Vedere i krampus di Tarvisio è stata per noi pura emozione. Lascia perdere le dicerie, mettiti un cappotto pesante e esci ad assistere a questo spettacolo della tradizione popolare.
Quando vedere i krampus nel Tarvisiano? Le date
Per noi (e non solo), i krampus del tarvisiano sono i più veraci le Friuli Venezia Giulia – quelli che meritano di esser vissuti. Se vuoi partecipare a una delle loro apparizioni – non mi viene termine migliore – questi sono in genere i luoghi e le date (non tengono conto delle varie “sfilate” fatte prima e dopo delle date tradizionali, e in giro per il Friuli).
Le manifestazioni si dividono in un evento “pubblico” e in uno più popolare, cioè la visita casa per casa dei krampus. Alle manifestazioni sono sempre associati banchetti che propongono vin brulé e altri generi di conforto. Vedere i krampus è una delle cose da fare a Tarvisio se ti trovi a passare da queste parti in dicembre.
Se non sai cosa aspettarti – o sei titubante, come lo eravamo noi prima di convincerci a partecipare – ti consiglio di prenderti un minuto e leggere il racconto che trovi in fondo…
Tarvisio
Si svolgono sempre il 5 dicembre (qualsiasi sia il giorno in cui cade la data), i krampus compaiono tra le case attorno alle 17 e, come leggerai nel racconto, spadroneggiano per la via principale del centro fino a sera.
Rutte Piccolo
A due passi da Tarvisio in direzione Fusine e Slovenia. Si celebrano sempre la sera del 5 dicembre, nella radura prospicente al paesello.
Cave del Predil
La più celebre e infuocata delle “calate” dei krampus, che escono da una delle gallerie minerarie. Fortemente emozionale, si svolge in genere la domenica prima di San Nicolò.
Camporosso
Il 5 dicembre, dal pomeriggio a sera.
Fusine in Valromana
La sfilata dei krampus inizia già ad ora di pranzo il 5 dicembre.
Valbruna, Malborghetto e Ugovizza
Il 5 dicembre e anche in questo caso, ogni paese ha il suo orario: di solito i krampus prima visitano le case, poi convergono sulla piazza del paese.
Pontebba
I krampus arrivano l’8 dicembre dove viene fatta una grande sfilata attraverso il centro cittadino.
⚠️ Ti consiglio comunque di verificare sempre gli orari aggiornati, che in genere trovi presso gli uffici del turismo del singolo Paese.
Se possiamo darti un consiglio, a nostro avviso, i krampus di Tarvisio e Rutte Piccolo sono davvero imperdibili!
Nel nostro profilo Instagram trovi un reel dove puoi vedere come funziona la serata.
I krampus: emozioni demoniache e sensazioni primordiali
La neve sotto ai nostri piedi è mezza sciolta. Dove t’immagineresti l’odore di fieno secco e legna accatastata con ordine per l’inverno, ce n’è uno non proprio accennato di benzina. Ci sono poche luci alle finestre del paesino di Rutte. Ha nevischiato fino a poche decine di minuti fa. Ora le nuvole si aprono perché la luna piena, perfetto disco d’argento, possa illuminare il morbido pendio che dà a nord e la larga radura tra i boschi.
Poi nell’aria fredda della sera, nel buio, Lux Aeterna riempie tutto, le fiaccole appaiono in fondo, in alto, e anche l’odore della benzina, a questo punto un po’ nauseante, prende senso.
Ora il senso è non c’è nulla da fare e non c’è riparo, perché i demoni stanno scendendo.
E i demoni davvero scendono, scendono nel fragore della musica mentre le fiaccole si moltiplicano: ogni figura lontana ne ha due in mano, e le figure sono prima dieci, poi venti, poi una trentina. La linea di cresta prende fuoco e sì, ora davvero non c’è via di fuga, e man mano che i krampus scendono verso il piano sul quale ci troviamo le loro forme si fanno definite, prima le corna, poi le braccia che tengono le fiaccole lontane dai pellicciotti di pecora, poi le masse tozze dei corpi impellicciati, poi arriva lo scampanare sgraziato dei campanacci legati alla cintola e infine, in mezzo alle corna – alcune larghe come il palco del cervo, altre strette e ritorte, altre modeste e mortifere – in mezzo alle corna ci sono occhi neri che brillano, lingue rosse congelate nello sberleffo, denti aguzzi, ghigni, lingue, ferite.
Ci spostiamo e loro passano come furie senz’anima, gli sguardi che sembrano persi, dietro di noi e davanti a noi divampano i fuochi, e non è nemmeno una danza quella che inscenano ora: è un camminare in circolo tra il cerchio di fuoco e il falò più grande, centrale, un camminare infernale con lo sguardo basso, un incedere stolido che si fa a volte ampio da toccare la folla anch’essa in circolo, succede che un krampus tagli lo schieramento di noi che guardiamo dando spallate come se di fronte non ci fossero esseri viventi, il movimento circolare continua per un attimo fuori da circolo ma poi nel circolo ritorna e tutto procede per un po’ così, mentre San Nicola viene intronato, alle sue spalle la cortina di fuoco, tutto attorno lo scampanare, la musica sempre altissima.
*
Le prime volte i demoni erano ragazzi travestiti di pellicce e maschere orribili fatte per spaventare: oggetto dello spaventare come sempre erano i contadini, che si ritrovavano queste bestie per casa e poi la dispensa svuotata delle provviste – non bastassero i prelievi esatti dai signori, dal parroco, dalle stagioni sfortunate, dal destino. Ad un certo punto, nella torma di figure demoniache si infila il diavolo in persona, e il gioco si fa duro.
Così la leggenda, dall’epoca precristiana ad oggi. Con fierezza.
Continuiamo. Serviva quindi l’intercessione di qualche figura altolocata, per stanare colui il cui unico segno identificativo, tra le altre maschere, erano le zampe caprine: San Nicolò, che la vigilia del giorno a lui dedicato tiene a freno gli animi bollenti dei demoni, dei krampus, almeno finché il sole non scende… perché quando è la notte, di capace a tenere a bada il maligno non c’è molto.
*
Quando il circolo si scioglie, i krampus fanno come qualche ora prima abbiamo visto far loro a Tarvisio, quando erano liberi di vagare per il paese, vera e inquietante manifestazione di qualcosa che può uscire dal nostro controllo, destabilizzare le nostre comfort zone, malmenarci se ce lo meritiamo, e malmenarci anche se non ce lo meritiamo. A caso.
I krampus camminano con passo pesante, inquieti, apparentemente senza avere una direzione od uno scopo. I mascheroni sembrano non guardare nessun punto e guardare proprio te nello stesso tempo, e le loro traiettorie cambiano direzione senza premeditazione, e quello che sembra si stia allontanando potrebbe in un attimo venirti incontro, e tu non riusciresti a muoverti perché non crederesti possibile che una creatura così possa davvero vagare libera nel tuo ambiente. Poi il krampus arriva e sono fustigate alle gambe con la scopa di saggina o con sottili verghe di legno, richieste a inginocchiarsi fatte con voci talmente grosse che non le puoi rifiutare. Alcuni berretti di lana vengono sfilati, e per riaverli tocca prendersi le scudisciate, inginocchiarsi, confessare peccati e recitare preghiere.
È un’onda strana, quella dei krampus in mezzo alla gente, è la logica del brivido, e i ragazzi del paese fanno di tutto per attirarli e provocarli, nello stesso tempo temendoli e fremendo di urletti impanicati quando le masse di lana di pecora – ormai fradice perché piove da un pezzo – e le scope e le verghe si muovono verso di loro, implacabili.
I berretti vengono restituiti facendo far loro gran voli, mentre il krampus si allontana sprezzante.
A Rutte funziona allo stesso modo, soltanto che sotto i nostri piedi c’è la neve e attorno il buio e le fiamme terribili dei falò. Un krampus continua a battere i fuochi con la scopa di saggina, sprigionando scintille.
*
Ci racconta il titolare della locanda, ex maestro di sci, ex San Nicola, che quest’anno San Nicola, a gran richiesta, sarà di nuovo lui. E ci racconta che a Rutte, ma anche negli altri paeselli del tarvisiano, i krampus fanno ancora quello che devono fare: ricevere qualche giorno prima la lista delle monellerie e delle marachelle fatte dai bambini nel corso dell’anno e poi presentarsi, con il favore del buio, in casa di ognuno di loro, per torchiarli sulla condotta morale tenuta durante l’anno, con eventuale premio o punizione.
*
Spesso senti dire che esagerano. Spesso senti lamentare botte che volano a casaccio, e colpiscono la signora che soltanto stava riprendendo la sfilata, scombinandole il basco di pelliccia, spaventandola. Spintoni, botte. Spesso sono ubriaconi, spesso le cose sfuggono di mano. Spesso ma che bisogno c’è, non va bene.
Nel tarvisiano non è così: c’è una logica, c’è una dinamica, c’è un fluire dell’energia. Dentro i krampus ci sono gli adulti del paese, e gli adulti del paese sanno bene chi prendere di mira, chi scudisciare, sanno il chi è chi – in genere è un ragazzetto con la giacca di qualche associazione sportiva, oppure la ragazza che frequenta la parrocchia.
E comunque, diciamocelo: se le botte che volano sono un elemento del tutto, le botte che volano potrebbero atterrare su chiunque, te compreso. I krampus sono uno dei tanti rovesciamenti carnevaleschi che nel passato esorcizzavano, catartizzavano, divertivano, adrenalizzavano. Sono quello che tra i rovesciamenti più pura ha mantenuta la sua essenza di mondo al contrario, di breve momento in cui il controllo non è più possibile. Di attimo in cui è la paura ad aprirci le porte di tutto quello che è altro: un altro mondo – quello dei demoni – o un’altra vita – la nostra, più intensa e primordiale.
È una festa ma non è una festa: e se qualcuno mena, qualcuno deve essere menato, punto.
Perché altrimenti resta una di quelle edulcorazioni tipiche della voyeuristica età contemporanea: vogliamo le emozioni ma non siamo disposti a viverle, vogliamo la libertà ma non siamo disposti a prendercene le responsabilità, vogliamo vedere la gente menata ma non vogliamo essere menati.
*
Il fatto è che i krampus tarvisiani sanno il fatto loro, e certe scene con i bambini sono emozionanti tanto quanto la calata infernale. Tipo un krampus che sta urlando ad un bambinetto di una decina di anni, la mano stretta in quella della mamma,
LA MANGI LA MINESTRA DI VERDURA?
Il bimbo quasi trema, non riesce a parlare agli occhi iniettati di brace e al ghigno del krampus, così è il suo fratellino maggiore – un anno di più? – a intromettersi, sì sì, lui la mangia la minestra! Così il krampus rivolge le sue attenzioni a lui,
E TU?
Io, ahem… io… non proprio.
Il krampus alza le braccia e la scopa di saggina al cielo,
AAAARGH NON LA MANGIA,
poi il tono si abbassa e diventa quasi confidenziale mentre la massa del mostro si china sul ragazzino per sussurrare, e i broccoli?
I broccoli sì!
Il krampus erutta in un sì soddisfatto, e si allontana nella notte rischiarata dai fuochi.
*
Ok, a Tarvisio vedo anche la fuga di un gruppo di ragazzetti inseguiti da un krampus incazzatissimo che li insegue dentro il cortile di un albergo costringendoli a scavalcare un basso muretto per fuggire dalle sue grinfie. Uno di loro non ce la fa, e nell’aria risuona una lunga serie di scudisciate e lamenti. Vediamo anche un ragazzo sì e no maggiorenne atterrato e trascinato per le gambe lungo la canaletta di scolo dell’acqua piovana gelida. Tutto quello che dirà all’amico, una volta lasciato libero dal krampus, sarà un flemmatico meglio se passo a casa a cambiarmi i pantaloni.
Ma sia gli uni che l’altro erano nel flow, e in più si sono fatti colpevoli di aver provocato il rispettivo krampus provando a scuotergli di nascosto, alle spalle, uno dei pesanti campanacci legati alla cinta.
*
Quando tutto inizia a scemare, e il chioschetto è impegnato a offrire i promessi vin brulé e gulash per tutti, sto già guidando lungo la Pontebbana. Le Giulie, rischiarate dalla luna, sono aguzze e bianco sporche come i denti dei demoni. Sopra i boschi scuri solo una catena di luci aranciate. Il Borgo Santo di Lussari veglia, come probabilmente ha sempre fatto, porto sicuro per i pellegrini che i demoni della strada e della psiche sono riusciti a schivarli fin lì.
*
Mentre mi allontano dai falò, incrocio con lo sguardo questa scena. Un altissimo e cornutissimo krampus ha bloccato nella sua sfera di influenza una coppietta, ha fatto inginocchiare lei sulla neve pesticciata e ormai ridotta a un brodo, e le sta facendo recitare l’Ave Maria. Mentre lei recita, il krampus si gira verso di lui, e gli urla inginocchiati anche tu! E lui no, io no! Ma il krampus insiste e lui si inginocchia. Poi sempre il krampus: dì anche tu l’ave maria!
No, no!
Dillo!
No, ti prego no!
DILLO!
NON POSSO, SONO UN METALLARO!
Scrivi un commento