L’abbiamo corteggiato per settimane, il Sentiero Dino Icardi. La prima volta che ci abbiamo messo piede, salendo al Rifugio Stroppia, ci siamo promessi che l’avremmo percorso tutto. Poi, ogni volta che siamo saliti dal Campo Base verso la testata della Valle Maira, il primo dei punti di attacco ci ha chiamato: difficile ignorarlo ancora a lungo. Eccoci qua, quindi: ciaspole e ramponi nello zaino, e tanta determinazione all’avventura!
Cosa troverai percorrendo il Sentiero Dino Icardi:
Da Ponte Soubeyran al Colle dell’Infernetto
Lasciamo l’auto al Ponte Soubeyran (1631 mslm), lanciamo un “ci vediamo dopo” al vicino Rifugio Campo Base, e partiamo per il Sentiero Dino Icardi, lungo anello dedicato all’alpinista locale morto nel 1988. Dato che la salita per la parte del Rifugio Stroppia l’abbiamo già percorsa, decidiamo di fare l’anello in senso antiorario.
Per la cronaca, i nostri passi stanno seguendo un sentiero che è mille sentieri: Tour dello Chambeyron, Sentiero Roberto Cavallero in direzione Col Maurin, Gran Tour delle Alpi, T15.
Saliamo quindi la lunga Valle del Maurin in direzione nord, prendendo quota gradualmente – l’abbiamo percorso ormai diverse volte, questo avvicinamento. Ignoriamo il grande pannello che segna la partenza del Dino Icardi, e proseguiamo (lungamente) fino ad arrivare in corrispondenza delle poche case diroccate di Grange Ciarviera (1904 mslm). In realtà non pieghiamo verso le Grange, ma proseguiamo sulla forestale che piega a sinistra (indicazione per Bivacco Barenghi), fa uno stretto tornante, e ci offre l’indicazione di sentiero: direzione, Valle dell’Infernetto.
Quello che abbiamo davanti, e che iniziamo a percorrere, è un bel vallone solo in parte innevato. Il sentiero si snoda in salita decisa, almeno per la prima parte, mentre dietro di noi si alza la visuale sulla Rocca Provenzale.
Superato un primo gradone, la valle si apre. Due grossi stambecchi pascolano molto sopra di noi, dalla parte opposta della bella U glaciale, quello che crediamo essere un lupo: una forma canina che corre a perdifiato lungo un versante innevato, per poi confondersi tra le rocce. Tratteniamo il respiro, il silenzio è totale.
Poco dopo, inforchiamo le ciaspole. Il sentiero, quasi rettilineo, sembra puntare decisamente contro Punta Dumontel… per poi deviare ad angolo retto verso ovest (circa 2475 mslm). Guardiamo davanti a noi: temiamo di vedere l’inquietante segno bianco del canalino che porta all’Infernetto, ma non ne siamo sicuri.
Ci troviamo adesso, per colpa della neve, a salire un dosso un po’ incasinato, dalla pendenza accentuata. Aggiriamo un grosso masso, superiamo una specie di passo, e ci si apre agli occhi una bellissima conca allungata circondata dalla corona di Dumontel, Brec de l’Homme, Point Fond de Chambeyron, e Tete de la Frema. Giusto per dire, questi ultimi tre superano agilmente i 3100 metri di quota (3211 il Brec de l’Homme). Spettacolare: ci perdiamo solo i Laghi dell’Infernetto (2602 mslm), che dovrebbero essere da qualche parte, qui, sotto la neve.
Riprendiamo lo sguardo della realtà, controlliamo carta e app: il Colle dell’Infernetto si trova ora di fronte a noi, dopo un dosso di roccia frantumata mezzo innevato, mezzo ghiacciato, mezzo pelato, e su per un canalino innevato, in ombra, e stretto tra rocce aguzze. Un cartello mezzo sepolto dalla neve ci conferma la direzione. Sono 300 metri ancora di dislivello, in una unica soluzione. Si va.
La salita al Colle dell’Infernetto
A questo punto, la salita è cosa da esperti, la descrizione è solo per il gusto della scrittura: se ti trovi qui in pieno inverno, sappi che devi saper gestire neve, ghiaccio, freddo, ramponi, picca, concentrazione, fatica, imprecazioni e un po’ di strizza.
Il primo dosso è in buona parte ghiacciato, le ciaspole mordono – anche sullo sbriciolio di roccette ghiacciate – ma alla prima dorsale di rocce esposte tocca toglierle, e passare ai ramponi. Zigzaghiamo nella neve soffice, sprofondando fino alle ginocchia. Silvia traccia attraverso il pendio, saliamo di quota a larghi tornanti, la neve si fa ancora più cedevole tranne dove sembra ribadire il sentiero estivo: o quasi. Tiriamo fuori la picca, siamo alla base del canalino.
Canalino che è piuttosto fetente: si sprofonda, al centro, fino alla vita, sui bordi è ghiacciato. Dopo alcuni traversi decidiamo di raggiungere il bordo roccioso e gelato, tentiamo la via delle rocce ma subito torniamo indietro, sulla neve che, da qui, si fa leggermente meno insidiosa. Diamo di picca, saliamo ora rapidamente – in realtà ci mettiamo un bel po’ a fare il canalino – la pendenza si arrotonda e di fronte a noi si apre un altro circo glaciale. Siamo sul Colle dell’Infernetto (2783 mslm)!
Visuale incredibile, forse una piccola insicurezza: l’indicazione del Colle si trova qualche decina di metri più in là, su una seconda forcella, dove troviamo anche le indicazioni per il Bivacco Bareghi. Stando alla traccia dell’app dovremmo aver fatto la salita giusta, ma un piccolo dubbio ci resta. E non abbiamo visto lo spezzone di corda che dovrebbe aiutare gli escursionisti nella salita estiva (forse sepolto dalla neve?).
Comunque: ciuffi d’erba gialla mossi dal vento, sole caldo, foto belle, paninetti.
Dal Colle dell’Infernetto al Lago Niera
Le indicazioni per il Bivacco Barenghi, appunto. Il bivacco è un’altra delle chimere della nostra Alta Valle Maira, già una volta ci è sfuggito: ora sono già le due, seguendo il Sentiero Icardi ci vorrebbe un’ora almeno con queste condizioni per arrivare al bivacco, poi però la discesa risulterebbe eterna, almeno a guardare la carta. Senza contare che si prospetterebbe di fronte a noi un traverso su neve, esposto a sud e diretto verso quota 2800. Forse troppo.
Prendiamo così la variante più breve del Sentiero Dino Icardi (ora S19), e proseguiamo, scendendo alle Pozze (2689 mslm) e poi seguendo il lunghissimo vallone che scende a gradoni verso alcuni altri laghi senza nome (2428 mslm) e la zona cartografata come Montagna di Stroppia. La discesa non è difficile, è varia… ma molto, molto lunga. Ad un certo punto ci voltiamo: la massa marrone che fa da basamento alla Guglia Bonacossa si staglia netta nel panorama innevato, le tracce delle nostre ciaspole sono gli unici segni sulla neve. È da un’ora che camminiamo con le masse giganti del Monte Baueria e della Rocca Bianca a spuntare dal nulla, maestose, di fronte a noi.
Il nostro sentiero si ricollega con il Sentiero Icardi e prende il segnavia S18. Un altro quarto d’ora, e siamo nei pressi del Lago Niera (2298 mslm).
Discesa dal Lago Niera e conclusione dell’anello Icardi
Lasciato il lago in secca sulla nostra sinistra, pieghiamo in direzione opposta, esauriamo il pianoro e facciamo il breve tratto di discesa che ci porta quasi alla quota del Rifugio Stroppia. Troviamo dapprima neve polverosa, nella quale si affonda, e successivamente i due tratti di versante ghiacciato da tagliate in orizzontale con molta attenzione (e ramponi). Alcuni camosci ci guardano dal Rifugio, prendono un nevaio e spariscono tra le rocce sovrastanti.
Dal Rifugio Stroppia, percorriamo la discesa del Passo dell’Asino così come l’abbiamo fatta la volta precedente. Cottissimi, ci mettiamo più di un’ora e mezza a raggiungere l’auto, ma il Rifugio Campo Base ci attende con un’ottima birra (facciamo anche due, va’!).
Sentiero Dico Icardi dell’Alta Valle Maira: dati tecnici in breve
Dove siamo: alla fine dell’Alta Valle Maira (CN). Il Sentiero Icardi si svolge in destra valle, “dalle parti del Rifugio Campo Base”.
Quando l’abbiamo fatta: in un inverno con neve quasi assente, con al suolo i resti di nevicate ormai passate (per questa escursione abbiamo usato ramponi, picca, ciaspole).
Partenza: Ponte Soubeyran (1631 mslm)
Punti dell’anello: Grande Ciarviera (1904 mslm), Colle dell’Infernetto (2783 mslm), Bivacco Stroppia (2259 mslm)
Dislivello: 1150 metri
Lunghezza: 14,2 km
Tempo: 8 ore in ambiente invernale
Difficoltà: difficile. La lunghezza dell’itinerario, il dislivello sono notevoli. La Salita al Colle dell’Infernetto è per esperti di terreno misto, picca e ramponi (ci dicono che è ostica anche in estate).
Cartografia: Valle Maira 1:25000, L’Escursionista Editore (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
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