Raggiungere un bivacco seminascosto tra i mughi a quasi 2000 metri può avere le sue difficoltà. Ma dato che a noi alle volte piace complicare le cose, ci siamo detti: perché non arrivare al Bivacco Grisetti passando per… un labirinto di roccia?
Nota bene: questa escursione (Labirinti esclusi) si sovrappone ad una parte dell’Anello Zoldano.
Cosa troverai nel trekking al Bivacco Grisetti attraverso i Labirinti della Moiazza:
DISCLAIMER: Il percorso che porta ai Labiriniti della Moiazza non è un sentiero! La traccia che da Casera Moiazza porta ai Labirinti è più un viaz per cui non ci sono segnali, bolli e manutenzione. Perdersi è semplice (così come leggiamo dal libro del bivacco) e i Labirinti richiedono accortezza per essere attraversati: salti di roccia, strettoie e alcuni passaggi di arrampicata non molto sicuri.
Insomma… il giro è riservato ad escursionisti molto esperti con questo tipo di percorso.
Da Passo Duran a Casera Moiazza
Parcheggiamo a Passo Duran (1601 mslm), in una umida mattina di metà settembre. A risuonare con l’umidità dell’aria, c’è quella sotto ai piedi: l’inizio del Sentiero Angelini (segnavia 578) è una spugna satura d’acqua… e tutto il bosco che segue non è da meno! Il rischio di scivolare sulle radici lucide – e sulle assi di alcuni ingannevoli ponticelli – è altissimo.
Incrociamo e ignoriamo dopo pochi minuti la strada sterrata che porta al Rifugio Carestiato.
Siamo in quota per un po’, ma per circumnavigare il Burangol, il tozzo monte che abbiamo alla nostra sinistra, c’è da salire per piccoli tornatini su roccia. Il fiato si fa pesante, e superati i pallini rossi sulla carta, ci si apre davanti la distesa infinita di mughi che prelude ai ruderi di Casera Moiazza (1754 mslm).
Attenzione! Una volta superato il Burangol, il sentiero si fa davvero stretto ed esposto: sulla destra, il versante è nascosto dai mughi, ma non è per questo meno pericoloso.
Dalla Casera la vista sul Pelmo è strepitosa, ma anche volendo interpretare il detto (“Se il Pelmo ha il cappello…”), non ci si riesce: le nuvole cambiano aspetto e posizione davvero velocemente.
Da Casera Moiazza all’ingresso dei Labirinti
La direzione, chiaramente indicata dal cartello, è la stessa per il Bivacco Grisetti. Prendiamo quindi il sentiero 559, e saliamo di alcuni metri. Stando ad alcune relazioni, dobbiamo tenere gli occhi aperti fin da subito, o quasi, per individuare un ometto gigante a segnalare la deviazione.
L’ometto non è pervenuto, ma un foglietto di carta appeso ad un ramo reca la scritta Labirinti. Eccoci quindi sulla traccia che sale ad aggirare una banconata di roccia impressionante. Passo dopo passo, la sensazione è sempre la stessa: ma dove passiamo, che lì davanti è tutta roccia? Il sentiero si inerpica, fa tornanti, gira e rigira (mi raccomando, segui sempre gli ometti: se ti trovi alla base di un canalone di roccia e ghiaia, e non capisci dove devi andare, torna indietro di qualche metro).
C’è anche un passaggio di I grado da superare: non esposto né niente, ma da fare con attenzione.
Alla fine, il senso di inaccessibilità è massimo: il sentiero sembra andare contro una liscia parete di roccia, il baratro sulla sinistra, la montagna a destra. Ma basta arrivare alla parete, voltarsi a destra, ed ecco la sorpresa.
I Labirinti della Moiazza (2000 mslm)
Ci troviamo a guardare una spaccatura nella roccia larga sì e no un metro. Al di là, come una camera di roccia. Entriamo? Sì, ma prima ci mettiamo i caschetti, che non si sa mai.
Dentro i Labirinti – o sarebbe meglio dire dentro la Moiazza – c’è una stretta via che attraversa la montagna. Alte pareti di roccia liscia impediscono quasi alla luce di scendere fin quaggiù, grossi massi ingombrano il percorso, un residuo di neve luccica in basso.
Ci si mette meno di dieci minuti ad attraversare i Labirinti, ma l’emozione è comunque tanta. L’attenzione a non scivolare deve sempre essere alta, ma i passaggi cruciali sono soltanto tre:
- il primo salto di roccia, da scendere con attenzione perché non è proprio “basso”. Non serve disarrampicare.
- un secondo salto, fattibile sia in disarrampicata che sfruttando vari appigli e appoggi naturali.
- “lei”, la fessura.
Un capitolo a parte lo merita “la fessura”. La vedi, e non ci dai molto peso. Poi guardi la roccia che la sovrasta, calcoli come potertici arrampicare sopra, ti rendi conto che non si può. Guardi di nuovo la fessura: vale la pena di tentare. Ti togli lo zaino, cali le bacchette davanti a te, ti infili di lato… e ti incastri con il petto.
Il segreto è abbassarsi un po’, in modo che il torace possa passare dove la fessura – di appena trenta centimetri – si allarga un po’.
Al di là la luce, la vegetazione. Tempo di recuperare Silvia e di fare qualche altro metro di erta salita, e c’è l’ultimo inghippo del percorso: un passaggio di “grado albero”, che senza il tronco rinsecchito (ma solidissimo) di un larice sarebbe davvero difficile da superare. Un po’ di mani, un po’ di gambe, ed eccoci a guardare il Vant della Moiazzetta (circa 2000 metri).
Vant della Moiazzetta e Bivacco Grisetti
L’ambiente è quello, splendido, delle Dolomiti agordine “prima che diventi solo roccia”. I ghiaioni si perdono nell’erba, le rocce sono coperte di muschio, qualche mugo orla i baratri alle nostre spalle. Un branco di camosci – venti? venticinque? – si lancia sulle rocce seguendo traiettorie impossibili, e scompare alla vista.
Qui ora si prosegue verso est – verso la montagna – finché non si intersecano i segnavia biancorossi del Sentiero Angelini (di nuovo lui). Lo si inforca verso sud e, ad un certo punto, su un piccolo dosso ingombro di mughi, quasi invisibile, c’è lui: il Bivacco Grisetti (1980 mslm).
Il Bivacco Grisetti
Un classico Fondazione Berti, rosso vivace, 9 posti, eppure sembra così cucciolo! Dietro di lui i mughi, poi il Vant della Moiazza, e in fondo la Cresta delle Masenade. Il mondo di roccia, mentre mangiamo i panini, sospende una coltre di nuvoloni grigi. Leggiamo il libro del bivacco: il bivacco è ben frequentato dagli alpinisti che permutano in tutti i modi possibili sentieri e ferrate di Moiazza e Civetta (fotografiamo i giri, che non si sa mai), e da un topolino malandrino.
Discesa dal Bivacco Grisetti
Proseguiamo sul Sentiero Angelini che, del bivacco, scende verso Casera Moiazza. Qui ci sono due possibilità:
- tornare a Passo Duran per il sentiero dell’andata, il 578
- sbagliare, e prendere la traccia che dai ruderi scende leggermente più bassa
Quest’ultima è il sentiero 559 che, a forza di tornanti, scende verso località Le Vare. Durante la discesa, un evidente cartello ci manda ad esplorare una scenografica cascata, per arrivare alla quale ci vogliono un po’ di ardimenti su un sentierino infangato e vertiginoso.
Il sentiero 559 sbuca in corrispondenza di un inaspettato, isolato campetto da calcio. Da qui, avremmo dovuto fare tutta la strada del Passo Duran su asfalto, così abbiamo preferito intercettare una traccia che attraversa un bel bosco, supera il Lavinal del Bus, e ci immette a mezz’ora dal passo. Questa traccia c’è sia in carta che su Komoot.
Trekking al Bivacco Grisetti (per i Labirinti della Moiazza): dati tecnici in breve
Dove siamo: Dolomiti, tra Agordino e Zoldano, sul versante orientale della Moiazza
Partenza: Passo Duran (1601 mslm)
Punti dell’anello: Labirinti della Moiazza (circa 2000 mslm), Bivacco Grisetti (2050 mslm)
Dislivello: 840 metri
Tempo: 6 ore tutta l’escursione
Difficoltà: difficile. La traccia che da Casera Moiazza porta ai Labirinti è più un viaz che un sentiero. I Labirinti richiedono accortezza per essere attraversati (occhio ai salti di roccia), la strettoia È DAVVERO STRETTA, e appena usciti c’è un passaggio davvero poco piacevole (ma fattibile).
Acqua: c’è una modesta sorgente (tubo e “contenitore” di legno) sul Sentiero Angelini, a nord del bivacco
Cartografia: Carta Tabacco n. 25, Dolomiti di Zoldo, Cadorine e Agordine (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon)
In questi casi mi faccio sempre la stessa domanda: perché non portare uno spray rosso e fare qualche bollo rosso per semplificare la vita ai meno esperti? Grazie
Ciao Valter,
in realtà è una cosa da non fare. Gli unici autorizzati a segnare un sentiero sono i gruppi che se occupano all’interno del CAI (ed eventualmente Proloco in alcuni casi). In questo caso specifico credo che la volontà di non rendere più evidente il percorso dipenda anche dal fatto che si tratta di un sentiero difficile da fare in sicurezza per cui la difficoltà d’orientamento diventa quasi una sorta di “sbarramento all’ingresso”… questa però potrebbe essere solo un’opinione personale.
Grazie per la visita e buone gite!
Ometti. Si fanno ometti di sassi.
Assolutamente, l’importante è essere sicuri di posizionarli correttamente!
Perché non dobbiamo andare tutti dappertutto… Se non riesco vado da un’altra parte. È la mia opinione😊
Sì, capisco il tuo punto di vista e per certi luoghi lo condivido.
Fatto nei giorni scorsi questo interessante e particolarissimo percorso che è una vera e propria esperienza.
Alcune personali considerazioni e suggerimenti.
“L’ometto gigante” “non pervenuto” credo che in realtà sia quello che avete fotografato all’inizio della deviazione per i labirinti, e cioè quel cumulo di pietre sormontato da un piccolo mugo, che un tempo forse aveva la forma piramidale di un ometto (in questo caso omone), ma che con la pianticella sopra si è trasformato in un … vaso :-)) .
Avrei poi due suggerimenti nel caso che il giorno o i giorni prima dell’escursione abbia piovuto.
Il primo suggerimento è quello di portarsi uno spezzone di corda.
Se ha piovuto in precedenza le rocce all’interno dei labirinti saranno completamente bagnate (come le ho trovate io) e in un salto di roccia in particolare ho avuto estrema difficoltà a trovare appigli sicuri sia per i piedi che per le mani per l’effetto saponetta che l’acqua produce sulle rocce.
La corda dà la possibilità di avere un appiglio per le mani sicuro e, fosse anche solo per sicurezza psicologica, fa la differenza.
Sempre per il bagnato ho trovato molto difficoltoso “il passaggio di grado albero” in salita che invece, a vedere i filmati su Youtube, con l’aiuto del larice è di solito una passeggiata.
Sia il larice che la roccia erano bagnati e quindi saponette. Eravamo in tre: i primi due sono saliti con l’aiuto dal basso di chi era sotto, io, che ero l’ultimo, con un movimento di arrampicata inconsueto e inguardabile, ma efficace :-))).
Con il bagnato, secondo me, per quei due passaggi, la barra della difficoltà tecnica è da considerare tendente al fondo scala.
In sintesi: con il bagnato non fare il giro da soli e portarsi uno spezzone di corda.
Il secondo suggerimento è quello di considerare di partire e chiudere il giro non dal Passo Duran ma dalla località Le Vare sulla strada che da Dont sale al Passo Duran.
In questa maniera si evitano sia il tratto paludoso (che in caso di piogge precedenti diventa “lagoso”) che le radici e i ponticelli scivolosi nel tratto subito dopo il rifugio san Sebastiano.
Il sentiero che da Le Vare (vicino alla frazione Chiesa; buone possibilità di parcheggio a inizio sentiero e nelle immediate vicinanze) arriva ai ruderi di casera Moiazza non ha le insidie acquose e scivolose di quello che parte dal passo.
Agostino
Salve, sono già stato sulla Moiazza molti anni fa, nel 1960, quand’ero scout qui a Vicenza e mi ricordo della bellezza del posto e della difficoltà, data l’età (avevo 12 anni)…. Però non mi ricordo di difficoltà così serie come descrivete ora…. Ho una domanda da porvi: è lo stesso sentiero che inizia dalla curva a gomito sulla strada che da Chiesa porta a passo Duran o ce n’è un altro…..? O probabilmente ci siamo fermati prima di raggiungere il bivacco (se c’era nel 1960) ….? Mi ricordo che ci siamo riposati su un ghiaione o sembrava tale……
Grazie infinite
Mans
Ciao Mansueto! La salita al Bivacco si può fare anche senza entrare nei Labirinti: sono questi che danno la difficoltà che descriviamo (sono pendenti, incasinati e rocciosi: niente di impossibile, ma…). E’ possibile che siate saliti da altra strada! Il bivacco – ho curiosato tra le pagine CAI – è stato inaugurato nel 1965, quindi probabilmente siete arrivati ai pianori dove i ghiaioni sono a contatto con la vegetazione, e lì avete riposato (c’è/c’era anche una fonte d’acqua, quindi era il luogo ideale per fare una sosta!). E a ben pensarci, allora, mi chiedo se i Labirinti fossero stati già “scoperti” nell’anno in cui sei passato tu con gli Scout… proverò a informarmi, grazie dello spunto!
Torna a trovarci qui!
Ciao Davide, ho fatto un giro lo scorso giovedì 7 settembre, giusto per rivedere i luoghi della mia infanzia e mi sono fermato all’inizio del sentiero 557 che parte dalla curva a gomito dove c’è il cartello che indica Bivacco G. Grisetti….. Penso che il prossimo anno “tenterò” di rifare quel percorso….
A presto