Cominciamo dalle citazioni. La prima: il Piz de Mezzodì è il punto più alto dei Monti del Sole e inverosimilmente anche il più facile per l´escursionista. La seconda: puntualmente definiscono da lunga e noiosa a faticosa e disagevole la salita per arrivare nella Busa di Contron. La terza: per la discesa, serve rassegnazione. La quarta: è il posto più bello del mondo, andateci.
La quarta voce è quella di un amico, affidabilissima guida alpina.
Il meteo è splendido, la topografica ce l’abbiamo, oggi non lavoriamo. Si va?
Cosa troverai sulla via normale al Piz de Mezzodì (o Monte Pizzon, Piz de Mesdì o Piz di Meodì):
Da Forcella Franche alla Busa di Contron
Parcheggiamo a Forcella Franche (998 mslm), quindi, presso l’area picnic. Il sentiero 875 parte da qui, subito in salitissima. Si seguono i segnavia, evitando “scorciatoie” che in realtà sono degli scivolodromi notevolissimi. A proposito di scivolare: per la prima metà dell’itinerario, di scivolare è pieno di occasioni, tra fanghetto sul sentiero e radici che sembrano insaponate.
Comunque: dopo la prima rampa, si sale un pelo più morbidi attraverso una bella faggeta – l’itinerario è consigliato quando il foliage è ben espresso. Poi si aggira uno sperone roccioso, si sale ancora, si segue una traccia davvero esile e, dopo i primi 300 metri di dislivello, si raggiunge il bosco di Soracroda (1320 mslm circa). Qui occhio a un bivio (come si vede dal nostro tracciato Komoot): sulla destra si prosegue per il Col Bel, quindi procediamo dritti. Nota bene: un cartello c’è, ma sta bello alto sul tronco di un albero.
Tocca ora una ventina di minuti di strettissimo sentiero, reso ancora più ostico dalle radici di mugo, in mezzo alle quali la terra è sbriciolata, fangosa.
Usciamo infine dal bosco, le prime rocce e una salita regolare lungo le pareti orientali del Contron preludono al primo spettacolo della giornata: la Busa di Contron (qualcosa sotto ai 1900 mslm).
La Busa di Contron, vista ancora in odore di foliage, è di una bellezza rara: nell’anfiteatro roccioso, delimitato da alte pareti, tra le rocce franate in giro spuntano larici del color dell’oro. Gli alberi si stagliano sul grigio chiaro della roccia. Il percorso fa un’ampia curva in modesta salita, supera una curiosa “tettoia” di roccia e i 2000 metri di quota, sale ancora tra le ghiaie del Piz de Contron, raggiunge il Col dei Camorz (2030 mslm), e…
Dalla Busa di Contron alla cima del Piz di Mezzodì
… e dopo un attimo c’è il vero osso duro della salita. Si tratta di una prima “muraglia” che richiede un II grado per essere superata, e poi di un canalone estremamente pendente e friabile, salire lungo il quale richiede buona concentrazione e passo molto sicuro. Una traccia è all’incirca intuibile, fatta di minuscoli tornantini, ma conviene seguire il sentimento, e gli appigli lungo le pareti del canalone.
Superato questo ostacolo, tiriamo il fiato su una forcellina minuscola posta lungo la Cresta della Mussaia (2057 mslm).
A questo punto, il percorso si fa bellissimo e stimolante: ci vuole attenzione, a salire per rampe rocciose successive (occhio alla ghiaia!) e brevissimi passaggi di I grado. Una ventina di minuti e si è quasi alla croce, basta fare una breve discesa infilata tra i mughi e… ci siamo!
O perlomeno, siamo sulla Cima della Crus – la Cima della Croce (2217 mslm). Il Piz de Mezzodì, o Piz de Meodì per i locali, ha in realtà tre cime, e la principale (2240 mslm) si può raggiungere – stando alle relazioni – dall’ultima forcellina, seguendo bolli rossi e triangoli azzurri, e incrociando una mitologica Alta Via dei Monti del Sole (dismessa). Noi comunque non abbiamo fatto questa variante.
Dalla Cima della Croce il panorama è spaziale: da una lama di nuvole perfettamente orizzontale spuntano sulla destra le Vette Feltrine e, ruotando giusto un po’ lo sguardo, il gruppo della Croda Granda e dell’Agner. Più in fondo verso sud c’è la Schiara, mentre i tormentati Monti del Sole sembrano a portata di mano. Nei pressi della croce c’è il libro di vetta.
È ora di scendere.
E la discesa?
Si scende per la stessa via dell’andata, stando però attentissimi agli scivoloni. Prima, sulle bancate di roccia – che comunque volano via in un attimo, divertenti. Poi, giù per l’infame canalino (nota bene: come spesso succede, il muro iniziale è molto più facile da disarrampicare di quanto sembrava). Infine, per sentieri fangosetti e mugosi.
Superata Busa del Contron, la discesa è come dicono: lunga, e un po’ noisosa. A metà, però, c’è una vista capace di dissipare la noia: è il bosco di Soracroda giallo e arancione per il foliage, con sull sfondo l’Agner pallido e fantasmatico. Tocchi di verde mugo incorniciano questo quadro e, sì: scendiamo a valle rinfrancati.
Salita Piz di Mezzodì: dati tecnici in breve
Dove siamo: sui famigerati, selvaggi, solitari Monti del Sole – settore nord occidentale. Nel territorio di Rivamonte Agordino, in provincia di Belluno.
Quando ci siamo stati: in un novembre abbastanza caldo, con gli ultimi bagliori del foliage, prima delle prime nevicate.
Partenza: Forcella Franche (998 mslm).
Arrivo: Piz di Mezzodì (2217 mslm)
Dislivello: 1190 metri
Lunghezza: 7,75 km salita e discesa
Difficoltà: difficile. Itinerario erto, con un passaggio francamente bruttino, e richiesta di passo fermo nell’ultimo terzo dell’escursione. Occhio anche alle zecche, se in stagione: noi ne abbiamo prese alcune “fuori stagione”. Infine, in estate l’itinerario può rivelarsi un forno.
Tempo: 6 ore e mezza salita e discesa
Acqua: solo alla partenza, c’è una piccola fontanella a Forcella Franche
Cartografia: Carta Tabacco n. 22 – Pale di San Martino (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
Bella descrizione unico punto che non sono tanto persuaso sul fatto che la discesa sia noioiosa tra il contron e sorscroda un po’ lunghezza ma se ben allenati si può fare abbastanza in fretta certo non è un accensione per tutti e poi consiglio vivamente di andare con qualcuno che ci va spesso o con guida si può facilmente sbagliare strada e trovarsi o dispersi tra le mughe o increspato su qualche roccia buona ascensione
Grazie Marco, confermo che non si tratta di un’ascensione per tutti, anzi è molto selvaggia e moooolto solitaria!
Una guida, se non si è esperti, è sempre un’ottima idea, verissimo!
Sono salita per anni ad agosto, con il prete di Rivamonte Agordino Don Luigi, negli anni 80. Avevo circa 13 anni la prima volta. Ricordo la fatica, lo zaino pesante, ma la soddisfazione di vedere il panorama una volta in cima alla croce,ti ripagava di tutto. E un altro ricordo vivido ,sono i numerosi stambecchi che saltavano da una roccia all’ altra davanti a noi ragazzi, in mezzo al silenzio delle pareti rocciose! Ora che anche da adulta faccio escursioni sulle Dolomiti , mi rendo conto che erano quasi 1250 m di dislivello…meglio non averlo saputo allora😂
Beh, che dire: prete intraprendente! Per me il panorama dalla vetta è incredibile, ma la vista scabra e “impossibile” dei Monti del Sole. Bello averti riportato questo ricordo!, grazie per avercelo condiviso!
Era meravigliosio andare in montagna con DonLuigi! Ogni martedì una gita diversa! E sullo spiz tante volte anch’io. Si partiva in tanti prestissimo, prima dell’alba, con la luce di una pila e …pensate… vicino alla croce si celebrava la messa, tutti in silenzio arroccati sulla roccia, mentre da Riva suonavano le campane. Un anno sono salite anche le suore che si sono fermate sul contron dove si faceva anche la polenta. Che ricordi mi avete sbloccato, grazie!
Ciao Enrica!
Questo Don Luigi ne ha combinate di tutti i colori, allora, perché già un commento poco sotto parlava di salite al Piz con lui. Che bello, che abbiamo sbloccato questi ricordi!!