Palcoda e Tamar hanno una cosa in comune con tantissimi dei borghi dell’arco alpino: una storia antica, fatta di pastorizia e agricoltura che ha visto via un progressivo spopolamento che li ha portati ad essere abbandonati… eppure, la storia di questi due borghi della Val Tramontina vive e respira tra le arcaiche mura e i bellissimi progetti di valorizzazione.

Allaccia gli scarponi, che ti porto alla scoperta di questo preziosissimo anello da percorrere rigorosamente a passo lento.

Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Entrambi liberi professionisti, da 4 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano.
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Come arrivare alla partenza del sentiero

Ho percorso questo sentiero mentre mi trovavo a Tramonti di Sotto. Anche se puoi partire direttamente dalla piazza del paese (il chilometraggio si allunga così di circa 4 km, da percorrere lungo una stradina piacevole), il parcheggio più comodo invece si trova imboccando Via Cleva e seguendo le indicazioni verso la località Comesta.

Lungo la strada, vari cartelli indicano Palcoda e Tamar; ti troverai così ad arrivare di fronte al punto in cui è vietato perseguire (535 mslm; indicazioni stradali e sbarra, solitamente aperta). Qui c’è posto per 3-4 macchine a bordo strada ma non di più; se non ne trovi, tornare indietro di qualche metro e posizionala in uno degli altri spiazzi.

Prima di partire

La Val Tramontina ha purtroppo un problema con le zecche. Niente panico, ma solamente rispettare i tre punti chiave: prevenzione, controllo personale una volta finita la gita, e se non conosci questo tema – lettura della nostra guida completa.

Zecche in montagna, copertina Facebook

Da Tramonti di Sotto a Tamar

Dalla fine della strada carrozzabile ho imboccato il sentiero 831a che in breve abbandona l’asfalto per diventare sentiero sterrato.

Oltrepassato il torrente Tarcenò, si trovano le prime indicazioni: dritti si prosegue verso Palcoda, mentre a destra si va direttamente a Tamar (al ritorno scenderò proprio da qui).

Il sentiero è quasi sempre nel bosco (per fortuna, dato che nelle giornate estive aiuta a mitigare il caldo), ed è imperlato di ruscelli ai quali fare una sosta o rinfrescarsi.

Le indicazioni sono sempre chiare e numerose fino al misterioso “Leone sulla roccia”. Dovrebbe essere una formazione rocciosa che ricorda il volto di un leone, tanto che è segnalata anche da un grazioso pannello in terracotta (o almeno credo sia terracotta, ce ne sono vari lungo il percorso) ma…. boh! Io proprio non l’ho visto!

Poco dopo inizia la discesa verso il torrente Chiarzò, oltrepassato il quale mi trovo ad un bivio: a sinistra Palcoda, a destra la Cascata del Pissulat e Tamar.

Procedo verso sinistra dove trovo lungo il percorso i ruderi di Palcoda di Sotto (560 mslm circa) e un cartello che indica una fornace di calce (breve deviazione nel bosco per vederla) fino ad arrivare ad oltrepassare un rio con un cordino di sicurezza ed arrivare al borgo di Palcoda (628 mslm).

Palcoda

Palcoda è esattamente quello che non ti aspetti da un borgo abbandonato! O meglio, se i ruderi delle vecchie abitazioni tipiche dell’architettura rurale montana costruite con pietra locale e con i portici al pian terreno e le logge al primo piano richiamano alla vita di un tempo, la chiesa ristrutturata e il bivacco sono testimonianza di quanto amore sia ancora presente tra queste pietre.

L’abitato di Palcoda contava più di 120 persone che davano vita al borgo. Borgo che è nato nel 1400 grazie all’attività di pastorizia, agricoltura e commercio dei cappelli di paglia (prodotti a Bassano e venduti in Olanda dalla famiglia Masutti, originaria del paese). A seguito della crisi del primo dopoguerra, il borgo si spopolò piano piano fino al 1923, anno in cui anche l’ultima abitante dovette andarsene.

La chiesa che oggi si vede, costruita nel 1780, è stata oggetto di un bellissimo progetto di riqualificazione che ha preso le mosse dalla Parrocchia nel 2011 e che oggi permette di ammirare un vero e proprio gioiello.

“Palcoda bella, Venezia sua sorella, se Palcoda fosse su un pian saria meglio di Milan” era la filastrocca del posto, ma posso assicurare che – almeno per me – Palcoda è ancora più bella di Milano.

Ti segnalo anche che l’ultimo sabato di luglio Palcoda ospita la Festa di San Giacomo.

Il Bivacco Palcoda

A pochi passi dalla chiesa sorge il Bivacco Palcoda, realizzato da volontari e sempre aperto a disposizione di chi ne ha bisogno o vuole trascorrerci del tempo (purché abbia cura di lasciarlo sempre come lo trova… o meglio).

All’interno dell’edificio in legno si trova un grande tavolato con le panche, una stufa a legna, delle mensole con alcuni viveri e quattro posti letto a castello.

Da Palcoda alla Cascata del Pissulat

⚠️ Fino a Palcoda il sentiero è ottimamente tenuto e adatto a tutti, per fare tutto il giro ad anello, il tratto da Palcoda alla Cascata è meno marcato e più esposto.

Ritorno sui miei passi fino al bivio che avevo adocchiato salendo, e scendo verso il torrente Chiarzò. Seguo il corso del fiume spostandomi prima sulla sinistra e poi sulla destra. A seconda del livello dell’acqua potrebbe non essere facilissimo passare, ma tieni gli occhi aperti perché il sentiero poi riparte sulla destra orografica del fiume.

A questo punto risalgo il versante erboso del bosco (attenzione all’erba alta che può creare un inganno: piede sempre ben fermo) per poi ridiscendere sul torrente e seguire le indicazioni che segnalano di proseguire a sinistra verso la cascata.

Cascata del Pissulat

La deviazione per raggiungere la cascata è breve, ma non banale perché ci sono molte rocce scivolose e occorre fare attenzione.

La cascata del Pissulat però è una vera meraviglia naturale! Acqua da mille sfumature verde e turchesi e un bel salto fragoroso, ideale per rinfrescarsi un attimo e contemplare la natura.

Dalla cascata a Brusat

Ritorno sui miei piedi fino al bivio e seguo le indicazioni verso il piccolo borgo di Brusat, che raggiungo in breve dopo un’ultima salita.

Le prime abitazioni sono ruderi dove la vegetazione ha ormai preso il sopravvento, con muschi, licheni e piante che abbracciano i resti delle case e donano alle pietre un fascino senza tempo.

In alcune casi si vedono ancora le porte, le finestre, le scale e persino… il numero civico. Impossibile gironzolare tra i ruderi senza pensare che qui viveva un piccolo insediamento di persone, intente nella loro quotidianità.

Tamar e il Bivacco Guglielmo Varnerin

Gli ultimi passi ed ecco (l’ennesima) vera sorpresa del percorso ad anello: il borgo di Tamar, posto a 660 mslm in una radura improvvisa e curatissima.

Il toponimo “Tamar” indica un luogo recintato per gli animali: un tempo questo borgo era utilizzato dai pastori per l’allevamento del bestiame.

Mi sembra di essere improvvisamente atterrata in uno di quei agriturismi super curati (tipo il Borgo Titol, a Tramonti di Sopra) con l’orto, le erbe spontanee tenute come dono prezioso in un recinto, qualche rudere e un edificio delizioso: il bivacco Guglielmo Varnerin.

Il bivacco Varnerin è di proprietà del CAI ed è stato ricavato dalle vecchie case del borgo con l’obiettivo di riportarlo in vita. Devo dire che ci riesce splendidamente. Nella pagina Facebook del bivacco si vede quanto amore mettono i soci nel tenerlo curato e nell’organizzare eventi di aggregazione.

Il bivacco è un vero gioiello: al piano terra un grandissimo tavolone con panche e una stufa; al pieno di sopra ci sono 8 posti letto (suddivisi in 4 letti a castello) con coperte e cuscini; fuori dalla struttura, ci sono altre panche stupende nelle quali riposarsi e persino un bagno.

Per regolamento del bivacco, il pernotto costa 5€ a persona.

Da Tamar a Tramonti di Sotto: la chiusura dell’anello

⚠️Da Tamar verrebbe istintivo prendere la strada larga che scende verso Tramonti di Sotto, ma questa allunga di moltissimo e non ti riporterebbe alla macchina!

Guardando il borgo di Tamar, bisogna tornare qualche metro in salita verso l’orto e prendere il sentiero che costeggia proprio il retro delle ultime case. I primi passi sono poco evidenti, ma poco dopo mi trovo su un sentiero con un muretto a secco che in meno di mezz’ora mi riporta al primo bivio che avevo visto in andata, e quindi all’auto.

Giro ad anello di Palcoda e Tamar: dati tecnici in breve e traccia GPX

⛰️ Dove siamo In Val Tramontina, a est di Tramonti di Sotto
📍 Partenza da Località Case Comesta (384 mslm)
🏅 Punti dell’anello Palcoda (628 mslm), Tamar (660 mslm)
📐 Dislivello 460 complessivi
📏 Lunghezza 8 km l’anello partendo da Comesta
⏱️ Tempo 4 ore
😅 Difficoltà Facile raggiungere Palcoda; medio-difficile il tratto di collegamento tra Palcoda e Tamar
💧 Acqua In piazza a Tramonti di Sotto
🗺️ Cartografia Carta Tabacco n.28 – Val Tramontina, Val Cosa, Val Meduna, Val d’Arzino (se non ce l’hai, puoi comprala su Amazon), oppure Carta Tabacco del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, che comprende tutto il territorio del parco (puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS Sì, lo trovi qui