Una di quelle gite “matte”, lunghissime, con il dislivello enorme… e gli occhi così pieni di bellezza da non poterne (quasi) più. La via normale al Mont Avril, sulle Alpi Pennine, è tutto questo, e qualcosa in più: si passa per la Fenêtre de Durand, un luogo per noi mitico. Ti raccontiamo questa escursione epica!

Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Entrambi liberi professionisti, da 4 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano: come la Valpelline, dove abbiamo vissuto per tre mesi.
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Da Glassier a Thoules

Lasciamo l’auto nel parcheggio di Glassier (1571 mslm). Ormai un’abitudine, così come un’abitudine è riempire borracce e sacche idriche di acqua. Dal parcheggio fiancheggiamo il bizzarro fiore fotovoltaico e inforchiamo il sentiero 6. Superato l’edificio chiamato Crottes (1620 mslm), iniziamo la salita vera e propria nel bosco, seguendo facilmente la traccia che risale un canalone piuttosto pendente (nessuna difficoltà) fino a sbucare in una prima conca erbosa (2000 mslm circa), oltre la quale è riconoscibile la massiccia sagoma piramidale, avvolta dai ghiaioni, del Mont Gelé.

Proseguendo sulla traccia di sentiero, e lasciandoci sulla destra il sentiero 6 diretto al Bivacco Regondi, arriviamo su una carrareccia: di fronte a noi, un ponte sul torrente delle Acque Bianche, che attraversiamo piegando a sinistra. Seguiamo sulla strada bianca, costeggiamo una parete di roccia erbosa, fino a raggiungere il bel gruppo di case denominato Balme de Bal (2130 mslm). In corrispondenza dell’ultima casa, appoggiate contro un costone di roccia, si trovano le indicazioni per proseguire sulla poderale in salita finché, su un sasso, si trova il sentiero che permette di tagliare un tratto della sterrata; quando ritorniamo su questa, la attraversiamo e riprendiamo il sentiero a mezzacosta.

Silvia verso la Fenetre Durand

Riassumendo: da Balme de Bal puoi proseguire sulla carrareccia di servizio agli alpeggi, o sui sentieri-scorciatoia. Nel dubbio, verifica sulla traccia che trovi a fine articolo per evitare di inforcare un sentiero in discesa che finisce alla Comba delle Acque Bianche.

Carrareccia o scorciatoie ci portano fino all’alpeggio di Lombardin (2317 mslm), poco dopo il quale, sulla sinistra, è possibile inforcare una deviazione – indicata da un ometto – che porta in pochi minuti di cammino tra bassi arbusti, ai Laghi di Thoules (2235 mslm); se ci resta sulla strada, questi due piccoli specchi d’acqua risultano pressoché nascosti.

Finora abbiamo camminato con la vista ferma sui giganti di roccia grigia di fronte a noi, il taglio della Fenêtre de Durand piuttosto evidente. Ora però il panorama si apre i ogni direzione; e se di fronte a noi abbiamo ancora prati e pascoli, sulla sinistra si alzano possenti montagne, sulla destra le creste aguzze e inospitali che ci separano dalla Valpelline. Da Lombardin all’alpeggio di Thoules (2380 mslm), sono poco meno di un chilometro e mezzo di strada bianca in morbida pendenza.

E lungo la strada, sulla sinistra, una ventina di minuti dopo Lombardin, non ti perdere l’Arco della Speranza, una semplice ed evocativa scultura in rame che ricorda il passaggio di emigranti, esuli e fuggiaschi verso terre migliori.

installazione Fenetre de Durand

Da Tholues alla Fenêtre de Durand

Se qui la camminata si è svolta immersa in un ambiente bellissimo, è adesso che i giochi si fanno seri: perché stiamo salendo ad un luogo storico ed emozionante, e perché il paesaggio si fa selvaggio. Strano, viene da pensare: questo passo è frequentato da secoli, nasce da ricchi alpeggi; eppure, ora sembra di camminare in un ambiente vergine.

Per arrivare al colle della Fenêtre de Durand de la serve poco più di un’ora e mezza di salita, splendida. Dapprima camminiamo lungo il torrente – siamo in ombra, l’atmosfera è giustamente “greve” (è il senso del luogo a renderla così); saliamo poi agilmente, grazie al sentiero che fa diversi tornanti, una muraglia che sembra ostruire la via; dopodiché, quasi in piano, percorriamo il sentiero che quasi si scava una strada tra i ghiaioni e le morene glaciali, aggirando le rocce più grosse. Percorrendo questo tratto, possiamo osservare di fronte a noi, sulla sinistra, la “rampa” del Mont Avril che si slancia verso nord; sarà la nostra ultima fatica della giornata.

Silvia al Lago della Fenetre

lago Fenetre Durand

Arriviamo così, dopo aver lambito una prima modesta pozza, al laghetto della Fenetre (2725 mslm), un bello specchio d’acqua sormontato dalla forma perfettamente triangolare, e qui severissima, del Mont Gelé: la faccia che la montagna ci mostra è quella rocciosa, fessurata, vertiginosa, incastonata nella ghiaia.

Gli ultimi passi sono roccia pura e sbriciolata, la pendenza si addolcisce, compaiono gli spigoli delle cime svizzere e ci siamo: siamo sulla Fenêtre de Durand (2797 mslm)! E adesso, un po’ di storia!

Fenetre Durand

Storia ed emozione sulla Fenêtre de Durand

Il fatto è questo: qualche mese prima avevamo letto entrambi Il vuoto alle spalle, lo splendido libro di Marco Albino Ferrari sulla vicenda di Ettore Castiglioni. Castiglioni che, come partigiano, organizzò una banda, occupò una baita nel Vallone di Ollomont, l’Alpe Berrio – ora un alpeggio grande e funzionante – e, tramite contatti altolocati in Aosta e in Piemonte, aiutava ebrei e politici ad attraversare il confine con la Svizzera. Il punto di passaggio era la Fenêtre de Durand, valico a 2797 metri di quota – un dosso morbido incastrato tra la mole piramidale del Mont Gelé e la rampa sbriciolata dell’Avril.

Inutile dire che salendo qui – certo, con gli scarponi da montagna, gli zaini, l’allenamento nelle gambe e un umore sereno – abbiamo sentito qualcosa: ci siamo chiesti cosa voleva dire, per delle persone cresciute nelle città, nei paesi della pianura, trovarsi qui, procedere in carovana, a dorso di mulo, con i pochi averi che stanno in una valigia… Ettore Castiglioni ha preso forma.

Sul colle, un monumento – un piedistallo di pietra con una targa in bronzo – ricorda il più celebre degli esuli traghettati in Svizzera da Castiglioni: Luigi Einaudi, futuro presidente d’Italia, che qui passò “mentre la patria soggiaceva a tirannide”.

Oltre il passo, la Svizzera: non quella dei prati verdi alla Heidi, ma sinuose lingue glaciali ad abbracciare rilievi massicci e grigi. Una vista spettacolare, che diventerà prodigiosa dalla cima del Mont Avril. E lì siamo diretti: una pausa, dato che mancano 550 metri di dislivello, e si parte.

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Via normale al Monte Avril

Dal colle, guadando la Svizzera, l’accesso alla via normale del Mont Avril si trova sulla destra, ed è facilmente individuabile.

Del percorso, non c’è molto da descrivere: la traccia si snoda evidente fino alla vetta, fondamentalmente in tre segmenti distinti:

  • una prima rampa, che supera i primi 100 metri di dislivello;
  • una specie di ampia conca, dove la pendenza si spezza per un po’, e compare di fronte una “muraglia”; un unico passaggio esposto – pochi metri, e nulla di spaventevole – chiude questa conca;
  • la salita finale, che ohimé consta di 300 metri di dislivello senza respiro.

Il fondo è sempre un po’ sbricioloso; verso la cima, è utile osservare il terreno e seguire la traccia percorsa dai più, per evitare di trovarsi su pendenze fastidiose.

Verso la cima l’Avril diventa un bozzo, ed eccoci sulla vetta a 3347 metri di quota! La visuale è notevole: un 360° interrotto solo da quell’antipatico dello Gelé, da qui in formato punta-e-cresta; verso la Svizzera, lingue glaciali avvolgono la base di solide montagne. Il Grand Combin è stupendo, con il suo sistema di ghiacciai – spettacolare quello del Mont Durand. Verso nord, si vede benissimo la forma allungata del lago artificiale di Mauvoisin.

panorama dal Mont Avril

La croce di vetta del Mont Avril è, se vuoi, “misera”: soltanto un’incisione cruciforme dipinta di rosso sul masso più grande. Quando siamo stati, però, abbiamo trovato un simpatico tipo giallo incastrato sotto l’ometto di vetta.

Una nota: con clima normale, è possibile incontrare nevai verso la sommità del Monte Avril.

La discesa avviene per la stessa via della salita.

Via normale al Mont Avril da Glassier, Ollomont: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo Nel Vallone di Ollomont, Valpelline, Valle d’Aosta
📍 Partenza da Parcheggio in località Glassier (1571 mslm)
🏅 Arrivo Mont Avril (3347 mslm)
📐 Dislivello 1710 metri
📏 Lunghezza 9,75 km la salita
⏱️ Tempo 5 ore la salita
😅 Difficoltà Difficile: non difficoltà tecniche, ma sviluppo e dislivello notevoli
💧 Acqua Sì: fontana al parcheggio di Glassier (potrebbe essere gelata in inverno); fontana a Thoules.
🗺️ Cartografia L’Escursionista 1:25.000 n. 5 – Valle del Gran San Bernardo, Ollomont (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS Sì (abbiamo tracciato la discesa, perché venivamo da un bellissimo anello di due giorni)