Il Re di Pietra è lì, che ti guarda maestoso quando sali sulle cime del Piemonte. Il Re di Pietra è lì da sempre, da quando è nato l’alpinismo. La via normale al Monviso è una salita classica dell’alpinismo, da affrontare con la giusta attitudine, con gambe (e braccia) forti e attente, con una certa esperienza di ambienti alpini alle spalle e, se serve, con la giusta guida.
La salita del “Viso” in due giorni
Dislivello: questa è la parola che descrive a livello pratico la salita al Monviso. Per questo, è consigliabile spezzare l’ascesa in due giorni: il primo per la salita ad un punto d’appoggio, il secondo per l’ascesa alla cima e per il ritorno all’auto. C’è anche chi lo fa in giornata (partendo da Pian del Re il dislivello è minore, ma è davvero tosta).
Gli itinerari classici sono due:
- Da Pian del Re, si raggiunge il primo giorno il Rifugio Quintino Sella, dove si pernotta. Il secondo giorno si sale al Passo delle Segnette, poi al Bivacco Andreotti e infine alla cima;
- Si sale al Bivacco Boarelli dalla Val Varaita, dove si pernotta. Il secondo giorno si raggiunge il Bivacco Andreotti e poi la cima.
In questa relazione trovi descritto il secondo itinerario.
Da Pontechianale (Val Varaita) al Bivacco Boarelli
Abbiamo dedicato un articolo alla salita al Bivacco Boarelli, posto a quota 2820 metri sul Lago delle Forciolline. Se sei un tipo da bivacchi, sappi che il Boarelli è magnifico. Sappi anche che è spesso in “overbooking” e sappi che ci abbiamo dedicato un approfondimento che puoi trovare qui e che ti consiglio di leggere prima di partire.
L’itinerario in breve comunque è questo:
- da Pontechianale (1570 mslm) si sale lungo il Vallone di Vallanta fino alla deviazione per il sentiero Ezio Nicoli (2012 mslm),
- si sale per il Vallone delle Forciolline – questo tratto, molto pendente, è da considerare per escursionisti esperti,
- un’ultima facile mezz’ora di pietraie e si raggiunge il Bivacco Boarelli (2820 mslm)
Avvertenze per la salita alla via normale del Monviso lungo la parete sud
Dal Boarelli in su, siamo in ambiente alpinistico. Valgono quindi tutte le precauzioni del caso, soprattutto perché la salita alla via normale del Monviso è il sogno di tutti i cuneesi e non solo!
- il Monviso scarica molto. Caschetto obbligatorio, così come calzature adeguate con ottimo grip.
- il meteo deve essere ideale. Quando siamo saliti noi, in agosto, la notte precedente l’ascesa aveva nevicato: in diversi punti della salita abbiamo trovato neve pallottolare, mentre i tratti esposti a nord erano ghiacciati ancora alle nove di mattina. Niente di tragico, ma questi passaggi hanno richiesto un’attenzione in più.
- la sveglia va puntata molto presto, in modo da avere gli scarponi ai piedi prima delle sei. Tieni conto che servono quattro ore per salire in cima… e altre sette-otto per tornare poi a Pontechianale!
- fondamentali: esperienza di orientamento in ambiente d’alta quota, e capacità di affrontare passaggi di I, II e III grado. L’esposizione non è quasi mai molta (per intenderci non ci sono pareti strapiombanti), ma ciò non significa che non serva la consapevolezza dell’ambiente. Imbrago e spezzone di corda sono consigliati se sai come usarli: possono essere utili soprattutto per scendere in conserva più sereni.
- l’orientamento non è sempre semplice. I segni ci sono, ma alcune frane possono confondere in molti punti e mandarti fuori traccia. Occhi sempre molto aperti.
- fa per te se: hai confidenza con questo tipo di ambiente, non ti spaventa arrampicare, non soffri di vertigini, hai buona resistenza alla fatica e sei ben allenato. Se sei fisicamente allenato, ma tecnicamente non ti senti preparato, contatta una guida alpina: ti godrai tutte le emozioni della salita, senza patemi d’animo.
- se non ci sono le condizioni giuste per la salita… abbandona.
Dal Bivacco Boarelli al Bivacco Andreotti
Ci svegliamo “abbastanza” presto – il giorno prima ha piovuto molto, per cui non siamo sicuri di poter tentare la salita. Già prima delle sei però il cielo è sereno, le rocce sembrano essersi asciugate e alcune frontali stanno percorrendo il Passo delle Segnette: sono saliti dal Quintino Sella, e sono dirette alla cima! Ci prepariamo, e siamo subito fuori, intenti a seguire i segni gialli che accompagnano alla vetta.
Seguiamo il Lago delle Forciolline, superando il breve tratto attrezzato detto “Cengia dei camosci”, e ci addentriamo nel mondo delle pietraie del Monviso.
Poco dopo la cengia, un’indicazione a vernice manda verso la “grotta di Croz”, il riparo nel quale dormì Michel Croz, la guida valdostana che insieme al collega guidò la prima ascesa alla cima del Monviso, nel 1861. Sempre a vernice gialla, una freccia e la scritta “VISO” non lasciano dubbio sulla direzione da seguire.
Saliamo una banconata di roccia, pieghiamo verso nord, e si aprono di fronte a noi pietraie dal colore denso, infinite. Le percorriamo – segni gialli – salendo di quota piano, mentre il sole illumina le guglie sopra di noi. Sotto, invece, si apre lo sguardo su un laghetto formato dallo scioglimento di un piccolo ghiacciaio, del quale ancora si vede la fronte semicoperta dai detriti.
C’è poi una ripida salita a tornantini, in corrispondenza della quale ti consiglio di indossare il caschetto (segui pedissequamente traccia, bolli e omini per evitare di scaricare roccia su chi c’è sotto) e arriviamo al bivacco Lino Andreotti (3225 mslm).
Il Bivacco Andreotti
Una struttura in lamiera verde e gialla, evidente, schiacciata contro la parete di roccia. Una tettoia di lamiera a proteggerlo dalle scariche di roccia (già nel 2012 è stato pesantemente danneggiato), una scaletta che raggiunge l’accesso, 6 brandine con materassi, 2 stampelle e qualche medicina: il bivacco è tutto qui. Nelle intenzioni di chi l’ha realizzato, nel 1981, l’acqua poteva essere recuperata da un vicino ghiacciaio… che non esiste più.
Una buffa scritta in vernice indica la direzione del bagno su una cengia rocciosa… non abbiamo voluto approfondire!
Il Bivacco Andreotti sarebbe riservato agli operatori del soccorso alpino, quindi si consiglia di non utilizzarlo (e dormire eventualmente al Boarelli).
Dal Bivacco Andreotti alla Cima del Monviso
Guardando il bivacco, si sale sulla destra per alcuni altri metri di stretto sentiero a tornantini, e si arriva ad un punto nel quale è evidente l’inizio della “parte alpinistica” (3300 mslm circa). Troviamo infatti numerose coppie di bastoncini in attesa del ritorno dei relativi alpinisti. Ci imbraghiamo (anche se contiamo di legarci solo per la discesa – e così facciamo), lasciamo qui i bastoncini e si parte!
Da qui inizia la tratta alpinistica della salita alla Cima del Monviso.
È difficile raccontare ogni passaggio di una salita che dura più di due ore in un ambiente difficilmente descrivibile. Darò più spazio alle avvertenze.
La salita della via normale alla parete sud del Monviso è impegnativa soprattutto per la lunghezza: ci vogliono due ore abbondanti “senza correre” e la concentrazione deve essere sempre al massimo. I passaggi sono quasi sempre di I e II grado, con pochi tratti di III. Un punto che può risultare ostico sono è invece quello definito “dei Fornelli”, che consiste nell’aggirare un blocco di roccia seguendo una cengetta in salita esposta verso nord, e che quindi di prima mattina potrebbe essere ghiacciata.
Per il resto, la roccia è sempre meravigliosamente appigliata, solida, un piacere da arrampicare.
Diverso il discorso per quanto riguarda l’orientamento. I segni gialli – fasce e bolli – sono alle volte contraddittori (indicano ancora vecchie vie, interrotte nel tempo dall’attività franosa della montagna), mentre altre volte vanno proprio cercate. Nel dubbio, però, conviene non fidarsi mai se non si vedono segni per più di un paio di minuti: la possibilità di trovarsi in punti difficili o strapiombi ingannevoli esiste.
Due ore, due ore e mezza a stretto contatto con la roccia. E poi…
Sua maestà il Monviso: in cima al Re di Pietra
La vetta del Monviso (3841 mslm) appare quando meno te l’aspetti, e già sei a meno di due minuti da lei. La grossa croce di ferro, alta sul suo piedistallo triangolare, è rimasta nascosta fino a questo momento, e l’emozione di esserci è incontenibile. Insieme alla croce ci sono di due grandi bronzi con il Cristo e la Madonna.
Quando arriviamo in cima, il cielo è aperto, e capiamo un’altra delle bellezze del Monviso: la montagna sorge isolata, e niente ostacola lo sguardo in tutte le direzioni (è alto 500 metri più dei picchi che lo circondano).
Il tempo di fare alcune foto e di mangiare una barretta, e conviene mettersi in moto per la discesa.
Discesa dalla normale del Monviso
La discesa dal Monviso avviene ovviamente per la stessa via delle salita, ma probabilmente è anche la parte più difficile. Le due ore abbondanti della salita infatti non si riescono a comprimere troppo, perché ancora una volta serve concentrazione e attenzione.
Come spesso succede, quando iniziamo a scendere arriva la nebbia, che ci avvolgerà fin quasi all’Andreotti – dove troviamo ad attenderci una femmina di stambecco con il cucciolo. Emozione su emozioni.
Una sola avvertenza per la discesa. Si tratta di un itinerario decisamente lungo e, ancora una volta, da non sottovalutare. Scesa la parte alpinistica, infatti, sono ancora da percorrere le lunghe pietraie fino al Boarelli (dove conviene rifocillarsi), altre pietraie… e il Vallone delle Forciolline, anch’esso richiedente una buona attenzione.
Tre curiosità sull’ascesa al Monviso
- La prima ascesa è stata realizzata nel 1861 da Mathews, Jacomb e dalle guide valdostane Jean-Baptiste e Michel Croz. Sembra però ci siano prove che la vetta sia stata salita per la prima volta da alcuni topografi francesi con ben 110 anni di anticipo. La prima ascesa tutta italiana si deve invece a Quintino Sella (1683), la prima di una donna ad Alessandra Boarelli (1864). A quest’ultima è dedicato il bivacco sul Lago delle Forcioline, e la sua storia è raccontata nel libro Nina devi tornare sul Viso.
- Salita lunga? Pensa che il record di tempo appartiene ai gemelli Dematteis, che nel 2017 hanno salito il Monviso, partendo da Pian del Re, in 1 ora, 40 minuti e 47 secondi. Per 1820 metri di dislivello non è niente male… e a poco vale come giustificazione il fatto che i Dematteis siano nativi della Val Varaita e abbiano giocato in casa.
- La salita è fuori dalla tua portata? Perché non pensi allora a fare il Giro del Monviso?
Via normale al Monviso in due giorni: il trekking in breve
⛰️ Dove siamo | Sul Monviso, versante della Val Varaita, Alpi Cozie (CN) |
📍 Partenza da | Pontechianale (parcheggio lungo la strada, 1570 mslm circa) |
💍 Punti di appoggio e arrivo | Bivacco Boarelli al Lago delle Forciolline (2820 mslm), Bivacco Andreotti (3277 mslm), Monviso (3841 mslm) |
📐 Dislivello | 2210 metri (1300 il primo giorno, 910 il secondo) |
📏 Lunghezza | 9,5 km la salita |
⏱️ Tempo | Leggi la relazione |
😅 Difficoltà | Difficile. Oltre alle capacità fisiche, la via normale al Monviso richiede competenze alpinistiche (passaggi di I, II e III grado, orientamento in ambiente d’alta quota) |
💧 Acqua | No (solo da torrenti, laghi e ruscelli, da potabilizzare) |
🗺️ Cartografia | Carta Fraternali n. 10 – Valle Po, Monviso (se non ce l’hai puoi comprarla qui) |
🛰️ Traccia GPS | Sì: trovi la salita al Bivacco Boarelli, e una unica traccia della discesa (da non usare come “fonte esclusiva” per la parte alpinistica) |
Salve,
Ci sono fonti d’acqua sul percorso? (ho il filtro della greyl)
Se si, dove?
Grazie!
Ciao Francesco, salendo come abbiamo fatto noi (Varaita, Forciolline, Boarelli, via normale), trovi acqua tranquillamente fino al bivacco (da potabilizzare: lago). Salendo il primo tratto di pietraie, trovi uno a o due fonti minimal i, e poi come idea non c’è nulla per tutto il resto della salita.
Buoni… drink!
Complimenti, bella descrizione della salita. Il Boarelli e l’Andreotti non esistevano quando sono salito io sul Viso dal Quintino Sella, la prima domenica di ottobre del 1974, in un splendida e calda giornata senza vento, ma con vista spaziale a centinaia di km di distanza.
Ho letto questo interessante articolo perché oggi parlando con una coppia di amici francesi ho appreso che martedì vogliono salire il Monviso pernottando al Boarelli.
Ciao Giuseppe, grazie di cuore per i complimenti! Il Bivacco Boarelli è in una posizione strategica per la salita al Monviso, mentre l’Andreotti è pensato per i soccorsi. Bellissimo ascoltare i tuoi ricordi… le giornate soleggiate di ottobre sono sempre le migliori!
Com’è andata la salita dei tuoi amici? Sono rimasti soddisfatti?
Io ho ancora sotto pelle un’emozione enorme…
Buona giornata e buona montagna!