“Ma lei è una guida turistica vera?”
Giovanna si chiude a riccio, intimidita e un po’ offesa da questa domanda scomoda. Controlla di essersi tolta gli anelli più vistosi e sfodera il suo miglior sorriso (assieme al tesserino).
“Certo, sono una guida turistica abilitata.”
“Pensavo che fosse un’attrice!”
Perché non serve aspettare che risponda alle domande, è Giovanna a condurre la sua intervista. Gesticola come un’attrice, lo sguardo puntato sui miei occhi per vedere se la sto ascoltando con attenzione, la voce modulata di chi sa come farsi ascoltare.
E io ascolto, ammaliata da questa ragazza che è molto più di una guida turistica.
Il requisito di base: la passione per il proprio territorio
Giovanna è una giovane guida turistica. Al momento svolge il suo lavoro prevalentemente a Monselice, ed è abilitata per farlo in cinque lingue.
Stiamo parlando di quanto sia importante, per essere una guida turistica, l’essere appassionati del territorio che si racconta.
“La prima volta che vado in un luogo voglio viverne l’atmosfera, la gente, il feeling. Spesso, girando per le strade a difese abbassate, mi è capitato di venire in contatto con le guide turistiche locali. A Mostar ho incontrato un vero appassionato della città. Non era una guida.
Ospitalità tutta balcanica, ma anche una mare di informazioni che ci sono state regalate nel tempo di un tè, prima, e poi di una giornata intera. La città, la storia del suo paese, gli intrighi politici e tutti i tesori nascosti. Tieni conto che è la Bosnia stessa a boicottare i propri Patrimonio UNESCO.
È stato un incontro a dir poco illuminante, la miglior guida che potessi trovare.”
Questo aneddoto mi fa venire in mente il ragazzo che ci ha accompagnati alla visita di Chisinau. Senza di lui probabilmente non avrei capito nulla della città. Questo in effetti accade specialmente nei paesi dell’Est, e in genere in quei luoghi dove le motivazioni e le vicende storiche non possono essere svincolate da ciò che si sta guardando.
Lo studio della guida turistica: una formazione continua
Peraltro – è sempre lei a spiegarmelo: “Per diventare guida turistica devi sostenere un esame per la provincia precisa in cui vuoi esercitare. Neanche a dirlo l’esame è difficilissimo e comprende tutti gli elementi del territorio, ad ampio giro: naturali, storico-geografici, enogastronomici, culturali. L’esame consiste in una prova scritta e una orale, e in più è prerequisito essenziale la conoscenza di almeno una lingua straniera di livello minimo B2-C1.
Il fatto (o il problema) è che dal 2014 è uscita una legge europea alla quale anche l’Italia ha dovuto uniformarsi. Tutte le guide turistiche lo sono diventate a livello nazionale. Negli altri paesi europei però non hanno tutta l’arte e la storia che ha l’Italia. Nonostante abbia studiato tanto, non mi sentirei mai di portare dei turisti, ad esempio, a Pompei. Anche per il discorso della passione per il proprio territorio.”
La scelta del luogo: una questione d’amore
Se c’è una cosa che ho capito da subito di Giovanna è che con lei non si può parlare senza includere il discorso affettivo. Il guadagno è solo un aspetto collaterale del suo lavoro, quello che le permette di vivere: ma non è il fine. Le chiedo quindi qual è il luogo dei sogni dove vorrebbe esercitare come guida turistica.
“Mia madre è bulgara e mio padre italiano. Sono legata alla Bulgaria a doppio filo. Mi piacerebbe fare la guida là, tanto che l’abilitazione l’ho conseguita proprio in Bulgaria.
Fisicamente quando esco dalla Bulgaria mi viene da piangere. Sarei felice di portare lì le persone per far provare loro le cose che possono davvero arricchire. Pensa che l’oro lavorato più antico al mondo è quello bulgaro, dei Traci. È un connubio di 6 diverse civiltà. Ed è l’unico posto al mondo in cui dire con la testa “sì” e “no” si fa al contrario.
Sofia è bellissima, ma non è la Bulgaria. Vorrei avere la possibilità di mostrare cosa vedono i miei occhi quando sono là”.
Il ruolo: “tra i mille dati io scelgo l’empatia”
Forse è una domanda un po’ sibillina, ma in un’epoca in cui per fare qualsiasi cosa basta un’app le chiedo se ha paura di queste nuove tecnologie e del turismo mordi e fuggi. Sorride alla mia domanda, di questo è certa: “in internet trovi già qualsiasi dato su qualsiasi cosa, ma quello che ti può dare una persona in carne ed ossa è proprio quel qualcosa di più a livello umano.”
Mi racconta che la soddisfazione più grande arriva proprio quanto turisti le dicono quanto siano stati ammaliati da Monselice, dal Castello. Molti turisti arrivano direttamente da Venezia e le dicono che è stata la visita guidata più bella di sempre.
“Alla fine della visita cosa pensi che si ricorderanno i visitatori? Le date e i nomi dei personaggi storici o le emozioni che sei riuscita a trasmettere?”
Ho nelle orecchie ancora le risate spontanee scaturite dalla nostra guida alle cantine Cricova di Chisinau; negli occhi ancora il fare grintoso della guida della città di Arequipa.
Giovanna in questo è chirurgica: “Tu vivi le cose tramite la guida che ti accompagna. Ti trasmetterò quello che io sento, ti farò vedere quello che io vedo, ti poterò per mano ad apprezzare ciò che conosco ed amo di più”.
Mi dice tutto questo d’un fiato, persa dentro le immagini dei luoghi che ama. In Bulgaria siamo già stati a visitare Sofia (complice un volo fuori stagione super economico) e la città ci ha proprio colpito. Però abbiamo fatto fatica a spingerci fuori: l’unico assaggio è stato la chiesa di Boyana. Ci manca un intero paese: ed ora sappiamo con chi andarci assolutamente.
Guida turistica a Monselice
Giovanna vive a Monselice, “la più bella città murata del Veneto” e ne parla con gli occhi che brillano, mentre non smette di mimarmi con le mani tutte le cose che ci sono da vedere. In questo periodo infatti sta cercando di promuovere il turismo proprio nella sua città.
È un’estate strana questa. Il lockdown non è ancora diventato un lontano ricordo: molti turisti sono ancora impauriti, mancano i flussi dall’estero e gli ingressi sono contingentati. È un momento difficile per tanti settori, ma il turismo probabilmente è uno di quelli più colpiti.
Giusto un paio di dati per intenderci: il 40% degli hotel di Roma è chiuso, al Castello di Monselice siamo passati da 40 persone per turno ad un massimo di 6; i gruppi turistici devono garantire la distanza di sicurezza e l’obbligo di mascherina. In questo contesto non è certo agevole muoversi.
Ma Giovanna non si lascia intimorire dalle difficoltà: “stiamo cercando di attivarci perché ci aiutino ad aiutare il nostro territorio. Abbiamo contattato le amministrazioni chiedendo di organizzare dei gruppi a raccolta fuori dai punti di interessi maggiori.
Sto proponendo dei tour a Monselice tramite la mia pagina Facebook e il passaparola. Certo manca il turismo degli stranieri, ma potrebbe essere una giornata diversa per chi vuole vedere qualcosa di unico. Una delle città più belle del Veneto, a Monselice non abbiamo solo il Castello. Il Percorso delle Sette Chiesette, ad esempio, che dal punto di vista delle indulgenze ha lo stesso valore di quello di Roma… un unicum in Italia!”
E il tuo giro ideale di Monselice?
Sono curiosa di sapere come si svolge una giornata in sua compagnia attraverso Monselice. Lavoro qui da più di 3 anni e ormai posso dire di conoscerla bene, ma in 5 minuti riesce a lasciarmi a bocca aperta. Non solo le cose che mi mancano da vedere, ma anche tutte le curiosità che si nascondono dietro una via, un palazzo, il battente di un portone.
“A seconda del tempo che decidiamo di passare assieme, mi piace partire dalla cava della Rocca, uno dei simboli di Monselice, soprattutto per capire la storia e le attività economiche che hanno caratterizzato questo territorio. La pavimentazione in trachite dei Campielli di Venezia da dove arriva secondo te?
Da qui si può proseguire per la fornace, attraverso le mura antiche medievali, passando per la casa della madre di Belzoni (non la conoscono neanche i monselicensi). E poi le piazze, i vicoli nascosti del centro storico e infine ovviamente il Castello, del quale sono guida da anni. È un luogo di cui sono innamorata. Hai l’arte a livello europeo di vari secoli: dal rinascimento al neoclassico, il giardino, gli affreschi, l’armeria (la seconda più grande del Veneto).
… E se abbiamo ancora tempo non può mandare ovviamente la salita delle chiesette con le sue ville, il Parco Buzzaccarini, una passeggiata sul Bisatto con i paesaggi dei nostri stupendi Colli Euganei (non ultimo il Monte Ricco) come sfondo.”
… ti racconto una storia
Il fatto è questo: parlare con Giovanna è seguire il flusso di una storia. La sua capacità di racconto e coinvolgimento, unita alla sua grande forza empatica, la rende istrionica quanto basta per catturare l’attenzione già dalle prime battute.
Se stai visitando Monselice o hai in programma un viaggio alla scoperta della Bulgaria non perderti la possibilità di farti raccontare una splendida storia.
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