Incassata tra le Vette Feltrine e i selvaggi Monti del Sole, la valle del Mis è il classico esempio di valle secondaria delle montagne bellunesi: stretta, dai versanti carichi di vegetazione, con il fondo occupato da un bellissimo lago artificiale – il lago del Mis, appunto.

La Valle del Mis è una valle “minore” e poco frequentata dagli escursionisti, ma che ha numerose cose che la rendono unica: vuoi per la natura selvaggia, per gli impervi monti che la racchiudono, o per le tracce della storia delle genti che qui, con fatica, hanno vissuto i secoli.

In più siamo nel cuore del Parco Naturale delle Dolomiti Bellunesi. E l’uomo selvatico – l’om salvarech delle leggende locali – ti guida dai pannelli didattici a scoprire delle montagne dal carattere forte. Non sai chi è l’om salvarech? Te lo raccontiamo a breve.

Quindi, seguendo in rispettoso silenzio (e a distanza) l’omone verde, imbocchiamo la valle del Mis da sud, provenendo da Feltre o da Belluno, e vediamo tutto quello che c’è da vedere.

Sospirolo: chiese… e formaggi

Prima di tutto devia per Sospirolo. Ti trovi all’imbocco della valle del Mis, nella quale si entra dopo i pochi tornanti che trovi alla fine del paese.

Sospirolo è un piccolo borgo modesto, dall’aspetto non troppo “storico”. Eppure il suo territorio è punteggiato di edifici di pregio, che di storia invece ne hanno da vendere. Ci sono ville venete costruite tra il XVII e il XIX secolo, e c’è la grande Certosa di Vedana, i cui edifici hanno più i tratti di un castello. La certosa ospita una comunità di monache di clausura, per cui non è visitabile (anche se la chiesa è aperta per la messa), ma il complesso dai tetti spioventi, appoggiato contro il verde del colle retrostante, offre davvero un bel colpo d’occhio.

Il paese stesso, poi, è dominato dall’imponente Chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo.

Per i più golosi, alla latteria di Camolino (frazione di Sospirolo sulla strada per la valle del Mis) si produce il Camolino, un formaggio grasso dal sapore di panna. Vedremo tra un attimo cosa se ne può fare.

Certosa di Vedana di Sospirolo

Val Falcina: il sentiero naturalistico

Adesso sei entrato nella valle, hai superato la diga, e per un po’, sulla tua destra, hai finalmente il lago del Mis. A poca distanza dalla diga, sulla tua sinistra, c’è l’accesso al Campeggio della Val Falcina. Da qui parte il sentiero naturalistico omonimo, che segue il torrente Falcina immergendosi in quello che può essere considerato un assaggio delle montagne circostanti. Ci sono la forra del torrente, l’acqua spumeggiante, la vegetazione rigogliosa, la roccia.

Il sentiero – interessante dal punto di vista naturalistico – è facile, ma non sottovalutarlo: ci vogliono comunque un paio d’ore per farlo, ci sono alcune ripide salitine (alla fine avrai accumulato quasi 300 metri di dislivello), e ti conviene avere delle calzature adatte per non scivolare.

Noi l’abbiamo fatto in senso orario e ti consiglio di farlo così. Si parte dall’accesso che si trova subito dopo la galleria sulla sinistra. Questa è certamente la parte più spettacolare e coinvolgente. Quando il bacino del lago del Mis è pieno, e l’acqua risale parte del corso del Falcina, il colpo d’occhio in questi primi tratti del sentiero, con le pareti verticali che salgono dal blu intenso, è incredibile.

Il sentiero alterna un saliscendi continuo con alcuni tratti anche piuttosto ripidi, ma sempre in assoluta sicurezza. Alcuni cartelli lungo il percorso aiutano nel riconoscere la vegetazione e un facile passaggio tra alcune rocce a filo d’acqua consente di passare da una parte all’altra del fiume. Il resto del sentiero si svolge quasi interamente nella fitta faggeta che ti porterà a concludere il giro ad anello.

Fallo nelle mezze stagioni, perché d’estate questa piccola valle è molto frequentata, e caldissima.

Infine se non te la senti di compiere l’interno giro ad anello dell’area naturalistica della val Falcina, fare qualche passo all’imbocco del sentiero che ti ho indicato ti regalerà comunque scenari mozzafiato del lago del Mis con poco sforzo.

Val Falcina sentiero ad anello

Un appunto sul traffico nella valle del Mis

Se vieni da queste parti in un weekend d’estate, preparati ad assistere a una vera invasione! Sempre più infatti il lago e la sua valle sono gettonatissimi da chi cerca un po’ di refrigerio alla calura della pianura. Capire dove parcheggiare la macchina in zona lago del Mis sarà difficile, e forse dovrai ricorrere agli slarghi lungo la strada, oltre il ponte dei Cadini.

I Cadini del Brenton

Il bacino idroelettrico vero e proprio termina poco prima di un ponte. E poco prima del ponte, di fronte a te, troverai l’ingresso all’area dei Cadini del Brenton, e relativo giardino botanico.

Dei Cadini ne hanno parlato tutti, e sono sempre stati una celebrità della provincia di Belluno. Da un punto di vista geologico e noiosone, i Cadini sono una quindicina di marmitte di evorsione, create nella roccia calcarea e facilmente erodibile dall’azione dell’acqua del torrente Brenton (già, chiamarli “pozze della valle del Mis” o “cadini del Mis” non sarebbe corretto). Da un punto di vista paesaggistico, invece, sono delle splendide pozze naturali, dall’acqua cristallina e gelida, collegate tra loro da scivoli di pietra levigatissima.

E poi c’è il punto di vista emozionale: fino ad alcuni anni fa ai Cadini si veniva per farci il bagno, armati di birre e angurie da tenere in fresca nelle pozze più basse, mentre i più scalmanati si tuffavano in quelle più fonde. Ora questo non si fa più, perché ogni anno qualcuno (non necessariamente degli scalmanati) ci lasciava la pelle scivolando sulla roccia bagnata. L’ente parco ha così deciso di interdire i Cadini ai bagnanti, e ora – almeno in estate – per entrare a visitarli si paga un modesto biglietto (2 euro).

Il percorso è adatto a tutti e permette di visitare le piscine naturali seguendo un trekking ad anello davvero suggestivo della durata di circa 20 minuti.

Vale davvero la pena di visitarli, specialmente in autunno, quando il foliage si tinge dei colori caldi

Cadini del Brenton nella Valle del Mis

La cascata della Soffia

Superato il ponte che scavalla il torrente Mis giusto prima che diventi lago, ti trovi sulla strada che porta all’Osteria alla Soffia. Si tratta dell’unico punto di ristoro della valle (non solo: è anche l’unico edificio del fondovalle aperto tutto l’anno), apprezzatissimo dei motociclisti e in genere da chi viene qui in macchina per fare un giro nel verde, magari a godersi un po’ di frescura estiva lungo le rive del lago del Mis o, più in su, del torrente.

Di fianco all’edificio principale, un piccolo oratorio. Si tratta di una ricostruzione degli anni cinquanta, perché l’originale Oratorio di San Romedio è stato sommerso con la realizzazione del lago artificiale. Sono stati gli abitanti di Gena a chiedere a gran voce che fosse ricostruito.

Imperdibile la cascata della Soffia, che si trova a due passi dal piazzale del ristorante. Un sistema di semplici sentieri e ponticelli porta alla fragorosa cascata, che erompe da un ambiente molto simile a quello dei Cadini.

Due segreti (non per tutti): se dalla cascata della Soffia prendi una traccia di sentieri che sale senza pietà un versante scivoloso d’erba, ti troverai in dieci minuti in un secondo terrazzo scavato dalle rocce, con pozze trasparenti dai riflessi azzurri e il rombo onnipresente dell’acqua. Un luogo splendido, ma occhio che scendere da quel sentiero è piuttosto difficile! Consigliato solo ad escursionisti con esperienza e buon passo.

Cascata della Soffia

Il secondo segreto: quando il Lago del Mis si ritira (da ottobre a maggio) è possibile visitare le grotta nascosta della Cascata della Soffia. Per raggiungerla devi prendere una piccola traccia che scende verso il lago (non è segnalata, ma è piuttosto evidente) e seguire il fragoroso rumore dell’acqua della cascata. In pochi minuti ti troverai al cospetto di una grotta scavata nella roccia tra splendide sfumature di azzurro-blu.

cascata della soffia

L’ultima cosa notevole di questo luogo? I panini con il Camolino, mangiati nella piccola saletta con camino dell’Osteria alla Soffia. Un bicchiere di rosso è ovviamente più che indicato per accompagnare lo spuntino. Così come una fetta di torta di mele e una grappa per chiudere il pasto, e riprendere l’esplorazione.

L’Om Selvàrech

E veniamo all’Om Selvarech: una delle figure della tradizione agordina raffigurato spesso un omone ricoperto di piante, che conduce una vita solitaria tra le montagne. Timido e “orso”, l’uomo selvatico, secondo la leggenda, raramente avvicina gli uomini, ma ha insegnato ai contadini di queste montagne l’arte del filtraggio del latte.

Altre leggende vogliono che, quando le donne si avventuravano da sole nel bosco la notte, venissero messe incinta dall’Om Selvarech che amava fare questo genere di scherzetti… a buon intenditore.

Om Selvarech

Il Lago del Mis

La diga che ha dato vita al lago del Mis è stata costruita nel 1962 preso l’abitato di Pascoli. L’obiettivo era uno dei più classici e “alpini”: ricavare un bacino artificiale di grandi dimensioni per la produzione di energia idroelettrica da una valle naturalmente stretta.

Al di là delle modificazione di un ecosistema tra i più selvaggi del Veneto, c’è da dire che il lago, quando è pieno, è proprio bello.

Veduta sul Lago del Mis

Si può fare il bagno nel lago del Mis?

Risposta veloce: no, non si può fare il bagno nel lago del Mis.

Attenzione fare il bagno nel Mis NON È ESPLICITAMENTE VIETATO. Ma la balneazione nei grandi bacini idroelettrici va sempre evitata per la presenza di correnti imprevedibili, risucchi, e di rive e fondali fangosi, che possono rivelarsi vere e proprie trappole. Che poi ci sia gente che lo fa (o che lo fa fare al proprio cane) è un altro discorso!

Puoi però rinfrescarti con un bagno presso la bassa spiaggetta che trovi in corrispondenza del Campeggio all’imbocco della val Falcina, oppure oltre il ponte, lungo le rive ghiaiose del torrente Mis.

Peraltro, l’acqua in corrispondenza del Falcina è stata giudicata “eccellente” per la balneazione in seguito a tutte le campagne di monitoraggio delle acque dei laghi del bellunese: “bandiera blu” anche per il lago del Mis, quindi.

Il torrente del Mis

Prosegui verso nord. La valle qui si stringe, ed è stupenda. Dalle strette incisioni lungo i versanti i versanti scendono piccole cascate, grossi massi e lastre di pietra rotolati chissà quando sembrano in bilico sui passaggi più vertiginosi… la strada si snoda placida, è un piacere guidare qui. Attenzione però alle strette gallerie non illuminate!

Il torrente Mis costeggia la strada con le sue acque turchesi e trasparenti che riflettono sulla roccia bianchissima. Un posto incantevole dove rilassarsi per prendere il sole o sostare per riposare i piedi nell’acqua gelida.

acque turchesi del fiume del Mis

California e la corsa all’oro tutta italiana

Seguendo il torrente del Mis, sempre verso Nord, aggiungi ad un certo punto un secondo, piccolo ponte di metallo e legno. Se lo inforchi e percorri i pochi chilometri di strada (ad un certo punto sterrata) che fiancheggiano il torrente Mis, raggiungerai infine un parcheggio.

Da qui, in cinque minuti di sentiero da alcuni anni ben segnalato, si raggiunge California.

Il ponte verso California

Il nome la dice lunga. California è stata una locanda prima (Alla California) e un borgo di case poi. Spazzato via dall’alluvione del ’66, questo luogo ha una storia tormentata e particolare. Nei dintorni, infatti, sin dai tempi dei Romani, si sfruttavano diverse miniere: ferro, rame, mercurio… proprio il mercurio veniva cavato poco più a sud, a Vallalta, ed estratto per distillazione lungo il torrente in modo da poter essere trasportato più facilmente verso il veneziano, dove veniva usato nelle vetrerie di Murano, e per la produzione di termometri e preparati farmaceutici. Non parliamo dell’inquinamento prodigioso conosciuto da queste valli… Comunque: succede che nella metà dell’Ottocento, con l’apertura delle nuove miniere, ci si immagina una corsa all’oro tutta bellunese: nelle acque del Mis e del Gosalda, si trovano pagliuzze d’oro! Ma è semplicemente perché il mercurio è spesso legato a metalli più preziosi. Ecco che questo luogo inizia ad attrarre minatori, boscaioli, carbonai, fabbri, trasportatori. Fino al 1963, quando l’attività si esaurisce. Per un po’ l’Osteria diventa un ristorante con sala da ballo e la prima televisione della valle, e poi… l’alluvione.

Ora California è un paese fantasma immerso nel bosco, tra rovi, fitta vegetazione e distese di fragoline di bosco.

Lo puoi raggiungere seguendo i cartelli, che ti porteranno in meno di cinque minuti alla riva destra del torrente, dove un ponticello improvvisato (non ti preoccupare: è solido!) ti permetterà di raggiungere la riva dove si trova California.

Silvia a California

I Monti del Sole

L’ esplorazione che può continuare a piedi, prendendo la ripida strada in salita che poco prima del ristorante porta agli abitati di Gena: Gena Bassa e Gena Alta. Una ventina di minuti e sei in uno di quei normalissimi eppure speciali paradisi di montagna, dove case dall’architettura tradizionale si affacciano su prati assolati, sui versanti boscosi della valle, sul lago sottostante.

Da qui poi parte il sentiero 871, che si addentra nei mitologici Monti del Sole: il distretto montuoso più selvaggio dell’intero bellunese. Questi meritano un capitolo a parte, perché sono davvero un ambiente unico… e in quanto tale, destinato a pochi escursionisti/alpinisti dal passo fermo, che non sanno cosa siano le vertigini, non temono l’isolamento, e sono pronti a fare grandi dislivelli su sentieri strettissimi. Montagne non poi così alte, ma quasi inespugnabili.

Solo per esperti: salita al Bivacco Valdo. 

Davide nei Monti del Sole

La porta delle Vette Feltrine

Dal parcheggio del torrente del Mis parte anche il sentiero 802, che una volta superato l’agglomerato di case di Pattine (680 mslm), in tre ore e 1100 metri di dislivello porta al posto più bello del mondo: bivacco Campotorondo (1763 mslm) e, proseguendo, al Monte Mondo e ai magici Piani Eterni e alle malghe Erera e Brendol).

Ma questo è un altro racconto.

Valle e lago del Mis pin

Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)

Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).

Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.