Meglio dirtelo subito: quello che ti racconterò non è un gita per tutti. Non perché la salita in invernale al bivacco Campi Lussi, alle falde dell’Ortigara, sia propriamente “difficile”. Ma se metti insieme le copiose nevicate (di sicuro più di due metri, a queste quote), l’assenza di segnavia, il fatto che la pista per il bivacco non fosse già stata tracciata, e alcuni inghippi con la logistica del bivacco…
Però – ti dico subito anche un’altra cosa: questo viaggio è stato strepitoso.
E ora, inforca le ciaspole e parti con me.
Cosa troverai in questo percorso:
Da Campomulo (o quasi) verso l’infinito
No, le ciaspole per ora le teniamo legate allo zaino. La strada che dalla baita Sporting Club (1432 mslm) raggiunge Campomulo è alle volte chiusa da un divieto… come oggi. Lasciamo l’auto al parcheggio degli impianti che portano sulla Meletta di Gallio, e ci facciamo la mezz’ora fino al Rifugio Campomulo (1530 mslm) a piedi, sulla strada comunque liberata dagli spazzaneve.
La situazione ci è subito chiara: la neve ha raggiunto l’altezza uomo! I tetti sono carichi di neve, tutto è morbido (caratteristica base dell’Altopiano di Asiago) e brillante di cristalli. Uno spettacolo.
Rifugio Campomuletto
Seguiamo le piste da sci di fondo che salgono verso il Rifugio Campomuletto, tagliando con le ciaspole ai piedi i tornati più ampi. Il segreto: segui la linea elettrica che collega i due rifugi!
Campomuletto (1602 mslm) è immerso nella sua conca bianca. Ti consiglio di venirci in estate perché questa conca prativa è davvero uno splendore (e al rifugio si mangia benissimo).
Sullo sfondo, lontani monti innevati. Forse siamo diretti proprio lì?
Malga Fiara
Guardiamo la carta: non è necessario scendere fino al rifugio: fortunatamente, perché poi toccherebbe risalire. Teniamo invece la strada forestale sulla sinistra, che in un’altra mezz’ora ci porta a malga Fiara (1610 mslm circa).
I tetti e i comignoli di questa classica malga dell’Altopiano portano il peso di batuffoli enormi di neve candida.
Dove finiscono le tracce delle motoslitte, partono quelle di uno scialpinista. Le seguiamo, direzione Prà di Campofilone.
Verso l’Ortigara: nel cuore dell’Altopiano
È la carta, di nuovo, a dirci che stiamo camminando su una forestale tutta zig-zag, che sale verso il Prà. Più spesso siamo nel bosco, seguiamo le tracce dello scialpinista, ricompariamo sulla strada, ci buttiamo a capofitto giù dal pendio per evitare una lunga curva in quota. Superiamo un basso monticello, e si apre di fronte a noi la meraviglia.
Le conche aperte dell’altopiano, morbide di neve, circondate dai boschi di abeti. Hanno i rami ancora carichi di neve, gli alberi, mentre quella al suolo, fuori dalla pista di una motoslitta, è farinosa, e ci fa sprofondare nonostante le ciaspole.
Raggiungiamo un crocevia (1630 mslm circa), e prendiamo con decisione la direzione nord. La pista qui è segnata dalla motoslitta, che molto probabilmente ha raggiunto Malga Moline. Saliamo di quota lentamente, in una pendenza leggera. Raggiungiamo un’ennesima deviazione – è passata quasi un’ora dal crocevia, e consultiamo ancora una volta la carta. Per raggiungere il bivacco, a noi tocca prendere sulla sinistra (1769 mslm) quello che sarebbe il sentiero 839: la neve è intonsa e…
… tocca battere traccia con le ciaspole verso il Bivacco Campi Lussi
Da qui in avanti, la carta quasi non serve più. Non ci sono segnavia né indicazioni, e non ce ne saranno fino al Bivacco Campi Lussi.
Mettiamo a fuoco la posizione del bivacco in una app (Komoot) e, per un po’, la controlliamo ogni quarto d’ora per essere certi di essere nella direzione giusta.
L’orientamento non è mai stato il mio forte, lo ammetto, ma qui è un’impresa impossibile. Essendo un altopiano non ci sono cime con cui orientarsi, né scorci su vallate, solo alberi e neve, neve e alberi. Le uniche tracce sono le nostre.
Un lungo sentiero segue il versante meridionale di Cima delle Saette, prendendo quota. Alla nostra sinistra, una profonda valle innevata. Con il cielo basso e pesante di nuvole, la neve diventa un tutto uniforme e bianco, e se non fosse per l’improvvisa pendenza sarebbe impossibile distinguere la pista dai versanti.
Un altro controllo dell’app: eccolo! A quota 1810 mslm circa, il “sentiero” (è una deviazione tratteggiata dell’839) si stacca sulla destra e si inoltra nel bosco in pendenza. Ci voltiamo: non c’è nulla a darcene conferma, non un cartello, né un segno su un albero, né un paletto.
Amen: gambe in spalla, ciaspole aggressive, bastoncini impugnati con forza, e apriamo la pista nel bosco di abeti silenzioso.
Da adesso e per un’ora, sarà tutto un lento divagare tra gli alberi, alla ricerca del percorso migliore, senza salti o pendii troppo ripidi. È come se ci stessimo aggirando guardinghi.
Saliamo una cima minore, superiamo una fonda trincea della prima guerra mondiale, scendiamo il pendio per una trentina di metri, scavalliamo. È la Cinta del Pettina, uno degli ambienti più classici dell’Altopiano: incasinato, fatto di cime e doline, bozzi boscosi e improvvise conche prative. Soltanto che ora è tutto uniforme e bianco, e l’orientamento è davvero complicato. Quello che sembra un vallone, e nel quale scendiamo, è in realtà una grande scodella, e ci tocca risalirne i fianchi con gran fatica.
Tutto questo finché non saliamo su una piccola cresta, e guardiamo giù. Un’amplissima conca innevata, la Caldiera e l’Ortigara davanti a noi, e in basso, al centro della conca, due triangoli di legno e neve. I due edifici del Bivacco Campi Lussi!
Notte gelida al Bivacco Campi Lussi (1780 mslm)
Avevamo con noi la pala da scialpinismo, ma è stata una fortuna trovare una vera pala fuori dal bivacco privato: con le ridotte dimensioni della nostra ci avremmo messo ben di più a scavare l’ingresso del bivacco.
E invece in meno di dieci minuti siamo dentro, quasi due metri più in basso del manto nevoso!
Dentro, il bivacco è carino: tavolone, panche, la fornella… e poca legna. Non solo: a un esame approfondito, scopriamo che mancano gli attrezzi per tagliarla, questa legna. Ci aspettano quindi una sera e una notte all’insegna del freddo.
Ai più curiosi posso dire che la Dolina di Campoluzzo, una depressione carsica a poche centinaia di metri da qui, registra regolarmente le temperature più basse d’Europa: lo screenshot che riporto è relativo a un recente rilevamento che ha fatto notizia.
Così accendiamo un modesto fuoco, cuciniamo degli ottimi spatzle sul fornelletto ad alcool, e ci apriamo una bottiglia di rosso. La serata comunque trascorre in chiacchiere, mentre alterniamo mani e piedi il più possibile vicini alla piastra della fornella (bruciando irrimediabilmente un paio di guanti).
Ad un certo punto, Silvia si rende conto che dentro al bivacco, per essere le nove di sera, c’è molta luce. Così rischiamo l’assideramento e usciamo.
Quello che vedo è qualcosa che non si può spiegare. C’è la luna piena e il vento ha spazzato via tutte le nuvole del giorno. I morbidi pendii innevati sembrano dune del deserto illuminate dal colore dorato della luna. Tutt’attorno solo le nostre impronte. E l’emozione è così forte che vorrei bestemmiare o dire qualche frase in mandarino, solo per il gusto di dire qualcosa che non ho mai detto, tanto è unico quello che sto vedendo.
Rientriamo e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Nella notte ghiaccerà la condensa all’interno della finestra, e l’acqua nelle bottiglie, ma meglio non sapere a quanti gradi abbiamo (non) dormito.
La discesa, il giorno seguente, avviene per lo stesso percorso dell’andata: la traccia è già battuta, c’è un bel sole.
Salita al Bivacco Campilussi, dati tecnici in breve
Dove siamo: sull’Altopiano di Asiago, a nord di Gallio
Partenza: parcheggio degli impianti di risalita per le Melette (1432 mslm) oppure Rifugio Campomulo (1530 mslm) se la strada è aperta, in qual caso risparmi una buona mezz’ora.
Arrivo: Bivacco Campilussi (1780 mslm)
Dislivello: 300 metri
Lunghezza: poco meno di 12 km l’andata
Tempo: circa 5 ore e mezza per la salita (si sprofondava fino alle ginocchia, con innevamento normale puoi calcolare anche la metà del tempo che abbiamo impiegato)
Difficoltà: dipende dalle condizioni della neve. Per noi è stata una gita difficile per lunghezza, orientamento e assenza di traccia (leggi: sprofondavamo ad ogni passo).
In condizioni normali è una gita media la cui unica unica difficoltà è data dalla lunghezza del percorso stesso.
Cartografia: Tabacco n. 50, Altopiano dei Sette Comuni – Asiago – Ortigara (se non ce l’hai puoi comprarla su Amazon)
Complimenti per il vostro blog!! Ammiro molto soprattutto la vostra ricerca di sentieri poco battuti e inesplorati. Anche noi siamo appassionati di montagna (e di fotografia), ma alle volte è difficile trovare qualche percorso nuovo, proprio perché meno conosciuto :)
Qualche consiglio su luoghi dove ammirare e poter fotografare il cielo stellato, dormendo in tenda o in un bivacco?
Ciao Lisa, ti ringrazio per il bellissimo commento: uscire dai soliti percorsi è proprio quello che cerchiamo di trasmettere!
Ad essere bravi con la fotografia quella notte al Campi Lussi era davvero perfetta per immortalare la luna piena e il riflesso dei colori sulla neve…e invece ho solo foto sfocate della notte! ahah
Comunque sia per rispondere alla tua domanda ti consiglierei di puntare sulle dolomiti bellunesi (sei mai stata alla Casera Campotorondo?), ma in generale puoi guardare il tag bivacco che trovi sulla destra di ogni articolo e scorrerli (alcuni li abbiamo fatti in tenda) e sono quasi tutti molto solitari.
Se ci specifichi quanta fatica siete disposti a fare e soprattutto in che periodo possiamo consigliarti meglio!
Grazie per essere passata e, se viva, ci farebbe un sacco piacere ricevere una vostra fotografia (puoi usare la mail info@bagaglioleggero.it)!
Bellissimo racconto, vi ho trovato per caso.
Le scie di quel sci alpinista presumo siano state le mie, non passa molta gente lassù, soprattutto questo ultimo inverno! Inoltre sono proprio io che monitoro le famose fredde doline qui in altopiano.
Un saluto
Ma grazie di questo commento, Riccardo!
Prima di tutto, piacere di conoscerti: io ho vissuto e lavorato molto in Altopiano (ormai più di 10 anni fa), e ho un forte legame con questa terra… e sapere di aver ricevuto la visita di chi se lo percorre in skialp, e ne misura le temperature pazzesche, beh: sono molto felice. Anzi: se hai qualche bel racconto altopianese… siamo curiosi!
Ci trovi anche su Instagram, comunque: in questo momento siamo “dolomitici”, ma spesso un salto su lo facciamo!
Ciao e complimenti per il fantastico blog!
Consigli per la legna? È reperibile? siccome non sembra essercene molta, volevo capire se c’era la possibilità di reperirla in e tagliarla in zona.
Ciao, e grazie per i complimenti!
Consigli per la legna purtroppo, no. Troverai tutto fradicio, nei dintorni. Ammetto: volevo andare a verificare in estate se ci sia una legnaia da qualche parte, magari contro gli altri due edifici, ma non l’ho fatto.
Una cosa, però: nel bivacco non ci sono attrezzi per il taglio della legna. Se pensi di andare a farne su, comunque devi portarteli.
Facci sapere se vai e come te la cavi!