Una bella escursione invernale, fatta tra densi boschi – ma sempre su comode forestali – e poi dentro panorami ampi e bianchissimi, verso un rifugio che immaginiamo essere una vera coccola: ti raccontiamo la ciaspolata al Rifugio Champillon, alto sopra la Valpelline!
Da Châtelair alla conca di Champillon
Ok, forse quando ci siamo stati il panorama non era “completamente bianco”… o almeno: alla partenza, ci stavamo per rassegnare al solito giro con le ciaspole appese allo zaino. Fortuna che, con un po’ di pazienza, l’ambiente ci ha contraddetti!
Abbiamo raggiunto Châtelair, frazione di Doues che conoscevamo perché da qui siamo partiti all’esplorazione del ru de Mont, e abbiamo proseguito in auto per un altro paio di tornanti, fino a dove cioè una sbarra segnalava che non avremmo potuto proseguire (1535 mslm; siamo un bel po’ più in basso dell’attacco estivo, che si trova ai 2000 metri di Plan Detruit). Mi piacerebbe dire che abbiamo inforcato le ciaspole appena scesi dall’auto, ma… ci siamo capiti.
A questo punto, non resta che inforcare il sentiero che si stacca sulla destra proprio in corrispondenza della sbarra, e affrontare una lunga salita su sentiero non innevato, nel silenzio del bosco. Intercettiamo un paio di volte una forestale e raggiungiamo l’area picnic Belvedere del Comune di Doues (1800 mslm), che non nascondo ci provoca l’acquolina con quelle sue postazioni barbecue… ma non tergiversiamo: per mangiare i paninetti dobbiamo aspettare!
Seguiamo la staccionata dell’area verso sinistra, in modo da recuperare la strada asfaltata che sale da Doues, e che prendiamo in salita. Parlare di neve è ancora prematuro: un velo bianco ricopre la sede stradale, ma i versanti sono bruciati. Arriviamo all’Alpe Vorbé (1865 mslm) e riprendiamo a tagliare i tornanti, complice una traccia evidente che sale per il pendio.
Raggiungiamo l’Alpe di Parc (2040 mslm), alla quale siamo in qualche modo legati – ci siamo capitati più o meno per caso diverse volte, e sempre abbiamo mangiato una barretta seduti sulla panca di pietra, guardando il panorama che qui è aperto, larghissimo…
Dall’alpe proseguiamo sulla strada asfaltata, in direzione nord, e raggiungiamo infine la grande conca aperta che, sulla sinistra, sale verso lo Champillon. Ci rilassiamo qualche minuto dentro il piccolo riparo di lamiera rossa.
Dalla Conca al Rifugio Champillon
E qui si ragiona! La conca è bianchissima, abbagliante. La neve non è ottimale – è un po’ fradicia, si sprofonda – ma le ciaspole sono giustificate. Le inforchiamo, e prendiamo a salire, all’incirca a destra del torrente Vesey, che scorre al centro dell’ampio vallone.
Lo ammetto: sacramentiamo un po’ per colpa del manto, che ci impone di evitare i versanti di alcuni dossi, di aggirarli, ma in qualche modo riusciamo a seguire la traccia del sentiero estivo. Sbuchiamo sulla forestale di accesso alla Tza de Champillon (2300 mslm) e, colpiti dal panorama che ci si è fugacemente rivelato verso nord, raggiungiamo gli edifici dell’alpeggio – un corpo principale squadrato, di pietra, e una lunghissima stalla.
Ci sediamo sul bordo di cemento della lunga (anche lei!) fontana, tiriamo il fiato e riprendiamo a salire.
Dalla Tza al Rifugio Champillon si tratta di seguire una carrareccia che però, ora, è completamente invisibile. Meglio allora puntare direttamente al cucuzzolo sul quale sorge l’edificio: servono 40 minuti di buona ciaspolata per arrivarci.
Il Rifugio Champillon Letey
Situato a quota 2465 mslm , il Rifugio Champillon è piuttosto recente – è stato inaugurato solo nel 2005 – ma sembra promettere bene (dico sembra perché è chiuso, ohimé). Tra le cose che mi ispirano, ci sono il menù che, nonostante sia stato scritto a gessetto, rimane sulla lavagnetta, e chiude con una frase in inglese – per massima audience – contro razzisti, omofobi, sessisti e stronzi in genere; le strane insegne dipinte sulla facciata, che mescolano uccelli, foglie di fico, intimo femminile demodé e ungulati (sono un’opera d’arte temporanea, che parla di origini comuni e rispetto tra tutti i viventi); due splendidi “quadri” fatti con oggetti recuperati e raffiguranti balene (?); quella che credo sia una sauna.
Leggerò poi che qui si vedono le stelle perché il luogo si presta particolarmente, e i gestori organizzano serate a tema.
Stagione di apertura (in genere fino a metà/fine ottobre) e tutte le info si trovano sul sito del rifugio. Dal dosso sul quale sorge il rifugio si gode di un panorama eccezionale, morbido verso valle, ruvido a monte. Possiamo solo immaginare quello che sarebbe in un inverno ricco di neve.
Il Rifugio Champillon gestisce, in piena estate, un chioschetto nei pressi del laghetto che si trova all’attacco della salita. Vicino al riparo in metallo, insomma!
La lunga discesa può avvenire per la stessa via della salita – ciaspole attaccate allo zaino comprese – con in più un po’ di vagare per le forestali di questi versanti.
Ciaspolata al Rifugio Champillon Letey: dati tecnici in breve
⛰️ Dove siamo | In Valpelline, Valle d’Aosta, tra Doues e Ollomont |
📍 Partenza da | Strada di Châtelair, sbarra (1535 mslm) |
🏅 Arrivo | Rifugio Champillon Adolphe Letey (2465 mslm) |
📐 Dislivello | 870 metri |
📏 Lunghezza | 11 km tutta l’escursione |
⏱️ Tempo | 5 ore |
😅 Difficoltà | Difficile: con le ciaspole il dislivello complessivo si fa sentire, mentre l’ultimo tratto richiede buon orientamento e capacità di leggere in pendio |
💧 Acqua | / |
🗺️ Cartografia | L’Escursionista 1:25.000 n. 5- Valle del Gran San Bernardo, Ollomont (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
🛰️ Traccia GPS | Sì |
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