Salita, forcella, discesa, salita, forcella, discesa… ma questa è già la quarta volta che il rituale si ripete. Inizio a temere che il sentiero Durissini si stia letteralmente prendendo gioco di me.
È il primo sabato di Agosto, il cervello è tutta la settimana che mi ripete di evitare la zona di Misurina e il comprensorio delle Tre Cime. Ma come sempre, almeno per quanto mi riguarda, è il cuore ad averla vinta. È bastato uno sguardo alla carta, giusto la settimana prima, per farmene innamorare. Ed è servita l’ennesima forcella per maledirmi. Ma i grandi amori sono così: passione forte, qualche lite, nessun rimpianto.
Quello che si legge sulla carta è che il Sentiero Durissini permette di fare un anello che esplora l’intero ramo dei Cadini di San Lucano. Ciò che non si legge è che il percorso che ti fa fare si traduce in un continuo saliscendi di forcelle spesso franate e cenge esposte. Quello che si fa fatica a descrivere è il tutto si svolge in uno dei più grandiosi ambienti dolomitici.
Il sentiero 115 verso il Rifugio Fonda Savio
Dopo un’interminabile coda in autostrada, all’uscita dell’autostrada e poi fino a Longarone, riusciamo a convincere il vigile che ferma le auto che vanno verso le Tre Cime a farci passare. Parcheggiamo così nei pressi dell’inizio del sentiero 115 (circa 1810 mlsm).
Questo sentiero attraversa dapprima una forestale in bosco fino a raggiungere il Pian degli Spiriti (1896 mslm) dove stanno pascolando dei bellissimi cavalli. Superiamo un piccolo ruscello con l’aiuto di qualche ponte improvvisato e il sentiero inizia a salire.
Attraverso il bosco di abeti e larici raggiungiamo il Ciadin dei Toci. Alle nostre spalle il Monte Cristallino, tutta la maestosità delle guglie dei Cadini di Misurina davanti a noi. Terminato il bosco ,la salita continua a mezza costa su un sentiero leggermente più instabile dove un ultimo tratto di cavo finale con una scaletta lignea ci portano davanti all’ingresso del Rifugio Fonda Savio (2367 mslm).
Il tetto rosso del rifugio non mente: i profumi che escono dalla cucina ti assicuro che hanno messo a dura prova la nostra forza di volontà nel continuare a camminare! Il Rifugio infatti è molto bello e ci sono già tantissime persone con davanti la combo perfetta di birra ghiacciata e piatto fumante.
Il sentiero attrezzato Durissini
Il Rifugio Fonda Savio è un vero e proprio crocevia di sentieri, tanto che fatichiamo a trovare l’imbocco del sentiero Durissini. Per dirla tutta eravamo fin da subito quasi certi di aver intuito quale fosse, ma speravamo di sbagliarci: quel zig-zag che si inerpica verso la forcella non sembrava promettere nulla di buono.
Come temevamo infatti il sentiero 112 inizia alla sinistra del Rifugio Fonda Savio. Perdendo vistosamente di quota iniziamo a scendere in disarrampicata con l’aiuto di una corda metallica fissa. Il sentiero poi incontra un bivio: a sinistra il sentiero 117 riporta al Lago De Antorno, mentre noi ci teniamo sulla destra e attraversiamo in orizzontale un piccolo nevaio. Il sentiero Durissini inizia ufficialmente da questo punto.
Non ci è difficile capire di che pasta sia fatto il sentiero Durissini: il simpatico zig-zag che vedevamo dal rifugio è fatto di detriti e ghiaie più o meno fini, e attraversa suo malgrado numerosi tratti franati. Passo fermo e concentrazione sono necessari per non smuovere massi ed evitare di scivolare rovinosamente.
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Saliamo Forcella della Torre (2400 mslm) e improvvisamente ci ritroviamo soli. È il primo weekend di agosto, bollino nero per viabilità e confusione, ma la gente sembra essere concentrata al Lago di Misurina e alle Tre Cime di Lavaredo: i restanti si sono spinti al Rifugio Fonda Savio, ma oggi in pochi sembrano averci preceduto su questo sentiero. Ed effettivamente non è difficile capirne il motivo: siamo solo alla prima (di una lunga serie) di forcelle e già i polpacci iniziano a bruciare.
“Davide, questa è esattamente la prima di quante forcelle?”
“Mah, credo un paio.”
E ancora oggi non è dato sapere se questa dichiarazione sia stata dettata dall’ottimismo, o si sia trattata più propriamente di truffa aggravata.
Scendiamo la Forcella della Torre (voltandoti indietro non ti sarà difficile comprendere il motivo del suo nome) e risaliamo la tosta e bellissima Forcella Ciadin Deserto (2400 mslm). L’ultimo tratto è agevolato da alcune travi di legno e da una corda metallica. Il panorama sulle Dolomiti da qui è incredibile.
Ancora pochi metri e siamo alla Forcella Sabbiosa (2440 mslm) questa volta senza particolare fatica. Ma la pacchia delle forcelle da raggiungere in falsopiano è finita e siamo di nuovo in discesa.
La risalita della Forcella Cristina (2390 mslm) è quasi completamente franata. Noi scegliamo di salire tenendo la sinistra orografica, dove si sono ammassate alcune rocce di dimensioni maggiori. Qui incontriamo una coppia in evidente difficoltà che aiutiamo a mettersi in sicurezza. Come dicevo all’inizio, il sentiero Durissini in carta sembra piuttosto semplice, ma non va assolutamente preso sottogamba. Oltre ad un notevole dislivello, i tratti franati lo rendono un percorso decisamente per persone esperte.
A Forcella Cristina lo scenario si apre e di fronte a noi vediamo tutta la catena delle Marmarole. Giusto la settimana prima eravamo lì, e guardavamo questo panorama che ora stiamo percorrendo.: in tenda di fronte al Bivacco Tiziano, con i Cadini di Misurina che ci osservavano, la carta aperta e il dito puntato verso la prossima meta… il resto è storia.
Da qui, in lontananza, vediamo il Rifugio Città di Carpi. Noi invece, dopo una breve discesa, pieghiamo decisamente a destra scendendo lungo il Ciadin delle Pere, fino a raggiungere un bivio. A sinistra la traccia marcata come AV4 porta direttamente al rifugio Città di Carpi, mentre noi seguiamo a destra verso Forcella della Neve.
Il Sentiero Bonacossa
Dal crocevia è possibile in realtà imboccare due sentieri diversi – entrambi portano al Rifugio Fonda Savio:
- proseguire sul sentiero 112 per Forcella del Nevaio;
- prendere il sentiero 118 verso Forcella della Neve, per poi deviare verso Forcella del Diavolo sul sentiero 117.
Dopo esserci venuta in inverno con gli sci d’alpinismo, sono troppo curiosa di vedere la Forcella della Neve in veste estiva. E infatti non mi sbagliavo… dopo l’ennesima risalita la vista da qui merita la fatica fatta. La Forcella ci appare in tutto il suo splendore, tra architetture di roccia e guglie aguzze. La neve dell’inverno ha lasciato spazio ad alcuni fiori che crescono spontanei, mentre il sole inizia a calare regalando alle imponenti pareti che ci circondano il classico colore rosato delle dolomiti.
Siamo di nuovo in forcella e siamo di nuovo in discesa. Il sentiero piega evidentemente verso sinistra, ma fai attenzione perché questo tratto è completamente franato. Tentare di superarlo è piuttosto complicato: il terreno è instabile e scivoloso, per cui decidiamo di proseguire verso il basso incanalandoci in un solco profondo generato dalla forza erosiva dell’acqua. È stata la scelta giusta, perché in un attimo ci ha permesso di evitare numerosi saliscendi su solchi profondi e franosi.
Riprendiamo il sentiero che è già ora di risalire. Intercettiamo infatti il sentiero 117 Bonacossa che devia bruscamente verso destra per risalire quello che io chiamo “il mostro finale”! È la sesta ed ultima forcella, ma anche la più dura (o sarà che ormai iniziamo ad essere decisamente meno freschi noi).
La traccia sale sfasciumi e detriti rocciosi di diverse dimensioni fino ad arrivare ad una parete piuttosto verticale che è stata attrezzata con delle scale di ferro e un cavo metallico.
La Forcella del Diavolo è davvero il mostro finale dei videogiochi, e il suo nome non poteva essere più azzeccato. Sono ormai ore che camminiamo in questo ambiente incredibile fatto di speroni di roccia, aspre guglie e vertiginose cenge. Un ambiente luciferino che fa da contrasto con il colore rosa del tramonto sulle rocce dolomitiche e i magici tocchi di colore regalati dalla natura.
La meta del nostro giro ad anello da qui non si vede ancora, ma proseguendo verso destra lungo il sentiero Bonacossa in leggera discesa, in poco tempo raggiungiamo nuovamente il Rifugio Fratelli Fonda Savio, dove troviamo la meritata birra finale e un cielo che da spettacolo di sé.
Dati tecnici in breve
Partenza: 1810 mslm all’inizio del sentiero 115. C’è un piccolo parcheggio dove lasciare l’auto (in realtà non è neanche tanto piccolo, ma nei weekend d’estate può facilmente riempirsi). Attenzione che nei periodi più affollati la strada per arrivare qui è chiusa per la troppa affluenza verso le Tre Cime di Lavaredo.
Arrivo: è un giro ad anello, ma il punto più alto è Forcella del Diavolo (2598 mslm)
Dislivello: sulla carta sono solo 800 mt di dislivello, ma calcolando i continui saliscendi siamo a circa 1700 mt
Tempi: 7 – 8 ore
Cartografia: Tabacco n.17, Dolomiti di Auronzo e del Comelico
Difficoltà: difficile. Il Durissini è un sentiero alpinistico che si svolge in un ambiente di alta montagna già di per sé proibitivo. I tratti più esposti sono assicurati con cavi metallici o scalette, ma la vera difficoltà è data dai numerosi tratti franati. In più punti infatti il sentiero è stato completamente portato via dall’acqua e può risultare rischioso. Infine il dislivello complessivo lo rende un sentiero per persone esperte… e resistenti.
Attrezzatura: nonostante sia considerato un sentiero attrezzato, non è richiesta nessuna attrezzatura particolare. Noi avevamo il set da ferrata, ma non l’abbiamo mai usato in quanto gli spezzoni di cavo sono davvero pochi, e piuttosto isolati. Se non ti è chiara questa classificazione puoi leggere l’articolo nel quale spieghiamo la differenza tra sentiero attrezzato e via ferrata. Può essere utile invece portarsi un caschetto: pesa pochissimo nello zaino e offre una bella sicurezza, specie in alcuni punti esposti o franati. Comodissimi infine i bastoncini da trekking soprattutto per affrontare alcune cenge o i passaggi più verticali.
Acqua: nessuna possibilità di approvvigionamento, tranne che nei pressi del Rifugio Fonda Savio.
Descrizione del percorso molto precisa e dettagliata, che rende molto bene l l’idea delle difficoltà che si andranno a incontrare. Complimenti all’autrice e grazie. Tanti saluti. Paolo Baldessarini Nago TN
Ciao Paolo,
sono cresciuta almeno di 10 cm con il tuo commento!
Grazie di cuore, felice possa esserti stato utile.
Buone camminate
Silvia
Grazie Silvia , io che soffro di vertigini e mi sento sicura solo se mi imbrago in certi passaggi …. ho capito che non mi è possibile farlo dal momento che scrivi cye in alcuni tratti, il cavo metallico di aiuto Non c è perché portato via dalle frane.. giusto ? Ci sono alternative x evitare i punti esposti ? Grazie mille
Ciao Roberta, il sentiero Durissini è tutto molto esposto. Anche se avessero ripristinato il cavo metallico non è un sentiero che consiglierei a chi soffre di vertigini purtroppo…
Puoi comunque arrivare al Rifugio Fonda Savio e vedere come prosegue da lì, anche solo la vista è strepitosa!
Buone gite!
Leggendo queste righe,la mente mi rimandava ad agosto 2022,quando con l’amico di sempre facemmo l’altra via n4.
Siamo partiti dal rifugio Auronzo e, attraverso il 117 Bonacossa -spettacolare- per arrivare al Città di Carpi dove avremmo pernottato.
Arrivati al Fonda Savio,fetta di strudel obbligatoria.
La cartina ci indica lo scavalco della forcella del nevaio.
Prendiamo un po’ di info al rifugio e cominciamo a salire,incrociando due ragazze,a cui chiedo ulteriori info; c’è da stare attenti, terreno franoso e molto ripido.
Continuiamo comunque.
Ci siamo.
Cominciamo a salire, è molto ripido,ma c’è la corda,che però manca negli ultimi più ripidi e pericolosi metri.
Ci sganciamo,il mio amico comincia a salire con non poca difficoltà.
Continuava a scivolare indietro.
Fortunatamente ero rimasto a poca distanza dalla corda,mi sono messo quasi in spaccata con le gambe e con il piede sx ho fatto da fermo.
Ci siamo riassicurati all corda e scesi nuovamente al Fonda Savìo,avvisando della problematica avuta.
Era impossibile scavalcare la forcella,chi arriva dalla parte opposta,scendendo, fa franare il terreno rendendolo instabile, per chi sale.
Cambio programma.
Imbocchiamo il sentiero Durissini,
senza sapere delle forcelle 🤦ma che avevamo davanti altre 3 ore.
Arrivati alla forcella della torre,troviamo degli escursionisti che ci 😀 illuminano sulle altre da fare.
Alla fine,esausti,e dopo 7,30 ore siamo arrivati al Città di Carpi.
P.s
Lo rifarei 💪
Ciao Claudio, che avventura! La montagna sa essere davvero imprevedibile alle volte, anche se prendi tutte le accortezze del caso.
Avete fatto benissimo a tornare sui vostri passi! Pensa che noi a settembre 2022 stavamo percorrendo la stessa altavia e a Forcella del Nevaio aveva ben 30 cm di neve!!
Noi in quel caso abbiamo deciso di prendere il sentiero basso che dal Fonda Savio (rifugio strepitoso) porta al Città di Carpi… se ti interessa il resoconto della nostra AltaVia n.4 lo trovi qui (noi l’abbiamo percorsa in tenda).
PS: il tuo PS è fenomenale! Buone gite!