Prima di tutto, metto una cosa in chiaro. Alla domanda “Cosa faccio se ho preso una zecca?”, la prima cosa da fare è:

Niente panico.

Rassicurante, vero? Ora mettiti comodo mentre ti spiego cosa fare nel malaugurato caso (purtroppo, in questa estate 2020, molto frequente) tu abbia preso una zecca.

Spoiler: è un articolo un po’ horror.

Silvia sui prati dei Colli Euganei

L’identikit della zecca

Iniziamo con le cose “burocratiche”. La zecca è un aracnide. Hai capito bene: fa parte della stessa classe dei ragni (e di acari e scorpioni).

Se odi i ragni a questo punto avrai gioco facile a dire “l’avevo detto, io!”

Se hai l’attitudine classificatoria: la zecca è un artropode appartenente all’ordine degli Ixodidi. È grande da pochi millimetri a un centimetro, ha otto zampe e una testina che non puoi distinguere dal corpo, ma che però ospita il temibile rostro, con il quale la zecca penetra la pelle degli animali e succhia il loro sangue.

Tra gli animali, sei compreso anche tu.

Di zecche se ne contano circa 900 specie, ma quelle che interessano a noi sono quelle dette zecche dei boschi (Ixodes ricinus), le Hyalomma marginatum, Dermacentor reticulatus e Ixodes persulcatus. Ed eventualmente la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus). Per la scienza, sono tutte zecche “dal corpo duro”.

Il problema delle zecche negli ultimi anni

Ti basta navigare un qualsiasi forum, gruppo Facebook o ritrovo di frequentatori della montagna, soprattutto in Veneto e in Friuli, per realizzare che in questi anni di zecche ce n’è una invasione. Oltre alle zone “classiche” – quelle cioè dove gli habitué già sapevano che dopo averle attraversate avrebbero dovuto darsi una attenta controllata (vedremo dopo come) – ora il dominio della zecca sembra essersi esteso a dismisura.

Non solo.

La zecca “sente” il possibile ospite – o meglio chiamarlo “pasto” – attraverso il suo calore e le emissioni di anidride corporea. Eppure, da questi ultimi anni moltissime persone che “è da una vita che vado in montagna con i pantaloncini corti e non ho mai preso una zecca”, beh: stanno iniziando a prenderle.

Te lo dico perché ho sentito molte persone dirlo… e io ero una di quelle (maledizione).

prati attorno al Rifugio Bianchet

Dove si trovano le zecche?

Alla zecca piacciono gli ambienti freschi e umidi, dove ci sono erbe e arbusti: i manuali ti dicono così. Quest’anno, invece, le trovi dappertutto. Solitamente comunque in montagna non superano i 1300-1400 mslm.

Essendo di bocca buona, le zecche cercano il sangue di numerosi animali (cani, ungulati, scoiattoli…). Per questo, i boschi e i prati frequentati dalla fauna selvatica sono particolarmente insidiosi, così come i possibili ripari o nidi. Stesso discorso per i pascoli.

Poi: si parla di temperature calde, con preferenza per la stagione estiva. Quando è freddo, le zecche si rifugiano tra le pietre dei muri, sotto i massi o addirittura sotto terra, per poi emergere con i primi caldi e rimanere attive fino ad ottobre… in condizioni normali.

Sfatiamo un mito: fortunatamente, la zecca non vola né salta. Se ne sta in agguato all’estremità delle piante e dei fili d’erba, in attesa che una potenziale vittima vi si strofini contro. A quel punto la zecca si sposta sull’animale/uomo, e camminerà in cerca di un lembo di pelle da penetrare.

Silvia tra mughi e vegetazione d'alta quota

Morso della zecca: perché può essere pericoloso? Quali malattie può trasmettere?

Non è un vero e proprio morso, quello della zecca: l’animale infila il capo sotto la pelle dell’ospite, e ne succhia il sangue, rimanendo attaccato finché non ha concluso il pasto. Il morso non lo senti, perché la zecca ha l’accortezza di emettere una sostanza anestetica.

Il “pasto” della zecca (si chiama proprio così) dura dai 2 ai 7 giorni, dopo di ché l’animale si stacca da solo.

Ma il problema è proprio questo lasso di tempo. Perché non è tanto il morso a rappresentare un pericolo, quanto la possibilità di contrarre dalla zecca una delle numerose patologie che può portare. Le quali sono numerose e complesse (la zecca è un vettore di malattie che coinvolgono sia protozoi, che virus e batteri).

In Italia i rischi sono dovuti a:

  • Encefalite da zecca o Tbe (virus)
  • Malattia di Lyme (batterio Borrelia)
  • Rickettsiosi (ci pensa la zecca del cane)
  • Febbre ricorrente da zecche
  • Tularemia
  • Ehrlichiosi

Scoprire se in seguito al morso di una zecca hai preso una di queste antipatiche malattie, e quale, è un casino: si fa solamente attraverso esami clinici. C’è da dire però che le zecche infette sono poco più del 5% (tranne in certe aree ben precise nelle quali è conosciuto un endemismo di infettività). Questo dato ci guida a un buon comportamento nei confronti del “dopo morso”.

Riassumendo in termini spicci: rischi di contrarre la malattia di Lyme se la zecca resta attaccata più di 48 ore – se ti controlli subito dopo la gita, il rischio pressoché si azzera. L’encefalite la eviti con il vaccino – vedi sotto.

Il vaccino per la TBE

Per quanto riguarda le patologie virali trasmesse dalle zecche, esiste un vaccino che, negli ultimi anni, viene via via sempre più consigliato dai comuni montani. In genere la somministrazione è a pagamento (per i residenti delle aree a rischio è gratuita).

Il vaccino per la Tbe va fatto in tre dosi (la seconda dopo 2-4 settimane dalla prima , la terza dopo 6 mesi), va richiamato per la prima volta dopo 3 anni, e successivamente ogni 5.

Ti consigliamo di farlo nel corso dell’inverno, in modo da arrivare alla tarda primavera con la massima copertura vaccinale.

Dopo anni di zecche prese e conseguenti patemi d’animo, entrambi abbiamo deciso di vaccinarci contro la Tbe.
I sintomi del vaccino sono stati lievi, mentre il sollievo dopo i successivi morsi enorme!
Super consigliato a chiunque vada in montagna con frequenza.

Silvia Bagaglio Leggero AvatarSilvia

 

Silvia e i prati fioriti friulani

Cosa fare dopo il morso della zecca?

Il fatto che non tutte le zecche siano infette significa che non è il caso di prendere antibiotici generici prima di sapere se si è davvero infetti. È infatti (purtroppo) prassi di alcuni medici prescrivere con estrema libertà e fin da subito una terapia antibiotica generica: cosa che serve a poco, e fa più male che bene.

Una buona procedura da seguire (consigliata anche dal CAI) è invece questa:

  • estrarre la zecca (leggi sotto come)
  • ricordarsi la data e il punto preciso del morso (aggiungo che individuare se possibile la zona geografica dove l’hai presa permette di conoscere gli eventuali endemismi)
  • aspettare un mese senza fare nulla
  • se nel frattempo compare il tipico eritema – il vero indicatore di infezione – o si iniziano ad avere i sintomi delle malattie trasmesse dalla zecca (che in genere comprendono febbre e dolori articolari), consulta il medico, che ti prescriverà gli esami da fare

Nel caso di infezione, sarà il medico a prescriverti la terapia antibiotica corretta: che dura 3 settimane nel caso del morbo di Lyme (in questo caso, un solo ciclo impedirebbe la comparsa dell’eritema ma NON eliminerebbe il batterio, con conseguenze spiacevoli), e richiede antibiotici specifici per le rickettsie.

Due sono le cose da fare per ridurre al minimo i rischi conseguenti al morso di una zecca:

  • Essere tempestivi. Se possibile rimuovere subito la zecca, altrimenti fare in modo che non stia attaccata più di 48 ore (tempo dopo il quale aumenta il rischio di infezione).
  • Estrarre la zecca nel modo corretto.

Mucche al pascolo in Val Gares

Come togliere una zecca

Lo ripeto: niente panico!

Leggerai che è sempre meglio farsi togliere le zecche da personale esperto. Per quanto sia vero, questo implicherebbe, per noi, doverci fermare al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Feltre dopo ogni weekend in tenda sulle Feltrine. Per dire.

Meglio imparare a farlo da soli.

Il senso del discorso è che la zecca va assolutamente tolta nella sua interezza, per evitare che delle parti rimangano dentro la ferita causata dal morso. Sono proprio questi “residui” che portano un alto rischio di infezione, assieme al “rigurgito” (te l’avevo detto che era un articolo horror) che la zecca può fare se la strappi con malagrazia.

Quindi, andiamo con ordine.

Cose da non fare quando estrai una zecca: i falsi miti

  • Non provare a strapparla con le dita,
  • Non usare alcool, olio, ammoniaca, ferri caldi o accendino,
  • Non fumarci addosso,
  • Non utilizzare la carta di credito per staccarla,
  • Non schiacciarla mentre è ancora attaccata.

Come si estrae una zecca in cinque passi

  • Dotati di una pinzetta sterilizzata o, meglio ancora, di uno di quelli strumentini di plastica a forma di uncino che vendono anche da Decathlon. Uno di questi strumenti deve sempre essere presente nel tuo kit di pronto soccorso di montagna. Noi per quelle di dimensioni maggiori preferiamo utilizzare lo strumento apposito perché più sicuro, ma per quelle piccole la pinzetta non si batte.
  • Afferra delicatamente il corpo della zecca con la pinzetta. La presa deve essere salda, ma NON devi schiacciare la zecca,
  • Applica un movimento rotatorio in senso antiorario e contemporaneamente verso l’alto (immagina il movimento di un cavatappi),
  • Quando la zecca è fuori, assicurati di neutralizzarla. Noi solitamente le schiacciamo, ma buona pratica sarebbe conservarla in un barattolo di vetro per poterla far analizzare nel caso in cui avessi sintomi.
  • Disinfetta bene l’area del morso.

Se usi lo strumento ad uncino, dovrai spingerlo contro la pelle delicatamente e “infilare” uno dei due tagli (sono di due dimensioni diverse) tra la pelle e il corpo della zecca, per poi sfilarla con lo stesso movimento antiorario. Secondo me non è uno strumento ottimale, perché le zecche più piccole scivolano via. È vero: la pinzetta richiede più delicatezza, ma quando hai capito che pressione applicare, sei a posto.

Se non hai tolto subito la zecca ma, ad esempio, te ne sei accorto a casa a fine gita, prendi nota da qualche parte di quando l’hai presa, e tieni sotto controllo l’area del morso per 30 giorni. Se si forma un caratteristico alone rosso, consulta un medico e digli che hai tolto una zecca.

Mucca tenerissima sulla Traversata Carnica

Prevenire è meglio che curare: anche il morso di zecca

1 – Copriti. Quando vai in montagna – specie, ma non solo, se il percorso che hai scelto prevede boschi, prati e pascoli – dovresti indossare un abbigliamento che lasci poca la minor superficie di pelle scoperta possibile. E usa colori chiari. Non tanto perché le zecche siano meno attratte da questi colori (come si diceva una volta), quanto perché in questo modo potrai individuarle più facilmente.

2 – I vestiti (soprattutto l’orlo di gambe e maniche) andrebbero cosparsi con un prodotto chimico contenente DEET (dietiltoluamide). Molti praticanti della montagna consigliano di usare i prodotti per i cani, come il Frontline. Ovviamente questi preparati NON VANNO messi sulla pelle.

3 – Sulla pelle invece puoi spruzzare un repellente (ce ne sono di chimici o di naturali, li trovi entrambi in farmacia. L’importante è che sia segnato EVIDENTE sulla confezione il simbolo della zecca). Di questi c’è da dire due cose:

  • La loro efficacia è tutta da dimostrare, nel senso che non è infrequente prendere una zecca ugualmente,
  • Hanno durata di per sé limitata (in genere 6 ore) e vanno applicati più volte,
  • Tendono a scivolare via con il sudore.

4 – Esistono anche dei dispositivi antizecche a ultrasuoni, che dovrebbero infastidirle e tenerle lontane. La loro efficacia è quantomeno dubbia (puoi leggere le recensioni su Amazon). Vale la pena di provarli, certo: ma porta via la pinzetta.

5 – Ultimo punto: non serve che te lo dica. Andrebbero evitati quanto più possibile i prati con l’erba alta, i sentieri dismessi dei quali si è riappropriata la vegetazione, e i “fuori pista”. E, ovviamente, devi resistere alla tentazione di farti un autoscatto abbracciato a una pecora. Come vedi, non tutte le buone pratiche sono sempre possibili…

Traversata Carnica Silvia e le pecore

Dopo la montagna – il controllo è essenziale

Quando hai finito la gita, prenditi del tempo per controllare il tuo corpo (o meglio, per fartelo controllare), in modo da individuare eventuali zecche.

Attenzione! Alla zecca piacciono le zone corporee più calde, per cui se hai le maniche corte non ti basterà controllare le braccia, ma dovrai guardare con estrema attenzione sotto le ascelle. Idem per quanto riguarda i pantaloncini corti (controlla l’inguine) o la zona pancia e vita.

Non dimenticare la testa, ma soprattutto, fai attenzione alle zone pelose, e ai nei.

Per quanto riguarda questi ultimi, il mio consiglio è quello di toccarli delicatamente, per verificare che… siano davvero nei. Quest’anno infatti siamo incappati in zecche di dimensioni davvero microscopiche, che quando hanno morso sono pressoché aderenti alla pelle. Un leggero (mi raccomando: leggero) contatto con le dita ti permette di capire se sono ospiti indesiderati.

Infine, fai attenzione sia agli indumenti che indossavi, che allo zaino. Le zecche infatti possono essere annidate tra le pieghe del tuo equipaggiamento, e rischieresti di portale in macchina o peggio ancora in casa.

Silvia a California in Valle del Mis

Niente panico

Lo scopo di questo articolo è informare, non certo allontanare le persone dalle montagne. Purtroppo negli anni è stato detto di tutto e di più e le leggende e i falsi miti che girano attorno a questo fastidioso animaletto sono dure a morire. Approccio sbagliato e erronee convinzioni sono i veri pericoli che si incorrono.

E così, dopo anni di onorata carriera montanara, dove ho potuto vantare le migliori pennichelle tra i prati montani quest’anno sono incappato anche io nella conoscenza ravvicinata della zecca. Veneto e Friuli in particolare sembrano esserne invase, quindi all’occhio e buona montagna!

[un grazie a Marco del blog Montagne Basse per alcune attente precisazioni sulla parte “medica” dell’articolo]

Ho preso una zecca in montagna cosa fare e come prevenire pin

Le guide per la montagna di Bagaglio Leggero

Che sia la tua prima volta con la tenda in montagna, o che stia cercando qualche nuovo spunto… oppure che tu voglia ripassare qualche rudimento tecnico (tipo come si fa una ferrata), qui trovi un bel po’ di consigli utili.

Ovviamente, arriva tutto dalla nostra esperienza sul campo – cioè, sul sentiero!