Tra i giri che adoriamo, ci sono i trekking ad anello selvatici, isolati, dall’orientamento un po’ boh, challenging il giusto, intensi, lunghi. Abbiamo adocchiato i “denti” delle Sette Picche un giorno, un po’ per caso, dopo essere entrati quasi per sbaglio in Val Gleriis. Ci siamo tornati qualche settimana dopo, con chiare intenzioni: scoprire quel mondo di forcelle intagliate e spigoli aguzzi. Questo è il racconto e, come avrai capito, non si tratta di un percorso semplice.

Dalla Val Gleriis a Forcella Alta di Ponte di Muro

Lasciamo l’auto lungo la strada della Val Gleriis, presso una piazzola a 1099 metri di quota: la riconosciamo perché qui c’è il segnavia verso la nostra prima meta (Forcella Alta di Ponte di Muro). È una giornata coperta, un po’ fredda e ventosa, e le Sette Picche, a quest’ora della mattina, raccontano tutto del loro nome: sembrano dei denti aguzzi, inquietanti.

Scendiamo allora sul greto del Gravon di Gleriis, e seguiamo con attenzione un flebile sentiero, tenuto insieme più che dalla traccia sul terreno, da rarissimi ometti e da qualche segno scolorito. Fondamentalmente risaliamo le ghiaie di uno dei rami del Gleris. Solo quando il sentiero inizia a salire, tra solchi di erosione, grossi massi e mughi, possiamo allentare la concentrazione dell’orientamento.

 

Uno dei punti più “fetenti”, per l’orientamento, è l’individuazione di un segno bianco che, anche se dalla foto non sembra, ci ha fatto dannare non poco!

Spiragli di sole bucano le nuvole a illuminano radi larici. Seguiamo i bolli rossi, e arriviamo sulla Forcella Alta di Ponte di Muro (1613 mslm, 1 ora dalla partenza), stretto intaglio tra la creta omonima e le Cime di Gleriis.

Il tempo di guardare dietro di noi il solco ghiaioso della valle, in basso, e ripartiamo.

Da Forcella di Ponte di Muro a Forcella Chiavals

Inizia ora l’avventura (anche se per adesso non ne abbiamo idea). Dalla forcella, il nostro sentiero – ora segnavia 429 – si inerpica sulla destra per alcuni metri, aggirando alcuni torrioni isolati bordati dai mughi, mentre si apre una visuale impressionante sulle forme dello Zuc dal Bor, apparentemente imprendibili.

Da qui e per un’ora circa, percorreremo il tratto più complesso dell’escursione. In ordine sparso affrontiamo:

  • orientamento complesso: i bolli ci sono… ma vanno trovati!
  • percorsi non logici: il sentiero sale e scende, soprattutto all’inizio, in modo poco prevedibile – serve doppia attenzione!
  • mughi: la stretta traccia si infila tra i mughi, si perde nell’erba gialla, scavalla solchi erosivi.
  • terreno friabile: alcuni passaggi richiedono una certa pratica di terreni impervi. L’esposizione – non estrema, ma sempre ben presente – non aiuta la percezione di sicurezza.

Infine, i selvatici. Viviamo infatti un “incontro ravvicinato” con alcuni camosci lanciati nella corsa, uno dei quali ha deviato sul versante giusto cinque metri prima di scontrarsi con me, congelato sul sentiero!

Al di là di queste difficoltà, il percorso è di una bellezza disarmante. È proprio quello che ti dicevo all’inizio: isolato, selvaggio, atmosferico.

Dai e dai, raggiungiamo un bivio (1520 mslm). Il cartello è spezzato e appoggiato contro la roccia, potrebbe scomparire in un attimo. Ignoriamo il sentiero in discesa, e proseguiamo dritti (Biv. Bianchi, Forcella Chiavals).

Se fino a questo momento all’incirca ci siamo mossi in quota, ora saliamo per alcuni lunghi tornanti. La traccia è comoda abbastanza, finalmente evidente. Arriviamo in corrispondenza di due grossi “pilastri” di roccia: ci infiliamo tra questi, percorriamo una specie di canalone inclinato – siamo in ambiente roccioso e ghiaioso, ora. Sbuchiamo su un sentierino di roccia, dove un brevissimo tratto attrezzato (con cavo rotto!) ci deposita di nuovo tra i mughi.

Pochi minuti, e siamo su una ventosissima Frocella Chiavals (1912 mslm).

Ritorno per Forcella della Pecora

Avendo voglia di sopportare il vento, dalla forcella si apre un incredibile panorama verso est: le montagne sono isole che spuntano tra le nubi incastrate nelle valli, l’erba gialla è un accento sulla roccia bianca, dietro di noi la dorsale stratificata che porta allo Zuc dal Bor fa venire voglia di alpinismi, e in basso, sul suo promontorio, c’è il minuscolo Bivacco Bianchi con il suo tetto inclinato che sembra oversize. 

Da qui, in una mezz’ora scarsa, si potrebbe salire sul Monte Chiavals, ma tira troppo vento, la temperatura si è abbassata, e la strada è ancora lunga. Sarà per la prossima volta!

Scendiamo un po’ di quota seguendo il sentiero 425 (parte dell’Alta Via CAI di Moggio) che poi piega verso nord. Facciamo una pausa per un paninetto, e abbiamo un’altra sorpresa: il sentiero che si srotola davanti a noi è una meraviglia in quota, una sottile linea incisa attraverso versanti erbosi, bella e facile da camminare, Cima della Pecora e Cima della Vacca di fronte a noi, a farci da guida.

Perdiamo un po’ di quota, e arriviamo su Forcella della Pecora (1827 mslm), dove un crocifisso di metallo guarda la sottile traccia che sale in vetta.

A noi invece non resta che scendere l’infinito ghiaione della forcella (sentiero 430), ora in ombra (peccato: l’illusione del sole è durata pochissimo). Qui serve pratica di terreni instabili e la progressione è la solita di questi canaloni: piedi lasciati liberi in una nuvola di ghiaino e polvere, poi un improvviso scalone da scendere, poi ancora piedi liberi… Dalla forcella all’auto ci aspettano 700 metri di dislivello negativo.

Il sentiero si fa di nuovo traccia tra i mughi, incrocia la deviazione per Forcella della Vacca, si infila nei tornanti di una faggeta e, con un paio di gradini di ferro posti sul parapetto, sbuca infine sull’ultimo tratto di strada asfaltata della Val Gleriis. Duecento metri in discesa, e siamo all’auto.

Anello delle Sette Picche dalla Val Gleriis: l’escursione in breve

⛰️ Dove siamo Sulle Alpi Carniche, una delle propaggini settentrionali del complesso è di Zuc dal Bor e Monte Chiavals.
📍 Partenza da Lungo la strada della Val Gleriis (1099 mslm)
💍 Punti dell’anello Forcella Alta di Ponte di Muro (1613 mslm), Forcella di Chiavals (1912 mslm), Forcella della Pecora (1827 mslm)
📐 Dislivello 930 metri complessivi
📏 Lunghezza 7,25 km
⏱️ Tempo 5 ore e mezza
😅 Difficoltà Difficile. Serve passo sicuro e capacità di orientamento in ambienti selvatici e isolati.
💧 Acqua No.
🗺️ Cartografia Tabacco 1:25.000 n. 18 – Alpi Carniche Orientali, Canal del Ferro, Nassfeld (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS Sì.