Saremo passati di fronte alle indicazioni del sentiero per il Rifugio Bianchet almeno un milione di volte. Se sali dalla pianura diretto ad Agordo o più su, superata La Stanga (dove le polpette sono obbligatorie), potrai notare sulla destra, in punti diversi, le indicazioni per il rifugio. Non solo: noterai anche diverse auto parcheggiate apparentemente “nel nulla”.
Il fatto è che il Rifugio Bianchet è molto amato. Ed è lì non solo per le escursioni domenicali, ma anche per fare da porta al mondo alpinistico delle Dolomiti Bellunesi.
Cosa troverai nell’escursione al Rifugio Bianchet:
Le vie di accesso al Rifugio Bianchet
O, più che altro, le vie di accesso da occidente, cioè dalla regionale che porta ad Agordo, perché al Rifugio Bianchet si può accedere anche dal mondo dolomitico-bellunese “al di là” della Schiara. Spoiler: il Rifugio Bianchet è letteralmente “lì per quello”.
Comunque, dalla Regionale 203 Agordina le vie di accesso al Bianchet sono tre:
- dal Bus de la Pissa, per un minuscolo e seminascosto accesso (quello che faremo noi)
- da località Pinei, poco più a sud de La Muda. Si accede per la forestale di servizio al rifugio stesso
- sempre da Pinei, ma salendo per il sentiero semiabbandonato del Boral della Forchetta.
Per quanto riguarda questo ultimo accesso, lo riporto solo perché alcune relazioni ne parlano. Si tratta però di un sentiero per esperti, dall’orientamenti complicato (bolli scoloriti) e con un paio di passaggi definiti “poco agevoli”
Dal Bus de la Pissa lungo il sentiero 503
Il punto di partenza lo riconosci, sulla destra salendo dalla pianura, per le auto parcheggiate in corrispondenza di una piccola massicciata con alcuni gradini seminascosti che salgono nel bosco (449 mslm). Siamo qualche metro più a sud del Bus de la Pissa, uno dei tanti intagli che segnano questo versante: invisibili percorrendo la statale, ma bellissimi e inaspettati soprattutto quando sono carichi d’acqua.
Quello che prendiamo è il sentiero 503, che dopo un piccolo ponticello sospeso su una profonda gola (obbligatorio guardare sulla destra il mondo carsico che si apre a monte della gola stessa) sale subito erto nel bosco. Qualche roccia sconnessa, qualche gradone improvvisato, qualche radice da schivare: si tratta però di una scomodità momentanea, perché in venti minuti scarsi la pendenza si riduce, il bosco respira, il traffico della strada scompare dietro di noi. Il sentiero si immette praticamente in piano sulla forestale proveniente da Pinei e diretta al rifugio.
A questo punto, ci armiamo di pazienza e percorriamo la lunghissima forestale diretta al rifugio. Si tratta di un percorso mai troppo pendente, comodissimo, che si snoda tra vicinissime pareti sulla sinistra, e il solco boscoso della Val Vescovà sulla sinistra. Molti tornanti, alcuni rettilinei, una curiosa indicazione che ti “propone” di superare una frana senza fermarti anche per pause brevi!
La forestale poi si infila a tutti gli effetti nel bosco – una bella faggeta, da gustare nel momento autunnale del foliage. Tracce di sentiero in genere molto evidenti permettono di tagliare parte degli stretti tornanti fino al ponte sul ruscello Vescovà. Da qui partono gli ultimi tornanti e gli ultimi metri di rettilineo in pendenza che costeggiano il Pian de la Stua. Il percorso sembra preparare un trucco: nell’ultimo quarto d’ora il carattere della luce cambia, l’atmosfera si fa più cupa, umida e muschiosa: come se preparasse l’apertura solare dei prati del Pian dei Gatt e la comparsa Rifugio Bianchet (1245 mslm)
Il Rifugio Bianchet
Un bell’edificio, dal feeling di vecchio rifugio, grande e ben tenuto. Di fianco, un prato verde smeraldino sembra guidare lo sguardo verso la Gusela del Vescovà, la guglia simbolo di queste montagne. Dalle panche al sole si gode di un notevole colpo d’occhio sulla chiusura della valle. Un pannello parla di imprese alpinistiche storiche, di altri tempi, di vie ferrate che risalgono la Schiara.
Il Rifugio Bianchet è un rifugio nel vero senso della parola: è isolato, si raggiunge solo a piedi, è odoroso di buona cucina tipica. Soprattutto, è lì per offrirti un tetto la notte prima delle tue imprese escursionistiche e alpinistiche. Come deve essere, insomma!
Come sempre, la tua capacità di mimetismo in un luogo che credi di conoscere bene passa attraverso la lingua. Quindi, una nota tecnica importantissima: Silvia ed l’abbiamo sempre pronunciato Bianchèt. Poi – che sgammone! – ci è stato spiegato che si pronuncia Bianchét, con la “e” stretta. Uomo avvisato…
Cosa fare dal Rifugio Bianchet
Impossibile ridurre ad un paragrafo le possibilità escursionistiche e alpinistiche che si aprono al Rifugio Bianchet. Tra le “classiche:
- il mondo delle ferrate sulla Schiara (se sei un tipo da ferrate, il pannello di fronte al rifugio ti farà venire l’acquolina). I percorsi attrezzati passano per bivacchi arditi e raggiungono il Rifugio VII Alpini, altro classico delle Dolomiti Bellunesi. Attenzione: informarsi SEMPRE sullo stato delle vie ferrate.
- la salita al Monte Coro (1985 mslm)
- un isolato e bellissimo anello per Casera Vescovà e Forcella La Vareta (sentiero 536, chiaramente indicato poco più a valle del rifugio)
Una volta ristorati (e progettato con la carta davanti decine di imprese future), scendiamo per la stessa via della salita.
Escursione al Rifugio Bianchet: dati tecnici in breve
Dove siamo: in Val Vescovà, a nord della Schiara, sulle Dolomiti Bellunesi. Accediamo all’escursione dalla SR 203 Agordina
Quando l’abbiamo fatta: in un autunno caldo, al limite del foliage
Partenza: Bus de la Pissa (450 mslm)
Arrivo: Rifugio Bianchet (1250 mslm)
Dislivello: 800 metri
Tempo: 2 ore e mezza la salita (con calma)
Difficoltà: media. Non sono presenti tratti esposti o difficili, ma comunque il dislivello e la lunghezza la rendono una gita per camminatori mediamente allenati.
Acqua: c’è una fontana nei pressi del rifugio e alcuni rivoli d’acqua (poco raccomandabili) lungo il sentiero.
Cartografia: Tabacco n. 24 – Prealpi e Dolomiti Bellunesi (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
Scrivi un commento