C’è chi ci sale in auto o quasi – fan del Rifugio Pelizzo, sto parlando a voi! – e chi si smazza le vie più lunghe. La salita al Matajur da Avsa, in Slovenia, è del secondo tipo. Un’anticipazione dell’escursione: è lunga, sì, ma non difficile. Il panorama dalla vetta? È assicurato… o quasi: leggi la storia della nostra escursione di inizio anno!

Silvia e Davide sulla cima del Monte Matajur saliti dal versante sloveno

Salita al Matajur da Avsa

È il primo dell’anno e, anche se la giornata si preannuncia piuttosto coperta e fredda, decidiamo di tentare il Monte Matajur: speriamo che quelle nelle quali siamo immersi siano soltanto nuvole molto basse.

Avsa è un piccolo abitato sopra Livek (Luico) in Slovenia, sopra la valle dell’Isonzo. La nostra escursione inizia dal parcheggio poco sopra l’agglomerato di case (poco meno di 900 mslm, lo si raggiunge seguendo da Livek le indicazioni stradali per Matajur). Il punto di partenza lo riconosci per il grande pannello informativo.

Il sentiero inizia in forma di una pendente carrareccia, che noi abbiamo trovato piuttosto rovinata dal passaggio dei trattori, e decisamente fangosa. In breve però sbuchiamo su alcuni prati in pendenza, e la traccia si trasforma in un bel sentiero nel bosco: pendenza regolare, atmosfera cupa, foglie di faggio a terra. Da qui possiamo seguire i bolli tondi bianco rossi, e le occasionali indicazioni “Matajur”.

indicazioni per il Monte Matajur

Alcune trincee, un susseguirsi di brevi salite e conche protette dagli alberi, e il sentiero esce allo scoperto: è ora una traccia tra i prati, che seguiamo per lasciarci sulla sinistra il rilievo del Glava. Ci immettiamo così sulla carrareccia che circumnaviga uno dei tanti Mrzli Vrh sloveni (mrzli significa freddo).

Abbandoniamo di nuovo la strada ma, prima di un nuovo tratto di bosco, passiamo per i campi carreggiati del Matajur, belle formazioni carsiche.

Silvia davanti ai campi carreggiati

Il sentiero a questo punto si fa – almeno per noi – più scomodo: quel po’ di neve che ha fatto si è sciolta e tutto è fangoso e scivoloso. Raggiungiamo così il versante del Monte Grande (Veliki vhr, 1446 mslm) e la sella erbosa che in carta viene segnata come Monte Glava (1519 mslm, ma come, un altro “glava”, maledetta cartografia!). Qui incrociamo il Sentiero dei 3 Comuni e il Sentiero Naturalistico del Matajur.

Silvia durante l'escursione sul Matajur da Livek

Da qui, ci aspettano gli ultimi 25-30 minuti di salita, che alterna alcuni brevi tratti in cresta ad altri passaggi erbosi. Poi, nonostante la nebbia che non ci ha mollati un attimo, compare lei: la chiesetta del Matajur (1641 mslm)!

Sulla vetta del Matajur, e 4 curiosità

La piccola chiesa del Cristo Redentore – più anticamera che navata – ci accoglie come un gradito riparo dal freddo che fa fuori e dal vento che tira. Si tratta di una costruzione recente: la cappelletta originale del 1901 è stata distrutta prima da un fulmine, poi dalle vicende subito successive a Caporetto.

Chiesa del Cristo Redentore sul Monte Matajur

Quando arriviamo in vetta, non troviamo molto altro: la magnifica vista dal Matajur è perfettamente bianca di nebbia! Non ci resta che scendere… oppure no (leggi oltre)? Intanto, ecco le quattro curiosità promesse:

  • Il Matajur è chiamato anche Monte Re o, nel dialetto sloveno locale, Baba. Ma una volta gli anziani lo chiamavano kolona: l’originale cappelletta infatti aveva un “campanile” alto 20 metri, in tutto e per tutto simile a una colonna. Faceva parte di una serie di 19 monumenti costruiti tra 1901 e 1904, uno per regione italiana, per celebrare i 19 secoli dalla Redenzione (se te lo stai chiedendo, sono stati tutti distrutti ed eventualmente ricostruiti).
  • Il Sentiero Naturalistico del Matajur è giustificato dalla ricchezza floristica della sommità (crocus compresi). Questo archivio digitale raccoglie più di 600 specie! Si racconta che quando i prati erano più curati, le fioriture fossero incredibili.
  • Durante Caporetto, il Matajur avrebbe potuto in parte contribuito a rallentare la disfatta. Peccato che l’esercito italiano lo usasse come punto d’osservazione, e quindi non erano presenti reticolati né vere trincee: tutto si fece in fretta e furia, e da qui gli italiani si ritirarono.
  • Si racconta anche che alcuni soldati austro-ungarici, raggiunta la sommità del Matajur, proprio da qui videro per la prima volta il mare Adriatico.

La discesa per il Dom na Matajure

… o per la koča, come viene semplicemente chiamata nelle Valli del Natisone. Dalla cima si scende verso sud ovest per il sentiero 749, e in meno di dieci minuti si raggiunge il rifugio Dom na Matajure (1554 mslm), gestito da volontari e quasi sempre aperto: trovare un tè caldo, un brulè e una bella fetta di torta in questo primo gennaio nebbioso e freddo lo conferma!

Rifugio Dom Na Matajure

Il rifugio è gestito da volontari, che salgono per offrire una calda ospitalità a chi passa da queste parti. L’offerta gastronomica dipende da chi è “di turno”, mentre i prezzi… stanno a te: l’offerta è sempre libera. La libreria del rifugio è peraltro carica di bei libri sulla zona.

Silvia davanti al Rifugio Dom Na Matajure

A questo punto usciamo, guardiamo sconsolati verso l’alto e intravvediamo uno spiraglio di luce… e se fosse? Letteralmente corriamo verso la cima, e abbiamo finalmente la visuale incredibile che ci siamo meritati con questa lunga escursione: 360° sopra un tappeto di nuvole che si estende in ogni direzione, le Alpi Giulie che spuntano come isole giganti e innevate, uno spettro di Bochen compreso nel pacchetto. All’appello manca solo l’Adriatico, ma sarebbe voler troppo.
Che emozione per questo primo gennaio! (Tutte le foto dell’articolo sono state fatte in questa “seconda salita”, nella prima abbiamo solo nebbia!)

Cima Matajur

Ci dilettiamo un po’ con i pannelli che aiutano a dare un nome alle cime, scendiamo alla koča e prendiamo la traccia sulla sinistra (sentiero 750a). La traccia corre quasi in quota fino a innestarsi su una forestale, che seguiamo per circa 3 chilometri, finché non ci ritroviamo in corrispondenza del punto in cui l’avevamo abbandonata (quota 1390 mslm, la traccia GPS chiarisce le cose, dato che questa forestale NON è segnata sulla Tabacco).

Da qui, scendiamo per la via della salita.

Monte Matajur da Livek

Salita al Monte Matajur da Avsa: l’escursione in breve

⛰️ Dove siamo Sulle Prealpi Giulie meridionali, tra Valli del Natisone e Valle dell’Isonzo
📍 Partenza da Avsa, parcheggio a 900 mslm segnato in carta (pannello informativo e tavolo da picnic)
🏅 Arrivo Monte Matajur (1741 mslm)
📐 Dislivello 841 metri
📏 Lunghezza 13,6 km compreso il piccolo anello
⏱️ Tempo 6 ore e mezza
😅 Difficoltà Media. Si tratta di un’escursione molto lunga, ma che non presenta difficoltà tecniche. L’orientamento è buono, ma una app può aiutare a districarsi tra forestali e sentieri.
💧 Acqua No
🗺️ Cartografia Tabacco 1:25.000 n. 41 – Valli del Natisone, Cividale, Krn/Monte Nero (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS