Il Cansiglio sa sempre come stupirti. Qualche volta lo fa con boschi umidi e nebbie spettrali; altre con il suono misterioso del bramito del cervo; più spesso, con un foliage eccezionale, caldo. Questa escursione unisce i puntini di questo altopiano unico, mettendo insieme boschi maestosi e infiniti, la quiete della natura ma anche un rifugio dove riscaldarsi e un panorama inaspettato. Ti portiamo in un giro ad anello da Malga Mezzomiglio al Rifugio Città di Vittorio Veneto sul Monte Pizzoc, sul lembo più occidentale del Cansiglio. Preparati a camminare, che sarà lunga una giornata lunga e bellissima!

Da dove partire
Punto di partenza e senso dell’anello
Essendo un giro ad anello (nonostante la strana forma che ha sulla carta!), puoi fare l’escursione nei due sensi, e pure partendo da entrambi i capi. Considera questi fattori:
- se dopo l’escursione vuoi fermarti da qualche parte sul Pian del Cansiglio, parti dal Rifugio Vittorio Veneto – raggiungibile in auto,
- altrimenti parti come noi da Mezzomiglio, sapendo che a fine gita si scende;
- il modo più semplice (ma comunque atmosferico) per fare questa escursione, è andare e tornare per il sentiero *
- se hai un poco di esperienza in più e vuoi un’escursione leggermente più spicy, fai l’anello come descritto (in un senso o nell’altro è lo stesso).
Avvertenze
In autunno, i boschi sono decisamente umidi, e i sentieri possono essere piuttosto insidiosi: fangosi sotto, e coperti da un velo di foglie cadute a loro volte umide. Insomma, lo scivolicchiamento è all’ordine del singolo passo! Tuttavia, essendo le pendenze davvero super moderate, non c’è davvero rischio di cadere rovinosamente – ma di finire con il culo a terra e infangarsi il sedere, sì.
Quindi: scarponcini da trekking (le scarpe da trail le inzuppi in un minuto) e bastoncini stra-consigliati.
Un’altra avvertenza riguarda l’orientamento. All’interno del Cansiglio i segnavia non sono sempre chiari, proprio perché spesso vengono coperti dalle foglie cadute, quindi ti consigliamo di avere una traccia GPX consultabile offline (il telefono in molti punti non prende).
Da Malga Mezzomiglio al Rifugio Città di Vittorio Veneto
Lasciamo l’auto nel piazzale recintato poco più in basso di Malga Mezzomiglio, e raggiungiamo la malga (1250 mslm). Nota che in stagione, il parcheggio dell’edificio è riservato ai clienti. Dalla malga, bellissima vista verso Alpago, inizio della Valbelluna e cresta del Col Visentin.
Oltre Malga Mezzomiglio, i segnavia che ci servono: seguiamo sul sentiero 922 per Rif. C. Vittorio Veneto. In pratica andiamo verso le stalle sulla sinistra, e qui imbocchiamo un flebile sentiero (segnavia bianco rosso) che attraversa in salita i prati sopra la malga, tagliando all’incirca sopra una morbida dorsale. Il sentiero intercetta una strada sterrata (Località Prese, 1344 mslm), con vari segnavia. Qui possiamo:
- scendere sulla sinistra ed entrare quasi direttamente nella Riserva Integrale Piaie Longhe-Millifret (è la nostra via del ritorno);
- proseguire dritti.
Così facciamo, seguendo la recinzione che si allunga di fronte a noi. Da notare che sulla sinistra di questa c’è un cancelletto, e abbiamo ritenuto corretto passare di qui; in realtà conviene seguirla sulla destra, in quanto si arriva al corretto accesso al prossimo tratto di sentiero: anche questo segnato da un cartello “Sentiero delle Plaie Longhe-Millifret”, vedi oltre). Arriviamo così al bosco, nel quale entriamo.

Un largo sentiero è come una strada nel bosco – alti abeti, feeling da cattedrale. Gradualmente la vegetazione cambia, si fa faggeta, diventa ancora più magica.
Camminiamo per un bel po’, superiamo un primo bivio (cartelli di legno) tenendo la sinistra; proseguiamo fino all’unico vero inghippo dell’escursione. Nel punto in cui compaiono alcuni segnavia bianco rossi che ci invitano a prendere a destra, noi in realtà dobbiamo proseguire dritti… ma dove? Il sentiero qui si è perso, inghiottito da foglie, massi, versante; ci sono dei nastrini di Natale rossi (già) legati ad alcuni tronchi, e li seguiamo in salita – questo punto è disagevole, serve andare a intuito. La nostra traccia ti può aiutare, eventualmente tieniti un poco più basso sulla sinistra.
Dopo poco però ritroviamo la retta via: il sentiero, alcuni segnavia sbiaditi. Sbuchiamo fuori dal bosco su nu piccolo balcone a precipizio (1500 mslm), alla nostra destra in basso c’è una bella vista del lago di Santa Croce, ma ci fermiamo poco perché il vento qui spira bene.
In poco siamo in campo aperto, percorrendo delle crestine: sulla destra gli strapiombi (e vari punti panoramici) – nulla di pericoloso, basta non sporgersi troppo dal sentiero – sulla sinistra prati che scendono verso casere sparse. Seguiamo il sentiero e passiamo tra sottilissime reti: sono posizionate per l’inanellamento e il censimento degli uccelli migratori, diversi cartelli invitano a non danneggiarli (la storia la puoi leggere fra poco).

Il Rifugio Città di Vittorio Veneto
Siamo infine depositati sulla carrareccia che, seguendola, ci porta al Rifugio Città di Vittorio Veneto (1547 mslm), adagiato con la sua meridiana “L’ora l’è bona” al versante meridionale del Monte Pizzoc.
Il Rifugio Città di Vittorio Veneto è aperto in stagione estiva, ma anche nei weekend durante stagione invernale.

Salita al belvedere di Monte Pizzoc
Dal Rifugio Città di Vittorio Veneto proseguiamo sulla strada cementata in direzione sud est; possiamo poi svoltare sulla prima deviazione sulla sinistra (e poi inforcare il sentiero sulla destra), oppure proseguire e seguire la naturale piega della strada: arriviamo in ogni caso all’ampissimo belvedere, o Piazza della Pace, che è la vetta del Monte Pizzoc (1565 mslm).
Da qui il panorama è ampissimo – così ampio che tutto insieme non lo si può abbracciare. Verso nord le Dolomiti, grandi protagoniste – Marmolada, Pelmo, Antelao, Bosconero fanno davvero bella mostra di sé. Verso est, l’Alpago e le Dolomiti Friulane con il Duranno evidentissimo. Est? La cresta del Col Visentin di velluto scuro, le colline che digradano in pianura, i Colli Euganei e Berici in fondo.
Dopo cinquecento cime “che dalla vetta, nei giorni tersi, si vede l’Adriatico, la Laguna, Venezia”, e noi non abbiamo mai visto niente, ecco che questa volta vediamo tutto: Adriatico, Laguna di Venezia e Laguna di Marano, le coste che se ne vanno verso la Croazia… solo una nuvoletta isolata è sospesa sul mare, ma non inficia la vista.
Mentre saliamo qui, a non convincermi sono le forme circostanti: mi sembrano strane, artificiali. E lo sono! Fino al 1946 qui c’era una cava. Era dell’Italcementi, che aveva aggredito i calcari marnosi del Pizzoc quando le colline di Vittorio Veneto, anche a fronte delle richieste dello sforzo bellico, stavano per esaurirsi. All’attività di cava si devono le forme stondate e spianate, i terrapieni, e i pochi massi di calcare mollati in giro.

Ritorno ad anello
Dal Monte Pizzoc torniamo al Rifugio Città di Vittorio Veneto, e da qui sui nostri passi verso il sentiero di andata; qui tuttavia il percorso cambia: facciamo il tornante a destra della sterrata, passiamo sotto all’Agriturismo Le Crode.
In autunno e in primavera, la piccola baita alla sinistra delle Crode può ospitare un gruppo di volontari che si occupa di censire gli uccelli migratori; se ci sono, vedrai probabilmente una grande tenda con alcuni pannelli didattici, e diverse persone. Quando li abbiamo incontrati, ci hanno raccontato moltissime cose affascinati, mostrandoci gli uccelli – peppole, lucherini, codirossi spazzacamino – che in quel momento stavano misurando e registrando, per poi liberare nell’aria. È stato un momento molto, molto bello.
PS: Sono loro i responsabili delle reti che hai visto nei dintorni, che richiedono giri di perlustrazione con cadenza oraria, arrotolamenti e srotolamenti a seconda delle condizioni meteo, e manutenzione. Il loro lavoro viene usato on demand da università e altri enti di ricerca.
Mi raccomando: vietato toccare le reti!
Continuiamo a seguire la sterrata in discesa e poi in risalita fino a un gruppo allungato di belle baite in pietra (1460 mslm) Nel mezzo si supera una sbarra di proprietà privata, a monito solo per i veicoli dato che il sentiero è ben segnalato oltre.
In corrispondenza delle baite, sono evidenti i segnavia del sentiero 980/TV1, che ci indirizza nel cuore della Riserva Naturale Integrata Piaie Longhe – Millifret, forse la parte più affascinante dell’intera escursione.
Percorriamo un estesissimo, uniforme bosco di faggi rittissimi, che spuntano da un tappeto uniforme e infinito di foglie rossicce. Il sentiero si snoda a mezza costa, con saliscendi modestissimi; in corrispondenza di un evidente vallone ne segue il fianco, lo attraversa in corrispondenza di un incrocio (1485 mslm; salendo in breve si raggiungerebbe quel punto segnato del sentiero d’andata) e prosegue sul versante opposto, ancora in quota.

Nel bosco di Piaie Longhe l’orientamento è facile, ma viene complicato dal tappeto di foglie che inghiotte il sentiero. Sono presenti segnavia bianco rossi e quadrati arancioni a vernice con la scritta H3: non sono molto frequenti, ma consentono di seguire il sentiero abbastanza agevolmente.
Superata la grande faggeta, il sentiero si fa più facile da seguire, tra radure, grandi doline carsiche e boschi ora di abete. Raggiungiamo un passaggio nella recinzione: qui la Riserva Integrale finisce (pannello). Superiamo una pozza d’alpeggio che ha la tendenza a inzuppare i dintorni, arriviamo a una casetta con due buffi porcellini di lamiera sul fianco (1360 mslm), di fronte c’è un’altra grande pozza.
A questo punto, serve prendere sulla sinistra la strada sterrata, e risalire brevemente per connetterci al sentiero fatto all’andata, che seguiamo fino a Malga Mezzomiglio. Abbiamo provato a proseguire oltre per fare un anello più lungo, ma si raggiunge un cancello chiuso a lucchetto – proprietà privata o chiusura temporanea? Non lo sappiamo; nel dubbio, fai come ti abbiamo descritto.
Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Entrambi liberi professionisti, da 5 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano.
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Escursione ad anello al Monte Pizzoc da Malga Mezzomiglio: dati sintetici e traccia GPX
| ⛰️ Dove siamo | In Cansiglio, tra Veneto e Friuli Venezia Giulia; camminiamo sul limite occidentale del Cansiglio |
| 📍 Partenza | Malga Mezzomiglio (1250 mslm) |
| 🏅 Punti d’arrivo | Rifugio Città di Vittorio Veneto (1547 mslm), Monte Pizzoc (1565 mslm) |
| 📐 Dislivello | 380 m |
| 📏 Lunghezza | 16,3 km |
| ⏱️ Tempo | 5 ore senza pause l’intero anello |
| 😅 Difficoltà | Difficile: non per la lunghezza o il dislivello, ma per un paio di punti dall’orientamento bislacco – LEGGI BENE LA RELAZIONE! |
| 💧 Acqua | No |
| 🗺️ Cartografia | Tabacco 1:25.000 n. 12 – Alpago, Cansiglio, Valcellina |
| 🛰️ Traccia GPS | Sì: scaricala qui |



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