Spiagge di sabbia sottile di fronte ad un mare cristallino: Canarie o Thailandia, in genere, ma funziona anche il bordo di una piscina. Poi ci sono l’immancabile mojito di fianco al portatile, le call assonnate perché c’è il fuso orario, il passaporto pieno di visti, i tavolini del bar da dividere con altri esuli, un coworking da cercare presso qualche ostello. Quando dici nomade digitale, pensi a questi scenari.
Della possibilità di fare il nomade digitale in montagna, invece, non ne parla mai nessuno. Domanda: perché è impossibile… o perché il montanaro digitale è ancora merce rara?
Siamo qui per spiegartelo, corroborando questa guida con le esperienze del nostro primo anno di montanari digitali.
PS: non un solo minuto di lavoro è stato fatto sulla neve!
Bagaglio Leggero è nomade digitale versione “di montagna”
Mentre scrivo questo articolo, mancano pochi giorni al nostro primo anniversario di nomadi digitali in montagna. Long story short: i progetti erano altri e puntavano al di là dell’Atlantico, poi c’è stata la pandemia. Con l’approssimarsi del secondo anno difficile, c’era una sola cosa che volevamo evitare a tutti i costi: passarlo con il solo angusto terrazzo di casa come risorsa outdoor. Così abbiamo cercato casa sopra i 1000 metri di quota, abbiamo preso computer e lavori, sci e ciaspole, e siamo scappati in Comelico.
Come è andata? È stato stupendo, sorprendente ed emozionante, e ci abbiamo preso talmente gusto che non ci siamo più fermati.
La dimensione geografica e personale dei montanari digitali
Per prima cosa, c’è da considerare l’orizzonte geografico e umano. Le scelte del primo nostro primo anno sono state queste: Padola (circa 1000 abitanti), Caviola a Falcade (sotto i 2000 abitanti), Gressoney (800 abitanti), Gosaldo (600 circa), Sappada (1300), Acceglio in Valle Maira (150 residenti, ma noi più di una decina non li abbiamo mai visti).
Dipende dai tuoi valori, certo. Ma se vuoi ritmi lenti, tempo e spazio per te stesso, e un mondo di outdoor da esplorare – spesso in tutti i modi immaginabili – beh: la montagna è imbattibile.
In più, c’è qualcosa legato all’ago della bilancia, che tra oggetti ed emozioni, pende decisamente verso le seconde. Potremmo parlare per ore, di queste cose (le emozioni le trovi soprattutto nella categoria Pensieri del nostro blog, e nella nostra newsletter mensile), ma non c’è da convincere nessuno.
Se stai però valutando la possibilità di fare un periodo come nomade digitale in montagna, conviene considerare diversi fattori… alcuni dei quali insospettabili!
I problemi che affliggono i montanari digitali
La vita di chi sceglie di essere nomade digitale in montagna non è tutta enrosadira e fiori, anzi. Diciamo che ci sono delle questioni soggettive, la risposta alle quali dipende dall’attitudine (ma anche dal momento contingente) di chi le vive, del luogo scelto, e delle difficoltà oggettive.
I problemi sono di due ordini diversi: quelli legati al lavoro, e quelli legati alla vita in genere.
Problemi legati al lavoro digitale in montagna
La connessione internet (con tutto quello che ne consegue)
L’Italia “minore” non è un paese per nomadi digitali. Già siamo zoppicanti e in ritardo da sempre per quanto riguarda le reti tecnologiche, ma è quando la geografia si fa dura che le connessioni purtroppo non iniziano a giocare… tutt’altro.
Il consiglio numero uno è quello di verificare sempre che nella casa che stai per prendere in affitto sia disponibile il WiFi (meglio) o, in seconda battuta, che il telefono con il quale farai da hotspot prenda veramente bene.
La nostra esperienza: se sai che dovrai arrangiarti con il telefono o con una saponetta, per prima cosa chiedi al padrone di casa quale operatore usa. Se ti dice qualcosa tipo “uso TIM” e tu hai scelto Iliad, ti conviene rivolgerti ad un’altra valle.
Per quanto riguarda il WiFi, quando possibile fatti mandare uno screenshot dei parametri in upload e download, perché il concetto di “internet va benissimo” è piuttosto soggettivo.
La connessione è uno dei punti focali del lavoro del nomade digitale. E non importa se, come noi, sei copywriter e trasferisci soltanto leggerissimi file Word. Il problema arriva con le call, le videocall, e con quel collaboratore che ti chiama soltanto con Whatsapp. E parlare ogni volta con colleghi o clienti balbuzienti, alla lunga risulta piuttosto frustrante.
Conta inoltre che negli angoli più remoti delle Alpi italiane (e ci dicono anche del centro-sud), anche un WiFi affidabile può avere i suoi bei momenti di mona. Potrei raccontarti di un Comelico digitalmente isolato per un traliccio caduto, oppure di una live di Instagram organizzata nel bar del paese per sfruttare una linea più stabile… ma anche di documenti condivisi che non si aprono o, molto più subdoli, non ti salvano il lavoro fatto.
La connessione telefonica
La work life balance dice che dovresti separare i momenti di vita da quelli del lavoro: giustissimo. Ma una telefonata del cliente può arrivare in (quasi) qualsiasi momento. Ecco: sappi che la montagna può riportarti a quei momenti antichi del “non prende, scusa, mi senti? MI SENTI? Non c’è campo, scusami ma NON TI SENTO”.
Tienine conto, se sei di quelli che preferiscono (o che devono) essere sempre reperibili.
La work-life balance
Abbiamo scelto la montagna perché ci piace averla sotto ai piedi. Le nostre giornate tipiche cominciano all’aperto, verso qualche cima o qualche insospettabile giro ad anello. Un panino al sole, il rientro, e poi via a lavorare fino a sera-notte.
Come freelancer non abbiamo vincoli di orario, motivo per il quale riusciamo (quasi sempre) a fissare le call nel pomeriggio per avere le mattine libere per “andar per monti”.
Se però hai degli orari da rispettare potrebbe essere più complicato trovare il giusto mezzo tra lavoro e svago. Alle 18.30 il bar del paese può già essere chiuso e, specie in inverno, non potrai godere della bellezza del luogo.
La tecnologia
Se ti si rompe un alimentatore o un cavetto usb, o se devi stampare un documento, puoi doverti trovare a fare chilometri in auto. Oppure, a bussare alla porta di un vicino – sempre che vicini tu ne abbia.
In ogni caso, se non proprio sulla soglia di casa, Amazon arriva almeno all’ufficio postale del paese o al bar più vicino.
Coworking e coliving
Co…che?? Nel momento in cui scriviamo i coworking in montagna si contano sulle dita di una mano. Certo, la pandemia ha accelerato l’esigenza di molti di avere spazi condivisi nei quali lavorare, e alcune realtà hanno fatto passo avanti adibendo una sala del comune a tal scopo, ma si tratta appunto di casi rari (come nel caso del comune di Primiero). Gli altri coworking solitamente si trovano nelle cittadine di fondo valle (che possono distare anche un’ora da dove vivi).
Discorso a parte infine per i coliving. Siamo entrati in contatto solo con pochissime realtà e tutte in zona Appennino o bassa montagna. I coliving in alta montagna che abbiamo visto invece si sono rilevati per lo più “trappole” per turisti.
Una valida alternativa potrebbe essere quella di organizzarne uno tu stesso, puoi provare iscrivendoti al gruppo Facebook dei Nomadi digitali italiani.
Pro e contro legati alla vita in montagna in genere
Il clima
Ok, per buona parte dell’anno non potrai comparire in maglietta e portatile sulle foto di Linkedin, ma non è questo che intendo con “problemi di clima”. Mi riferisco ad altro, soprattutto in sede invernale. Bastano quattro parole: la neve, il ghiaccio. Se non sei abituato a questi fenomeni atmosferici, sappi che vivere in montagna in inverno può non essere banale. Sei pronto a spalare la neve ogni mattina dal tuo vialetto? Inverno 2021 docet.
I trasporti
Non tutti i luoghi sono uguali, ma pensare di vivere in alta montagna e spostarti per i trekking senza avere un’auto è quanto meno molto, molto coraggioso. Il rischio infatti è quello di rimanere quasi bloccato in casa.
Se invece sei automunito, per evitare di essere catapultato nel terribile momento da scuola guida della partenza in salita, dovresti già saper guidare su strade strette, alle volte sconnesse, spesso ripide.
Un consiglio che può tornare utile: “nel caso in cui due auto si incrocino lungo una stretta e pendente strada di montagna, sai chi ha la precedenza?” Quella che sale.
Spesa e servizi
Abbiamo iniziato bene – Padola e Falcade sono ben servite – e siamo andati in calando. A Gosaldo, la macelleria faceva orari bizantini (ma c’era). A Sappada la carne era un miraggio, e dovevamo scendere a Santo Stefano di Cadore per comprarla. Da dove scrivo, in Valle Maira, il supermercato più vicino si trova a 45 minuti di curve e strada stretta.
In montagna potresti trovarti a ragionare in modo diverso: adottando il concetto della “spesa grande” fatta ogni 10 giorni. Con il pane fresco solo certi giorni della settimana. E quasi sempre, senza verdura fresca degna di tale nome. Certo, spesso puoi comprare formaggi e uova direttamente da chi li produce, o prodotti super locali in luoghi inaspettati. Spoiler: è tutto sempre buonissimo.
È però tangibile, e va preso in considerazione, il rischio di trovarsi con la dispensa sguarnita la domenica, o senza il necessario per fare i paninetti per la gita o la colazione healthy alla quale non puoi rinunciare.
I discorsi di cui sopra – distanza e programmazione – valgono anche per i distributori di carburante, gli uffici postali, i servizi dei tabaccai.
Gli orari dei negozi sono spesso molto ristretti rispetto a quelli ai quali sei abituato (es. MA-SAB 9.30 – 12.15 e 16.00 – 17.30 era l’orario invernale del supermercato di Gosaldo).
Sempre a Gosaldo, nelle frazioni a noi più vicine, non c’era un vero e proprio bar. Quello della Pro Loco rimaneva aperto, se non sbaglio, due o tre mattine la settimana. Un locale vero? In un altro comune, a venti minuti di curve e curvette di distanza, lungo una strada che, a causa dei lavori in corso proprio mentre eravamo lì, era pure aperta a singhiozzo. Viceversa, ad Acceglio (Valle Maira) in una bassa stagione senza neve – e quindi senza scialpinisti – e con il paese letteralmente svuotato, ci siamo ritrovati di fianco a casa un alimentari-ristorante-cocktail bar spaziale.
Insomma: non è che non trovi niente… è che devi sapere cercare, ed essere preparato all’inaspettato. Se il bar-tabacchi è una figura classica, il bar-alimentari o il bar-pompa-di-benzina-fruttivendolo sono realtà già più sperimentali.
Tieni infine conto che altre cose in genere mancano del tutto: cinema e teatro, concerti, mostre, musei (se non quelli locali ed etnografici, per i quali noi abbiamo una passione)… e, se sei uno sportivo di quel genere, anche le palestre.
Le relazioni con le persone
Sfatiamo un mito: non è vero che i montanari sono burberi e che montagna equivale a isolamento e ripiegamento interiore.
Ovvero, può essere così… dipende da come ti poni. In ogni luogo del nostro nomadismo digitale, siamo stati letteralmente travolti da un grande affetto, abbiamo stretto amicizie (alcune delle quali continuano anche a valli di distanza), abbiamo trovato compagnia con la quale andare a camminare, fare aperitivo, andare a cena, condividere chiacchiere e racconti.
Tutto sta nell’attitudine: forse, rispetto alla città, ci vuole un po’ più di ascolto. Devi lasciare che ti prendano le misure. Ma poi, la relazione arriva… e spesso è amore.
Da questo punto di vista, però ammettiamo anche che il nostro biglietto da visita sono i canali social di Bagaglio Leggero (li trovi in fondo alla pagina).
La sicurezza
Faccio fatica ad immaginare posto più sicuro:
– la porta di casa può stare aperta anche di notte
– i corrieri lasciano i pacchi fuori dal cancello
– il paese è sempre pronto ad aiutarti
– puoi andare in giro quando vuoi senza problemiDa questo punto di vita è davvero un bellissimo vivere.
Ah… ogni tanto potrebbe girare un lupo nel bosco dietro casa, ma è ben più pericoloso il ghiaccio sui marciapiedi in inverno!
La montagna è una destinazione per nomadi digitali?
Sì, ma solo se sei quel tipo di persona lì: se ti piace vivere con lentezza, assaporare i luoghi, dedicare parte del tuo tempo alle relazioni con gli altri e, soprattutto, se sei adattabile.
Per noi non potrebbe esserci modo più bello di vivere.
Amo molto il vostro modo di porvi, che poi credo sia proprio il motivo principale per il quale gli abitanti delle montagne riescano a creare una relazione con voi.
Sicuramente delineate degli spunti di riflessioni interessanti a chi vuole fare il nomade digitale ma non vuole ritrovarsi nel solito stereotipo del “cocktail in mano, baretto tra le palme e pc davanti”.
Grazie Veronica…per noi è importante sentirci a casa nelle valli che esploriamo e per questo anche le relazioni con le persone sono nutrimento importantissimo.
Il bello dell’essere nomade digitale, secondo noi, è che ti permette di vivere davvero secondo le tue inclinazioni, qualsiasi esse siano. Anche le più scomode.
Grazie per il tuo commento.