La Tabacco è aperta per terra, con le dita percorriamo le linee rosse, poi le nere, come venature. E’ un’estate difficile questa: la tempesta Vaia è passata da parecchi mesi, ma i segni del disastro sono ancora visibili in tutti i nostri monti. Il Latemar però è nei nostri desideri da un po’ di tempo e il weekend promette due giorni di sole invidiabile.

Il bivacco Sieff, la ferrata dei Campanili. Calcoliamo il dislivello, controlliamo su ViaFerrate la difficoltà della ferrata ed il weekend è pronto: non ci resta che preparare lo zaino e partire.

Silvia e Davide in cima a torre diamantidi

Come Raggiungere il Bivacco Sieff

Da Forno – Predazzo

Il bivacco è facilmente raggiungibile dalla località Forno (vicino a Predazzo) dove si parcheggia vicino ad una fontanella o poco più a monte. Si segue poi il sentiero 516 che costeggia la curiosa Cava de la forra del Rio Val Sorda, una ex cava usata fino al 1940 per portare a valle il legname – ossia le bore, i tronchi – che i boscaioli di un tempo abbattevano delle alture. 

Il sentiero non presenta difficoltà, tratte un breve tratto di sentiero attrezzato.

!ATTENZIONE! a seguito della tempesta Vaia il sentiero ad Agosto 2019 risultava chiuso. Abbiamo provato a percorrerlo, ma è davvero inagibile, tanto che anche un signore del posto ci ha detto che ha fatto fatica a raggiungere il bivacco, nonostante ci salga tutti gli anni almeno una volta al mese, da sempre.

Sul sito ufficiale della Regione Trentino trovate l’elenco dei sentieri non percorribili. Non sempre risulta essere aggiornato, ma è sicuramente utilissimo per valutare il percorso, informarsi e drizzare le orecchie. 

Da Passo Feudo 

Dopo aver provato a percorrere parte del sentiero 516 decidiamo di abbandonare la strada, ma di rinunciare ai nostri piani non ci pensiamo nemmeno!

C’è infatti un’alternativa: dagli impianti di Predazzo saliamo con l’ovovia fino al Rifugio Gardonè (1639 mslm) e da qui prendiamo la forestale fino al Rifugio Passo Feudo (2120 mslm). La forestale di per sé non offre uno scenario particolarmente coinvolgente e volendo si può arrivare tramite impianti anche al secondo rifugio, ma abbiamo voglia di iniziare a camminare e di conquistarci la nostra notte in bivacco.

Arrivati al Rifugio Passo Feudo proseguiamo tramite il sentiero 516 fino al bellissimo Rifugio Torre di Pisa (2671 mslm), dietro al quale abbiamo la fortuna di ammirare il suggestivo picco della Torre di Pisa mentre viene scalato.

torre di pisa

L’ambiente è grandioso: roccia, ampi scenari, maestose montagne e una giornata di sole epocale.

Imbocchiamo da qui il sentiero 516b che, restando quasi sempre in quota, ci conduce attraverso questo stupendo panorama carsico fino al Bivacco Sieff (2365 mslm).

scenografico ambiente del Latemar

La meraviglia del Bivacco Sieff al Latemar

Più che un bivacco un vero e proprio rifugio non gestito nel cuore del Latemar, a 2365 mslm.

Il bivacco Sieff si presenta come una bellissima e coccola casera ai piedi della Ferrata dei Campanili, con una visuale stupenda sul Latemar e su tutto il complesso dei Lagorai e di Cima d’Asta. 

vista dal bivacco sieff

L’interno è dotato di stufa a legna, 6 posti letto con materassi e coperte più altri 8 materassi sul pavimento del piano superiore, tavolo in legno, stoviglie e legnaia accanto. 

A pochi passi dal bivacco inoltre si trova una fonte di acqua che si incrocia seguendo il sentiero 516 verso Forno.

Verso sud-est, giusto prima dello strapiombo che scende a valle, ci sono stelle alpine, achillea, ungulati che verso sera salgono dalla valle e tantissime marmotte curiose

bivacco sieff al latemar

stelle alpine sul Latemar

Insomma c’è davvero tutto quello che serve! Ci sediamo sul grande tavolo in legno fuori dal bivacco con paninazzi e birra ammirando lo scenario che ci si para di fronte.

vista dalla casera

bivacco sieff al latemar

La ferrata dei campanili del Latemar

La notte trascorre calda e dormo piuttosto comoda, ma segnalo la presenza di un topolino nella legnaia che mi ha tenuta sveglia per parecchie ore! La giornata comunque inizia presto: tè e caffè sono pronti sul fornelletto e il primo sole non tarda a scaldarci.

Saliamo verso l’ampia e panoramica forcella dei Campanili (2685 mslm) e ci imbraghiamo. La Ferrata dei Campanili del Latemar inizia infatti solo dopo aver superato qualche facile roccetta in direzione est.

inizio della ferrata spettacolare vista sul Latemar

La ferrata è decisamente spettacolare e si svolge interamente in quota lungo una caratteristica e alquanto scenografica cengia.

Circa a metà della ferrata si staglia sopra di noi la Torre Diamantidi, è amore a prima vista: impossibile non raggiungerla. Ci incamminiamo seguendo tracce di sentiero e qualche omino tra gradoni e sfasciumi di roccia verso la vetta a quota 2842 mslm.

Silvia e il panorama da torre diamantidi

Scendiamo per la via di salita tornando al bivio da dove abbiamo deviato per la cima e da qui intercettiamo nuovamente la ferrata per percorrere la sua seconda parte. In realtà a questo punto in molti sbagliano e intraprendono il sentiero basso (che corre un centinaio di metri più sotto e che sarebbe quello del ritorno: sì, questa ferrata ha un senso di marcia, e andrebbe fatta come te la stiamo raccontando).

Ci ritroviamo soli ad affrontare il secondo tratto della ferrata dei Campanili. Qui è presente qualche passaggio un po’ più difficile con scalette strapiombanti, corda non tesa (floppa, la chiamiamo noi) e tratti parecchio esposti. Piuttosto impressionante dover superare il vuoto camminando su un masso incastrato tra le due pareti (no, avevo troppa paura che mi cadesse il telefono per farci una foto!).

davide in ferrata

Il giro ad anello

Arriviamo così fino al Bivacco Rigatti che si trova adagiato all’interno della forcella Grande. Il bivacco è di quelli classici a scatola rossa, ma con una vista mozzafiato. All’interno si trovano 9 posti letto (di cui 6 comodi) e dotazione essenziale da bivacco. E’ sorprendentemente anche molto pulito.

bivacco rigatti

Studiamo la carta e vediamo la possibilità di proseguire oltre e fare un giro ad anello. Siamo molto titubanti visti i lasciti della tempesta Vaia, ma decidiamo di provarci ugualmente, abbiamo ancora tutta la giornata davanti e nessuna fretta.

Dal Rigatti qui si prende il sentiero 18 (difficile-alpinistico), in direzione est – Forcella Latemar. Dopo meno di mezzora deviamo per salire sullo Schenon (o Latemar Spitze) la cui cima a 2791 mslm ha tutto: croce gigante, libro di vetta e panorama mozzafiato. Non vorrai mica farti mancare la seconda cima del Latemar proprio oggi?

monte schenon

Il sentiero 18 non è banale, e in carta non rende. Supera dei solchi franosi sali-scendendo. Il percorso, come si dice, non molla un attimo e richiede attenzione e concentrazione sempre!

A dei momenti piacevoli, quasi rilassanti, si alternano almeno quattro attraversamenti di canali ghiaiosi, molto pendenti, nei quali l’escursionista deve calarsi per poi attraversarli muovendosi sulle rocce più grosse, e usando ogni tanto anche le mani.

Dice bene Silvia: questo tratto di sentiero non molla mai, ed è un esempio di quei percorsi che ti stancano più per la concentrazione che ti chiedono, che per l’effettiva fatica.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

Se in carta per ogni linea che sale ce n’è un’altra che scende, dopo la tempesta Vaia questa regola non viene del più rispettata: tantissimi gli alberi caduti a terra e di conseguenza molti sentieri risultano ancora inagibili. Dobbiamo fare non poco sforzo per capire come tornare a valle senza incappare in situazioni pericolose.

NOTA: Arrivati alla Forcella piccola del Latemar (2526 mslm) il percorso più ovvio e “comodo” sarebbe quello del sentiero 517 verso Forno, con il quale si chiude un bellissimo anello, ma avevamo visto i cartelli il giorno prima che lo segnalavano come inagibile.

Decidiamo quindi di procedere in direzione Val di Peniola. Prendiamo il sentiero 517B che scende a valle e diventa poi sentiero 517 imboccando infine il sentiero 524 che scende in Val di Peniola.

La valle è fantastica con attraversamenti di torrenti e numerosissimi ungulati selvaggi, ma dobbiamo prestare parecchia attenzione a dove mettiamo i piedi a causa di piccole frane, smottamenti del terreno, qualche albero caduto e indicazioni non molto chiare. 

La discesa in Val di Peniola non è più solo montagna: è magia.

Hai un’ultima vista su creste e forcelle, in alto, che prefigurano al di là un ennesimo altro mondo da esplorare, che però non è per te questa volta, perché ora ti aspetta la valle che hai sotto ai piedi: scura, ingombra di vegetazione, scombinata dalla tempesta, viva.

E’ come entrare in un mondo nel quale sei e sarai sempre solamente un ospite – e come tale ci si aspetta che ti comporti. Mentre scendiamo lunghi tornantini per raggiungere il fondovalle, sopra di noi un camoscio salta tra i tronchi caduti e gigantesche foglie verdi verso l’alto, percorrendo una pendenza impossibile.

Ci ritroviamo a scendere lungo il torrente, spesso abbandonando la sponda per camminare sulle rocce del greto, calandoci dove i salti si fanno più scoscesi. E’ tutto silenzioso eccetto che per l’acqua, e in una buia radura tra gli alberi altri due camosci brucano vicini.

Alleggeriamo il più possibile il passo per non farci sentire, e camminiamo oltre.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

pascoli

Ci siamo: un ultimo pezzo del sentiero 519 A che scende a Sort e in un attimo (si fa per dire, dato che ormai sta diventando buio) siamo in paese! Peccato solo che la nostra auto sia agli impianti di Predazzo!

Tuttavia Fortuna audaces iuvat e in meno di 5 minuti due gentilissimi signori ci danno un passaggio e si offrono di portarci fino al parcheggio della nostra macchina in cambio del racconto della nostra avventura. 

In conclusione… un giro di due giorni in alta montagna, il bellissimo bivacco Sieff per coronare la prima giornata con una notte tra animali e stelle alpine, la spettacolare ferrata dei Campanili, una natura pressoché incontaminata nella Val di Peniola e l’umana generosità finale… What else??

scenografico ambiente


Dati tecnici in breve

Da Forno al bivacco Sieff

Durata: 3 ore circa

Dislivello: 1200 m

Difficoltà: nessuna, tranne un breve tratto di corda metallica.

Agibilità: ad agosto 2019 il sentiero era ancora inagibile.

Da Predazzo al bivacco Sieff

Durata: 4 ore circa

Dislivello: 750 metri. La variante da Passo Feudo è decisamente più lunga, ma, considerando di prendere almeno il primo impianto di risalita, risulta essere più semplice, dato che il dislivello si riduce.

La ferrata dei Campanili

Durata: la ferrata è piuttosto lunga, soprattutto se si include l’ascesa alla Torre Diamantidi. Noi abbiamo calcolato circa 2 ore.

Difficoltà: nel complesso non presenta difficoltà tecniche, ma la lunghezza dell’avvicinamento e del sentiero attrezzato richiede un bel allenamento. La difficoltà maggiore sta nei lunghi tratti esposti non attrezzati che, seppur facili, si stagliano nel contesto di un ambiente franoso e instabile. Secondo la relazione letta la ferrata è classificata come moderatamente difficile, con due passaggi difficili nella seconda parte: confermiamo. 

Il giro ad anello

Durata: abbiamo sinceramente perso il conto delle ore di cammino. In totale, ferrata compresa, dal Bivacco Sieff a valle abbiamo impiegato circa 11 ore di trekking.

Difficoltà: alta, per vari motivi, nessuno dei quali trascurabili. Grado alpinistico nel primo tratto dopo il Bivacco Rigatti, dislivello complessivo, durata, punti franati (quando non addirittura bloccati dagli alberi caduti) e orientamento. Consigliamo di intraprendere il giro solo a persone esperte ed allenate, e di verificare comunque lo stato dei sentieri prima di partire.

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