Solo un’avvertenza: in questa relazione ci sono Storie. Ci sono anche fatiche, sentieri pericolosi e zecche… ma la salita al Bivacco Valdo è materia di storie di montagna. Ce la prendiamo calma, allora, per raccontartele bene.
Due sole avvertenze. Primo, i Monti del Sole sono uno dei distretti più selvaggi e isolati delle montagne venete, e vanno affrontati con assoluta consapevolezza di cosa si sta facendo. Secondo, queste sono terre infestate dalle zecche, e non prenderne è quasi impossibile: a fine escursione, fai un controllo attentissimo (se non sai come fare, leggi qui).
Cosa troverai salendo al Bivacco Valdo:
Dal Lago del Mis al bivio con il sentiero 872
La prima storia è quella di una rinuncia. Anzi: di una doppia rinuncia. Tre anni fa manchiamo un bivacco (le coccolissime Mandre) per colpa della neve. Scendiamo verso valle, dormiamo a Sedico, l’indomani “proviamo” i Monti del Sole. Il fatto è però che il Monti del Sole non li provi: devi essere convinto, punto. Iniziamo la salita, ha piovuto da poco, le cengette sono scivolose, le distanze non le capiamo, l’ambiente è “severo”, come si dice nelle relazioni. Rinunciamo dopo un’ora e mezza.
Così arriva un autunno caldo e poco piovoso, noi siamo comodi alla zona (dato che stiamo vivendo a Gosaldo), e una mattina presto siamo nel parcheggio del Bar Cascata alla Soffia, tutti scarponi e determinazione. A proposito, la vista è quella del lago del Mis: se non lo conosci, guarda che ti perdi un mondo!
Comunque, l’escursione inizia dal parcheggio (536 mslm), si sale la strada asfaltata che collega il fondovalle ai minuscoli abitati di Gena Media e Gena Alta. Sono tornanti su tornanti, belli pendenti, un ottimo risveglio muscolare, diciamo. I due gruppi di case sono espressione della montagna abbarbicata, tenace, carica di storia – quasi mai facile, sembra – e tradizioni. A Gena Media, dove nel ’44 si è consumato un eccidio, è stato da pochissimo inaugurato il lavatoio restaurato (ci sono ancor ai fiocchetti dell’evento), sul pannello le foto storiche sono splendide, intense.
A Gena Alta (800 mslm) lasciamo la strada in corrispondenza della grande fontana, e prendiamo il sentiero 871, direzione Forcella Zana. Bosco di faggi, traccia piacevole, un mare di foglie ha il colore del rame. Camminiamo alti sulla Valle Soffia.
Per un po’ non c’è molto da segnalare, fino a uno spezzone di cavo, messo per superare una paretina friabile. Giriamo l’angolo, e eccolo: ci reincontriamo, canalino attrezzato! Un tratto di scala in metallo, tre spezzoni di cavo non banali, una “divertente spaccata” (ancora le classiche relazioni), la roccia scivolosissima e sbuchiamo su un pinnacolo sbricioloso, insicuro dove ci sono da usare le mani.
Riprendiamo la traccia, strettissima sul versante coperto di erbe potenzialmente scivolosissime. Alla nostra destra, un mix esaltante di scarpate, versanti quasi verticali, mughi e altra vegetazione che nascondono strapiombi (per fortuna almeno che non si vedono).
Prima regola dei Monti del Sole: se ha piovuto da poco, l’attenzione va raddoppiata. Se piove o danno pioggia, stai sotto le coperte. Anche in estate.
Raggiungiamo l’attraversamento del ruscello che ci aveva fatto desistere la volta scorsa: c’è da passare alcune rocce lisce reggendosi a un provvidenziale tronco. Il ghiaino crocchia sotto ai piedi, aumenta la scivolosità del tutto. C’è poi un secondo ruscello, questa volta si scende di una ventina di metri nel suo letto bello pendente per raggiungere alcune pozze intagliate nella roccia. A questo punto mangiamo una barretta, ci carichiamo: Bivacco Valdo, non ti temiamo!
La traccia è sempre esile, sale piano e faticosamente senza lasciare mai lo spazio per due piedi affiancati. Un ampio alveo di torrente, una salita infamissima lungo di questo, uno zigzagare strettissimo che neanche chiamerei sentiero, ma scivolo di ghiaino, ed ecco il bivio (circa 1370 mslm): Forzèla Zana a sinistra, Valle Feruch e Bivacco Valdo a destra. Da qui, manca pochissimo dislivello, è fatta.
Davvero?
Il sentiero 872 fino al Bivacco Valdo
La cosa psicologicamente sfiancante è che quando arrivi qui, ti rendi conto che fino adesso, sulla carta, il sentiero era un placido tratteggio: ora invece diventa un puntinato beffardo.
Siamo concentrati al 100%, focalizzati sui piedi, e il resoconto può diventare impreciso. Ma ti basti sapere che nell’ultima ora di trekking ci sono ancora cengette strettissime, radici esposte di mugo che rappresentano l’unica superficie non portata via dall’erosione, passaggi di primo e secondo grado modesti, certo, ma “con niente sotto”.
L’ultima mezz’ora non solo la pendenza si fa decisa, ma ci si perde anche: i segni bianco rossi quasi spariscono, restano dei radi ometti nel bosco, alcune tracce che sembrano così evidenti sono in realtà viaz che vanno chissà dove. Le foglie cadute confondono il tutto. Se guardi il tracciato GPS, vedrai un curioso anello: non è una deviazione panoramica!
Infine, un improvviso momento di chiarezza: la traccia prende a fare tornanti riconoscibili, c’è un segnavia sul tronco di un albero, un cartello in alto, una lamiera gialla tra i faggi, et voilà: benvenuti al Bivacco Valdo (1590 mslm).
Il Bivacco Valdo
Giallo, giallissimo: e così proprio non ce lo aspettavamo. Mette gioia, incastonato su uno speroncino perfettamente mimetizzato nel fitto bosco. Per il resto, è un Fondazione Berti con 8 posti letto con sottili materassi, un tavolo centrale, qualche sgabello e poco altro.
Il libro del bivacco è una cosa dei sogni degli esploratori: c’è gente che attraversa i Monti del Sole in tutti i modi, concatenando cime che sulla carta non hanno sentieri, unendo forcelle lontanissime tra loro, salendo da e sbucando a luoghi sconosciuti, nomi ritòrti che solo i locali hanno nella loro geografia. Fotografiamo più di un itinerario, facciamo tesoro di queste idee matte.
Per il resto: panorama non ce n’è molto, se non verso la valle sottostante… e l’imponente parete nord di Cima Cogolera. I Feruch, invece, sulla sinistra, sono occultati dal bosco.
Mangiamo i panini, troviamo un ritaglio di giornale, lo leggiamo: ed è questo il secondo premio della giornata.
La più bella storia del Bivacco Valdo
Il bivacco è stato voluto da Adriana Valdo, alpinista, in memoria dei genitori. E il ritaglio di giornale parla proprio di lei, Adriana, che in occasione dei lavori di ristrutturazione del bivacco sale qui, alla veneranda età di 86 anni. La foto la ritrae con ai piedi scarponi che hanno visto epoche migliori, con un pettinino in tasca per mettersi in ordine a salita ultimata. Leggiamo: arrampicatrice e alpinista fortissima, e tra le prime donne in Italia a laurearsi in ingegneria. Abbiamo ancora nelle gambe e nella testa la fatica di salire qui. Farlo a 86 anni? Un sogno, e un obiettivo.
“Solo, in discesa le mie ginocchia scricchiolano”, dice lei nell’intervista.
Abbiamo la certezza allora di trovarci tra montagne vere, anche noi a camminare lungo quel filo che lega le storie e le genti a queste valli strette, impervie, difficili e solitarie.
Salita al Bivacco Valdo: dati tecnici in breve
Dove siamo: sui famigerati, selvaggi, solitari Monti del Sole – settore occidentale, dal lato del Lago del Mis, in provincia di Belluno.
Partenza: Bar Cascata alla Soffia (536 mslm).
Arrivo: Bivacco Valdo (1590 mslm)
Dislivello: poco più di 1000 metri
Lunghezza: 11 km salita e discesa
Difficoltà: difficile. Serve passo saldissimo, assenza di vertigine, concentrazione TOTALE e, nell’ultimo tratto, orientamento. Occhio che dalla primavera a metà autunno, questo è il regno delle zecche.
Tempo: 3 ore e mezza per la salita
Acqua: sono presenti alcuni ruscelli, anche di buona portata, ma comunque da potabilizzare.
Cartografia: Carta Tabacco n. 24 – Prealpi e Dolomiti Bellunesi (se non ce l’hai puoi comprala su Amazon)
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