Il dibattito è di quelli che dividono le masse. Come “pandoro o panettone”, “cono o coppetta”, la domanda “usi la borraccia o la camelback?” scatena confronti che neanche nell’agorà di Atene ai tempi di Socrate.
Dal punto di vista dell’idratazione in montagna, Bagaglio Leggero è una squadra mista: Silvia usa la sacca idrica con grande felicità, mentre Davide non vuole rinunciare alla borraccia (dopo una vita di bottiglie di plastica, peraltro). Il fatto è che la verità non sta in nessuno dei due schieramenti, ma che i vari metodi hanno pro e contro. Vediamoli!
Borraccia vs sacca idrica vs bottiglia di plastica
La borraccia è la borraccia, c’è poco da dire… al netto delle considerazioni sul materiale con il quale è realizzata, sulla dimensione e sull’eventuale capacità termica.
A proposito di borracce termiche: noi non le usiamo perché le troviamo molto pesanti per le attività che facciamo, tipo alte vie e trekking lunghi in tenda.
Questa è quella che usa Davide: per questi motivi:
- è una Laken, fanno borracce dal 1912 (e sanno il fatto loro)
- è molto leggera
- è da 1 litro (“il formato da 750 non è abbastanza neanche per il vino, figurati per l’acqua”, dice Davide)
- non è termica
- il tappo a filo fa sì che non si creino muffe (quelle precedenti Decathlon con il tappo in silicone diventavano regolarmente nere)
La sacca idrica consiste in una vescica in materiale plastico da infilare nello zaino (meglio se nell’apposito scomparto), di un tubo e di una valvola. Fissando la valvola allo spallaccio dello zaino, è possibile bere un sorso d’acqua fondamentalmente in ogni momento, con un gesto semplice e veloce.
Silvia usa una Osprey Reservoir da 2 litri perfetta per questi motivi:
- per evitare che il tubo sia troppo lungo sullo spallaccio o voli in giro, la sacca della Osprey ha anche un magnete per regolarla in modo che sia stabile
- si apre completamente per la pulizia (fon-da-men-ta-le!)
- ha una struttura robusta
- Osprey è una garanzia (come per gli zaini d’altronde).
Della bottiglia di plastica da riutilizzare, c’è una cosa da dire: sono progettate per essere usate una volta sola. Un uso prolungato (lo so: lo facciamo tutti) potrebbe “estrarre” dalla plastica molecole indesiderate, mentre una pulizia sommaria può dare origine alla proliferazione di alghe e batteri. Acqua in bottiglia di plastica nuova ad ogni gita? Per noi è un NO a chiare lettere e i motivi ambientali di questa scelta sono evidenti.
Proviamo allora a confrontare borracce e camelback.
Pro e contro di borraccia e sacca idrica
Pro della borraccia
- è facile da riempire, anche in natura
- è facile da lavare (ma occhio che va lavata, eh!)
- al netto di temperature estreme, i liquidi all’interno non ghiacciano (al massimo mettila a testa in giù in inverno)
- puoi collegare kit per la depurazione dell’acqua
- non lascia retrogusti
- tiene bene la temperatura dei liquidi all’interno (anche le borracce normali, non termiche)
- nel caso la voglia riempire di sali minerali, tè o caffè, vino o grappa (per una volta, che sarà mai!) e eliminare facilmente i sapori residui indesiderati
C’è poi il discorso pause. Quando si parla di sacca idrica, la ratio principale per il loro uso è “non devo fermarmi per bere”. A me piace invece fermarmi per bere: faccio una pausa, mi godo un fermo immagine del panorama, respiro.
Contro della borraccia
- ti porta a bere meno, e a sorsi più grandi – dato che ci arrivi che hai davvero sete – il che significa che parte dell’acqua che ingerisci la sudi praticamente subito per la termoregolazione
- deve avere un suo spazio nello zaino (o, nel caso delle micro borracce, deve essere appesa allo spallaccio), e questo spazio può essere soggetto a cadute (tasche laterali) o a difficoltà a recuperarla (camera principale dello zaino)
- se ne usi solo una e molto grande, può sbilanciare lo zaino da un lato
- borracce molto grandi sono anche piuttosto scomode, e pesanti
- alcune borracce hanno il filo del tappo in plastica morbida: vanno quindi svitati/riavvitati con un minimo di attenzione, per non rovinarlo. Quella che usa Davide ha il filo in plastica, ma alla fine è tutta abitudine nel maneggiarla… ed è molto meglio rispetto ai tappini in silicone che, dopo un lungo utilizzo, diventano irrimediabilmente neri.
Pro della sacca idrica
- permette di idratarsi con continuità e a piccoli sorsi
- se usata con uno zaino predisposto, occupa soltanto lo spazio predefinito, e non lo sbilancia
- rende più facile bere durante attività più complesse dell’escursionismo, come vie ferrate, scialpinismo e MTB.
Contro della sacca idrica
- non hai una percezione di chiara di quanta acqua hai ancora, anche se con il tempo ci si abitua a capirlo
- si possono formare alghe e batteri lungo il tubo o nella sacca stessa, quindi…
- va asciugata e pulita con regolarità (vedi al capitolo trucchi)
- tendenzialmente non puoi riempirla con liquidi diversi dall’acqua
- può essere scomodo riempirla “in escursione” perché a zaino carico è difficoltoso reinserirla nello spazio apposito
- non ha potere isolante: in estate l’acqua si scalda, in inverno l’acqua presente nel tubo potrebbe congelarsi
- nei primi utilizzi lascia un retrogusto di plastica (ma poi tende a svanire con il tempo)
- può rompersi più facilmente rispetto a una borraccia
Un metodo ibrido: l’adattatore Convertube
Si tratta di un accessorio della Source, brand americano di prodotti per l’outdoor, nato in ambito militare e poi – come spesso succede – “passato” agli usi sportivi.
Il Convertube è un adattatore che, montato su bottiglie e borracce, permette di trasformarle in un sistema di idratazione con tubo e valvola. Il sistema costa abbastanza poco (una ventina di euro l’originale), comprende quattro adattatori diversi e vanta una buona schiera di fan.
Da quanto leggiamo in giro, il Convertube della Source si adatta anche ai filtri Katadyn per la potabilizzazione dell’acqua.
Un altro ibrido: le soft bottle Platypus
Si tratta di borracce costruite con la logica della sacche idriche: di plastica morbida e leggerissima, possono essere infilate ovunque nello zaino. Un ragazzo su Instagram ci ha raccontato che, portandone due (di peso quasi nullo) può tenerne una per l’acqua liscia e una per quella con i sali, oppure una per l’acqua di casa e una per quella da filtrare. Ci sembra un’idea molto interessante, da provare.
E a proposito di filtrare: Platypus propone anche un kit borraccia+filtro di purificazione. Si chiama QuickDraw.
Quattro trucchi per usare al meglio la tua sacca idrica
La pulizia della sacca d’acqua
Abbiamo torchiato la nostra community Instagram e questo è quello che abbiamo carpito per la migliore procedura per pulire la sacca idrica (e allungarne la vita):
- svuotarla dopo ogni escursione, soffiare nel tubicino per svuotare anche questo (operazione fondamentale!), appenderla a testa in giù (esistono delle “grucce” che tengono la sacca aperta proprio per questo scopo), possibilmente in un ambiente non umido o polveroso (bagno, garage);
- lavare la sacca con bicarbonato e aceto (ti basta riempire la sacca con mezzo litro di acqua, un cucchiaio di bicarbonato e un cucchiaino di aceto e farla uscire dal tubo aprendo la valvola, al termine dell’operazione ti basterà fare lo stesso procedimento con dell’acqua pulita per eliminare ogni residuo
- eseguire a fine stagione, una pulizia completa con gli scovolini appositi
- quando è perfettamente asciutta, mettere la sacca in freezer: si impedisce così la formazione di batteri e alghe.
A proposito dei kit di pulizia: quelli brandizzati di solito costano un botto. Uno generico, come questo, costa pochissimo e va più che bene:
Il problema della temperatura del tubo
Per ovviare al problema del tubo che si gela, puoi procurarti una manica isolante in neoprene. Questa è generica, ma ogni brand vende il suo modello specifico:
Quale marca di camelback comprare
La soluzione migliore è quella di usare una camelback della stessa marca dello zaino che usi: gli spazi della camera dedicata saranno giusti, il rapporto con la lunghezza del tubo anche. Ecco perché Silvia usa una Osprey: lei quello zaino non lo cambierà MAI!
Quanto grande deve essere la sacca idrica
Altro annosa domanda, alla quale non c’è risposta: dipende dal tuo consumo di acqua, da quanta autonomia ti serve in trekking più lunghi, e via dicendo. Se posso darti un consiglio, dato che il peso non cambia, una sacca da 2 litri o da 2 e mezzo è perfetta.
Una soluzione che molti adottano è quella di avere la camelback per l’idratazione normale, e una borraccia per le emergenze per sgargarozzarsi con piacere un litro d’acqua a fine giornata!
PS “Emergenze” significa non solo l’esaurimento della camelback, ma anche la comodità di approvvigionarsi lungo il percorso da fonti scomode. L’ultimo trucchetto infatti è quello di riempire la sacca idrica senza estrarla durante l’escursione, ma versandoci dentro il contenuto di una borraccia o di una tazza.
Idratazione in montagna: 3 consigli finali
- Non trascurare mai l’idratazione mentre fai trekking!
- Soprattutto se parti presto la mattina, o se è inverno, porta con te un piccolo thermos con una bevanda calda (Silvia adora tenere un piccolo thermos in macchina per il fine gita).
- Occhio a dove bevi in montagna, non tutte le fonti sono sicure (ne abbiamo parlato qui: Si può bere l’acqua in montagna?)
- Quanto bere? Ne parleremo a breve perché l’argomento è spinoso!
Usi altri metodi o hai altri consigli? Lasciaci un commento!
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