Lo ammettiamo: volevamo solamente andare a curiosare un bivacco, il Baito del Cengello. Poi era una bellissima giornata di sole caldo, eravamo pronti a tutto (in zaino avevamo ciaspole, ramponi e ramponcini), e il 31 dicembre ci chiedeva a gran voce di chiudere l’anno a tono. Ne è venuto fuori un inaspettato anello del Croz di Conseria che ci ricorderemo (e decine di altri spunti interessanti per future esplorazioni).
Cosa troverai nell’anello del Croz di Conseria:
Da Ponte Conseria al Rifugio Malga Conseria
Ultimo dell’anno: a Ponte Conseria (1468 mslm) ci sono molte auto parcheggiate. D’altronde, il sole è caldo, la giornata si preannuncia maestosa, la montagna invoglia. Speriamo che gli escursionisti si distribuiscano tra le diverse mete presenti qui attorno. Spoiler: lo faranno, e noi non incontreremo nessuno per il resto della giornata!
Per salire a Malga Conseria, prendiamo la scorciatoia attraverso il bosco: il sentiero 326. Nota bene: abbiamo avuto il “piacere” di percorrere la forestale che porta a Malga Conseria giusto qualche giorno prima: è lunga, lunghissima – se vuoi accorciare sensibilmente i tempi, evitala.
Per il resto: il sentiero sale dapprima lungo un dosso, poi si sviluppa in tornantini rampicanti (non eccessivi, comunque), infine si estende su un lungo traverso che porta in vista del Rifugio Malga Conseria (1848 mslm).
Sventola una bandiera italiana: il rifugio è sempre aperto e accogliente… come le sdraio poste al sole, ma noi abbiamo detto “Baito del Cengello” e quindi continuiamo a salire!
Da Malga Conseria al Baito del Cengello
Dalla malga, i percorsi si dividono. Molti escursionisti salgono verso il Passo Cinque Croci, probabilmente. Noi seguiamo quella direzione per una decina di minuti, forse meno: siamo sempre sul sentiero 326 che taglia la forestale per il passo. Individuiamo un cartello: sono le indicazioni che cerchiamo, posizionate a due passi dal Monumento ai Caduti di Tutte le Guerre (in carta come ex Cimitero di Guerra, 1936 mslm). Questo luogo porta il nomignolo di Cocuzzolo dei Morti, ci sono alcune file di piccole croci in legno e una più alta croce è stata eretta con vecchie aste di metallo, portareticolati della Grande Guerra. Il cimitero ospitava i soldati che nel ’17 furono travolti dalle valanghe.
Il nostro sentiero, indicato dal segnavia L35, si dirige verso il bosco a sud-est del cimitero.
Il sentiero si svolge tranquillo lungo il versante boscoso di Cima Socede (attenzione alla deviazione per la cima, sulla sinistra, da ignorare). La pendenza è moderata, le tracce sulla neve crostosa di chi ci ha preceduto ci guidano nella giusta direzione. Un cristo di legno, qualche sprazzo sulle cime a sud, il silenzio della neve. Il sole è caldo, l’aria rigenerante, e camminare è una meraviglia.
Siamo al Baito del Cengello (1991 mslm) dopo 1 ora e mezza di camminata dal cimitero.
Il Baito del Cengello
Ci sono dei luoghi che parlano all’anima. Sembra una frase fatta, scontata: ma mentre leggiamo le numerose testimonianze sui quattro quaderni lasciati al bivacco, ci rendiamo conto che è proprio così, e che il Baito del Cengello è uno di questi. Qui ragazzi fanno sorprese alle proprie fidanzate, qui anziane coppie vengono a festeggiare 46 anni (già…) di “stesso stile, stessa etica”. Qui si fa festa, certo, ma soprattutto ci si lascia zittire da una Natura buona e magica. Sono un tripudio di ringraziamenti, i libri di bivacco: a dio, alla natura, alle persone con le quali si cammina.
Ci sediamo a mangiare i nostri panini, in faccia il sole ancora alto sulla Croz di Conseria. Di fronte al bivacco il ruscello è fatto di morbide gobbe di neve, più a sud (non visto per ora), il Laghetto del Cengello è una tavola innevata.
Qualche dato: il minuscolo Baito del Cengello contiene tavolo e panche, una piccola stufa, ascia e sega per fare legna. Per dormire? Il pavimento (ma potrebbe davvero valerne la pena).
Con il baito alle spalle, sulla sinistra, verso la sagoma triangolare del Cengello e superato un basso dosso, ci sono i Laghetti del Cengello.
Busa delle Todesche e Baito Scagni
Inforchiamo le ciaspole. Il sentiero L35 prosegue esattamente di fronte al baito. Scavalcata la traccia del ruscello, guadagniamo quota un po’ alla volta, di dosso in dosso, risalendo il lungo e scenografico vallone che porta alle Buse Todesche. L’ambiente – adesso un lungo campo aperto – è appartato, affascinante, tipicamente Lagorai. Raggiunto il limite delle Buse vere e proprie, la traccia inizia a salire verso una forcella che in carta non ha nome.
Attenzione! Per quanto questo tratto di versante sia esposto a nord, conviene comunque leggere lo stato dell’innevamento, perché si tratta del punto più pendente dell’intera escursione.
Raggiungiamo questa forcella (2166 mslm), ci godiamo un apertissimo panorama verso sud, e individuiamo la prossima meta: il Baito Scagni, sistemato al di là di una piccola conca nella quale ora ci caliamo.
Seguiamo le tracce di chi ci ha preceduto, prima di raggiungere il fondo della conca facciamo un traverso sulla destra e sbuchiamo proprio sul piccolo pianoro dove c’è il Baito Scagni (2094 mlsm), semplicemente una stanzina di due metri per due con tavolo, panca, e tavolaccio sul quale dormire.
Da Baito Scagni a Ponte Conseria per il Sentiero dei Nomadi
A questo punto, l’orientamento richiede attenzione: la neve confonde la traccia, i segnavia sono radi (ma ci sono). Si sale lungo il versante a destra del baito e si prende un traverso che aggira uno sperone del Monte Conseria, per poi scendere per alcuni tornanti nel bosco e raggiungere il bivio con il sentiero 360 (direzione Baito Lastei e Alta Via del Granito). Scendiamo ancora e raggiungiamo il Lago di Nassere (o Busa del Lago, 2063 mslm), uno specchio ghiacciato e increspato dalla neve.
Proprio un minuto di pausa, perché la discesa è ancora lunga. Siamo adesso sul cosiddetto Sentiero Nomadi: cosa che ci ringalluzzisce, in quanto noi siamo nomadi digitali. Ci scherzeremo per tutta la discesa… finché non ci sarà spiegata l’origine del nome!
Dal lago, il percorso si fa più ardimentoso, perché ci troviamo a camminare lungo un versante innevato molto pendente. Tracce di scarponi hanno tagliato profondi buchi nel manto nevoso, e siamo a tutti gli effetti sospesi sul pendio boscoso molto inclinato. Superata una decina di minuti di questa tortura, parte una eterna e pendente discesa su neve, tra tornantini e scivolate. Perdiamo 300 metri di quota, facciamo dieci minuti di bosco, e compare di fronte a noi Malga Nassere (1763 mslm).
Esploriamo la malga: c’è anche un piccolo bivacco. Al suo interno c’è un grande camino, una stufa economica, un tavolo con panche, una piccola dispensa e al piano superiore alcuni materassi appoggiati sul legno. L’aspetto non è male, ma l’interno gode davvero di pochissima illuminazione a causa delle minuscole finestrelle.
Dalla malga, le possibilità sono due:
- scendere per la forestale di servizio della malga – due lunghi tornanti fino a Ponte Conseria
- riprendere poco più in basso il Sentiero Nomadi, che taglia attraverso il bosco e sbuca poco più a nord di Malga Casarina (dove si conclude). Da qui, pochi minuti di asfalto e sei a Ponte Conseria.
Noi scegliamo questa seconda opzione, e mentre scendiamo, ti raccontiamo perché “Sentiero Nomadi”.
Il Sentiero Nomadi della Val Campelle
Eh, niente: non si parla di nomadi digitali. Il Sentiero dei Nomadi si chiama così perché è dedicato a Augusto Daolio e Dante Pergreffi, rispettivamente cantante/fondatore e bassista dell’omonimo gruppo. Tecnicamente, il sentiero parte dal Rifugio Carlettini e raggiunge il bivio del sentiero SAT per i Laghi della Val Inferno.
Anello del Croz di Conseria: dati tecnici in breve
Dove siamo: il complesso è quello dei Lagorai, la zona quella che ruota attorno a Ponte Conseria, alla fine della Val Campelle. Provincia di Trento.
Quando l’abbiamo fatto: il 31 dicembre, con i resti di alcune grosse nevicate – neve ora crostosa, gelata. Le ciaspole ci hanno fatto comodo.
Partenza/arrivo: Ponte Conseria (1468 mslm)
Punti dell’anello: Rifugio Malga Conseria (1848 mslm), Baito del Cengello (1991 mslm), Baito Scagni (2094 mslm), Malga Nassere (1763 mslm)
Dislivello: 740 m
Lunghezza: 11 km
Tempo: poco più di sei ore tutto l’anello
Difficoltà: media. Non ci sono particolari difficoltà, se non la lunghezza dell’intero giro e un po’ di orientamento.
Cartografia: Carta Tabacco n. 58 – Valsugana, Tesino, Lagorai, Cima d’Asta (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
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