Questa escursione tra le Colline del Prosecco a Farra di Soligo ci ha lasciati a bocca aperta! Scarica la traccia gps a fine articolo e preparati ad un percorso che attraversa vigne, antiche abazie e canyon nascosti tra le colline trevigiane.
Se infatti il Prosecco è indiscutibilmente diventato sinonimo di gioia di vivere, leggerezza e… Veneto, la dorsale di basse colline sulle quali crescono i vitigni è stata iscritta nella Lista dei paesaggi culturali Patrimonio Mondiale UNESCO. Una bella abbinata, non credi?
Anello sulle Colline del Prosecco a Farra di Soligo e Col San martino: riassunto tecnico
⛰️ Dove siamo | Sulle colline alle spalle di Farra di Soligo e Col San Martino (TV) |
🗓️ Quando l’abbiamo fatta | A inizio primavera (ottima temperatura!) |
📍 Partenza da | via Fontana (Col San Martino, vedi traccia GPS) oppure Locanda Da Condo |
💍 Punti dell’anello | Monte Moncadier (469 mslm), deviazione al Santuario di Collagù (332 mslm), Gor della Cuna |
📐 Dislivello | 620 m complessivi |
📏 Lunghezza | 15,6 km |
⏱️ Tempo | 5 ore |
💧 Acqua | Assente. Motivo in più per deviare al Ristoro Collagù! |
😅 Difficoltà | Medio. La vera difficoltà è data dall’orientamento. |
🗺️ Cartografia | Tabacco n. 70, Scala 1:25000 (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon) |
🛰️ Traccia GPS | Sì, la trovi in fondo all’articolo. |
Camminare tra le Colline del Prosecco: due avvertenze
La prima avvertenza è che per camminare tra le Colline del Prosecco serve una buona dose di orientamento, e l’uso di una app per escursionismo è direi fondamentale. Anche se sulla carta può sembrare semplice, una volta in ambiente ti accorgerai di quanti micro-sentieri esistano tra queste colline e i dubbi su quale deviazione prendere saranno più che legittimi.
La seconda avvertenza è che, anche se il giro può essere fatto in ogni stagione, lungo i vigneti la fattibilità risponde al calendario dei trattamenti fitosanitari.
Da Col San Martino a Forcella Xocco
Lasciamo l’auto nei pressi della locanda Da Condo (insegna storica), in uno dei pochi posti disponibili. In alternativa, ti consiglio di svoltare a destra in via Fontana e cercare parcheggio lungo la strada dopo un centinaio di metri. Il giro ad anello inizia comunque dalla strada.
Raggiungiamo in breve la Chiesa di San Vigilio seguendo via San Virgilio in salita. Già da questa chiesa si gode un bellissimo panorama sulla pianura – selfabile grazie alla cornice a forma di cuore. Ma è la chiesetta, la cui prima fondazione risale al XI-XII secolo, ad essere un gioiello: in particolare l’originale torre campanaria, con i grandi orologi dipinti.
Proseguiamo pochi metri più in alto della chiesa e al bivio prendiamo a sinistra la Via del Prosecco (nome omen…) e saliamo, entrando adesso nel dominio del Colline del Prosecco. L’ambiente cambia completamente: i versanti delle modeste alture sono rivestiti da una fitta rete di pali e fili, lungo i quali i tralci vengono accompagnati. Si tratta di un ambiente quasi completamente artificiale, ma affascinante: l’occasionale albero secolare, il ricovero per gli attrezzi, la curva della carrareccia dietro l’angolo – ogni elemento sembra essere stato messo (o lasciato) ad arte.
Ogni dettaglio sembra perfetto su queste colline: i versanti curatissimi, i filari precisi, il concetto per cui ogni metro quadrato deve essere sfruttato nel miglior modo possibile. Ne risulta un unicum paesaggistico, questo è indubbio, che però arriva ad un costo: quello della biodiversità e dell’inquinamento. Per assicurare l’alta resa dei vitigni a uva Glera, infatti, i versanti sono sottoposti a trattamenti fitosanitari dei quali ogni abitante dei paesi sottostanti le colline può parlarti con dovizia di particolari (e che solo di recente si è iniziato a regolamentare). Il Prosecco arriva quindi sulle nostre tavole a scapito di un abbattimento della biodiversità collinare, e con disagio dei locali.
Raggiungiamo quello che fu un bagolaro secolare (ora tagliato, resta la zocca e il cartello in memoria) e proseguiamo sulla Via del Prosecco, abbandonando il panorama sulla pianura in favore di quello dei vigneti: con l’occhio scorgiamo qualche elemento curioso, come i cannoni antigrandine puntanti verso l’alto o le apparentemente lontane torri di Credazzo.
Dopo poco incontriamo, sul fianco di un edificio in mattoni rossi, un cartello scritto a mano che indica per il Sentiero delle Vedette “su dritto”. Lo seguiamo e ci ritroviamo in poco tempo in cima alla cresta collinare dentro un rado bosco. Il Sentiero delle Vedette è indicato da piccoli cartelli di legno dipinti di verde e con segnavia 002.
In un attimo però siamo tra i boschi della sommità della dorsale, una specie di “ciuffo” naturale che chiude in alto l’ambiente modificato dall’uomo.
Da qui ora si tratta di percorrere i larghi sentieri sommitali che seguono il profilo dei dossi, passando sulla cima del Monte Moncader (469 m), sul Roccolo (469 m), di fianco al Monte Pertegar (sul quale si sale per una brevissima deviazione, occhio a non perdersi nel dedalo di tracce) e arrivando a Forcella Xocco (423 m).
Da Forcella Xocco a Collagù
La direzione da seguire finora è stata piuttosto intuitiva, anche se c’è una certa confusione tra la pletora di sentieri indicati con un codice colore un po’ complicato (almeno cinque sfumature diverse!), più qualche indicazione difficile da far risalire al giusto percorso: una cosa è evidente, tra queste colline da esplorare c’è molto!
Ci ritroviamo così sul Sentiero Alpino, che ci fa superare Forcella Colesie (421 m) e raggiungere Forcella Col San Martino (357 m).
Dalla forcella, scegliamo di prendere una piccola deviazione in direzione di Collagù, perché ne vale la pena – poi torneremo qui per intraprendere la seconda metà del giro.
Per arrivare al Santuario sono sufficienti quindici minuti di piacevolissima camminata in piano, su una larga carrareccia – un bel relax rispetto al saliscendi precedente.
Chiamato così per la forma del colle sul quale è costruito – colle acuto – il Santuario di Collagù (332 m) è un agglomerato di edifici deliziosi, tra i quali spiccano il chiostro colonnato e completamente affrescato e la torre campanaria. Ogni epigrafe, ogni pezzo di marmo, ogni frase incisa racconta un brandello di storia di questo luogo.
Si respira un’aria diversa, qui, è evidente – ma questa atmosfera spirituale (il Santuario forse era frequentato già in epoca romana) può essere facilmente ricondotta a ragione scendendo verso il punto ristoro che si trovo poco più in basso (in genere, aperto durante i weekend): un prosecchino fresco è d’obbligo.
Lungo il Gor della Cuna
Dopo la pausa risaliamo al Santuario e torniamo a Forcella Col San Martino, dalla quale proseguiamo sulla carrareccia che scende evidente (e pendente). Con qualche curva e qualche tornante, insinuandosi alta tra i vitigni, ci fa raggiungere Borgo Grotta, frazioncina anch’essa deliziosa (e carica di decorazioni dal carattere naif).
Proseguiamo in discesa senza mai deviare fino a raggiungere l’abitato di Farra di Soligo dove, non appena siamo in vista della trafficata Via Sole, prendiamo sulla sinistra Via San Nicolò. Passiamo davanti alla bella – e abbandonata? – Villa Savoini, e arriviamo dove Via San Nicolò piega ad angolo retto verso destra: qui, di fronte a noi invece, i cartelli indicano l’attacco del Gor della Cuna.
C’è voluto un po’ per arrivare qui, le gambe si fanno sentire, forse anche il prosecchino di prima, ma stiamo per entrare in un (ennesimo) mondo diverso e curioso. Il Gor infatti è il sentiero che segue la gola – francamente insospettabile, qui – del Rio Storto.
Il percorso è semplice ma davvero stupefacente: in un ambiente in qualche modo cupo, sono moltissime le fioriture che, a seconda della stagione, colorano i fianchi del ruscello.
Ad un certo punto, un salto di roccia levigata e una cascatella segnalano che, sulla destra, si può uscire dalla gola: risaliamo gli stretti e pendenti tornanti, seguiamo ancora per un po’ il sentiero, e ci ritroviamo dove i vigneti quasi lasciano spazio al bosco della cresta che ancora stavamo percorrendo un paio di ore fa.
La chiusura del giro ad anello tra le Colline del Prosecco
Da qui alla fine del giro, il percorso si fa “complicato”, più che altro perché questo settore delle colline è un dedalo di carrarecce d’accesso ai vigneti e piccoli sentieri che tagliano in tutte le direzioni. Un motivo in più per scaricare la traccia GPS!
Non si tratta più di seguire un sentiero giusto o uno sbagliato: il mio consiglio è quello di rimanere in quota il più possibile, procedendo verso ovest e aggirando le torri di Credazzo – che restano per un po’ nel nostro campo visivo – inforcare ad un certo punto una delle carrarecce che scendono a Posmon o a Col San Martino, e tornare all’auto.
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