Ti sei mai chiesto come si fa a fare una regata quando il vento spira a 0,5 nodi? Noi l’abbiamo provato alla 51ª Barcolana di Trieste.
L’invito arriva da Serena, un’amica conosciuta al corso di scialpinismo, che ci propone di essere ospiti della sua imbarcazione per la Barcolana.
Il sogno di regata
Sono più di 20 anni che sento parlare di questa regata senza averci mai partecipato, quindi non posso perdermi quest’occasione.
Mio padre e mio zio sono da sempre grandi appassionati di barca a vela. In famiglia ho iniziato a macinare scotte, drizze, nodi e babordi sin da piccolissima.
Le vacanze in estate sono sempre state all’insegna della navigazione a vela (almeno fino a che non mi sono ribellata durante l’adolescenza), ma le regate restavano appannaggio esclusivo dei grandi.
Vedevo mio padre prepararsi per questi eventi con mesi di anticipo, studiare le previsioni, i tracciati e le mappe per capire quali vele preparare, quali portare di scorta, che strategie adottare… per poi cambiare tutti i piani il giorno stesso della competizione.
Noi bambini eravamo esenti da questi preparativi, ma aspettavamo il ritorno dei grandi con ansia…speranzosi di vederli arrivare a casa con quelle coppe giganti che ci fiondavano nel mondo dei sogni.
Ecco che, quando ho ricevuto l’invito non ho tardato un attimo a rispondere: avrei finalmente partecipato anch’io alla mia regata.
Cos’è la Barcolana?
La Barcolana è una regata storica giunta alla sua cinquantunesima edizione. E’ nata per volere di un piccolo gruppo di appassionati di Barcola, a Trieste, che hanno chiesto alle Autorità della Fiv di poter fare una regata. Viene loro concessa una data di fine stagione: la seconda domenica di ottobre, quando ormai tutte le barche sono già in rimessaggio.
Edizione dopo edizione, la Barcolana cresce, diventando prima un appuntamento fisso per tutti i velisti, poi una grande festa per tutti i triestini, e infine un simbolo vero e proprio della città.
La regata incarna lo spirito della navigazione e dell’amicizia.
Più semplicemente, la Barcolana è la regata più grande del mondo.
E’ qui la festa?
Arriviamo sabato sera al molo di Sistiana, dov’è ormeggiata la nostra imbarcazione: un Comet 33 di nome Bamboo.
Mi tolgo le scarpe e rimango a piedi nudi iniziando a prendere confidenza con i materiali della barca: il tek, la vetroresina, la canapa e il nylon delle corde.
No, corde no, perché in barca non ci sono corde, ma solo cime!
Infatti chiunque si ritrovi a non utilizzare il corretto gergo marinaresco in prossimità del/della skipper, riceverà immediatamente sguardi di riprovazione, rimbrotti e una immediata, umiliante correzione in stile grammar nazi.
Poi per carità, è anche vero che alcune espressioni proprio non si possono sentire… guidare la barca?
Aiutiamo nei preparativi per il giorno dopo: bisogna piegare la vela, incollare il numero velico, piegare la vela dall’altro lato, portarla sul pozzetto, issarla e poi ammainarla, che altro non significa che… piegarla di nuovo.
Si, le vele si piegano tantissimo.
E ovviamente c’è da incollare il numero di regata alla chiglia, avvitare qualche bullone, fare il pieno di acqua, svitare il bullone avvitato in precedenza per provare a metterne un altro.
Sì, si svitano e avviano tanti bulloni.
In tutto ciò io mi dedico alla cambusa: elemento fondamentale per ogni regata che si rispetti, ma soprattutto per la Barcolana.
Il sole inizia a calare sul golfo di Trieste. Siamo a metà ottobre, ma ciò non toglie spettacolo: le sfumature caldissime si increspano sull’acqua placida mentre attorno le colline risplendono dei colori autunnali.
L’atmosfera è veramente romantica.
Prendiamo l’auto per dirigerci verso Trieste. Parcheggiamo a Barcola, da dove partono le navette gratuite per il centro. Questo servizio funziona fino alle 19.30.
Le previsioni meteo per il giorno dopo danno meno di un nodo di vento. Questo non basta a scoraggiare i velisti, né la moltitudine di turisti che assale la città.
Il centro è invaso da persone, musica, cibo, stand e barche ed è una grande, grandissima festa.
C’è gente ovunque e si fa quasi fatica a camminare, ma sono tutti qui per divertirsi quindi nonostante l’affollamento l’atmosfera è molto rilassata. C’è chi cammina ammirando le barche ormeggiate lungo il molo centrale che fanno bella mostra di sé, chi ondeggiando la testa a ritmo di musica, chi ha in mano qualcosa di gustoso da mangiare.
Le bancarelle con i cibi più disparati ricoprono le vie del centro storico: ci trovi cozze gratinate, prosciutto in crosta, prodotti regionali, vino locale e tantissima birra artigianale.
La Amerigo Vespucci svetta con i suoi alberi illuminati dai colori della bandiera italiana, mentre nei pressi del faro è in corso una regata notturna: gli Ufo si sfidano nel bacino San Giusto. I bagliori delle vele bianche sul nero della notte, i gennaker con sorrisi buffi, la musica che viene dai party esclusivi a bordo delle barche più grandi ormeggiate in bella vista.
Un amico ci porta a cena alle Botti, ristorante tipico che mi sento di consigliare: cucina genuina e porzioni abbondanti, proprio quello che cercavamo.
Tengo solo uno spazietto per il dolce: vicino a piazza Unità d’Italia ho adocchiato i jazzini… che non deludono assolutamente l’aspettativa.
Concerti, dj set e cocktail… la festa prosegue fino all’alba, ma noi abbiamo la regata da affrontare e una sveglia che suonerà presto.
La cuccetta dove dormiamo è coccolissima e dopo una lunga discussione su quale lato sia il più corretto dove mettere la testa, dormiamo cullati da un leggerissimo dondolio.
Parte la sfida
Domenica la giornata è tipicamente autunnale: sole e nebbiolina.
La nostra armatrice è bellissima con addosso l’ufficiale maglietta rossa della regata, gli occhiali da sole e lo smalto sulle unghie.
Per uno sport che è ancora quasi esclusivamente appannaggio degli uomini è quasi una visione.
Ma in questa edizione della Barcolana c’è anche un team interamente femminile: la “Wind of Change”, capitanata dalla trentunenne triestina Francesca Clapcich che può già vantare il titolo di campionessa del mondo 49FX nel 2015 e due Olimpiadi . Non immaginarti chiacchiere tra amiche e riviste patinate, l’equipaggio è composto da 22 donne provenienti da 3 continenti, super esperte, titolate ed agguerrite.
Appena usciamo in mare l’atmosfera è magica: più di 2000 barche si stagliano all’orizzonte, con i loro profili svettanti su un mare altresì liscio come l’olio.
Le imbarcazioni sono di mille misure diverse, dai SuperMaxi alle Passere, non c’è timore di sfigurare – oggi le dimensioni non contano!
La partenza è prevista per le 10.30 e siamo sintonizzati sulla radio che trasmetterà in diretta la telecronaca della regata.
Inizia il countdown e sale l’agonismo: 3,2,1… motori spenti!
È iniziata la 51ª Barcolana!
“Siamo partiti o non siamo partiti?”, chiede un’imbarcazione tramite radio.
“No, no: è solo una partenza di prova”, risponde un altra.
Sì perché non appena spegniamo tutti i motori siamo fermi, immobili.
L’anemometro segna 0,5 nodi.
Con lo sguardo prendo un punto fisso all’orizzonte per vedere di quanto ci spostiamo, ma i movimenti sono quasi impercettibili.
Come se non bastasse, le oltre 4000 vele spiegate tolgono ulteriore potenza al vento già di per sé assente.
La corrente marina è addirittura più forte della brezza, e piano piano navighiamo verso la prima boa.
Ogni equipaggio tenta di attuare una strategia diversa, cercando di prevedere da dove spirerà il vento o come girerà, ma c’è anche chi si siede sulla poppa e, pinne ai piedi, cerca di spingere la barca come può!
Il nostro team scelto viene fatto sedere con le gambe fuori dalla barca per tentare di dare più slancio: mi ricorda quando da ragazza mi mettevo aereodinamica con la testa bassa sullo scooter per farlo correre di più!
Che non funziona è evidente – lo sai – ma non puoi fare a meno di provarci.
Le prime imbarcazioni si ritirano già dopo mezz’ora, ma noi non abbiamo fretta e questa regata vogliamo portarla a termine ad ogni costo.
E poi abbiamo un sacco di cibo per cui in breve è aperitivo, prosecco, pranzo e birrette.
A bordo c’è chi si gode il panorama, chi tende l’orecchio per sentire le risse delle barche vicine che chiedono acqua (sarebbe a dire “dammi precedenza”), chi pisola sottocoperta e chi fotografa questo incredibile scenario.
Il traguardo viene nel frattempo portato alla seconda boa, proprio per l’assenza quasi totale di vento.
Il percorso originario prevedeva una lunghezza totale di 13 miglia nautiche, delimitate da quattro boe. Dopo la riduzione decisa dal comitato di regata, la distanza da percorrere risulta di poco più di 5 miglia nautiche.
Due ore dopo la partenza, il canale radio ufficiale dell’evento annuncia la vincitrice: è slovena e si chiama Way of Life di MaxiJena.
Contro ogni pronostico quest’anno non sono le favorite a vincere: troppo pesanti in assenza di vento, vengono superate dalle imbarcazioni più leggere.
Tagliamo anche noi il traguardo
Solo verso le 13 il nostro GPS ci segnala un ormai insperato 3 nodi, ma nel giro di mezz’ora torniamo a navigare sotto l’1.
La Barcolana per noi termina attorno alle 16 non appena superiamo la boa finale, che festeggiamo con il fragoroso botto di una bottiglia di prosecco.
Nonostante la grande soddisfazione, l’arrivo è quasi una liberazione: finalmente si può accendere il motore!
Mi rendo conto che, dal punto di vista di un marinaio, questa possa essere considerata una delle peggiori condizioni possibili per fare una regata: i tempi si allungano tantissimo, la barca diventa poco responsiva ai comandi, ma l’attenzione deve restare comunque alta per evitare qualche danno alle altre imbarcazioni.
Dal nostro punto di vista? Una pacchia!
Ci siamo goduti una splendida giornata a bordo di una barca a vela, in compagnia di amici, mangiando, bevendo e ascoltando musica con il sole in faccia, il tutto in un contesto davvero unico.
Rientriamo al porto di Sistiana che sta iniziando il tramonto, ma nel golfo riecheggiano ancora altri stappi di bottiglia.
E se non ti fosse ancora chiaro quale sia lo spirito della Barcolana, sappi che quest’anno è stata istituita anche la coppa per l’ultimo arrivato, proprio per dare valore alla partecipazione di ogni singolo armatore.
Alla fine poco importa quanti nodi ci siano stati durante il giorno o chi abbia vinto: la Barcolana è una festa, è la festa di Trieste.
[Le foto più belle di questo articolo ci sono state gentilmente date da Valentina Salmaso, che dopo essersi presa parole per aver portato in barca uno zaino pieno di obiettivi, è riuscita a farci rivivere con i suoi scatti questa giornata memorabile. La trovate su Instagram e su 500px]
Bellissimo resoconto di una regata che e’la leggenda del mediterraneo.A ognuno la sua interpretazione,ma voi ne avete colto l’aspetto più bello ..la festa ! E allora con orgoglio e ‘giusto pronunciare la frase che più la identifica…C’ero anch’io!
Grazie Maurizio! Siamo festaioli di natura e in questo contesto ci siamo trovati perfettamente a nostro agio! Lo spirito della barcolana e dei velisti sono una delle cose più belle di questo sport.
Ciao Silvia! wow la leggendaria Barcolana, un’esperienza bellissima! E in barca l’importante è anche stappare qualche bottiglia al largo ma anche in porto. Io per tante ragioni: famiglia, fidanzati, ecc. sono sempre andata a motore, ho sperimentato la barca a vela grazie a qualche vicino di posto barca in darsena e mi è piaciuto molto e ti dirò, in caso di brutto tempo la trovo anche più sicura!
Ciao Sabina, la barca a vela è un gusto, ma credo anche che apprezzare una navigazione così lenta e riflessiva sia riservato alle anime sensibili.
Per quanto riguarda la sicurezza in caso di maltempo direi che è estremamente delicata la questione. Partendo dal presupposto che in certe situazioni è meglio non trovarsi, negli anni ci è capitato qualche fortunale improvviso e in questi casi è obbligatorio chiudere le vele per poter governare la barca e affidarsi solo al motore.
Devo dire che anche a me piacciono molto le barche, peccato che io soffra di mal di mare all’ennesima potenza! Poi devo dire che mi intriga tutta l’atmosfera che hai descritto, con le feste dopo. Tra l’altro non ho mai visto Trieste quindi può essere una buona occasione.
Ciao Beatrice, la Barcolana è una festa pazzesca per chi sale in barca, ma anche per chi la assapora dalla terra ferma, quindi non preoccuparti per il mal di mare, non ho dubbi che ti divertirai!
Trieste può essere un po’ affollata in quei giorni, ma l’atmosfera vale comunque la pena.
Una regata al tempo stesso difficilissima ed emozionante! Senza vento deve essere stato davvero difficile, ma che soddisfazione arrivare comunque al traguardo. Tra le cose che più ho amato del racconto c’è sicuramente l’evoluzione della regata. La data scelta sembrava quasi una beffa, considerando la fine della stagione e le barche già in rimessa, di solito. E invece ne è nato un evento incredibile che segue anno dopo anno. Inoltre il fatto che la crew fosse praticamente al femmile ( scusa Davide :P) mi entusiasma tantissimo. ah, quasi dimenticavo, un grandissimo grazie alla fotografa che nonostante “le parole prese” ha catturato momenti magici!
Grazie Simona! Mi accorgo che il tuo commento mi porta indietro di 1 anno e mezzo all’ultimo evento a cui abbiamo partecipato.
Lo dico con un velo di malinconia per un 2020 che tutti conosciamo, ma anche con la grinta che magari quest’anno si possa finalmente rifare.
In mare si dice “buon vento”, lo spero.
Grazie per essere passata!
Io, invece, non avevo mai sentito parlare di questa regata… che bell’evento! E che fortuna, per voi, avervi potuto partecipare su invito! Vi ho immaginati, durante la lettura, preparare la barca, immergervi nelle atmosfere marinaresche…e anche tagliare il traguardo! Bello, bello, bello!
Ciao Elena, diciamo che tagliare il traguardo dopo tante ore di assenza di vento è stata una liberazione!
Ahah no dai scherzo, la Barcolana ha il suo fascino indiscutibile anche con condizioni “estreme”.
Grazie per essere passata.
Ragazzi, mi è sembrato di essere lì con voi a fare i preparativi il giorno prima, a godermi la regata anche senza vento ma soprattutto a festeggiare con quella bottiglia di spumante. Una bellissima tradizione che da vivere in prima persona risulta ancora più emozionante!
Ehm… diciamo che la bottiglia non era proprio una! ahaha Ma ormai ci conosci Veronica!
Grazie per essere passata!