Un’escursione ad anello nel Vallone delle Cime Bianche per assaporare quello che è l’ultima area selvaggia della Valle d’Aosta. Una giornata per innamorarsi di questo posto incredibile. Qualche ora per capire perché sia così importante battersi perché certi luoghi rimangano intatti.

Ciao! Siamo Silvia e Davide, nomadi digitali in versione montanara. Entrambi liberi professionisti – copywriter (Silvia) e ghostwriter (Davide) – da 4 anni abbiamo scelto di vivere tra le montagne, spostandoci di valle in valle. Sul blog e sui social raccontiamo le terre che ci ospitano.
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Il Vallone delle Cime Bianche: un baluardo di wilderness

Il Vallone delle Cime Bianche è l’ultima area dell’intera Val d’Ayas priva di piste da sci o impianti di risalita. Sono assenti anche strade, centraline idroelettriche private e strutture invasive per l’ecosistema. Raro ambiente calcareo nel panorama geologico della Valle d’Aosta, scrigno di biodiversità (dovuta alla ricchezza di acque correnti e impaludate), area di interesse archeologico: il Vallone è tutelato dalla ZPS “Ambienti Glaciali del Gruppo del Monte Rosa” derivata dalla rete europea Natura 2000 (e responsabile il Ministero dell’Ambiente).

Su questo gioiello che chiama ad una conservazione affettuosa e attenta, prova da quasi dieci anni a mettere le mani un progetto funiviario che mira a collegare Frachey, in Val d’Ayas, con gli impianti a monte di Cervinia. Dal 2015, un’aspra battaglia si svolge tra i fautori del progetto e la comunità: una battaglia a colpi di studi di fattibilità, da una parte, e di messe in dubbio, raccolte firme, proteste e sensibilizzazione dall’altra.

Da una parte, il collegamento viene indicato anche come una “risposta attiva ai cambiamenti climatici”, in un’epoca in cui l’intero comparto dello sci alpino è messo in discussione; dall’altra, la conservazione del Vallone delle Cime Bianche è considerata ormai una sfida – alla situazione contingente come alla mentalità dominante, alla quale è richiesto un salto evolutivo, fuori dall’ottica antropocentrica e verso un ideale di progresso culturale ed etico che centrato su un nuovo rapporto uomo-ambiente.

Lo sviluppo di questo itinerario ad anello nel Vallone delle Cime Bianche, a mio avviso, altro non fa che aumentare l’immersione in un territorio bellissimo e isolato che merita di essere protetto e valorizzato.

Davide nel Vallone delle Cime Bianche

Da Sant-Jacques all’Alpe Varda

Il punto di partenza dell’escursione è la frazione di Saint-Jacques (1689 m), dove però mancano parcheggi. Lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio gratuito degli impianti di risalita Monterosa Ski di Frachey (1620 m) o in uno dei parcheggi lungo la strada tra qui e Saint-Jacques, sapendo che in ogni caso dovremo percorrere un tratto di questa per arrivare in paese.

Una volta nella piazza di Saint-Jacques, con la chiesa sulla destra, proseguiamo dritto, in salita, fino all’imbocco di una bella mulattiera lastricata che ci porta ad oltrepassare un ponticello in legno e si trasforma in una comoda (anche se tutta curve e a tratti pendente) traccia che sale nel bosco. Superiamo così alcune minuscole borgate (sfioriamo Fiery e Beau-Bois) e sbuchiamo dopo circa un’ora e dieci all’Alpe di Verra Inferiore (2069 m): uno splendido pianoro erboso dove le mucche pascolano placide durante la stagione dell’alpeggio, e da dove si può osservare il Monte Rosa ergersi in tutta la sua maestosità.

pian di verra in feriore

Di fronte a noi abbiamo la chiostra di roccia e ghiacciai grigio-bianchi; da qualche parte, tra le rocce che spuntano dal bianco e dalle nubi, c’è il Rifugio Mezzalama.

Qui puoi trovare la relazione della salita al Rifugio Mezzalama.
Rifugio Ottorino Mezzalama in Val d'Ayas

Noi non ci addentriamo nella piana, ma torniamo di qualche metro sui nostri passi e prendiamo a destra al primo bivio che incontriamo. Il sentiero 8E piega verso ovest e poi verso nord ovest, corre alto sopra il Torrente Tzere e stretto contro una parete di roccia scura – sono le bastionate della Rocca di Verra. Qui facciamo una breve pausa al belvedere: una panchina dalla quale si può ammirare una boscosa, incisa Val d’Ayas, e dove si può tirare il fiato.

Silvia verso il Vallone delle Cime Bianche

Il valloncello di Tzere, piccola gemma nascosta, si apre e ci permette di proseguire attraverso uno scenario fiabesco – una radura erbosa, prima, e poi la Piana di Tzere percorsa dall’acqua scintillante, gli alberi a cornice – fino a un ponticello che supera il corso d’acqua (2180 m). Saliamo il versante che ci troviamo di fronte – un centinaio di metri di dislivello (importante guardarsi indietro per ammirare la piana, splendido “occhio” di erbe basse – ed entriamo nel Vallone delle Cime Bianche, scendendo all’Alpe Varda (2336 m).

valloncello di Tzere

Il Vallone delle Cime Bianche e il Gran Lago

Cambia l’orizzonte – ora lontano – cambia la scenografia – ora quasi dolomitica, fatta com’è di scogliere sostenute da ghiaioni; sul fondo del campo visivo, alcuni rilievi isolati, chiari. Camminiamo in direzione nord ovest in un ambiente placido: sulla destra ora abbiamo le fronti di ghiacciai sospesi, con un puntolino giallo – è il Bivacco Città di Mariano – che ci guarderà dall’alto. Fino all’Alpe Mase (2407 m) è un susseguirsi di tratti erbosi, pianeggianti, alle volte impaludati. Ci affianca il ruscello.

Vallone delle Cime Bianche

Vallone delle Cime Bianche in Val d'Ayas

escursione nel Vallone Cime Bianche

Aggiriamo il dosso contro il quale è addossato il rudere di Mase, guadagnamo i 2720 metri di quota di un bivio al quale è consigliato prendere sulla destra: in una ventina di minuti raggiungiamo un piccolo specchio d’acqua, prima (2805 m), e il Gran Lago poi (2810 m). Quest’ultimo, secondo me, è l’incarnazione del Vallone: uno specchio d’acqua delicato, adagiato tra le rocce mentre, sopra le alte pareti che ne abbracciano la conca, come un monito di quello che succederà, i piloni degli impianti di risalita.

Lago Grande in Val d'Ayas

Scendendo dal Gran Lago è possibile, prima di tornare al bivio, seguire una traccia sulla destra e salire al Colle Superiore delle Cime Bianche, (2896 m, un centinaio di metri di dislivello, a questo punto una bella tirata). Da qui, se le nuvole lo permettono, la vista sul Cervino è potente: ma ugualmente potente è – cito da un bollettino del CAI – “la desolante devastazione di pietraie e rottami che, scioltasi la neve, lasciano le piste di Cervinia”.

Il giro ad anello

⚠️Per tornare lungo la destra idrografica del vallone, e fare così l’anello, serve un buon senso di orientamento – soprattutto nella prima parte – e un po’ di abitudine a sentieri non sempre evidenti.

Tornati al bivio, attraversiamo il corso d’acqua e individuiamo la traccia di sentiero (pietre dipinte di giallo, rari ometti) che ci permette di scendere in direzione sud est lungo la destra idrografica della valle.

Quello che segue è il tratto più avvincente dell’intera giornata: qui il vallone è selvaggio, solitario, morenico, dominato dall’acqua scrosciante e dalla roccia che ci sovrasta. Si susseguono ambienti diversi mentre scendiamo con attenzione per non perdere l’orientamento – la traccia di sentiero è in genere visibile, ma in alcuni tratti si perde; si alternano tratti in discesa piuttosto ripida e passaggi a mezzo versante; il fondo è comunque sempre buono.

Serve quasi un’ora per arrivare alle poderali che servono alpeggi in diverso stato di abbandono: sbuchiamo a Le Cortot (2020 m) che di fronte a noi comincia a comparire di nuovo il bosco. Da qui, seguiamo dall’alto il corso del torrente Courthoud, percorrendo tratti di poderali diverse per perdere quota e sbucare a Les Péyoz e, da qui, a Saint-Jacques.

Quest’ultimo tratto va seguito su carta o su una app per l’escursionismo, per evitare di perdere la direzione corretta.

Nel bosco sopra Saint-Jacques sono presenti alcuni interessanti pannelli che descrivono il funzionamento di carbonaie e forni per la calce; peccato che i resti, come sempre per queste strutture, siano poco spettacolari.

Escursione ad anello nel Vallone delle Cime Bianche: dati tecnici in breve

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⛰️ Dove siamo In Valle d’Aosta, nel Vallone delle Cime Bianche, ultimo “vallone selvaggio” della Val d’Ayas
📍 Partenza da Parcheggio degli impianti di risalita Monterosa Ski di Frachey (1620 mslm)
🏅 Arrivo Gran Lago (2810 mslm) oppure
📐 Dislivello 1100 metri circa
📏 Lunghezza 17,6 km (escluso il tratto dal parcheggio a Saint-Jacques)
⏱️ Tempo 8 ore
😅 Difficoltà Difficile per lo sviluppo; la discesa per il versante di destra del Vallone richiede un buon orientamento
💧 Acqua Sì; la zona è ricca di acqua (torrenti) – portare un potabilizzatore.
🗺️ Cartografia
🛰️ Traccia GPS Sì: la parte di anello dentro al vallone; metto una seconda traccia che può aiutarti a salire da Saint-Jacques