Se devi andare in uno e in un solo bivacco “modello Berti”, beh, non ho dubbi di cosa consigliarti: il bivacco Marchi Granzotto, al centro di un anfiteatro commovente nel cuore delle Dolomiti Friulane, dove gli Spalti di Toro diventano Monfalconi. Come introduzione, non serve altro: e se fossi in te, filerei di là a preparare lo zaino per una notte in bivacco, e partirei.

PS: non hai scuse logistiche, perché il bivacco si trova al centro di un triangolo di famosi rifugi: il Padova, il Pordenone e il Giaf.

Cosa troverai salendo al Bivacco Marchi Granzotto:
Fatica
Difficoltà tecnica
Panorama
Scatole rosse

Silvia e Davide al Bivacco Marchi Granzotto

Salita classica: dal Rifugio Pordenone al bivacco Marchi Granzotto per la Val Meluzzo e Monfalconi di Forni

Si parte dal Rifugio Pordenone in Val Cimoliana (1249 mslm), o meglio, dai parcheggi alla base (1163 mslm). Sentiero 361, direzione Casera Meluzzo, che si raggiunge in un quarto d’ora. Ti troverai ora a camminare su un desertico letto ghiaioso, in piano, che rallenta il passo e che, se c’è il sole, abbacina gli occhi. Diciamo che è un camminare un po’ stancante, ma se vuoi puoi sempre riposare nel limpido torrente che scorre accanto.

Dopo una buona mezz’ora raggiungerai un bivio (1195 mslm): di fronte a te, l’eterna Val Postegae. Tu prendi invece sulla sinistra: il sentiero 361, testardo, insiste sulle ghiaie fluviali della Val Meluzzo. Il sentiero è tratteggiato, sulla carta, perché molto probabilmente ogni anno o quasi l’acqua e la neve costringono l’uomo a trovare nuovi percorsi, nuovi passaggi… e a piazzare nuovi ometti!

Tempo di un’ora e sei ad un crocevia, quello di Caseruta dei Pecol (1363 mslm), un piccolo riparo in legno.

Qui il gioco si fa duro: imbocca il sentiero 359 che si infila in Val Monfalcon di Forni, e sali, sali, sali. Dapprima in bosco (per un bel po’), poi tra roccia e qualche mugo, poi lungo prati e salti rocciosi fino alla base del dosso sul quale si erge il bivacco.

PS: unico punto di difficoltà, un passaggio su roccia. Niente di problematico, però, specie se hai lo zaino leggero.

Dal Rifugio Pordenone al bivacco Marchi Granzotto: dati tecnici in breve

Dislivello: 1025 mslm

Durata: 4 ore

Difficoltà: medio-difficile. La salita sui ghiaioni può stancare molto.

Conca del Bivacco Marchi Granzotto

L’anello: Rifugio Pordenone – Forcella Leone

L’anello dal Rifugio Pordenone al Bivacco Marchi Granzotto è una delle gite più apprezzate di questa zone. E giustamente: varietà di ambienti, challenging a sufficienza, capace di premiare l’escursionista.

Una volta raggiunto il bivacco per l’itinerario che ti ho appena descritto, molti escursionisti salgono Forcella del Leone per il sentiero 349 (un quarto d’ora, 2290 mslm), e scendono al Rifugio Pordenone per i “ghiaiosi” Cadini di Cimoliana e per Val Monfalcon di Cimoliana. In questo modo avrai fatto un’anello davvero soddisfacente.

Giro ad Anello dal Rifugio Pordenone al Bivacco Marchi Granzotto: dati tecnici in breve

Dislivello: circa 1100 mslm

Durata: 3 ore e mezza

Difficoltà: medio-difficile

Silvia davanti al Marchi Granzotto

Dal Rifugio Padova al bivacco Marchi Granzotto per la Val d’Arade

Stavamo percorrendo l’Anello delle Dolomiti Friulane, ma le notizie apprese live ci hanno scombinato i piani: per farla breve, dalla Val Pra de Toro non avremmo potuto sforcellare per il Bivacco Perugini. Nessun problema.

Questa è la salita dal Rifugio Padova (1287 mslm). Inforca il sentiero 342 in Val Pra di Toro, e raggiungi in meno di mezz’ora il bivio con il 346 per Scodavacca: ignoralo, e prendi sulla sinistra, verso Val d’Arade. L’ambiente è già quello dei mughi e della roccia, ma ti assicuro: a breve rimarrai senza fiato (e non solo per la pendenza!)

A quota 1800, il cartello della Val d’Arade mostra la strada per Forcella Montanaia e per il celebre Campanile. Tu prosegui dritto. La valle in breve si trasforma in una piramide di ghiaia, lungo la quale la traccia del sentiero sale zigzagando. La pendenza è notevole, ma il sentiero si percorre bene. Ogni tanto, voltati: vedrai un largo canalone, gli Spalti di Toro alla tua sinistra, la Scala Grande sulla destra. Complimenti: lo stai faticosamente percorrendo!

Uno scarto improvviso sulla destra, e la salita riprende. Tutto attorno, rumori lontani di sbriciolio della montagna. Raggiunta Forcella Monfalcon di Forni (2309 mslm), tira il fiato, ma poco: due passi, e vedrai in fondo, a portata di mano, la sagomina rossa del bivacco.

Per raggiungerla, tieniti sulla sinistra per Forcella da las Busas (2315 mslm) e poi scendi lungo la stretta traccia che porta al bivacco.

Nota bene: da Monfalcon di Forni c’è una stretta e rocciosa traccia che porta a Forcella del Leone e poi al bivacco: abbiamo vaghe notizie che sia un percorso molto brutto. Nel dubbio, prendi la prima alternativa.

Salita dal Rifugio Padova per la Val d’Arade: dati tecnici in breve

Dislivello: 1022 mslm

Durata: 3 ore e mezza

Difficoltà: medio-difficile. Non ci sono punti esposti, ma i ghiaioni sono sempre ghiaioni!

Silvia a Forcella Scodavacca

Salita dal Rifugio Giaf al bivacco

Ultima alternativa. Dal Rifugio Giaf (1400 mslm), puoi seguire le indicazioni per l’Anello di Bianchi e, per il Sentiero 354 (per Forcella de las Busas) o per il sentiero 342 (per Forcella del Cason), raggiungere la conca del bivacco.

Nota bene: non abbiamo percorso questi due sentieri, quindi studialo sulla carta e informati, prima di partire, sul grado di difficoltà.

Davide mentre scrive il diario in friuli

Il bivacco Marchi Granzotto (2170 mslm)

Insomma, in un modo o nell’altro ti trovi al cospetto della struttura di metallo dipinta di rosso: la vernice, specie sul lato orientale, sembra averne viste un bel po’. Lungo la porta, un’ampia tabella indica i tempi e i segnavia per tutte le direzioni che si possono intraprendere da qui.

Apriamo le due metà della porta: 12 posti meno “insardinati” di quelli dei modelli più compatti dei classici bivacchi Berti. Materassi e coperte in abbondanza.

Un tavolino, in fondo. Due quadretti-santino: su uno, Antonio Berti, il l’ideatore degli amati bivacchi-scatola. Sul secondo, Antonio Marchi e Renzo Granzotto, alpinisti caduti durante la Seconda Guerra Mondiale, ai quali il bivacco è intitolato. I numi tutelari non sono in pantaloni di velluto e bardatura di corde, ma sono ritratti in giacca e cravatta: e fa strano, a questa quota, con il mondo di roccia e ghiaia, fuori, e il rosa del tramonto proiettato leggero contro i Monfalconi.

Del bivacco, ti racconto la storia, in breve. L’originale non si trovava su questa piattaforma proiettata come la prua di una nave sulla bellissima conca sottostante. Era stato costruito più in alto, verso Forcella del Leone. Da qui è stato sbalzato per centinaia di metri, verso il basso, da una violenta valanga. Era il1987-99, e il bivacco aveva appena compiuto 25 anni. La foto del bivacco scalzato è anch’essa appesa all’interno: fa impressione.

Il Marchi Granzotto è stato ricostruito nel 1989: la storia recita “dopo diverse difficoltà burocratiche” (sorrido, pensandoci: quando ultimamente si discute di ben altri scempi in quota).

Davide dopo la notte in bivacco

C’è acqua al Marchi Granzotto?

Sì. La scopriamo imboccando il sentiero 359 per scendere di Val Monfalconi di Forni. Come in una caccia al tesoro, alcune indicazioni di vernice rossa ci guidano fuori sentiero, in direzione nord-est. Siamo nella piana che vedevamo dall’alto. Alcuni ometti portano a un filo d’acqua che sgorga da sotto una roccia, e ha creato una piccola piana sabbiosa.

La borraccia si riempie comodamente, ma è fondamentale potabilizzare l’acqua. Per raggiungerla ci vogliono 10 minuti.

PS: questa deviazione porta in un ambiente di una bellezza immobile e meravigliosa, di quelle che riappacificano con la vita e – direbbe chi ha spirito religioso – con il Creato. Poco più avanti, un branco di stambecchi (forse: erano lontanissimi) solca i ghiaioni: lo spettacolo è completo.

Monfalconi Dolomiti Friulane

Il vero problema del Marchi Granzotto

È che non vorrai più scendere. Lo spettacolo delle pareti rocciose, la calma delle distese d’erba, in basso, la comodità dei materassini, il silenzio, il cielo che fa le sue evoluzioni sopra la tua testa, fuori dalla lamiera.

Leggerai in giro che il bivacco è un ideale punto d’appoggio per le vie alpinistiche dei dintorni, perché si trova equidistante da ben tre rifugi. Vero, con una correzione: è anche il posto ideale per sognare.

Silvia di fronte i Monfalconi all'alba

Bivacco Marchi Granzotto: dati tecnici in breve

Dove siamo: Dolomiti Friulane (dette anche Dolomiti di Oltre Piave), tra Spalti di Toro e Monfalconi. I rifugi di riferimento sono Padova, Pordenone e Giaf.

Difficoltà: in genere media, le vie che abbiamo nominato non sono “tecnicamente difficili” Possono essere il dislivello e la pendenza a farsi sentire.

Acqua: a 10 minuti dal bivacco c’è la modesta fonte che abbiamo descritto, mentre le valli più basse sono solcate da torrenti o ruscelli. In ogni caso: potabilizzatore o bollitura obbligatoria.

Cartografia: Carta Tabacco n. 2 – Forni di Sopra, Ampezzo, Sauris (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)

Bivacco Marchi Granzotto sulle Dolomiti Friulane o d'Oltre Piave pin