Credo sia impossibile sottovalutare l’importanza dell’acqua. Tanto più in montagna: quando sei a secco, la tua prestazione di camminatore ne risente. In genere so che sei bravo: hai letto la relazione dell’escursione che stai facendo, e hai nello zaino la giusta quantità d’acqua.

Ma prima o poi, la volta in cui hai fatto male i conti e hai finito le scorte prima del previsto, arriva.

E allora proviamo a rispondere alla fatidica domanda: posso bere l’acqua in montagna?

Anticipando già che la risposta è… nì.

Torrente Gavon

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Rimanere senza acqua in montagna: cinque motivi

Non essere quello che “a me non succede”. Alcuni esempi del perché anche il più ragionieresco dei montanari può rimanere senza acqua in montagna:

  • la giornata è più calda del previsto, e hai già finito le tue scorte (accuratamente calcolate)
  • ti sei dilungato nel trekking, tra una foto delle fioriture d’alta quota e una deviazione per quella cima minore, e la borraccia ora è vuota
  • uno dei tuoi compagni di cordata l’ha finita, e il tuo spirito di condivisione ha fatto il resto
  • doveva esserci una sorgente, ma non l’hai trovata… non è colpa di chi l’ha scritta: purtroppo, le sorgenti possono spostarsi, o addirittura esaurirsi

Devo continuare?

Cosa significa “acqua potabile”

Per essere potabile – cioè adatta al consumo umano – l’acqua deve essere “limpida, inodore, insapore, incolore e innocua”, dove per innocua si intende priva di microrganismi patogeni e sostanze chimiche nocive. La Direttiva Europea (e la legislazione italiana che la recepisce) determina i parametri analitici ai quali l’acqua deve sottostare, che possiamo riassumere così, senza troppo calarci nella tecnica:

  • assenza di microrganismi patogeni, quelli cioè che possono rappresentare un rischio per la salute dell’uomo
  • assenza dei batteri che indicano contaminazione da escrementi (Escherichia coli ed enterococchi)
  • presenza di elementi chimici entro livelli stabiliti
  • assenza di metalli pesanti (sono tossici in basse concentrazioni) e molecole inquinanti (come quelle dei diserbanti o degli idrocarburi)

L’acqua inoltre non deve essere torbida, cioè non deve presentare materiale in sospensione, come limo e argilla.

Davide cucina fuori dalla tenda lungo gr20

E l’acqua in montagna?

L’acqua in montagna è un problema. Diciamo che per essere perfettamente potabile, l’acqua dovrebbe aver attraversato… la roccia. E da questa dovrebbe sgorgare. Tutto il resto presenta giocoforza gradi diversi di “contaminazione”. Questa parola però può trarre in inganno.

Proviamo a fare un po’ di distinzioni facili:

  • l’acqua stagnante è un no-no. Nelle pozze e nei laghetti d’alpeggio i batteri hanno avuto tutto l’agio di riprodursi, mentre la frequentazione degli animali l’ha quasi sicuramente contaminata dei temibili E.coli. E per animali intendo quelli selvatici… ma anche e soprattutto quelli al pascolo.
  • l’acqua di ruscelli e rivoli in genere è contaminata se a monte di questi c’è la frequentazione animale. Mucche e pecore all’alpeggio, di cui sopra, sono le colpevoli della contaminazione, ma anche l’eventuale presenza di carcasse o materiale in decomposizione.
  • l’acqua in movimento è in genere più sicura di quella ferma. Guarda un ruscello: dove si formano pozze, spesso sono presenti insetti (e le relative larve), e l’acqua è più torbida.
  • l’acqua dei torrenti rispetta le regole precedenti. Al netto che poco sopra di te non ci sia un alpeggio, diciamo che non è malvagia.

Per quanto riguarda il secondo punto, ecco un aneddoto. Nell’estate 2021, in seguito alla pasciona dei faggi dell’anno precedente, che ha coperto il sottobosco di un tappeto di semi, c’è stato, soprattutto in Friuli, un boom di topolini di montagna. Diversi laghetti, ruscelli e tratti di torrente sono stati chiusi alla balneazione proprio per la presenza di questi animali. 

E se trovo un fontanella?

Una fontanella… o un vecchio lavatoio sul limitare di un gruppo di una borgata isolata. Oppure ancora uno di quei tronchi scavati a metà, o addirittura un tubo nero che spunta dal terreno dopo aver percorso semisepolto mezzo versante. Sono i mille modi con i quali chi vive la montagna raccoglie, direziona, trasporta la preziosa acqua.

Purtroppo, nonostante sia stato captato dall’amorevole mano dell’uomo, non è detto che quel getto fresco e invitante sia necessariamente potabile. A decidere, ancora una volta, è il buonsenso:

  • in genere, fontane, fontanelle e lavatoi tra le case forniscono acqua potabile, salvo espressamente indicato. In certi casi i divieti sono temporanei, e spesso coincidono con la primavera, quando lo scioglimento delle nevi può causare frane o smottamenti che contaminano le sorgenti: in questi casi, saranno le autorità a segnalarlo.
  • fontane e fontanelle nei pressi dei rifugi sono pressoché sempre sicure
  • l’acqua che sgorga dai tubi… dipende. Come regola, puoi guardare dove finisce il getto: se la destinazione, ad esempio, è una vasca abbandonata ad uso abbeveratoio per le mucche, è possibile che il punto di captazione non sia così affidabile. Quando invece i tubi finiscono nei celebri mezzi tronchi scavati lungo sentieri e carrarecce, dovresti all’incirca essere tranquillo.

Si può bere la neve (e il ghiaccio)?

Anche qui, sarebbe un no. La neve, quando si forma, tende ad avvilupparsi delle sostanze che costituiscono l’inquinamento atmosferico (ok, a 3000 metri forse non è questo grande problema, ma sai mai le correnti aeree che giri fanno?) Inoltre, una volta al suolo, tende a caricarsi di batteri. Discorso simile per quanto riguarda il ghiaccio.

Una cosa curiosa, della quale sono stato messo in guardia in Islanda, durante la traversata a piedi dell’isolaPotete bere l’acqua ovunque, ci hanno detto, ma non troppo vicino ai ghiacciai. Questo perché l’acqua di scioglimento si porta dietro il limo accumulato sulla superficie del ghiacciaio. Sottili ma non troppo, le particelle di limo intasano i reni: un guaio da evitare. Fine della parentesi nostalgica.

So che  a questo punto te lo stai chiedendo: significa che sono destinato a morire di sete in montagna?

No, perché c’è la potabilizzazione!

Davide beve con filtro durante trekking in tenda di più giorni

Come potabilizzare l’acqua in montagna

Sì, è possibile rendere sicura da bere l’acqua raccolta in montagna. I metodi sono fondamentalmente tre… più uno, che segno più per curiosità, ma non ti consiglio di applicare.

Potabilizzare l’acqua con la bollitura

È il metodo più semplice, purché tu abbia a disposizione una fonte di calore e un pentolino. Il che non sempre è possibile (sempre che tu non stia facendo un trekking in tenda, per cui fornelletto e combustibile li hai con te).

È sufficiente bollire l’acqua per un minuto per renderla microbiologicamente sicura, ma ricorda che la bollitura non elimina le sostanze chimiche disciolte (non vale per la montagna, ma sappi che certe molecole inquinanti – vedi alla voce erbicidi e pesticidi – si comportano in maniera matta in presenza del calore).

Potabilizzare l’acqua con le compresse potabilizzanti

Il “metodo classico”, di origine militare. Si tratta di sciogliere una piccola compressa a base di cloro nell’acqua, perché questa risulti microbiologicamente sicura. Le compresse sono da utilizzare su acqua chiara, cioè non torbida, e si occupano solo della parte batterica/virale del problema.

In genere una compressa potabilizza un litro d’acqua. Basta scioglierla nella bottiglia/borraccia, e darle il tempo di agire (in genere mezz’ora, ma ogni marca ha le sue tempistiche).

L’unico vero problema delle compresse potabilizzanti è lo sgradevole effetto “acqua della piscina”: ti sembrerà di bere proprio quella. Sul Santa Cruz Trek, in Perù, abbiamo ovviato al saporaccio spremendo nelle borracce di acqua potabilizzata il succo di mezzo limoncino. Diciamo che era come bere la crusta di un margarita… ma alla fine era sopportabile!

Noi abbiamo sempre usato le compresse BCB, un po’ difficili da reperire. Le più comuni sembrano essere le MicroPur Forti della Katadyn.

Usare le cannucce potabilizzanti o i filtri potabilizzanti

Questo “trucco” ci ha letteralmente cambiato la vita (e non solo a noi).

Cannucce e filtri potabilizzanti combinano filtri meccanici e chimico-fisici per debellare sia le impurità chimiche, che le particelle in sospensione. Cambiano i parametri a seconda delle marche: leggerai di materiali come carbone attivo, ceramica, ioni d’argento… in genere, questi dispositivi garantiscono l’eliminazione del 99,999% degli agenti potenzialmente nocivi.

Le macro categorie sono tre:

  • Filtri stand alone. Funzionano come pompe: l’acqua viene prelevata tramite un tubo, e filtrata dal dispositivo. Si tratta di prodotti più “professionali”, ma anche più ingombranti e costosi. in genere, la parte filtrante va cambiata periodicamente, un po’ come si fa per le capsule delle caraffe filtranti. Chi usa i filtri giura e spergiura che quelli della Katadyn sono i migliori. Il loro costo si aggira sui 350€.
  • Filtri da montare o già montati sulle borracce. La versione “light” dei filtri di cui sopra, offrono il vantaggio di integrare filtro e contenitore in una unica soluzione. Una buona borraccia filtrante costa in genere sui 100€. La borraccia Grayl che segnaliamo sotto, a differenza di altri filtri, blocca anche virus e metalli pesanti, ed è molto apprezzata (qui il link diretto).
  • Cannucce potabilizzanti. Tutto nasce con la Life Straw, un progetto pioniere (il prototipo è del 1999, la prima cannuccia è del 2005) nato per contribuire a risolvere il problema dell’acqua per le popolazioni africane. Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi modelli di cannucce potabilizzanti, tutti piuttosto efficaci. Noi ci troviamo molto bene con la Enoneo (qui li link diretto): non ci siamo quasi mai trovati davvero ai ferri corti, ma abbiamo provato a bere da laghetti e ruscelli stagnanti, senza subire conseguenze.

I metodi survival per purificare l’acqua

Foglie, sabbia, tessuti… insomma: i survivalisti filtrerebbero l’acqua così. Se possono essere metodi per trattenere le particelle in sospensione, non sono certo efficaci per l’eliminazione del rischio batterico: per quello, come minimo resta la bollitura.

Tutto quello che devi sapere sull’acqua in montagna

Abbiamo scritto una serie completissima di guide sul tema dell’idratazione in montagna: cosa bere (l’articolo che hai appena letto), quanto bere, dove tenere l’acqua: buona lettura!