Il nostro amore per le Vette Feltrine ormai è noto… eppure mancava proprio lui: il Monte Pizzocco! La più iconica e famosa cima delle Dolomiti Bellunesi, con la sua forma slanciata e maestosa. Per i feltrinin sostanzialmente la “montagna di casa” come per i bellunesi lo è il Monte Serva: quella dove ogni ragazzo deve salire per poter dire di essere diventato adulto.
E quindi eccoci qui: decisamente molto adulti (almeno anagraficamente) e poco bellunesi, ma con lo stesso amore per queste montagne ancora incontaminate e poco frequentate.
Sentiero 851 verso Bivacco Palia (1577 mslm)
Lasciamo l’auto nei pressi di Roer, in un piccolo parcheggio lungo la forestale. Sì: bisogna inerpicarsi per un tratto della strettissima e pendente stradina che segue le indicazioni per Malga Ere.
PS: se perdi le indicazioni e vai oltre l’attacco per Malga Ere, nessun problema – anzi: proseguendo per la strada di Roncoi infatti troverai una casa che da sola vale un giro in questa valle (ma non ti anticipo nulla, devi capitarci davanti per capire!).
La giornata è particolarmente calda e l’inizio del sentiero è quanto di più classico si possa aspettare dalle Vette Feltrine: tira da morire.
Seguiamo il sentiero 851, che fortunatamente si svolge in un bosco che ci regala un po’ di ombra, fino ad incontrare un bivio. Il sentiero 851 devia verso Forcella Intrigos sulla destra, mentre noi proseguiamo verso sinistra lungo il sentiero 853, seguendo le indicazioni per il Bivacco Palia
Il Bivacco, stando ai racconti di Davide, dovrebbe essere poco più che un tugurio con una panca e un camino esterno. Si vede che negli anni i ricordi tendono a svanire… o forse il Cai ci ha dato dentro con il restauro!
Il bivacco Palia (1577 mslm) infatti si rivela essere uno spazio intimo e piuttosto coccolo dove poter trascorrere una notte abbastanza confortevole.
Quattro comodi letti con doghe, stufa, camino, tavolo con sedie e persino una griglia esterna con un imponente caminetto che urla “grigliatemi”. Una serie di panche esterne garantiscono notti stellate al riparo di una tettoia. Ad una cinquantina di metri inoltre è segnalata acqua: raccolta in una vasca, la trovi in direzione della bandiera.
Insomma… tutto il necessario per una festa come si deve. Se non fosse che abbiamo come obiettivo la cima del Monte Pizzocco! Raccolgo Davide che sta continuando a sognare ad occhi aperti costicine e salsicce e siamo di nuovo sul sentiero.
La cima del Monte Pizzocco (2186 mslm)
Dopo qualche minuto di falsopiano giungiamo ad un bivio dal quale iniziamo a salire sulla destra verso la cima del Monte Pizzocco. La salita continua con la stessa pendenza di chi non molla, e il sentiero inizia a farsi più stretto. Le gambe vanno e il fiato segue, da qui mancano ancora 600 metri di dislivello.
Il panorama è dominato dal torrione di guardia del Pizzocco: il Pizzocchet, che aggiriamo sul fianco orientale. Qui il gioco inizia a farsi duro. Ci troviamo infatti davanti ad una cengia scavata nella roccia che si affaccia verso la Val Falcina in maniera vertiginosa. La cengia è infatti piuttosto esposta ma, salvo condizioni particolari (ghiaccio, neve o acqua potrebbero renderla scivolosa) si aggira con cautela, sì, ma senza problemi.
Da qui in avanti il sentiero diventa bollato e si svolge interamente su roccia, salvo una bassa vegetazione e gli immancabili pini mughi (ai quali aggrapparsi nei tratti più ripidi). Saliamo infatti su un misto di ghiaia e roccia con alcuni passaggi di primo grado, ma mai esposti.
Arriviamo così alla croce metallica riempita di rocce che… non è la cima! Passiamo la croce percorrendo una panoramica cresta semicircolare che ci porta ad un segnale trigonometrico che… non è la cima! Una breve discesa (I° grado), una breve salita e siamo di fronte ad un ometto di rocce che… sì, questa volta è la cima!
La faccenda delle tre cime o di un’unica cima trina non è chiara, ma dipende dall’interpretazione che ogni bellunese ne dà. Io non ho saputo contraddire nessuno di quelli con cui ho parlato! Comunque sia la terza, più a nord, sgombra da simbolismi e artefatti, è leggermente più alta, ed è anche la più panoramica.
Da qui infatti la visuale è incredibile: i Monti del Sole, le Vette Feltrine quasi nella loro interezza, le iconiche Pale di San Martino. Guardando bene è possibile vedere anche la conca dei Piani Eterni e il gruppo del Cimonega, dove si trova il bivacco Feltre-Bodo. Insomma, tutti i luoghi delle nostre scorribande sulle Feltrine! Verso est inoltre si ha un perfetta vista sulla Val Falcina, dove pochi mesi prima abbiamo fatto l’omonimo sentiero naturalistico.
Il panino davanti alla croce è obbligatorio e nel mentre faccio amicizia con Matteo, un bambino di 12 anni che oggi ha fatto la prima ascesa al Pizzocco della sua vita. 1400 metri di dislivello, tratti esposti e alcuni passaggi su roccia mi sembrano tutt’altro che una passeggiata per un ragazzino della sua età. Ma è proprio lui a spiegarmi che per essere un vero feltrino (maschio – aggiunge) devi essere salito almeno una volta sul Monte Pizzocco.
Prima di allontanarsi dalla vetta bacia la croce bisbigliando un “ci vediamo presto Amico” che scioglie il cuore, mentre suo papà questa volta fa strada (in salita invece lo seguiva ad un metro di distanza) le o guarda attento scendere le prime rocce.
Giro ad anello per Rifugio Casera Ere
Il primo tratto di discesa inizia per la stessa via di salita: scendiamo il versante del Monte Pizzocco, aggiriamo il torrione del Pizzocchet e siamo di nuovo tra i prati. Seguiamo quindi le indicazioni che portano verso Casera Ere lungo il sentiero 853.
Un traverso nel bosco conduce ad alcuni tornanti più ripidi e particolarmente umidi, ma manca poco al nostro ultimo obiettivo della giornata (ultimo se escludiamo la birra ovviamente).
Secondo i ricordi di Davide Casera Ere è un piccolo e spartano tugurio con un camino esterno. Visto che la descrizione assomiglia molto a quella che mi aveva propinato per il Bivacco Palia, inizio a dubitare dei suoi ricordi…
E infatti, altro che Casera! Si tratta di un vero e proprio Rifugio a 1297 mslm, con tanto di panche fuori con grandi ombrelloni bianchi, fioriere abbellite a festa, finestre merlettate, birre ghiacciate che girano e piatti fumanti nonostante l’ora!
A ragion del vero poco sotto il Rifugio Ere si trova anche la Casera Ere, la cui struttura si avvicina molto di più alla descrizione di Davide, ma questo non mi impedirà di prenderlo comunque in giro per tutta la discesa.
Il giro ad anello è quasi terminato, manca purtroppo la parte più noiosa. Una strada asfaltata completamente al sole da seguire fino a che non si reimmette nella carrareccia che ci riporterà al parcheggio. Fai attenzione qui a prendere le scorciatoie che tagliano la strada del Rifugio perché potresti rischiare di saltare l’imbocco con la carrareccia, e quindi di dover poi risalire.
In definitiva: un’ascesa che ti lascia senza fiato per la bellezza dei panorami e per il dislivello, e che in più ti rilascia il patentino di feltrino doc!
Dati tecnici in breve:
Partenza: Roer (750 mslm). Da Roncoi segui le indicazioni per Malga Ere fino ad arrivare ad un parcheggio lungo la forestale.
Arrivo: Monte Pizzocco (2186 mslm)
Dislivello: 1450 m
Tempo: 3 ore la salita + 2 e mezza il giro ad anello
Presenza di acqua: se pensi di pernottare al bivacco Palìa, dovrebbe esserci una vasca di raccolta a 50 metri di distanza. Ovviamente da depurare.
Carta Tabacco: numero 23, Alpi Feltrine – Le Vette – Cimònega
Difficoltà: media, salvo per il dislivello che si fa sentire e un paio di tratti esposti che rendono la cima, nel complesso, non per tutti.
Tutto sulle Vette Feltrine (e dintorni)
Avamposto meridionale delle Dolomiti Bellunesi, le Vette Feltrine hanno dalla loro una cosa stupenda: sono sufficientemente selvagge e poco frequentate da permetterti anche con poco una bella immersione nella natura (ma non sono impenetrabili come i vicini Monti del Sole).
Sulle Feltrine trovi davvero ogni espressione della montagna: rigogliosi boschi e prati fioriti, facili rilievi erbosi e cime scabre e rocciose, sentieri fattibili e viaz “per pochi”. Vuoi fermarti? Ci sono rifugi, bivacchi ristrutturati di fresco, e spartane casere.
Le cime
I bivacchi e giri ad anello di 2 giorni
Bivacco Feltre Bodo invernale – Feltre Bodo e anello per Malga Alvis
Malga Monsampian e anello per il Dal Piaz
I giri ad anello di un giorno
Percorsi “semplici” sulle Vette Feltrine
Malga Erera Brendol e Piani Eterni
Intorno alle Vette Feltrine
Davide: grazie a Silvia, neanche questa volta ti sei perso salendo al Palia :-)
Eh lo so. Ma quella volta ho sentito il richiamo di forcella Intrigos, che ci vuoi fare!
Il Pizzocco non è la montagna di casa dei feltrini. È più vicina al Serva che alle vette Feltrine…
Ciao Fred, ci riferivamo più che altro al “di casa” emotivo, non tanto di distanza geografica. Sono anni che i miei amici feltrini – per lo meno quelli che non “giocano” sul Sass de Mura – lo vedono con grande affetto.