona Tre Cime e Sorapis). Noi abbiamo avuto una piccola disavventura a riguardo, ma ce la siamo cavata egregiamente grazie alla tenda.

Alta Via numero 4 in tenda

Si può fare – noi l’abbiamo fatta così – con l’unica avvertenza che non sempre è facile trovare un posto sufficientemente ampio e piatto per la tenda. L’ambiente è infatti spesso roccioso o di versante, e un paio di volte la ricerca della giusta piazzola ci ha portato via non poco tempo.

Ovviamente, tutte le regole e i consigli relative al bivacco notturno tendato sono più che validi. Tieni conto che sei sempre in zona parco, quindi le regole sono molto strette.

Se come noi affronti l’alta via in tenda e in piena autonomia, il nostro consiglio è di concederti comunque qualche comfort in rifugio: una birretta o un tè caldo al Vandelli dopo le foto di rito al Sorapis, una kaisersmarren al Fonda Savio, e una delle quattro notti in un letto vero (noi abbiamo dormito al Galassi, per recuperare un po’ prima della ferrata dell’Antelao e dell’eterna discesa a Pieve).

Alta Via numero 4 per bivacchi

Ce la caviamo in un attimo: l’Alta Via numero 4 per bivacchi non si può fare.

L’unico bivacco disponibile, il Bivacco Comici, è ridotto purtroppo in condizioni pietose. Gli altri bivacchi sono quelli invernali dei rifugi, ma sono chiusi se i rifugi sono in attività.

Altavia 4 delle Dolomiti in tenda

Alta via numero 4 di Grohman: avvertenze generali

Difficoltà

Diciamolo subito: l’Alta Via 4 non è certo la più banale delle alte vie dolomitiche. Sentieri attrezzati e vie ferrate, passaggi esposti a iosa, distanze lunghe e dislivelli notevoli. Nello stesso tempo, la presenza di numerosi rifugi lungo il percorso e di numerose vie di fuga Permettono di modulare l’itinerario a seconda di fatica, tempistiche e imprevisti del meteo.

A proposito, il meteo: è ovviamente consigliato percorrere questo itinerario durante una finestra di bel tempo.

Noi abbiamo percorso l’Alta Via numero 4 a fine settembre, con le temperature notevolmente abbassate e un primo manto di neve fresca al suolo. Sulle ferrate non è mancato il ghiaccio, e in genere le Dolomiti erano battute da venti forti e gelidi. Il nostro mantra è stato “decidiamo di ora in ora”.

È stata la scelta migliore che potessimo fare (e siamo arrivati alla fine).

Detto questo, per percorrere questa alta via servono piede fermo e assenza di vertigine, esperienza in ambiente alpino e pratica con ferrate

Ciliegina sulla torta: il peso dello zaino. Indipendentemente da come decidi di farlo (tenda o rifugio, completa autonomia o gambe sotto la tavola), lo zaino va tarato sulle tue capacità. Il rischio è quello di fare una gran fatica e, dato il carattere tecnico di alcuni sentieri, cacciarti in situazioni poco piacevoli.

RIfugio Locatelli

Mezzi di trasporto

Prima di tutto, questo trekking non è un anello. Devi quindi organizzarti per ritornare al punto di partenza, dove presumibilmente hai lasciato l’auto:

  • noi l’abbiamo lasciata all’imbocco di Val Campo di Dentro. Da Pieve di Cadore siamo ritornati qui prendendo tre autobus (Pieve-Cortina, Cortina-Dobbiaco, Dobbiaco-Sesto con fermata al parcheggio della Val di Dentro), ma ci abbiamo perso un pomeriggio. Verifica sempre gli orari: se come noi becchi il buco di un’ora e mezza a Cortina, sappi che alla stazione dei pullman fanno un ottimo spritz campari (e sono molto simpatici).
  • se ti appoggi agli autobus di cui sopra, puoi pensare di lasciare l’auto al traguardo e raggiungere la partenza con gli autobus. In questo modo, sarai meno legato a orari e coincidenze.
  • se hai a disposizione due auto…

Vie di fuga

Moltissime, tanto che elencarle tutte è lunga. In genere, hai sempre modo di scendere a valle verso un abitato servito dai mezzi pubblici.

Presenza di acqua

È abbastanza abbondante, ma non è sempre disponibile. Leggi i resoconti delle singole tappe per le indicazioni specifiche.

Tracce GPS e approfondimenti

Abbiamo tracciato il nostro percorso. Tieni conto quindi dei tratti “extra”: si tratta delle nostre ricerche di piazzole adeguate per la tenda!

Per quanto riguarda l’itinerario, invece (e soprattutto se vuoi pianificare la tua Alta Via 4), ti consiglio di leggere anche i diversi articoli di approfondimento che trovi linkati nel corso della guida, e che descrivono nel dettaglio singoli luoghi e sentieri. NOTA BENE: LI STIAMO SCRIVENDO IN QUESTI GIORNI E PUBBLICANDO MAN MANO.

Alta Via n. 4 di Grohman

Prima tappa: da San Candido alle Tre Cime di Lavaredo – Rifugio Auronzo

Il parcheggio che ci aspetta è quello all’imbocco della Val Campo di Dentro (Innerfeldtal), a 1240 mslm. Sono 10 euro al giorno, però: dato che il periodo non è dei più affollati, proseguiamo lungo la statale fino al ristorante Alte Sage, dopo il quale c’è un piccolo parcheggio (5-6 auto). Proprio da qui parte il morbido sentiero che conduce al Rifugio Tre Scarperi. Pendenza moderata, un bel bosco che gradualmente si apre mentre il sentiero si fa ampia forestale. Nota bene: lungo la forestale ci sono altri due ampi parcheggi a pagamento, ma ricorda che comunque dovrai al ritorno recuperare l’auto…

Le indicazioni sono sempre chiare, e in un’ora e mezza siamo al Rifugio Tre Scarperi (1626 mslm). Di fronte a noi, la conca stupenda della Val Campo di Dentro, circondata da cime dolomitiche che sono solo preludio di quello che vedremo a breve.

Silvia al Rifugio Tre Scarperi

Superiamo le staccionate che contengono alcune pecore al pascolo, e seguiamo il segnavia dei sentieri 10/11 e 105. In breve raggiungiamo un bivio, presso il quale proseguiamo dritti.

Alla fine della piana ghiaiosa, ci si presenta di fronte una scogliera apparentemente inespugnabile: il sentiero si inerpica senza difficoltà – ma con diversi tornatini – fino a raggiungere il mondo di pietra (da 2018 mslm) dell’altopiano che ci porterà alle Tre Cime di Lavaredo.

Le Tre Cime compaiono alla vista nel momento in cui saliamo il passo (2457 mslm) sulla destra della Torre di Toblin. Del panorama c’è poco da dire: mozzafiato. Aggiungici che abbiamo potuto goderne senza anima viva in giro, e con la prima spolverata di neve resa brillante dal sole…

Silvia alle Tre Cime di Lavaredo

Il sentiero 105 conduce fino al Rifugio Locatelli (Drei Zinnen Hütte, 2405 mslm). A questo punto, si tratta di scegliere se:

  • percorrere il versante orientale delle Tre Cime lungo il sentiero 101, passando per Forcella Lavaredo (2454 mslm) e scendendo ai rifugi Lavaredo (2344 mslm) e, dopo il tratto di carrareccia in quota, Auronzo (2320 mslm).
  • percorrere il giro delle Tre Cime verso ovest lungo il sentiero 105, passare per Langalm e Forcella de Col de Medo (2315 mslm), e raggiungere direttamente il Rifugio Auronzo.

Noi abbiamo scelto il primo itinerario, un po’ più breve. Di fronte a noi, a fine tappa, la maestosità dei Cadini di Misurina, e una serie di altri “volti noti”, come il Monte Piana sulla destra.

RIfugio Auronzo

Si può pernottare al Rifugio Lavaredo o al Rifugio Auronzo (in entrambi i casi, PRENOTA con largo anticpo) oppure in tenda: noi siamo dovuti scendere di circa 150 metri lungo il sentiero 119 per il Lago d’Antorno, per evitare le sferzate di un vento gelido.

Prima tappa dell’Alta Via numero 4 in breve

Lunghezza: 15 km

Dislivello: 1330 metri

Durata: 6 ore

Punti notevoli: Rifugio Tre Scarperi, vista sulle Tre Cime, vista sui Cadini di Misurina

Avvertenze e note: è la più facile delle tappe.

Presenza di acqua: in Val Campo di Dentro, dopo il Tre Scarperi, alcune piccole fonti e il ruscello. Presso i rifugi.

Seconda tappa: Dalle Tre Cime a Valbona

Si preannuncia una tappa paesaggisticamente incredibile: in fondo lo sappiamo già, dato che dovremo attraversare i nostri amati Cadini di Misurina.

Difatti, dal Rifugio Auronzo si imbocca il sentiero 117 che supera Forcella (2235 mslm) e Ciadin di Longeres e ci porta all’imbocco del sentiero Bonacossa. Giusto prima dell’attacco di questo, però, prenditi cinque minuti per fare una deviazione al celebre punto panoramico e super instagrammabile sui Cadini di Misurina. So che in questo momento hai latro per la testa, ma fidati: ne vale davvero la pena.

Silvia sul sentiero Bonacossa

Quest’ultimo è un meraviglioso sentiero attrezzato non difficile ma molto, molto esposto. Da affrontare in condizioni di meteo ineccepibili (noi abbiamo trovato tracce di neve e abbiamo dovuto aumentare il livello di attenzione), consta di due tratti distinti:

  • dall’attacco al Rifugio Fonda Savio
  • dal Rifugio Fonda Savio al Rifugio Col de Varda

Giusto per curiosità, il sentiero Bonacossa (al quale abbiamo dedicato un articolo specifico, da leggere se lo vuoi affrontare) fa il pari con il sentiero Durissini.

Per la nostra traversata, abbiamo dovuto prendere in considerazione le condizioni ambientali. Abbiamo così raggiunto Forcella Rinbianco (2176 mslm), e abbiamo risalito il canalone che ci ha portati al Rifugio Fonda Savio (2367 mslm). Qui abbiamo avuto notizia che su Forcella del Diavolo si erano accumulati 40 centimetri di neve, per cui abbiamo reputato non sicuro farla con gli zaini carichi.

Rifugio Fonda Savio

Abbiamo così fatto una variante “bassa” dell’alta via:

  • dal Rifugio Fonda Savio siamo scesi lungo il sentiero 115 (ne parliamo anche qui)
  • raggiunta la piana erbosa chiamata Pian dei Spiriti (1896 mslm), una modesta indicazione in legno ci mostra la direzione per il rifugio Col de Varda
  • il sentiero attraversa un bellissimo bosco. Ignoriamo la prima deviazione per Misurina, poi una deviazione quasi invisibile sulla destra (è il sentiero 118 per Forcella della Neve) e proseguiamo finché non incrociamo la carrareccia che sale al Col de Varda

Al Col de Varda non ci siamo arrivati: al bivio per il Rifugio Città di Carpi abbiamo proseguito sulla splendida carrareccia in quota che raggiunge quest’ultimo. Il panorama sulle Marmarole spolverate di neve è incredibile.

In genere, puoi pernottare al Rifugio Col de Varda (2115 mslm) o, dopo un’ora abbondante, al Città di Carpi (2130 mslm).

Noi ci siamo portati avanti: prima del Rifugio Città di Carpi abbiamo imboccato il sentiero 120 in discesa che dopo circa 30 minuti si innesta sulla strada asfaltata che sale a Malga Maraia. Scendiamo su asfalto e poi su scorciatoie (indicate come sentiero 1120) fino alla statale 48 in corrispondenza dell’albergo Cristallo (1368 mslm, punto più basso dell’alta via).

Attraversiamo la strada, imbocchiamo i sentieri 217-209 direzione Sorapis, tendando nel bosco.

Seconda tappa dell’Alta Via numero 4 in breve

Lunghezza: 12 km fino al Col de Varda, 20 fino a Valbona

Dislivello: 830 metri in salita, 1500 in discesa fino a Valbona

Durata: circa 7 ore fino al Rifugio Col de Varda, 9 ore e mezza fino a Valbona

Punti notevoli: hotspot sui Cadini di Misurina, Sentiero Bonacossa, Rifugio Fonda Savio

Avvertenze e note: tappa per escursionisti esperti, in quanto il Bonacossa è molto esposto. Se arrivi fino a Valbona, il dislivello in discesa è notevole.

Presenza di acqua: fonte abbondante scendendo lungo il 120, prima di località I Ciampiete.

Variante: leggermente più lungo, un itinerario prevede di scendere dal Col de Varda direttamente a Misurina, per poi raggiungere il Passo Tre Croci e da qui salire al Sorapis per il sentiero 215. Ci è sembrato un allungamento poco logico.

Terza tappa: da Valbona a Forcella Bassa de Banco

Di icone ne abbiamo?

Oggi saliamo al Lago Sorapis per il sentiero 217: larga carrareccia prima, stretto sentiero (con alcuni facili passaggi su roccia) poi. Un ultimo tratto in bosco, il dossetto a 1937 mslm, ed ecco che si apre di fronte a noi lo specchio turchese del Lago Sorapiss (o Sorapis, 1923 mslm).

Lago di Misurina

Al lago ci arriviamo che sono le dieci. Abbiamo giusto cinque minuti per godere del silenzio di questa conca rocciosa, che una comitiva di turisti molesti in pantaloncini corti, felpette, scarpe leggere o pance fuori (già) cala sulla riva e inizia a sciamare. Non ci resta che tornare per un paio di minuti sui nostri passi e salire al Rifugio Vandelli (1928 mslm).

Ci confrontiamo con il gestore (simpaticissimo), ci riscaldiamo con tè e caffè bollenti e chiediamo informazioni sulla ferrata che ci aspetta.

Rifugio Vandelli lungo AV4 Dolomiti

L’attacco della ferrata Vandelli si raggiunge dopo mezz’ora di salita, con il Sorapis e il rifugio che si allontanano sotto di noi. È settembre, e il lago si sta già ritirando: la maggior parte della conca è bianca di ghiaia e sabbia.

La ferrata? Lunga (ci vogliono 2 ore mezza), non troppo tecnica ma con diversi passaggi quasi verticali che mettono alla prova – specie se hai lo zaino carico. Alcuni tratti di cengia permettono di staccare dallo sforzo della ferrata, mentre c’è da fare attenzione ad alcuni punti esposti ma non assicurati (noi abbiamo trovato tracce di neve, quindi concentrazione massima).

Per il resto, è una bella ferrata, e la vista dal culmine del percorso ripaga della fatica.

Puoi leggere qui la relazione completa della Ferrata Vandelli.

Davide lungo la Ferrata Vandelli al Sorapiss

Segue la discesa, tracciata da bolli rossi che aggirano il dosso sul quale ci troviamo, si immergono in un vallone, ci propongono tre altri passaggi attrezzati (l’imbrago non serve, ma sono un po’ fetenti – soprattutto l’ultimo, una quindicina di metri di parete da scendere con cavi molli e fastidiosi). Siamo di nuovo tra i mughi, ora, e raggiungiamo la schiena ingombra di mughi nel quale sorge il Bivacco Comici.

Il Bivacco Comici

L’avevamo messo nel nostro planning come punto tappa, ma non è andata così: il Bivacco Comici, a proprietà del CAI di Trieste, è abbandonato e mezzo sfasciato, probabilmente per qualche vandalismo reiterato nel tempo. Siamo già in ombra, fa freddo e umido, e vedere la scatola rossa modello Berti danneggiata, coperte e materassi mordicchiati dai topi, la serratura divelta, ci mette tristezza.

Abbiamo segnalato al CAI di competenza che ci ha risposto che spera di poter intervenire nel prossimo anno per riportarlo in auge… speriamo!

Bivacco Comici lungo Alta Via 4 Dolomiti

Preferiamo scendere i pochi metri al bivio dei sentieri 277 e 243, dove prendiamo quest’ultimo per salire i 150 metri di dislivello di Forcella Bassa de Banco (2128 mslm).

Tendiamo qui, tra i mughi. La vista sulle pareti del Sorapiss che ci sovrastano, sul Corno del Doge, sulle Marmarole, è incredibile.

Terza tappa dell’Alta Via numero 4 in breve

Nota bene: la nostra terza tappa è atipica. Studia il percorso prima di fare affidamento sui nostri numeri!

Lunghezza: 7,9 km

Dislivello: 1060 metri

Durata: 8 ore e mezza

Punti notevoli: Lago Sorapis e Rifugio Vandelli, Ferrata Vandelli, panorama da Forcella Bassa de Banco

Avvertenze e note: tappa intensa. La ferrata Vandelli è lunga e può stancare, i tratti attrezzati verso il Comici tengono la tensione alta.

Presenza di acqua: no (eccetto al Rifugio Vandelli).

Quarta tappa: da Forcella Bassa de Banco al Rifugio Galassi

Poco più su della forcella c’è l’attacco del sentiero attrezzato Carlo Minazio, un tracciato spettacolare ma non banale… e piuttosto lungo!

Si tratta di una stretta traccia che corre lungo/sotto il versante orientale del Sorapiss, tra mughi e ghiaioni. Servono circa tre ore per percorrere tutto il sentiero, in un costante saliscendi. I punti attrezzati sono in realtà pochi e semplici, tranne l’ultimo: inquietante, prevede una corda mollissima per superare una breve parete calcarea in apparenza completamente liscia. Brutto.

Sentiero Minazio

Il sentiero termina in corrispondenza di un bivio, presso il quale:

  • si può scendere il sentiero 226 fino al fondovalle, per risalire poi a Forcella Grande
  • si può proseguire dritto, e percorrere la testata della valle (sentiero 247 e 246) pressoché in quota fino a Forcella Grande

Noi scegliamo il secondo percorso. Bellissima l’apertura, con la Torre dei Sabbioni a dominare lo skyline di questa valle. A Forcella Grande (2255 mslm) inizia la discesa al Rifugio San Marco (1823 mslm): il semplice sentiero 226 scende per mille tornantini allo spicchio di prato sul quale sorge il panoramico rifugio. Scendendo, ci godiamo la conca di San Vito e il Pelmo che la sovrasta.

Rifugio San Marco

Dal San Marco, un lungo sentiero (segnavia 227) taglia i ghiaioni di Cima Bel Prà e Cima Scoter, risale Forcella Piccola (2120 mslm) e scende al Rifugio Galassi. Per tutto il tempo, a dominare lo sguardo è la massa liscia e rocciosa del Re delle Dolomiti, l’Antelao.

Il Rifugio Galassi

Facciamo i sentimentali? Il Galassi (2018 mslm) è stato la prima meta montana che abbiamo raggiunto, in tempi non sospetti fatti di jeans tagliati, magliette di cotone, poca acqua nello zaino e insolazioni.

Quando ci arriviamo è tardi per affrontare la salita della Ferrata dell’Antelao, per cui decidiamo di prenderci una notte off dalla tenda.

Rifugio Galassi

Beh: non potevamo scegliere rifugio migliore! Il perché e la storia la trovi nell’articolo che abbiamo dedicato al Rifugio Galassi.

Quarta tappa dell’Alta Via numero 4 in breve

Lunghezza: 10,5 km

Dislivello: 620 metri

Durata: 7 ore

Punti notevoli: sentiero attrezzato Minazio, Rifugio Galassi e vista sull’Antelao

Avvertenze e note: fare attenzione al sentiero attrezzato. L’ultimo punto attrezzato è particolarmente fetente.

Presenza di acqua: solo presso i rifugi (fonte strepitosa giusto prima del San Marco)

Quinta tappa: dall’Antelao a Pieve di Cadore

Pronti per l’ultima tappa? Rifocillati e riposati dopo una bella notte al Rifugio Galassi, partiamo molto presto lungo il sentiero 250, salendo gradualmente l’anfiteatro roccioso che ci condurrà a quel che resta dei ghiacciai dell’Antelao. Dietro di noi, Cima Scoter si infiamma di un colore tra rosso, arancione e rosa. Di fronte, abbiamo il grigio ombroso e freddo delle rocce lisciate dalle ere glaciali, delle morene, dei ghiaioni.

Enrosadira sulle Dolomiti

In circa un’ora e mezza siamo all’attacco della Ferrata del Ghiacciaio Antelao. Sulla destra, il ghiacciaio Inferiore. Ci imbraghiamo e partiamo, ancora in ombra, al freddo, e con evidenti chiazze di ghiaccio sulla roccia.

La ferrata è molto verticale e per nulla banale. In particolare, c’è un canalone davvero ostico da superare, in quanto stretto e inclinatissimo. Io, con lo zaino troppo largo per queste cose, ho preferito “sospendermi” sopra la stretta fessura per evitare di incastrarmi.

Ci mettiamo circa un’ora a fare la ferrata e sbucare sulla Forcella del Ghiacciaio, a 2584 mslm. Sopra di noi il Ghiacciaio Superiore dell’Antelao.

Silvia nella Ferrata del Ghiacciaio Antelao

Il sentiero prosegue in discesa, esposto, e prevede un secondo tratto attrezzato, completamente in disarrampicata, da fare anche questo con imbrago, longe e caschetto. Si tratta di una quarantina di metri di discesa pressoché verticale.

A questo punto, i passaggi spinosi sono finiti. Il sentiero 250 scende fino a quota mughi e poi a quota abeti presso gli splendidi Piani de l’Antelao, risale Forcella Piria (2096 mslm) e percorre un sentiero in quota strepitoso, silenzioso e isolato verso il Rifugio Antelao (1796 mslm).

Rifugio Antelao

Al rifugio, troviamo freschissime radler, un’atmosfera calda e accogliente, la radio che suona cori di montagna, profumo di canederli. Ci facciamo spiegare la via più veloce per Pieve, e segniamo nella todo list la salita in ciaspole e sci a questo posto bellissimo.

E ora, la via più veloce per Pieve di Cadore, e per concludere l’alta via:

  • seguire la carrareccia fino a Forcella Antracisa (1693 mslm), sulla quale sorga l’ex Rifugio Tita Pancera.
  • prendere sulla destra per Due Case/Pozzale (sentiero 253 – attenzione a non prendere il 254 per Nebbiù).
  • seguire la strettissima traccia su versante, dapprima in quota, poi in discesa, lunghissima, fino al primo edificio che si incontra (1200 mslm).
  • seguire la carrareccia (vedi traccia) fino al centro di Pozzale

Ultimo step: finire l’Alta Via delle Dolomiti numero 4!

Ok, punto d’arrivo dovrebbe essere Pieve di Cadore, ma gli ultimi 3 chilometri sono puro asfalto, e aggiungono poco all’esperienza (noi abbiamo fatto l’autostop).

Prima tappa dell’Alta Via numero 4 in breve

Lunghezza: 13,7 km

Dislivello: 720 metri positivi, 1670 metri negativi

Durata: 8 ore (puoi calcolare almeno una-due ore in meno perché Silvia si era fatta male ad un piede, povera)

Punti notevoli: tutto quello che riguarda l’Antelao – la vista all’alba, la Ferrata del Ghiacciaio, il rifugio

Avvertenze e note: la ferrata non è banale, è molto verticale e prevede dei bei “strappi”. La discesa fino a Pozzale o Pieve di Cadore consta di un notevole dislivello – occhio alle ginocchia, bastoncini da trekking fondamentali!

Presenza di acqua: presso i rifugi, e a Forcella Antracisa

Alta via delle Dolomiti 4: il trekking in sintesi

⛰️ Dove siamo Sulle Dolomiti. Troppo generico? Si parte dalle Dolomiti di Sesto/Auronzo, e si raggiungono le Dolomiti di Centro Cadore. Per la maggior parte, siamo in territorio veneto.
📍 Partenza da San Candido, parcheggio all’imbocco della Cal Campo di Dentro (1259 mslm)
🏔️ Arrivo Pozzale di Cadore (1000 mslm circa)
📐 Dislivello Tra i 4500 e i 5000 metri cumulativi a seconda delle varianti che scegli
📏 Lunghezza All’incirca 70 km, variabili a seconda delle varianti
⏱️ Tempo Noi abbiamo camminato 40 ore, suddivise in 5 giorni
😅 Difficoltà Difficile. Sono molti i passaggi esposti, e si percorrono due ferrate (Vandelli e Ghiacciaio Antelao) e due sentieri attrezzati di tutto rispetto (Bonacossa e Minazio). Dislivello e lunghezza fanno il resto. L’orientamento invece è sempre alla portata.
💧 Acqua Vedi singole tappe.
🗺️ Cartografia Carta Tabacco 1:25.000 n. 10 – Dolomiti di Sesto, Carta Tabacco 1:25.000 n. 03 – Cortina d’Ampezzo e Dolomiti Ampezzane, Carta Tabacco 1:25.000 n. 16 – Dolomiti di Centro Cadore
🛰️ Traccia GPS Sì, delle singole tappe. Studiale con la carta a portata di mano, perché si riferiscono al tracciato/varianti che abbiamo fatto noi.

Guida completa all'alta via numero 4 da San Candido a Pieve di Cadore Dolomiti - pin