È possibile immergersi nelle maestose cime dolomitiche pur restando lontani dal caos del turismo e dalla vita mondana dei paesi più gettonati? Si può, e il gruppo del Bosconero ne è un meraviglioso esempio.
La Val di Zoldo, a due passi dalla ressa cortinese e ancora più vicina alle navette del Museo Messner del Monte Rite, presenta in realtà un cuore selvaggio tutto da scoprire.
Trekking dal Lago di Pontesèi al Rifugio Bosconero
Parcheggiamo l’auto nell’ampio spiazzo davanti al lago artificiale di Pontesèi (825 mslm). Il sentiero 490 inizia dalla parte opposta della strada provinciale, dove alcuni cartelli segnalano la via per il Rifugio Casera Bosconero.
Che siamo nelle Dolomiti meno battute si vede subito: nonostante sia un sabato di piena stagione, lungo il sentiero regna una pace quasi surreale.
La toponomastica è una scienza esatta: il bosco è fittissimo – Bosconero, appunto. Faggi, abeti rossi e bianchi tra i quali la luce del sole fatica a penetrare, donando un’atmosfera decisamente fiabesca alla camminata. Solo verso le ore centrali del giorno i raggi filtrano le fronde boschive illuminando via via piccoli torrenti di montagna, rudimentali ponti di legno e fantasmatici resti di costruzioni in muratura.
Il sentiero sale serpeggiando lungo la Valle di Bosconero con andatura costante. L’orientamento è semplice, perché il sentiero è ben segnalato. Fai attenzione solo che ad un certo punto il sentiero esce dal bosco, incrocia una carrareccia e si ributta subito nel bosco dall’altro lato della strada in prossimità delle indicazioni (non fare l’errore di seguire la strada forestale).
I 600 mt di dislivello che portano al Rifugio Bosconero sono puntellati dalle splendide radici degli alberi che cercano di riprendersi il loro spazio. Come non bastasse, l’atmosfera preziosa viene arricchita dalle aquilegie, nelle quali si dice si nascondano le fate per proteggersi dal sole.
Il Rifugio Bosconero
In poco meno di due ore ci troviamo davanti a due buffe sculture di legno che anticipano la vista del bellissimo Rifugio Bosconero (1457 mslm). Si tratta dell’unica struttura gestita di tutto il gruppo montuoso ed è composta da tre edifici in pietra e legno.
Ciò che più colpisce (subito dopo il profumo di salsiccia alla brace) è la posizione unica: un’improvvisa radura circondata dal bosco e dalle svettanti pareti della Rocchetta Alta, del Sasso di Toanella e del Sasso di Bosconero. Il verde intenso del bosco, la verticalità delle pareti dolomitiche… è a tutti gli effetti un anfiteatro naturale!
Ci sediamo su una panca posta all’esterno del Rifugio Bosconero ad ammirare lo scenario e riposare le spalle. Chiediamo informazioni.
Il piano della giornata è questo: salire alla Forcella del Matt, scendere al Bivacco Campestrin e qui piantare la tenda per la notte, rientrare il giorno seguente attraverso Forcella Bela e Forcella delle Ciavazole. Bellissimo e tosto come piace a noi, ma non avevamo fatto i conti con la tempesta Vaia. Nonostante siano passati quasi 3 anni, l’evento ha lasciato cicatrici ancora evidenti sui nostri monti. I gestori del Rifugio Bosconero ci avvisano infatti che la forcella del Matt è franata ed praticamente impraticabile, se non a proprio rischio e pericolo.
In montagna è importante sapere rinunciare, ma cosa succede dopo che rinunci? Succede che, se mantieni alto l’umore, ti trovi di fronte all’inaspettato: che a volte può rivelarsi ancora migliore di quello che avevi programmato. E quindi eccoci: cambio di programma!
Verso la Forcella Le Calades e il Bivacco Dare Copada
Dato che siamo in uno dei più accoglienti rifugi ci godiamo una fetta di torta prima di rimetterci lo zaino in spalla e dirigerci lungo il sentiero 500 che porta verso la Forcella Le Calades. Il sentiero inizia subito alla sinistra, guardandolo, del Rifugio Bosconero. Attenzione perché l’imbocco è segnato poco e male, ed inizia in discesa.
Il sentiero in breve diventa quasi una traccia che passa attraverso cenge boscose strette e piuttosto esposte, fino a piegare bruscamente verso il basso facendoti fare quasi 300 mt di dislivello negativo. Da qui ci immergiamo in una vallone roccioso (1265 mslm) segnato da bolli rossi e che passiamo in diagonale fino a risalire la parete rocciosa dal lato opposto.
Preparati perché salire Le Calades sembrerà una cosa infinita! Mughi e piccole fioriture ci accompagnano lungo il pendio a gradoni ingannevoli fino alla Forcella Le Calades (1858 mslm).
Gli zoldani evidentemente sanno come fare festa, e su quella panoramica forcella c’è tutto il necessario: panorama strepitoso sul Sasso di Bosconero e sulla cima Sfornioi, panchina in legno, resti di un vecchio fuoco e la più grande fioritura di botton d’oro mai vista.
Il bivacco Dare Copada
Comunque, ancora non siamo soddisfatti. Imbocchiamo il sentiero 485 e in circa 10 minuti ci si para davanti lo splendido Bivacco Dare Copada (1856 mslm). Ecco: non esagero se dico che per me è uno dei più bei bivacchi mai visti… e ti assicuro che ne ho visti e frequentati tanti! Immersa nel bosco con alle spalle il bellissimo Spiz de San Piero, questa casetta di legno sembra uscita dal mondo degli gnomi.
Una delizia fatta di genuina semplicità e amore per la montagna. L’interno è essenziale: una panca con sedie, qualche attrezzo da lavoro e di cucina e un soppalco di legno per la notte, senza letti. Lasciamo a malincuore questo luogo incantato, ma ci ripromettiamo di tornarci per passarci una notte.
Verso la Casera Castelin
Il sentiero 485 continua in un saliscendi divertente attraverso lunghissimi boschi di mughi fino ad incrociare il sentiero sterrato che scende verso Pian di Levina. Qui imbocchiamo il sentiero 489 verso sinistra fino a imbattere nella Casera Castelin (1504 mslm).
La Casera è tanto spartana per quanto riguarda la “zona notte” quanto attrezzata per la “questione festa”. Mai visto un camino così grande, una dotazione di griglie così fornita e pure stoviglie e vettovaglie per un reggimento! Lo dicevo io che questi Zoldani sanno come divertirsi!
La cima del Monte Castelaz
Proseguiamo lungo il sentiero 489 che si addentra in un bellissimo bosco di pini e faggi. Sono ormai ore ed ore che camminiamo ed è arrivato il momento di piantare le tende (o meglio: la tenda). Diffida però da chi ti dice che “la tenda la metti ovunque”, trovare il giusto luogo pianeggiante è una delle cose più difficili.
Alle 20 stiamo ancora camminando, ma fortunatamente siamo quasi in estate e le giornate sono lunghissime. Un cartello ci indica una breve deviazione verso la cima del Monte Castelaz.
Si tratta di una cima decisamente bassa (1454 mslm), ma con un panorama tra i più spettacolari mai visti. Attorniati da odorosi mughi, davanti a noi si stendono tutte le Dolomiti nel loro splendore: il Pelmo, il Civetta, la Moiazza, lo Spiz di Mezzodì, il Sasso di Bosconero. Più in basso la Val di Zoldo con i suoi incantevoli paesini.
Sembra una cartolina, il tramonto colora le cime dolomitiche di rosa mentre ci prepariamo per la notte nella nostra tendina immersa nei mughi.
L’anello del Triol del Camillo
!!ATTENZIONE!! Nei commenti ci segnalano che nel dicembre 2020 la parte del Triol del Camillo che collega Ciompi alla Casera Fagarè è franato. In attesa di capire se lo ripristineranno sconsigliamo di percorrere il sentiero. Di seguito lasciamo ugualmente il racconto della nostra esperienza, sperando lo riaprano al più presto.
Il giorno dopo, ci incamminiamo di buon ora scendendo dal Monte Castelaz e imboccando il sentiero 489 verso il Triol del Camillo. Questo bellissimo sentiero ad anello si svolge a mezza costa tra il paese di Forno di Zoldo e i versanti del Castelaz, del Castelin e dell’Useloin. Osserviamo Zoldo svegliarsi con le prime luci del sole mentre i passi si fanno semplici e spediti lungo il sentiero.
La scenografia è pazzesca e mi sembra perfino impossibile che questo sentiero sia così poco conosciuto. Il Civetta svetta in tutta la sua magnificenza mentre, continuando a camminare, si mostrano ai nostri occhi le più belle cime delle Dolomiti. Il Tamer San Sebastiano, il Pelmo e poi ancora il Bosconero, le cime della Sere e infine pure l’Antelao. Davvero incredibile, e ancor più incredibile è che nonostante tutta questa ricchezza, non incontriamo anima viva.
Il sentiero Triol del Camillo si svolge come un continuo saliscendi che passa pietraie e splendide fioriture. Non è mai impegnativo, ma bisogna fare attenzione alla possibilità che qualche masso si stacchi dalle pareti adiacenti e rotoli fino al sentiero. Verso la fine del sentiero alcuni cartelli segnalano il percorso naturalistico, invogliando a fermarsi per ammirare alberi e piante come la splendida edera selvatica.
Ci immergiamo così nuovamente nel fitto bosco nei pressi della Casera de Fagarè (1103 mslm), un piccolo edificio piantato ai limiti di una radura dove uno splendido albero di noce fa la guardia. La casera è davvero ben tenuta: una comoda panca subito fuori dallo stabile, un tavolone all’interno con sedie e un bellissimo camino. La parte sopra della casera de Fagarè invece è purtroppo privata.
Siamo giunti quasi alla fine: seguiamo il sentiero 491 fino alla Casera del Mugon (1024 mslm) che purtroppo si trova in uno stato di abbandono, ma dove segnalo la presenza di una sorgente di acqua fresca. E infine giù, lungo il sentiero 490 verso il Lago di Pontesèi.
Rifugio Bosconero e anello Triol del Camillo: dati tecnici in breve
Partenza: Lago di Pontesei (825 mslm) – il parcheggio dalla parte opposta della strada è molto spazioso, ma le domeniche d’estate lo troverai comunque pieno delle auto di chi sale al Rifugio Bosconero.
Arrivo: è un giro ad anello, ma i punti di maggior elevazione sono il Rifugio Bosconero (1457 mslm) e la Forcella Le Calade (1858 mslm).
Dislivello: circa 1300 metri.
Tempo: 2 ore fino al Rifugio Bosconero, il resto del giro calcola circa 8 ore.
Difficoltà: medio-difficile. Alcuni tratti del sentiero sono esposti su cenge erbose, ma non ci sono particolari difficoltà, né si corrono rischi. Il dislivello totale è invece interessante, e la lunghezza del giro lo rende decisamente per pochi.
Attenzione che la frana segnalata nell’articolo risale al dicembre 2020 e attualmente impedisce di compiere l’anello completo.
Cartografia: trovi tutto lo svolgimento dell’anello Rifugio Bosconero – Triol del Camillo sulla Tabacco numero 25, Dolomiti di Zoldo, Cadorine e Agordine.
Note per le altre ascensioni in zona
Ascensione al Sasso di Bosconero
Per la salita alla cima del Sasso di Bosconero (2468 mslm) si imbocca il sentiero 490 dal Rifugio Bosconero. Attraverso la Forcella Toanella si arriva in cima con una via normale, seguendo tracce bollate, in circa 2 ore e mezza. Il sentiero è alpinistico e “non molla un attimo”: 1000 metri di dislivello tutti d’un fiato, ma la vista li ripaga tutti.
Salita alla Forcella del Matt verso Bivacco Campestrin
Fare altri mille metri di dislivello con la tenda in spalla solo per vedere la condizione della Forcella del Matt era per noi impensabile. Riportiamo quanto dettoci dai gestori del Rifugio Bosconero, ma se hai notizie dirette ti chiediamo di scrivercele nei commenti!
Quello che ci hanno detto racconta infatti di un’impossibilità quasi totale di salire alla forcella, e soprattutto di scenderne senza rischiare la pelle. “Ci sarà un motivo perché si chiama del Matt, no? Dopo la Vaia è diventato da pazzi percorrerla: è completamente franata.”
Salita alla forcella de le Ciavazole
Sempre per riportato, la salita a questa forcella è impegnativa, per niente agevole e franata anch’essa tra sfasciumi e pietroni instabili. Sembra che qualcuno riesca a percorrerla, ma non senza grandi difficoltà. Se non sei obbligato a passare di qui ti consiglio vivamente di optare per la Forcella Le Calades, allungherai il percorso di poco.
Ciao ragazzi! Ho percorso il vostro stesso giro più o meno due anni fa, spezzandolo in due parti come voi, quindi confermo: magnifici luoghi! :-) Purtroppo lo scorso dicembre, a causa del forte maltempo, il tratto iniziale del Triòl del Camillo – per la precisione quello che collega la località I Ciompi, poco fuori Forno di Zoldo, alla Casera del Fagaré – ha subito danni irreparabili, motivo per il quale se ne sconsiglia al momento la frequentazione (vi lascio il link all’articolo in cui se ne parla: https://caivaldizoldo.it/specific_news.php?id=3). Speriamo si riesca a ripristinarlo col tempo perché era davvero un bel sentiero :-(
Ciao Giorgia, ti ringraziamo tantissimo per il tuo commento, la notizia ci era sfuggita. Noi l’abbiamo percorso questa estate e la zona è già evidentemente soggetta a frane, tanto che il sentiero era stato fatto deviare. Abbiamo sentito alcuni conoscenti di Zoldo che parlano di risistemarlo per l’estate, ma, come scrivono anche nell’articolo che hai linkato, è un peccato che certe opere siano lasciate completamente in mano ai volontari del CAI senza che le amministrazioni comunali e statali se ne interessino.
Grazie ancora per la segnalazione, aggiorno l’articolo e speriamo che venga riaperto il triòl!
PS: dove ti eri fermata a dormire per spezzare il giro? Noi ci eravamo letteralmente innamorati del Bivacco Dare Copada!
Anch’io dopo aver letto il comunicato del CAI della Val di Zoldo sono rimasta senza parole, sia perché quando l’ho percorso nel 2019 altri punti dell’anello erano già fortemente compromessi (nonostante gli sforzi dei volontari locali, che dopo il passaggio di Vaia si sono rimboccati le maniche e hanno rimosso centinaia di alberi abbattuti dal vento), sia perché informandomi un po’ sulla storia del suo ideatore – il celebre fondista Camillo Zanolli! – ho scoperto come fino a poco tempo prima di morire si sia dedicato alla sua manutenzione e a quella di moltissimi altri sentieri della zona, rendendolo di fatto percorribile da tutti. Ma i vostri conoscenti ne sapranno certamente più di me, quindi non possiamo far altro che incrociare le dita e sperare che il triòl torni al più presto al suo antico splendore :-)
Tornando per un istante al giro che ho fatto io, avendo affittato un appartamento a Forno di Zoldo all’epoca dedicai una giornata al Rifugio Bosconero e al vicino laghetto delle Streghe (lo conoscete?), ed un’altra al Triòl del Camillo, scoprendo solo in un secondo momento che i due percorsi si potevano unire… un ottimo motivo per tornare, no? ;-)
Mettiamola così Giorgia: è sempre un ottimo motivo per tornare in Val zoldana!! *.*
Siamo passati per il laghetto delle streghe, ma diciamo che più che la bellezza di per sé è molto interessante la storia e la leggenda che ci girano attorno.
Incrociamo le dita per il Triòl, ma gli zoldani non mi sembra gente che si da per vinta!
We tried to cross the Forcella del Matt last week – starting from the Bosconero hut. The hike up was already very challenging and dangerous, because there is a lot of scree. A couple of meters over the top, we had to return because the path downhill was very steep and red/white arrows were pointing towards very dangerous descents (smooth, very steep rocks).
Upon returning to the Bosconero hut, we wondered why the mentioning of Forcella dell Matt on the local road sign wasn’t erased – or at least some indication wasn’t added that it can’t be crossed at the moment. Especially strange, because a lower lying route towards the Bosconero hut was blocked – mentioning it was blocked due to a land slide. I hope nobody else repeats our mistake !
Hello Benedikt!
When we tried to do Forcella del Matt, we were warned by the people in the Bosconero hut, not to go for it: it was a naturally difficult path, made more difficult by the latest snowfall. Falling rocks, dangerous spree, and so on. We wrote the info in the post, hoping than at least italian hikers would read it.
It’s a shame that signs are sometimes not updated, as unexperienced hikers can get stuck in bad places…
Thank you for the report, and for having read our blog!