L’anello dei Libri di San Daniele è un giro spettacolare che riesce a stupire ad ogni passo.

Non tutti i momenti di un’escursione sono “belli”. Oddio, sei sempre nella natura. Ma magari l’avvicinamento è lungo e monotono. Quella discesa è fangosa, si scivola. Oppure ti trovi a percorrere il tracciato di una pista da sci, e le caviglie sono messe a dura prova. O ancora, sei sotto un implacabile sole.

Questo giro no: questo giro è bello in ogni sua parte.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

 

I libri di San Daniele

Salita ai Libri di San Daniele da Casso

Lasciamo l’auto nei pressi del paesino di Casso e ci addentriamo tra i vicoletti del paese. È impossibile visitare questi luoghi senza che la mente corra a quel tragico evento del 1963. Il paesino però è davvero un gioiellino e merita una visita: non solo per quello che rappresenta, ma anche per la bellezza dei suoi vicoli. È tutta pietra, ma sembra davvero un nido riparato.

Il sentiero 372 inizia tra le strette stradine del paese, dove un cartello di legno segnala la direzione da prendere per il Monte Borgà. Ci incamminiamo tra erba alta e qualche rovo su una mulattiera incassata tra due muretti a secco. In breve il sentiero si allarga ed entriamo in un boschetto di noccioli, carpini neri e faggi. La pendenza è piuttosto omogenea e l’ombra del bosco ci impedisce di soffrire la calura della giornata.

salita del sentiero 372 da Casso

Il sole è però già alto (questa mattina ce la siamo presa calma) e, usciti dal bosco, non lascia scampo. Il sentiero si trasforma in una cengia non eccessivamente stretta, ma piuttosto esposta. Il classico “passo fermo” qui è necessario.

Usciamo infine su una bellissima zona prativa detta Pra de Salta. La vista si apre sulle bellissime pareti rocciose del Monte Salta, ma girando lo sguardo dalla parte opposta la visuale che ci si para davanti è ben diversa. La vista sulla frana del Monte Toc da è impressionante, e la mente corre immediatamente alle immagini del disastro del Vajont. Un pugno nello stomaco.

vista sulla frana del Monte Toc

Risaliamo il fianco erboso con lo slancio di chi pensa di essere già arrivato in cima, ma la verità è che per arrivare al Monte Salta ce ne vorrà ancora! L’orientamento qui non è semplicissimo – l’erba alta in molti punti nasconde i segnavia – ma basta continuare a puntare verso le rocce.

Silvia verso il Monte Salta

Saliamo infine un ultimo tratto di ghiaia fino alla Forcella Piave (2000 mslm), oltre la quale si apre un nuovo mondo!

!!Attenzione!! Questo è il punto più delicato di tutto il trekking per due motivi:

  • orientamento: bisogna scendere la ripidissima forcella, aggirare lo sperone roccioso sulla destra, proseguire lungo un traverso di ghiaia e risalire un altrettanto ripidissimo canalino tra ghiaia e mughi.
  • difficoltà tecnica: pendenza ed esposizione qui sono notevoli e il rischio di scivolare piuttosto alto, non esistono protezioni naturali o artificiali. La prudenza dev’essere massima. Ti assicuro che quando dico “ripidissimo” ed “esposto” non scherzo, in questo tratto è fondamentale prestare attenzione. Delle bacchette da trekking potrebbero aiutarti a non scivolare e mantenere l’equilibrio.

la ripidissima Forcella Piave

Come non bastasse, al termine della salita trovo Sara, una ragazza il cui ricordo è stato fissato tra le rocce. Sfoglio il libro che le è stato dedicato e mi commuovo terribilmente. Chi ama la montagna sa bene dei rischi che corre, ma vederli in faccia quando meno te lo aspetti è tutt’altra cosa. Lascio un saluto e riprendiamo il nostro giro.

Da qui il sentiero corre in cresta tra mughi e incredibili fioriture di botton d’oro, gigli, margherite, minuscole piantine e rododendri. Quest’anno la primavera in montagna ha davvero dell’incredibile, e questo mix di colori ci fa (quasi) dimenticare la fatica della salita!

Silvia tra i mughi della ripida forcella

Dai Libri di San Daniele al Monte Borgà

In breve arriviamo ai Libri di San Daniele: uno spettacolo naturale da lasciare senza parole.

Enormi pagine di roccia accatastate le une alle altre. L’immagine è proprio quella di veri volumi di pietra.

Perché si chiamano “libri di San Daniele”? Il toponimo, neanche a dirlo, deriva da una leggenda popolare secondo la quale il Santo, protettore dei viandanti, trasportò qui una vecchia biblioteca per salvarla dagli incendi e trasformare così i volumi dell’eterna saggezza in lastre di pietra. Si dice che in seguito un terremoto li abbia rovesciati a terra: ecco perché ora sono come accatastati alla rinfusa, uno contro l’altro.

trekking ad anello verso i libri di san daniele e monte borgà

Davide tra le laste di San Daniele

Come se non bastasse questo spettacolo, in breve ci imbattiamo in uno splendido esemplare di stambecco. Rimaniamo (di nuovo) a bocca aperta mentre lui, del tutto indifferente alla nostra vicinanza, continua imperterrito le sue operazioni di pulizia del manto.

Ps: attenzione che sulla carta Tabacco questo luogo è indicato come “Laste di San Daniele”.

stambecco nei pressi dei libri di san daniele

Verso il Monte Borgà

Dai Libri di San Daniele seguiamo il sentiero che in breve ci porta in direzione del Monte Sterpezza. Questo tratto di sentiero è essenzialmente strepitoso: bellissime praterie che si stendono a filo della cresta, intagli su dirupi verticali e incantevoli fioriture.

splendida cengia verso il Monte Borgà

La cima, con la croce di vetta e libro, appare dritto davanti a noi e, scesa e risalita un’ultima insellatura, arriviamo sul Monte Borgà (2228 mslm).

È arrivato il momento del pranzo con un incredibile vista panoramica a 360° su Civetta, Pelmo, Antelao e Duranno.

Silvia e Davide in cima al Monte Borgà

Il giro ad anello

Ci rimettiamo in cammino con molta calma: “tanto abbiamo solo la discesa ora“. Scendiamo lungo prati erbosi e conche dove però veniamo sorpresi dalle nuvole basse fino ai ruderi della Casera di Borgà (1940 mslm). I segnavia spesso spariscono sotto il livello dell’erba e le nuvole basse non facilitano la loro individuazione, ma in qualche modo riusciamo a ritrovare il sentiero.

Entriamo in un bosco di mughi e ghiaia adornato dalle incredibili fioriture delle coloratissime ginestre. Imbocchiamo così il sentiero 381 che continua su morbide svolte alternando i tratti di bosco con una spettacolare vista sul lago del Vajont. E continua… sì perché davvero sembra non finire mai!

Silvia tra le ginestre in fiore

Con un po’ di attenzione imbocchiamo sulla destra il sentiero 380, detto Trui dal Sciarbon, che con un continuo sali scendi in 40 minuti ci riporta al punto di partenza. E, come a non voler essere da meno, anche questo semplice sentiero che collega Erto a Casso si rivela una sorpresa. Sospeso a poche decine di metri dalla strada e dal lago passa attraverso cascate, punti panoramici e vecchi borghi abbandonati.

Siamo partiti tardi la mattina, ma arrivare alle 19.30 all’osteria di Casso per prenderci un meritato bicchiere di vino rosso guardando il correre veloce delle nuvole, per noi, non ha prezzo.

tra le vie di Casso

Dati tecnici in breve:

Partenza: Casso – 964 mslm

Arrivo: Monte Borgà – 2228 mslm

Dislivello: 1300 mt

Tempo: circa 7-8 ore tutto l’anello

Difficoltà: difficile, molti tratti piuttosto esposti nella salita da Casso, dislivello notevole e giro parecchio lungo.

Cartografia: Tabacco n. 21 – Dolimiti di Sinistra Piave (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon)

NB: Se vuoi vedere i Libri di San Daniele senza fare tutto il giro ed evitando i tratti più esposti, puoi salire da Erto e poi scendere dallo stesso sentiero. Questo tratto infatti non presenta particolari difficoltà (ma dislivello e lunghezza sono comunque notevoli).

Se invece sei in zona e preferisci un giro ugualmente lungo, ma meno impegnativo dal punto di vista delle pendenze, ti consiglio l’anello della Val Zemola, specialmente in autunno.

Erto e Casso: Libri di San Daniele e Monte Borgà pin

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