Catania in 3 parole? Cultura, arancini e avventura. Cosa volere di più? E pensare che prima di partire c’era chi mi diceva fosse brutta…
Una città che mi ha dato tanto e della quale ho tentato di cogliere le mille sfumature che ha da offrire.
Percorrere la bellissima costa ionica perdendosi tra gli aranceti per arrivare quasi improvvisamente alle pendici di un vulcano che supera i 3000 metri.
Fare scialpinismo e immergersi nelle acque cristalline dei porti alla moda nello stesso giorno? A Catania si può.
Ti racconto cosa non devi assolutamente perderti nel tuo weekend catanese.
Centro storico di Catania
Pietra lavica ed eleganti edifici, pesce e cavallo, montagna e mare: Catania nello splendore dei suoi contrasti.
Un giro per il centro storico è obbligatorio. La città non è grande, ma è molto particolare. Tutti gli edifici infatti sono quasi interamente costruiti con pietra lavica.
L’Etna è esattamente sopra alla città, e si sente: tutto traspira i colori e gli umori di questo imponente vulcano. La città è stata interamente ricostruita dopo il terribile terremoto del 1693.
Non mi dilungherò troppo sulle cose classiche da vedere: piazza del Duomo e la sua fontana con l’elefantino (simbolo della città), via Etnea e i suoi eleganti edifici storici; la Cattedrale di Sant’Agata, il Teatro Massimo Bellini e l’Anfiteatro romano sono le imperdibili tappe per scoprire la città.
In ogni weekend fuori porta per noi non può mancare una visita al mercato del luogo. Ci immergiamo così tra i banchi della Pescheria, che si trova proprio dietro al Duomo. È una guerra a chi spunta il prezzo migliore e i commercianti, con le loro grida e battute, fanno di tutto per attirare l’attenzione di turisti e acquirenti.
Ma passiamo quindi ai consigli culinari perché si sa che se non torni dalla Sicilia con qualche chilo in più sulla bilancia, significa che in Sicilia non ci sei veramente stato!
Lo street food a Catania è una cosa seria e come tale va presa.
Imperdibile allora una capatina da Savia per un cannolo o un arancino degni di questo nome. E sì, hai letto bene, sappi che a Catania si chiamano proprio “arancini”, al maschile, mentre è a Palermo che usano il termine “arancina”, al femminile: non vorrai mica commettere questo grandissimo errore?
Non farti mancare infine una cena a base di carne di cavallo! A Catania l’“arrusti e mangia” è un vero e proprio must. Polpette, fettine, cotolette e braciole si alternano a cipollate, caponate e parmigiane. Impossibile resistere al richiamo della griglia in azione passeggiando lungo Via del Plebiscito.
Noi abbiamo assaggiato le gustosissime polpette della trattoria D’antone, cotte direttamente sulla brace, e le fettine extralarge della trattoria da Achille e Davide. E anche se può sembrare un controsenso mangiare vegetariano in locali dedicati alla carne di cavallo, sappi che i buffet di antipasti e verdure in queste due trattorie sono qualcosa di unico!
Escursione sull’Etna
Guardo fuori dal finestrino il buio del nulla scemare verso colori più tenui, un improvviso bagliore di rosso accesso segna l’alba, l’Etna innevato mi dice che sono arrivata in Sicilia.
Ed è questa la prima immagine che mi porto dentro di questo viaggio a Catania. Ovviamente sapevo che il vulcano si trova “proprio sopra la città”, ma la verità è che non sei mai pronto ad uno scenario del genere.
L’Etna era il vero scopo per il nostro weekend lungo. Appassionati di montagna e viaggi come siamo, non potevamo farci sfuggire l’occasione di fare scialpinismo sul vulcano attivo più grande d’Europa.
Tappa obbligatoria per sportivi e non solo, l’Etna va visto, esplorato, vissuto.
La maggior parte dei turisti di solito parte dal Rifugio Sapienza a 1923 mslm. Arrivando in auto o in seggiovia fino a qui è possibile poi procedere a piedi per salire fino ai crateri sommitali. Il turismo è sempre tanto, in tutte le stagioni, tanto che il Sapienza, più che un rifugio, sembra essersi trasformato in un hotel 4 stelle.
Ti consiglio piuttosto di recarti al Rifugio Citelli e da lì salire lungo il versante orientale del vulcano, o di effettuare un’escursione nella bellissima valle del Bove. Insomma non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Lascia perdere i tour organizzati e le 4×4, quasi tutti i trekking sull’Etna si possono fare in autonomia se hai un minimo di esperienza di montagna.
Ti consiglio comunque di informarti presso i rifugi sulle gite e sulle condizioni dei sentieri, nonché sullo stato di attività del vulcano, e sappi che è proibito avvicinarsi alle bocche dei crateri sommitali senza una guida vulcanologica.
Aci Trezza
Aci Trezza sta ai Malavoglia di Verga come Davide sta agli arancini.
Ad Aci Trezza, complice la stupenda giornata primaverile, siamo subito accecati dalla bellezza placida del porto. La piazza centrale si apre di fronte a noi come una terrazza su questo incantevole porticciolo di pescatori, lasciandoci ammirare tutte le sue meraviglie.
Saltano subito all’occhio i faraglioni dei Ciclopi, che nella leggenda sarebbero i massi lanciati da Polifemo dopo essere stato accecato da Ulisse che tentava di ucciderlo.
Nel suo celebre poema, Omero ambienta l’incontro tra Ulisse e il ciclope scrivendo: “In faccia al porto un’isola si stende, Lachea nomata, ove le agresti capre crescono a torme.”
Si tratta in realtà di conformazioni vulcaniche che si sono create più di mezzo milione di anni fa e che ancora oggi incantano con il loro gioco fatto di mito e leggenda.
Aci, Aci, Aci… nei nostri giri di circumnavigazione del vulcano attraversavamo paesi e paeselli il cui nome iniziava con Aci. Aci Trezza, Aci Castello, Acireale, Aci Qua e Aci Là… così ci siamo azzardati una, due volte a chiedere cosa volesse dire: il perché di tutti questi Aci. La padrona di casa ha nicchiato, non lo sapeva. Un vecchietto fermato per strada ha farfugliato qualcosa. Insomma: ci abbiamo preso gusto, e abbiamo iniziato a chiedere a quante più persone possibile l’origine di questa toponomastica.
Beh: il regno del “dovrebbe essere così”, “credo sia colà”, “è così… più o meno”.
Comunque, la leggenda in realtà è presto raccontata. Il pastorello Aci, figlio del dio Pan, ama Galatea, ninfa dalla pelle di latte. Il ciclope Polifemo è geloso, propone il suo amore a Galatea, si becca un sonoro rifiuto, e per ripicca e gelosia scaraventa un masso enorme sulla testa di Aci, che ci resta sotto, stecchito. Galatea disperata, gli dei trasformano Aci in un fiume che scende dall’Etna per sfociare in mare nel punto in cui i due amanti solevano incontrarsi.
Il fiume – Akis per gli antichi greci – è in realtà ora un corso d’acqua sotterraneo, che sbuca in superficie poco distante da Acireale: “u sangu di Jaci”, che significa “il sangue di Aci”.
Barchette variopinte e vecchietti seduti a giocare a carte coronano questo quadretto d’altri tempi.
Da qui partono molte escursioni organizzate, soprattutto verso l’isola Lachea, ma sappi che, almeno fuori stagione, potrai trovare qualcuno disposto a portarti all’isola recandoti direttamente al porto: pagherai l’escursione molto meno.
Ad Aci Trezza si trova anche la Casa del Nespolo, una ricostruzione storica della celebre casa dei Malavoglia. In internet ho letto recensioni tanto negative quanto positive che mi è proprio spiaciuto non aver avuto modo per entrarci e farmi un’idea personale. Secondo me se sei in zona vale la pena farci un salto, se non altro per rivivere le atmosfere di quello che è considerato il primo romanzo italiano.
Taormina
Premetto che su Taormina parto prevenuta. Mi aspetto di trovare una città altezzosa con locali alla moda e un’aria strafottente, avvolta da un velo di italianità.
A primo acchito c’è qualcosa che mi fa antipatia. Nei negozi del centro con i suoi souvenir standard per tutta l’Italia da Nord a Sud, nelle ostentate magnolie decorate di ogni ristorante, nelle piscine poste a picco sul mare, nelle auto dei vip parcheggiate ovunque lungo le strade. Le stesse cose, gli stessi comportamenti che negli anni ho visto nella mia bellissima Venezia.
Su una cosa però non si può mentire: Taormina è innanzitutto bella davvero.
Arriviamo in auto da Giardini Naxos: la stupenda costa con piante grasse in vaso e mare cristallino, l’Etna sullo sfondo, la sognante Isola Bella, la rigogliosa vegetazione di questa terrazza naturale a picco sul mar Ionio.
Il suo aspetto di città medievale, l’anima greca e la ricchezza dei suoi palazzi la rendono un gioiello senza paragoni.
Perché alla fine Taormina è anche di chi la sa cercare tra gli scorci dei vicoli, tra le botteghe di artigianato locale e tra le rigogliose fioriture. Il Teatro Greco, fiore all’occhiello e simbolo della città, i belvederi dai quali godersi il tramonto, le ceramiche originali… Taormina è bellissima e va assaporata.
Non posso dire mi sia simpatica, ma non posso negare che sia davvero preziosa, forse proprio come una di quelle star degli anni ’60.
Consigli pratici
Noleggiare un auto
Girare i dintorni di Catania non è così semplice con i mezzi pubblici.
Noi abbiamo deciso di noleggiare un’auto tramite SicilyByCar, una delle più grandi compagnie sul territorio. Sinceramente non mi sento di consigliarla né di sconsigliarla. I prezzi che si trovano in internet sono il classico specchietto per le allodole, ai quali consigliamo di aggiungere quasi obbligatoriamente la Kasco per evitare problemi di ogni sorta. Le strade in Sicilia sono davvero improbabili.
In più, la Sicilia – soprattutto quella rurale, dei paesini arroccati e delle campagne cariche di agrumi – è per Google Maps ancora una landa misteriosa, e complicatissima. Se ti ci affidi, al Maps, preparati a improvvise strettoie, viuzze incassate tra mura sinuose, improvvise salite vertiginose, tornanti che ti obbligano a manovrare, curve a gomito imprevedibili, e spigoli di edifici che proprio vogliono diventare protagonisti della viabilità.
Scendendo ad Aci Trezza, ci siamo addirittura trovati a dover spostare dei bidoni dell’immondizia per riuscire a svoltare… in una strada ancora più stretta di quella dalla quale provenivamo!
Insomma, il consiglio di Silvia (la Kasco) è da prendere davvero come oro colato.
Quando andare
Catania merita di essere vista probabilmente in tutte le stagioni. La città e i dintorni hanno moltissimo da offrire.
Personalmente sono una grande fan del “fuori stagione”: meno turismo e prezzi più abbordabili sono una combinazione irresistibile. Ti faccio un esempio: di una casa per 10 persone, affittata per 3 notti, abbiamo speso meno di € 40 a testa.
E poi vuoi mettere l’emozione di vedere l’Etna innevato?
Chiudo quest’articolo nell’unico modo che mi sembra possibile: con un’altra foto di cannolo!
Io adoro la Sicilia, ogni estate cerco di andare almeno un weekend a Taormina, spesso affollata e caotica. Ma passeggiare per il corso, far shopping nelle varie botteghe e mangiare una buona granita, sono delle buone medicine per ricaricarmi!
Ho visitato Taormina solo fuori stagione e mi è piaciuta tantissimo l’atmosfera…e i cannoli!
Ciao sono stata a Catania e dintorni diversi anni fa ma il paesaggio, i colori, il cibo e il clima mi sono rimasti impressi nel cuore
Come ti capisco…sono zone che hanno un fascino unico! A me più di tutto è rimasto impresso il profumo buonissimo degli alberi di limone che si odora in tutta l’isola.
Ho tanta voglia di sud, sempre più. Viaggiato per il mondo ma in Italia non sono mai scesa sotto Roma (a parte una volta in Calabria), il che non è accettabile.
Catania è nella mia wishlist per quest’anno (dita incrociate)
Mi sa che le wishlist di questo anno sono lunghe per tutti!! Anche io a dire il vero non ho avuto tantissime occasioni di esplorare il sud Italia, ma in quelle occasioni ne sono sempre stata colpita!