L’autista del van Mercedes nel quale siamo seduti da una decina di minuti a guardare i video di musica pop tutti culi in intimo provocante e uomini in tuta acrilica, si blocca di colpo, smette di parlare quel misto di romeno e russo che ci ha accompagnati in Moldovia e ci dice:

Ma voi siete italiani.

Poi ovviamente in Italia lui ci ha lavorato – a Padova, chiaro, con il camion. L’atmosfera si semplifica, otteniamo le info sul tragitto che cercavamo, e poi ci viene chiesto E a Tiraspol andate per fare acquisti?

No, rispondiamo. Andiamo a vedere com’è.

E lui ci fa quel gesto tutto italiano della mano a carciofo, e commenta: A vedere com’è. Ma non c’è niente: è come qui, ma più brutto.

Si siede al posto di guida e mette in moto il van. Ma per voi qualcosa da vedere c’è, comunque, rettifica.

Sovietica

Meme Transnistria

Come arrivare in Trasnistria, il paese che non c’è

Se non stai attento alle date in cui sono stati scritti, alcuni articoli in internet ti dipingeranno una situazione rischiosa e complicata. Abbastanza almeno da farti stare con una vaga adrenalina la notte precedente, e mentre alle sei di mattina cammini verso la stazione centrale degli autobus di Chisinau.

Ora, venti anni dopo la sua costituzione – se così si può chiamare – arrivare in Transnistria è decisamente fattibile.

Basta prendere uno dei van che partono ogni ora da Chisinau, e dopo un’ora e mezza di una strada nella quale le buche si mimetizzano sul grigio dell’asfalto, arrivi alla seconda dogana.

In ogni caso, i moldavi sembrano guidare abbastanza piano.

Seconda dogana, sì, perché se le campagne fuori dal finestrino non sono cambiate e non cambieranno per tutte le quasi due ore di viaggio, una triplice linea artificiale le taglia. C’è la frontiera della Moldovia. C’è quella che delimita la zona neutrale demilitarizzata e ti fa entrare in Transnistria attraverso un posto di controllo con filo spinato, baracca corazzata, soldati armati.

A noi questi confini sembrano assurdi, quasi ridicoli. La pensano diversamente i soldati con i mitra in bella mostra e le persone del posto che sanno benissimo indicarti se una casa sia effettivamente in Moldavia o in Transnistria.

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Qui scendi dal van, entri nel piccolo edificio doganale, consegni il passaporto e ricevi uno scontrino nel quale è segnata con precisione cronometrica l’ora entro la quale devi uscire dal paese.

Visto d'ingresso per la Transnistria

Da questo momento, al netto di richieste particolari, hai 10 ore nette per esplorare Tiraspol, la capitale della Transnistria, e i suoi dintorni.

Il sito ufficiale della Farnesina sconsiglia vivamente l’ingresso in questo Paese. Il fatto è che se dovesse succederti qualcosa non ci sarebbero ambasciate per aiutarti, mentre i rapporti internazionali sono quasi del tutto assenti.

Dal momento in cui ti danno il permesso alla dogana hai 10 ore per visitare la Transnistria, ma detto tra noi, se esci in 8 è quasi meglio. Nella capitale, Tiraspol, il turismo è pressoché inesistente e gli sguardi di sospetto non indifferenti. Assicurati comunque di uscire entro le 10 ore esatte: nel biglietto è infatti indicata l’ora precisa, i minuti ed addirittura i secondi entro i quali devi lasciare il paese.

Non tirare la corda con i tempi perché tendono ad essere molto fiscali.

In secondo luogo ti consiglio di tenere quel bigliettino volante come la cosa più preziosa che hai: ti verrà infatti richiesto nuovamente alla frontiera per uscire. Senza quello potresti passare davvero dei brutti guai.

Se vuoi stare più di 10 ore devi comunicarlo alla dogana, ti chiederanno il motivo e dove hai intenzione di alloggiare la notte, ti verrà rilasciato comunque il famoso scontrino, ma sarà poi la struttura dove pernotterai a darti un permesso prolungato.

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Un passo indietro: di giganti che crollano e confini

E’ il 1991. Si dissolve l’Unione Sovietica, e una vasta regione dell’Europa cade nella confusione. Le ex repubbliche sovietiche “ne fanno di tutti i colori”, in modi che per noi occidentali sono mediamente incomprensibili (per capire qualcosa della Moldovia siamo dovuti andare a Chisinau a farci raccontare una storia di golpi e infamie).

La fetta di Moldovia addossata all’Ucraina decide nel 1990 di dichiarasi indipendente da tutto e tutti. Lo fa unilateralmente, tramite referendum, e per questo non è tuttora riconosciuta dall’ONU.

Anniversario della Transnistria

La Transnistria – o meglio: la Pridnestrovskaja Moldavskaja Respublika (Repubblica Sovietica Pridnestrova di Moldavia), come dovrebbe chiamarsi – è questa striscia di campagne lunga duecentocinquanta chilometri che si trova oltre il fiume Nistro. In breve la si dovrebbe chiamare Pridnestrovie, la terra presso il fiume Dnestr. Sarebbe più corretto.

In Pridnestrovie si parla russo. Si usa una moneta locale derivata dal rublo, il rublo della Transnistria. Un soviet supremo la governa. La bandiera è l’ultima a conservare esplicitamente la falce e martello.

Nel 1992 è stata pure coinvolta in una guerra a tutti gli effetti (ecco perché la zona demilitarizzata).

In un recente sondaggio, alla domanda “Cos’è la Transnistria”, il 99% degli intervistati italiani ha mostrato di non avere idea di cosa si stesse parlando.

Geopolitica spiccia: dove sta l’inghippo della Transnistria?

La faccio breve.

In Transnistria la popolazione è filorussa, quando non russa tout cour. Riceve sovvenzioni (per quanto scarse) dalla Russia, e serve da stato cuscinetto per “circondare” l’Ucraina, un po’ come nel caso della Crimea.

Cosa succede? Che la Moldovia, poverissima e “lontana”, vorrebbe entrare in Europa. Ma l’Europa dice: prima risolvi la complicata situazione della Transnistria, poi vediamo cosa fare. Il problema è che l’interlocutore russo non ha orecchie per risolvere questo incastro.

Meme transnistria Putin

La Moldovia si trova in una posizione di scacco che non le permette di muoversi verso il futuro.

La Transnistria si trova persa in una “nostalgia” sorda alimentata dalla Russia con un misto di interessi e sufficienza.

Pensa che quando qui era tutta Unione Sovietica, la Transnistria concentrava quasi tutte le industrie (e gli investimenti russi) della repubblica di Moldavia. L’attuale Moldovia conserva invece la vocazione agricola.

Abbiamo letto un bell’articolo sulla Transnistria del mentre viaggiavamo su quel van. Una frase ci ha colpito particolarmente:

” La prima impressione [passando la dogana] è la stessa che hai quando passi la dogana svizzera a Chiasso: capisci subito che di là è meglio. E se di là è la Repubblica Moldova, forse la nazione più povera d’Europa, allora è tutto dire.”

Campagne moldave

Cosa abbiamo visto a Tiraspol

Premetto: non abbiamo potuto sfruttare tutte le dieci ore del nostro visto per la Transnistria. I tempi di percorrenza delle strade moldave e l’aereo per l’Italia – anticipato di un’ora – ci hanno permesso di fare solo un’ora di camminata per le vie di Tiraspol.

Silvia a Tiraspol

Ma il feeling ci ha investiti completamente.

Nel 2008 la televisione italiana trasmetteva un servizio in cui facevano vedere quanto fosse semplice comprare un kalashnikov. I racconti di viaggio letti in internet ti consigliano di avere sempre in tasca dei dollari da lasciare come mazzetta ai posti di blocco. Nicolai Lilin nel 2009 apriva il suo leggendario “Educazione Siberiana” scrivendo:

“In Transnistria febbraio è il mese più freddo dell’anno […] sono cresciuto in un quartiere malfamato, proprio nel posto dove negli anni Trenta si sono sistemati i criminali espulsi dalla Siberia. La mia vita era lì, con i criminali e il nostro criminalissimo quartiere era come una grande famiglia”.

E noi? Posso dirti che non ci siamo mai sentiti in pericolo, non abbiamo notato delinquenti per le strade, passare la dogana è stato molto semplice e non siamo stati importunati da nessuno. Posso dirti però anche che proprio tranquilli non lo siamo stati mai.

Suggestione?

Silvia V - Viaggi, avventure, scoperte, montagna

Il van ci lascia alla stazione degli autobus e del treno di Tirasol, capitale di questo stato fantasma.

Parco Kirov

Diretti verso il centro – dove si concentrano i monumenti – attraversiamo prima una periferia di casette a un piano, dal tetto inclinato, i giardinetti autunnali come divisi dalle tubazioni del gas tra una proprietà e l’altra, alte un paio di metri dal suolo.

La toponomastica è quella del comunismo: percorriamo Strada Lenin e attraversiamo il parco Kirov, per dire, ma sulla carta troviamo anche Marx ed Engels.

In una ventina di minuti raggiungiamo le principali attrattive della città: il monumento al carrarmato T34 (che è a tutti gli effetti un carrarmato T34), il monumento equestre a Suvorov – l’ultimo generalissimo russo prima di Stalin – e la statua a Lenin di fronte al palazzo del Governo.

Monumenti a Tiraspol Presidenziale a Tiraspol

Questo palazzo ricade a pieno titolo nella lista dei palazzi da non fotografare, pena gravissime conseguenze e spiegazioni da dare. Ma in giro non c’è praticamente nessuno, né tantomeno guardie o soldati.

E in effetti non riscontriamo questa profonda militarizzazione (?), lo stato di polizia (?), il controllo costante sul compagno cittadino (?). Anzi: queste cose erano più tangibili a Chisinau.

Lenin di fronte al palazzo presidenziale di Tiraspol

In giro ci sono i colori della repubblica, ci sono quegli elementi urbani che ti aspetteresti in una città sovietica, e soprattutto c’è poca gente a piedi, complice forse la domenica mattina.

Stemmi del comunismo, bandiere affiancate di Transnistria e Russia. Un grande manifesto ricorda un anniversario statale.

Un monumento ai caduti della guerra del 1992. I nomi incisi sono molti: non è stata una scaramuccia.

La Transnistria era considerata il deposito di munizioni della Russia. Ci risiedeva un’intera armata russa (la 14ª) più altri contingenti mossi qui dopo il conflitto.

Oltre a questo, tutto quello che serve a disegnare una città ferma all’epoca sovietica. C’è la chiesa ortodossa con le cupole dorate, nella quale si celebra di spalle, in mezzo a nuvole di incenso. C’è il mercato coperto dentro un edificio piuttosto brutalistico, fuori dal quale un vecchio cieco canta una canzone lamentosa accompagnandosi da una radiolina, e una babushka propone a un capannello di persone il contenuto di pentole di alluminio fumanti.

Chiesa ortodossa a Tiraspol

Il fiume Nistro

E’ un vero autunno est europeo, grigio. Il Nistro è un fiume immobile e un po’ triste (anche se si trova al di là di un parco pubblico curatissimo, dall’erba di un verde abbagliante e lampioncini in ghisa abbastanza nuovi) l’atmosfera è bassa e ad un certo punto inizia a spirare un vento gelido che ci dice che è ora di muoverci verso la stazione e pensare a tornare in Moldovia.

Parco a Tiraspol

A metà strada fermeremo un taxi. Non c’è confronto con il costo del van (l’equivalente in lei di un paio di euro a testa, contro i 25 dollari per la corsa in taxi), ma l’autista ci lascerà direttamente all’aeroporto.

Autista che parla solamente russo, ed è un peccato. Siamo rimasti con una curiosità insaziabile di cose grandi e piccole, piccolissime: la voglia di capire come si vive questa separazione, com’è vivere al di là di una triplice dogana, ma anche perché il nostro tassista, presa la corsa, è sceso dall’auto, ha staccato l’insegna di taxi dal tetto e l’ha infilata poco cerimoniosamente nel bagagliaio.

Riusciamo solo, a gesti, a farci mostrare questi famigerati rubli della Transnistria. E a farci confermare il monopoliya della Sheriff.

La Sheriff letteralmente domina l’economia della Transnistria: supermercati, pompe di benzina, supermercati, canali televisivi e telefonia. I fondatori sono Viktor Gushan e Ilya Kazmaly, due ex agenti dei servizi segreti che hanno saputo sfruttare al meglio situazione politica e corruzione.

La punta di diamante di questo impero è lo Sheriff Tiraspol, la squadra di calcio (già sentita, vero?). Diretta da un allenatore italiano, i giallo neri hanno vinto ben 15 dei 17 campionati nazionali moldavi perché se è vero che i due Paesi sono in guerra da decenni, per il calcio si può sempre chiudere un occhio. Stadio da 18.500 posti, 4 campi da gioco di cui uno invernale coperto (rarità anche per le nostre squadre di serie A) lo Sheriff prende parte alle competizioni europee e chissà, magari vedendola qualificarsi in Europa League sarà più facile metterla anche sulla mappa.

Silvia V - Viaggi, avventure, scoperte, montagnaSilvia

Sheriff, il monopolio in Transnistria

Forse ci rivedremo, Transnistria: sei sulla strada percorsa dagli autobus diretti ad altri luoghi mitici dell’oriente europeo, come Odessa e Kiev.

Sei una striscia di terra e umanità trasparente, invisibile, eppure ci sei.

I love Tiraspol

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