In fondo, è l’anno del Giubileo: non vorrai privarti dell’esperienza di un cammino lungo uno dei più antichi itinerari di pellegrinaggio del mondo? Noi abbiamo percorso 120 chilometri lungo le 5 tappe della Via Francigena che ci hanno portato da Viterbo a Piazza San Pietro, e ti raccontiamo com’è andata, come farle e che cosa non perderti lungo il percorso.

Cos’è la Via Francigena?

In breve (anche se questa non è l’espressione più corretta per un simile itinerario): la Via Francigena è una via di pellegrinaggio che collegava Canterbury, in Inghilterra, con Roma e la Puglia – da dove il pellegrino poteva imbarcarsi per la Terra Santa. Non era un unico vero itinerario, in origine, in quanto si trattava di una serie di vie già esistenti, percorse più o meno scientemente dai pellegrini.

Perché si chiama Via Francigena? Il nome prende origine dal fatto la via – anche chiamata nel medioevo Via Romea – collegava i territori “dei Franchi” a Roma. Nata come via di comunicazione e commercio, poi “adottata” da pellegrini e crociati, la Via Francigena è stata infine riconosciuta come “itinerario culturale europeo”.

La Francigena si inizia a percorrere intorno al VI secolo, ma una data importante è l’anno 990, quando l’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, riporta in un breve documento i nomi delle chiese che ha visitato a Roma e una descrizione delle 79 tappe (e delle mansiones, i punti di sosta) del suo itinerario di ritorno da Roma, dove è andato a ricevere il pallium, simbolo della dignità arcivescovile, dalle mani di papa Giovanni XV.

Nella sua interezza, la Via Francigena oggi è lunga 3200 km, suddivisi in 150 tappe – 79 delle quali sovrapponibili alle tappe originarie di Sigerio. Attraversa Inghilterra, Francia, Svizzera e Italia.

In questo articolo, ti raccontiamo le cinque tappe della Via Francigena nord che conducono a Roma, da Viterbo – città dei Papi – a Piazza San Pietro, attraversando 120 chilometri di Lazio centrale. Le cinque tappe sono ufficialmente numerate con questi numeri:

  • Tappa 41, Viterbo – Vetralla
  • Tappa 42, Vetralla – Sutri
  • Tappa 43, Sutri – Campagnano di Roma
  • Tappa 44, Campagnano – La Storta
  • Tappa 45, La Storta – Roma

Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Da 5 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano. Sul nostro profilo Instagram trovi le storie in evidenza della Via Francigena; iscrivendoti alla newsletter puoi leggere il numero con il nostro racconto a caldo.
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Cosa troverai lungo le cinque tappe da Viterbo a Roma della Via Francigena? Alias: perché percorrerla?

In breve:

  • il grande centro storico di Viterbo che racchiude il quartiere medievale meglio conservato d’Europa;
  • cospicue tracce della civiltà etrusca: necropoli a cielo aperto, un anfiteatro scavato nella roccia, un mitreo che lascia a bocca aperta;
  • borghi arroccati romanticissimi dalle strette viuzze,
  • morbidissimi ambienti collinari di campagna,
  • accoglienza, da questo punto di vista questo cammino è quasi insuperabile perché in tutti i posti che attraversa ci sono servizi organizzati o spontanei per i pellegrini e tantissime persone ci hanno fermato per darci dell’acqua o scambiare due parole,
  • e a proposito di chiacchiere, troverai sicuramente altri pellegrini – soprattutto stranieri – con i quali condividere un pezzo di cammino,
  • infine, quello che secondo noi è l’arrivo più epico di sempre per un cammino: Piazza San Pietro, a Roma!

Al di là di paesaggi e borghi, però, il valore della Via Francigena è proprio quello del pellegrinaggio: lungo il percorso incontrai tantissimi viandanti provenienti da tutto il mondo – la Via è frequentatissima dagli stranieri – molti dei quali mossi da motivazioni spirituali. Ovviamente, c’è anche il tema del testimonium: ma ne parliamo più avanti.

Per una idea degli ambienti che attraverserai, leggi invece le singole tappe. Questo tratto della Via Francigena è piuttosto uniforme, ma non mancano le particolarità e le sorprese.

Ora, qualche informazione utile prima di partire.

Ci sono difficoltà tecniche?

Il percorso si svolge principalmente lungo strade bianche, tratti asfaltati e pochi sentieri.

Lungo il percorso non si incontrano difficoltà tecniche, ma in alcuni punti – uscita da Sutri e ingresso in Roma – c’è il pericolo rappresentato dalle auto, e da una sede stradale che non ha marciapiede né spazi protetti per i pedoni. Te li segnalo più avanti.

Per quanto riguarda il chilometraggio e il dislivello, il primo è sempre impegnativo; il secondo è piuttosto contenuto, e al netto di un paio di punti – risibili – non ci sono pendenze spacca gambe.

Quando percorrere le tappe 41-45 della Francigena

Noi abbiamo percorso questo tratto di Via Francigena a metà giugno, e… caldo, caldissimo, e lunghi tratti di itinerario senza ombra. Inoltre, i punti d’acqua non sono così frequenti, il che ha richiesto un’attenzione in più.

Le stagioni migliori per percorrere questo cammino sono la primavera sicuramente, ma anche autunno e l’inverno visto che il cammino si svolge a basse quote è percorribile tutto l’anno.

Indicazioni lungo la Via Francigena: la segnaletica

La Via Francigena è segnalata in modo eccezionale: non passano due minuti che tu non abbia un cartello, un segnale, una freccia a indicarti la via.

Lungo il percorso troverai i segnavia bianco-rossi con la figuretta nera del viandante nel mezzo (e spesso anche la scritta Via Francigena); dei bolli rotondi con gli stessi colori; i cartelli stradali marroni “Via Francigena”. Ma anche dei cippi posizionati per l’occasione del Giubileo 2025, e pure delle formelle in terracotta (questo nel territorio di Capranica). Dimenticavo: ci sono anche placche imbullonate ai pali, sempre con il logo del pellegrino ma in versione “bandiera europea”.

Quindi la risposta alla domanda: avrò problemi di orientamento?, la risposta è no. E in ogni caso, trovi alla fine dei paragrafi dedicati alle singole tappe anche le tracce GPX.

Cartografia, tracce GPX e sito web ufficiale

Il tracciato della Via Francigena non è ovviamente racchiudibile in una sola carta topografica. Nel tempo di cinque tappe, abbiamo visto diversi supporti cartografici: comunali, legati turistici, legati a parchi naturali, riserve o altre entità territoriali. Anche se la cartografia può aiutarti a capire e interpretare i luoghi che attraversi, per l’abbondanza di segnaletica non è davvero necessaria.

Trovi le nostre tracce GPX con i dati sintetici di ogni tappa.

Le info su ciascuna tappa sono riassunte anche sul sito ufficiale della Via Francigena: viefrancigene.org.
In associazione a questo, puoi scaricare la completissima app ufficiale della Via Francigena.

La credenziale e il testimonium

La credenziale della Via Francigena costa 8 euro. Oltre che online, può essere acquistata in diversi città e borghi lungo il percorso (noi l’abbiamo comprata al CAI di Viterbo il giorno precedente la partenza, ma sempre a Viterbo puoi ritirarla anche all’ufficio turistico accanto alla stazione o all’ufficio del cammino).

Percorsi almeno 100 km a piedi – queste 5 tappe ti consentono di farlo – e con la credenziale timbrata, puoi riscattare il testimonium. Il che è solo una parte della soddisfazione finale, in quanto questo documento lo si ritira nientemeno che in San Pietro, a un banco apposito, dal quale poi si accede alle cripte della basilica, e poi alla basilica stessa.

E camminare per le navate della “chiesa più grande del mondo” con lo zaino in spalla, i segni della fatica del cammino ancora nelle gambe, gli occhi che finalmente possono riposarsi nella penombra che brilla d’oro e marmi della basilica… è emozione pura, e dà un ulteriore senso a questo cammino.

I timbri si trovano nei luoghi più disparati: infopoint, uffici comunali, chiese, ostelli… ma anche ristori, piscine, panchine (già!), e bar.

Dove dormire lungo le tappe 41-45 della Via Francigena per Roma

Lungo la Via sono presenti moltissime strutture: la fama e la storicità del percorso hanno fatto sì che diverse attività ricettive spuntassero nei borghi e nelle città attraversate. Le due forme principali di accoglienza sono comunque l’ostello e il B&B.

Noi, dovendo lavorare una volta giunti a fine tappa, avevamo bisogno di un posto comodo e tranquillo, per cui abbiamo quasi sempre affittato appartamentini su AirBnB (eccetto che per l’ultima notte a La Storta). In questo modo, il costo dei pernotti si alzano un pochino – noi siamo sempre stati entro i 75 euro a notte, per due persone.

Per cercare sistemazioni, puoi aiutarti con l’app della Via Francigena.

La Via Francigena in tenda

Sconsigliato, soprattutto per la gestione del territorio: la maggior parte delle campagne sono suddivise in appezzamenti privati, mentre molto spesso nei borghi non vi sono spazi verdi. Sentendo gli altri pellegrini, abbiamo la conferma che non è agevole cimentarsi in questa avventura e che, se si vuole risparmiare qualcosa, l’ostello è la scelta ideale.

E con il cane?

Sì, è fattibile, ma bisogna fare i conti con le strutture nelle quali pernotti.

Le tappe 41-45 della Via Francigena: da Viterbo a Roma

Come raggiungere il punto di partenza (Viterbo)

Puoi organizzarti in treno: una volta concluso il cammino, si torna tranquillamente al punto di partenza: da Roma c’è un treno all’incirca ogni ora.

In auto puoi lasciarla invece in Via delle Fortezze, giusto fuori le mura di Viterbo, parcheggio libero.

Primo giorno: tappa 41 da Viterbo a Vetralla

Se hai spirito, tempo, voglia, gambe – o se non ce l’hai fatta il giorno precedente la partenza – di allungare un pochino, ti consigliamo di fare un piccolo giro del centro storico prima di uscire dalla suddetta Porta Romana.

Il centro storico di Viterbo infatti è una gemma, e racchiude in sé il quartiere medievale più grande d’Italia. Case di pietra, vie labirintiche, dettagli scolpiti, chiese, scale esterne che conducono ai piani alti delle abitazioni, archi. Stupendo.

Noi – che avevamo trovato una stanza nella centralissima Via Garibaldi, abbiamo incluso nel nostro giro mattutino il Duomo (bellissima la fonte battesimale) e il Palazzo dei Papi, abbiamo passeggiato fino a Piazzetta San Pellegrino (nei cui pressi c’è una fontana per riempire le borracce, e dove trovi delle belle gigantografie di tarocchi a tema francigeno), e da qui siamo arrivati a Porta Romana.

Già che ci siamo. Viterbo è chiamata anche città dei Papi: perché nel corso del Duecento, per una trentina d’anni, ospitò la sede pontificia; perché dette i natali ad alcuni papi; e perché nel corso del Rinascimento ospitò le residenze di una quarantina di pontefici.

Da Viterbo a Vetralla ci sono due possibilità:

  • seguire la Via Cimina, ideata recentemente dal CAI di Viterbo,  che sale i colli che circondano la città per offrire una tappa appartata, fresca e naturale, e per farti passare nella meravigliosa San Martino al Cimino; c’è del dislivello, ma è affrontabile;
  • seguire la via bassa, è più breve e con meno dislivello, ma stando ai racconti degli altri pellegrini sembra offrire poco a livello paesaggistico, e meno ancora a livello di ombra e quiete.

Noi abbiamo deciso di percorrere appunto la variante Cimina. A Porta Romana abbiamo trovato una fontana. Da qui, si attraversa la strada e, seguendo le vie Biele, Grotticella e Roncone, si esce definitivamente dalla città, salendo sui colli retrostanti. Percorsa la lunga via Roncone, inizia un sentiero incassato in un bosco molto scuro. Il bosco poi si dirada, seguiamo il versante e arriviamo a San Martino in Cimino.

San Martino in Cimino è una sorpresa, e non solo estetica: è la sua storia ad essere intrigante. Parla di una abbazia, certo (magnifica la chiesa, dove c’è anche un modellino in scala dell’abbazia… innevata), ma anche di una principessa, Donna Olimpia Maidalchini, che rileva il borgo e lo fa riedificare come città ideale prima delle città ideali, con locali e divertimenti perché i sudditi fossero felici; e parla pure di dettagli di grande ingegno, tipo le prime case a riscatto, e un soffitto a cassettoni che può essere abbassato per facilitare il riscaldamento della stanza.

Oltre la chiesa, conviene prendere la via sulla destra in discesa: si seguono le case del popolo – quelle a riscatto, appunto – tutte uguali: una signora ci racconta che ognuna ospitava quattro famiglie, e aveva la sua cantina al piano interrato – confermiamo.

Se siamo entrati dalla Porta Viterbese, ora usciamo da quella Romana. Un po’ di asfalto per uscire dal paese, poi una rete di strade bianche con poca pendenza e poco panorama. Scendiamo verso Tre Croci dopo un tratto di bosco nel quale sono nascosti i resti di una cisterna romana. Altre strade bianche e isolate stradine di campagna, e sbuchiamo prima alle sorgenti del Fossato Callo, poi alla Chiesa di Santa Maria in Forcassi – Forum Cassii, uno dei punti tappa citati da Sigerico. Qui i volontari che lo gestiscono offrono acqua fresca, qualcosa da sgranocchiare e, se hai davvero fortuna… persino un’anguria! Silvia non poteva credere ai suoi occhi quando le hanno aperto il frigo davanti!

Timbro, una visita alla chiesa e a quel che resta degli affreschi bellissimi e raggiungiamo infine Vetralla.

A Vetralla, borgo arroccato e vivace chiamato anche Città Incantata (ma mi sembra di capire che sia una cosa legata alla voglia di far rivivere il paese), è interessante la cripta paleocristiana della Chiesa di San Francesco, dalla forma e organizzazione degli spazi curiose.

Per cena: a Viterbo, se vuoi risparmiare qualche soldino, c’è un indiano-kebab davvero ottimo in via Garibaldi.
A Vetralla abbiamo mangiato alla Pinseria06 – tavolini all’aperto, gin tonic, pinsa – ma in paese ci sono diverse ristoranti e trattorie tipiche interessanti.

Tappa 41 della Via Francigena: dati tecnici in breve e traccia GPX (variante Cimina)

📍 Partenza da Viterbo, Porta Romana (326 mslm)
🏅 Arrivo Vetralla (300 mslm)
📐 Dislivello 440 m
📏 Lunghezza 21,1 km
😅 Punti difficili Nessuno
💧 Acqua Porta Romana, San Martino in Cimino, poco prima di Fossato Callo, in Santa Maria di Forcassa. A Tre Croci era segnata, ma non l’abbiamo trovata.
🗺️ Traccia gpx Sì, anche del nostro giro mattutino per Viterbo


Secondo giorno: tappa 42, da Vetralla a Sutri

Si esce dal centro di Vetralla verso sud est, passando di fronte alle scuole – che hanno il timbro. Usciti dal paese, si attraversa la statale e si inizia una lunga, morbida salita su asfalto, che ci porta fino al Bosco di Vetralla, che percorriamo in quota, tra ampie radure e balle di fieno. Raggiunta la chiesetta della Madonna di Loreto (chiusa), si entra nel dominio dei noccioleti del Cimino, una monocoltura che occupa un territorio immenso, e che ci accompagnerà quasi fino a fine tappa.

Si cammina tra gli alberi, di fianco agli appezzamenti, attorno. Da notare che non vi sono fonti d’acqua (a parte, dopo il primo noccioleto, un fornaio-pasticceria circumnavigato dal sentiero, che potrebbe essere un buon appoggio); nel mezzo del primo noccioleto, una bellissima sosta si fa alle Torri d’Orlando: un mausoleo romano e un campanile medievale, che leggenda vuole furono teatro di una pausa dell’esercito di Orlando, il paladino di Carlo Magno.

Vero, falso? Non importa: quello che conta, nelle giornate calde, è il meraviglioso ombrello della grandissima quercia.

A Capranica, si attraversa il borgo storico di scuro tufo – vicoletti, scalette, ombra, fiori e vasi appesi ai muri, gatti sonnolenti – ma nella piazza del Comune (timbro) c’è la bellissima Chiesa di San Francesco. Qui serve un po’ di fortuna: questa chiesa è aperta dai volontari soltanto quattro ore alla settimana, il mercoledì, ed è un gioiellino; saranno sempre i volontari a raccontarti gli affreschi e la storia del luogo. 

Si scende da Capranica, ci si infila prima in uno e poi in un altro “vallone etrusco” – il secondo dei quali è fortunatamente in ombra, occupato da una vegetazione improvvisamente densa e da giungla, con il torrentello sul fondo e vari ponticelli da superare; dopo di questo, un’ultima sterrata ci porta a Sutri, meraviglia di roccia scura arroccata.

A Sutri, più che il borgo (bello) conviene fare lo sforzo (che noi abbiamo fatto) di recarsi al Parco Naturale Regionale dell’Antichissima Città di Sutri, che si trova sullo stesso lato del paese dal quale si arriva: nome pomposo per un luogo eccezionale. Qui vanno visti:

  • le tombe etrusche, ora grotte vuote scavate nel tufo (ingresso libero),
  • i giardini di Villa Savorelli (gratuiti),
  • l’anfiteatro etrusco, piuttosto unico in quanto scavato nel tufo anch’esso (il punto migliore per apprezzarlo, è dall’affaccio panoramico dei giardini),
  • il mitreo, davvero sorprendente.

Il biglietto per mitreo e anfiteatro costa 8 euro, l’ultima possibilità di visita al mitreo è alle 16:40.

Per la cena a Sutri non abbiamo consigli, perché abbiamo cenato in casa con frutta e verdure reidratanti. Ma di certo, possiamo dirti che il pane comprato al fornaio a due passi dalla piazza del Comune, è eccezionale. Tienine conto se ti servono i panini per il giorno dopo.

Tappa 42 della Via Francigena: dati tecnici in breve e traccia GPX

📍 Partenza da Vetralla (300 mslm)
🏅 Arrivo Sutri (291 mslm)
📐 Dislivello 290 m
📏 Lunghezza 23,7 km
😅 Punti difficili Nessuno
💧 Acqua A Vetralla, al Bosco di Vetralla, a Capranica, a Sutri
🗺️ Traccia gpx

Terzo giorno: tappa 43 da Sutri a Campagnano di Roma

A questo punto, usciti da Sutri, c’è il punto più brutto di questo cammino. Ti consiglio, raggiunto l’ingresso del Parco Naturale, di seguire il parco sulla destra: si allunga di un chilometro, ma ci si gode un po’ di quiete, di verde e di necropoli.

Dopo di che per quasi 3 km è un incubo:

  • asfalto
  • niente marciapiedi, né possibilità di camminare in sicurezza
  • traffico anche pesante
  • corrono come pazzi, senza nessun rispetto per i pedoni

Devo dire: bruttissimo. E ci ha un po’ fatto rendere conto di come la Via Francigena sia a volte un itinerario “calato dall’alto”, lasciato poi alla cura, alla voglia e all’intraprendenza degli enti locali. E se il CAI di Viterbo si è sbattuto per inventarsi la bellissima variante Cimina e tirarti fuori dal traffico e dal solleone, qui boh: proprio non c’erano un paio di sentieri interpoderali da chiedere in prestito?

Non voglio spaventarti più del dovuto, ma non sarà un camminare piacevole e vorrai uscirne il prima possibile.

Finita la strada, prendiamo finalmente le solite tranquille carrarecce bianche di campagna, superiamo prati e golf club e saliamo a Monterosi, dove siamo accolti da timbro, chiacchiere, acqua e baretti per la seconda colazione.

A Monterosi, prima di inforcare lo svincolo sulla Cassia (questo, almeno, protetto da gardarail e vegetazione), butta l’occhio sul santuario/chiesa di San Giuseppe. A parte l’edificio che, da fuori, ti porta improvvisamente in Grecia o giù di lì, dentro c’è un bordone – il bastone del pellegrino – appeso a una cornice; sono segnati i pellegrinaggi che il bordone ha fatto nelle mani di un settantenne, e c’è l’invito a prenderlo per peregrinare (e poi riportarlo).

Stradine e strade, sole a picco, campagna. Arriviamo cotti alle cascate del Monte Gelato, dove ti consiglio di fare il giro ad anello delle cascate per godere della zona. L’area naturale è bellissima, ma ci priva di respiro: non balneabile per contaminazione, non bivaccabile per mangiare un panino; l’alternativa è stravaccarsi sul prato del vicino agriturismo, ma l’ingresso si paga 10€ a persona. Siamo sciolti e scornati, ci rimettiamo a camminare lungo strade bianche che scottano, fino a un miraggio.

Mare Verde Events sembra una casa nel nulla. C’è acqua fresca, ospitalità, un racconto di cambio vita, cuccioli di cane e galline che ti fanno le feste. Ci racconta Cristian che si stanno organizzando e che, probabilmente già l’anno prossimo, offriranno un punto tappa con tende fisse, relax e spettacoli: per vivere il cammino più in profondità. Bravissimi! (e ci hanno salvati da sicura disidratazione).

Ultimi chilometri nel Parco del Veio, con per fortuna qualche bosco a fare ombra, e risaliamo a Campagnano di Roma per il lato nord, tranquillo e assonnato, per arrivare lungo la via principale, vivacissima (e con tutto quello che serve per riprendersi).

Per la cena abbiamo preso una piazza alla Fabbrica della Pizza, buonissima. Ha pure tavolini all’aperto.

Tappa 43 della Via Francigena: dati tecnici in breve e traccia GPX

📍Partenza da Sutri (291 mslm)
🏅 Arrivo Campagnano di Roma (270 mslm circa)
📐 Dislivello 290 m
📏 Lunghezza 25,8 km
😅 Punti difficili Nessuno, a parte la lunghezza della tappa e quella terribile uscita da Sutri su asfalto, pericolosissima
💧 Acqua A Sutri, a Monterosi, e poi pressoché niente fino a Campagnano (c’è l’agriturismo alle Cascate del Monte Gelato, se proprio sei in difficoltà)
🗺️ Traccia gpx La puoi scaricare qui

 

Quarto giorno: tappa 44 da Campagnano di Roma a La Storta

È la tappa delle sorprese, ma ancora non lo sappiamo. Intanto lasciamo Campagnano, e iniziamo a entrare nel territorio del Parco del Veio. Raggiungiamo la Chiesa della Madonna del Sorbo seguendo la via crucis – e stupendoci di quanto le stazioni siano lontane tra loro – e facciamo la brevissima deviazione, in salita, per il santuario; merita più che altro per il luogo di quiete e silenzio, con le parole chiave dei monaci contemplativi tra siepi fiorite. Qui c’è anche il timbro.

Dalla chiesa, torniamo sui nostri passi e iniziamo un lungo tratto di saliscendi fino a Formello, la prima delle sorprese di oggi.

A Formello, infatti, oltre alla mortadella più bona del mondo – l’alimentari lo vedi appena entrato in paese, non lo puoi mancare, e la mortadella che ha è davvero eccezionale – a Formello c’è un museo, ospitato nel Palazzo Chigi che dovrebbe ospitare anche l’ostello (momentaneamente non in uso). Qui, oltre al timbro, si sale una bella torre panoramica che riporta su ogni gradino una tappa della Francigena, con alcune frasi non banali sul camminare lungo le pareti; in cima, panorama a 360° sulla zona.

Ma, appunto, è il museo che merita, perché mostra dei reperti etruschi notevolissimi, è molto piacevole da percorrere, non si perde in sale poco significative; se c’è poca gente, come è successo a noi può capitarti di fare una visita guidata nel prezzo esiguo (5€) del biglietto. Profonda infarinatura sugli usi e costumi etruschi, storie e curiosità… tanto che dopo il museo conviene entrare nella Chiesa di San Lorenzo Martire che si trova sulla sinistra uscendo, e dove si trova una peculiare meridiana solare (navata destra; ma la storia conviene farsela raccontare al museo, perché oltre all’originalità del pezzo, parla anche di voglia di recuperare e parroci insistenti) e un bellissimo soffitto a cassettoni.

La visita al museo e un passaggio alla Chiesa di San Lorenzo Martire può durare un’oretta con calma: inseriscila nel tuo piano di viaggio!

Lasciata Formello, c’è ancora molta campagna arsa dal sole, ma ad un certo punto ci viene offerta salvezza: un bellissimo percorso – la Variante Ponte Sodo lungo il Torrente Cremera (cartelli) – segue dall’alto una profonda gola, offrendoci un bel panorama di morbide colline, balle di fieno, staccionate e provvidenziali tratti in ombra.

La variante termina con la discesa tra le campagne di Isola Farnese; si passa per un complesso di necropoli e scavi archeologici (sono tutte deviazioni, però), e per una cascatella che dà su un’altra profondissima gola.

Da qui, asfalto fino ad un bivio: sulla sinistra, si raggiunge il centro storico di Isola Farnese (sono 200 metri di deviazione), sulla destra si scende a La Storta.

Ma subito dopo il bivio, c’è l’altra sorpresa della giornata. A prima vista, un chiosco che vende bibite e gelati; a un secondo sguardo, una piscinetta freschissima. L’Isola Felice è una trappola, in senso buono: bevande a prezzo normale, aperitivi, ingresso piscina pomeridiano di 6€ a persona. Di fianco, eventualmente, una pizzeria. La Storta si trova solo ad un km di distanza, perché non fermarsi qui a riposare qualche ora?

Per la cena abbiamo raggiungo La Storta, dove alloggiamo presso le suore di Nostra Signora del Sacro Cuore, tappa piuttosto classica per i pellegrini, ma tutti ci hanno sconsigliato di cenare qui. Giusto di fronte c’è un’ottima braceria dal nome intrigante di Ara Bracis, e un interessante kebab della Calabrisella, giusto 20 metri scendendo lungo la Cassia.

Tappa 44 della Via Francigena: dati tecnici in breve e traccia GPX

📍 Partenza da Campagnano di Roma (270 mslm circa)
🏅 Arrivo La Storta (140 mslm circa)
📐 Dislivello 340 m
📏 Lunghezza 21,6 km
😅 Punti difficili Nessuno
💧 Acqua  A Formello, poi tendenzialmente nulla
🗺️ Traccia gpx Sì, mancano gli ultimi 1-2 km, da l’Isola Felice (leggi la relazione, ti conviene!) al centro di La Storta, eravamo troppo rinfrancati dalla piscina per ricordarcene.

 

Quinto giorno: tappa 45 da La Storta a Piazza San Pietro

Daje, ci siamo.

Avevamo un po’ di paura per questa tappa, dato il compito di dover seguire per 6,4 km la Cassia e poi affrontare la terribile periferia romana. Ma con tre trucchetti è andato tutto bene:

  • partire presto per evitare il caldo e il traffico più grosso,
  • umore alto che oggi è il grande giorno,
  • stare sul lato sinistro della strada: il marciapiede è più regolare, manca solo su un centinaio di metri di percorso.

Giusto prima di salire sopra al Grande Raccordo Anulare, si passa per un ottimo baretto… che ha pure il timbro, ed è perfetto per una seconda colazione.

Insomma, tutte paure inutili perché in realtà l’ora di cammino vola e senza problemi ed ora: si sale sopra il Grande Raccordo Anulare e si tiene d’occhio sulla destra una deviazione (indicata); qui si entra nel parco dell’Insugherata, bellissimo e silenzioso – vera oasi difficile altrimenti da immaginare nel cuore della metropoli.

Dopo l’Insugherata si risale in città per una rampissima (breve, ma il superlativo non è casuale); si seguono poi le indicazioni lungo Via Trionfale (dove torna a farsi sentire il traffico); si entra poi nella Riserva Naturale di Monte Mario e la si percorre, seguendo le passeggiate dedicate agli astronomi e alla scienza della geodesia.

Qui non perderti i balconi panoramici che danno sullo stadio e soprattutto sul cuppolone, prima della massacrante strada selciata a tornanti, impietosa sui piedi indolenziti.

Scesa questa si trova un fontana salvifica, ci si immette sul vialone e…

È Piazza San Pietro!

IMPORTANTISSIMO. Non ti descriverò l’arrivo nel cuore della cristianità, nella chiesa più grande del mondo, in un luogo così denso di storia e arte. Le emozioni saranno le tue, ed è giusto che sia così.

Ti dico però che il tuo compito, dopo l’emozione, è quello di recuperare il testimonium. Leggi quello che segue per evitare, come è successo a noi, di dover macinare altri chilometri inutilmente per colpa di indicazioni sbagliate o di rinunciare a ritirarlo come ci hanno raccontato alcuni pellegrini.

Recuperare il testimonium

Stai per arrivare al doppio colonnato più celebre del mondo; segui il muro sulla destra: troverai che il largo marciapiede è improvvisamente tagliato in due dalle transenne – l’imbocco porta la scritta “prenotazioni online“.

Ecco: nessuno te lo dirà, ma devi entrare lì! Dirai che sei pellegrino (anche se lo vedranno dallo zaino, dai bastoncini da trekking, dal sudore e dalla credenziale sventolata); passerai poi per il metal detector (occhio che eventuali coltellini verranno sequestrati, dichiarali al controllo così potrai recuperarli dopo); infine, arriverai al desk dove i volontari ti daranno il sudato documento!

Dopo aver ricevuto il testimonium, il percorso continua passando per le grotte vaticane, e direttamente nella Basilica di San Pietro.

Complimenti!

Tappa 45 della Via Francigena: dati tecnici in breve e traccia GPX

📍 Partenza da La Storta (140 mslm)
🏅 Arrivo Piazza San Pietro, Roma (19 mslm)
📐 Dislivello 200 m
📏 Lunghezza 21,8 km
😅 Punti difficili Camminare lungo le trafficare vie di Roma (Cassia su tutte) richiede attenzione
💧 Acqua Ci sono diverse fontanelle lungo la Cassia; se sei seguono le indicazioni della VF, la fontanella successiva si trova usciti da Monte Mario, dopo un paio di attraversamenti pedonali
🗺️ Traccia gpx

Questo cammino non è soltanto un itinerario millenario che attraversa borghi ricchi di curiosità, paesaggi etruschi, parchi archeologici, cascate, e vedute struggenti; ma è un itinerario che ti porta direttamente a Roma in Piazza San Pietro, facendoti riscoprire il significato di pellegrinaggio in un viaggio lento sulle tracce di Sigerico. 

E poi, è innegabile: il finale di questo cammino è quanto di più epico tu possa immaginare. 

Buon Passo! Silvia e Davide