Colpa dell’equivoco linguistico, e rischiavamo di perderci questo gioiello in Val dei Ratti. La carta topografica lo dà come Rifugio Volta, il suo vero nome sembra essere Capanna Volta… ma per noi è il Bivacco Volta.

È stata a tutti gli effetti una scoperta in itinere. Eravamo al Rifugio Omio, in Val Masino, a rifocillarci prima di affrontare l’ennesima forcella e finire a dormire al Bivacco Primalpia. I ragazzi del rifugio ci hanno però prevenuto: “Andate a Capanna Volta, no? È aperta, c’è un sacco di posto, e la raggiungete in meno tempo”.

Perché eravamo all’Omio te lo spieghiamo in questo articolo

Silvia a Cappanna Volta

Da Verceia a Rifugio Frasnedo

Il punto di partenza ideale per questa escursione è il parcheggio di San Sciuch (915 mslm), lo stesso dal quale si accede per l’escursione sul sentiero del Tracciolino. Nell’articolo trovi le informazioni relative al pass di accesso alla strada.

Da San Sciuch hai due alternative:

  • inforcare il sentiero 401 in direzione del Rifugio Frasnedo
  • imboccare le rotaie del Tracciolino

Noi abbiamo scelto questa seconda alternativa, e abbiamo scoperto un bellissimo itinerario. Una volta percorsi circa seicento metri dello storico percorso ferroviario, si sbuca alla diga di Moledana (918 mslm), un manufatto vertiginoso che chiude un lago incastonato tra alte pareti boscose. L’atmosfera è qualcosa a metà tra il post-industriale e la giungla tropicale.

Diga Moledana

Percorriamo la diga e saliamo seguendo il sentiero, tenendo sempre la sinistra. Siamo in un bel bosco ombroso (ideale per le giornate più calde, perché la quota è ancora bassa), il sentiero è spesso largo e perfettamente tenuto, e Moledana (circa 1000 mslm) – alcuni edifici magnificamente ristrutturati – ha un che di magico… e delle casette per uccelli lavorate a mano e bellissime.

Da Moledana il sentiero prosegue per un’altra decina di minuti e arriva ad un ponte sul torrente Ratti (1100 metri circa). Qui c’è la possibilità di mettere i piedi nell’acqua gelida del torrente.

Superato il ponte, seguiamo il sentiero che, fatti alcuni lunghi tornanti in salita, raggiunge l’abitato di Frasnedo: il bosco si apre, viene sostituito da alcuni bei prati, le case di pietra sono splendide e il Rifugio Frasnedo (1278 mslm), a poca distanza, invita a una sosta.

Anche perché da qui… bisogna macinare ancora 1000 metri di dislivello!

Rifugio Frasnedo

Dal Rifugio Frasnedo lungo la Valle dei Ratti

Superato il rifugio Frasnedo seguiamo una carrareccia larga, inerbita, bordata da alberi e molto atmosferica. La salita è ancora morbida, tanto che ci si chiede questo dislivello quando arriva.

Arriva diciamo con calma. Preparati: c’è infatti da percorrere in lungo praticamente tutta la Val dei Ratti.

Una curiosità. I ratti della valle non sono topi in quantità esuberante, bensì… nobili. La “val dei Ratt” prende infatti il nome dalla famiglia comasca che ne possedeva gran parte degli alpeggi.

A percorrerla, in gran parte non si fa fatica. Il sentiero (la carrareccia di prima) sale gradualmente dapprima nel bosco. Poi si alza alto sul torrente dei Ratti, fa alcuni tornati, lambisce altri edifici isolati – alcuni dei quali dotati di salvifiche fontane – inizia a restringersi e si fa a tutti gli effetti sentiero. nel contempo, la testata della valle, decisamente più selvaggia all’aspetto, si avvicina.

discesa verso sentiero Tracciolino

Ecco, “selvaggia”. Intorno ai 1600 metri di quota il sentiero inizia a perdersi tra l’erba del versante, la traccia si fa discontinua, i segni biancorossi sulle rocce vanno scoperti di metro in metro. Il sentiero segue l’incisione laterale di un ruscello quasi in secca, fa un sacco di stretti tornatini, sparisce, ricompare lungo un dosso erboso… ci siamo capiti.

Questi tratto della valle dei Ratti non è per tutti, richiede passo fermo e orientamento attento.

Il passo fermo è spiegato principalmente da un inghippo: l’erba alta spesso nasconde le tane delle marmotte, nei quali è facilissimo infilare un piede. Io stesso sono inciampato catastroficamente un paio di volte. Aggiungici la naturale scivolosità dell’erba e l’occasionale pietra instabile, e hai il panorama. Bastoncini da trekking obbligatori, direi, soprattutto in discesa.

Altro? Sì: passiamo attraverso alcuni alpeggi in disuso o quasi (1795 mslm, località camera in carta): ortiche, un mare di ortiche!

Ma al di là delle difficoltà, questo tratto di montagna è proprio bello.

Raggiungiamo un bivio: sulla destra il 401 prosegue verso il Passo di Primalpia o l’omonimo bivacco, mentre noi teniamo la sinistra, in bella salita.

E in località Talamuca (1795 mslm) abbiamo una sorpresa! Un signore è intento a fotografare delle incisioni circolari, evidenziate con il gesso bianco, su un grosso masso tra le casette diroccate dell’alpeggio. Sono coppelle, ci spiega, e ascoltare un’improvvisata lezione di storia è meraviglioso. “Da adesso”, ci dice, “vi tocca stare attenti, perché le coppelle, tra queste montagne, sono dappertutto!” (Se ci segui su Instagram ti abbiamo già raccontato la storia delle coppelle, se non lo fai… questo è il momento giusto per rimediare).

Superata Talamuca, c’è l’ultimo tratto di sentiero. Di nuovo ben visibile (ma ancora insidiato da marmotte e erba scivolosa), in una mezz’ora ci fa comparire di fronte la sagoma grigia, rossa e bianca di Capanna Volta (2212 mslm). E questa è la VERA sorpresa.

Il Rifugio Capanna Volta

Prima la storia. L’edificio del Rifugio Volta risale ai primi del Novecento. Costruito dal Cai di Como, ad un certo punto viene abbandonato per mancanza dei fondi per la gestione. Per alcuni anni, per accedere all’ex rifugio serviva chiedere la chiave ad una famiglia di Verceia. Ma di recente si è deciso per un’altra soluzione: la capanna Volta è sempre aperta, e viene tenuta in ordine dal Cai di  Novate e Verceia.

Il fatto è che questo è a tutti gli effetti un rifugio e, oltre a riparo e posti letto, ti offre un vero e proprio viaggio nel tempo. Ogni cosa infatti è stata lasciata al suo posto: non solo manifesti e decorazioni, ma anche stoviglie e pentolame, caffettiere e mazzi di carte, libri e ciabatte.

Posti letto? Ce ne sono 40 (quaranta!), divisi in tre camerate – la più grande, con gli oblò rotondi, è bellissima. Ci sono coperte in abbondanza dentro un armadio apposito. Ci sono acqua corrente e fuochi a gas, nonché luce elettrica grazie ai pannelli. E nella saletta nella quale si pranzava e cenava… c’è la dispensa, a disposizione degli escursionisti (vedi oltre).

letti del bivacco Capanna Volta

 

E niente… dormire al Volta è un’esperienza splendida. Siamo soli, fuori il silenzio è interrotto dallo scampanellare degli asini, il rifugio odora di storia e scoprirne ogni angolo ci fa sentire improvvisamente rifugisti. Ceniamo, spulciamo i libri, leggiamo le storie di chi ha lasciato la sua firma, curiosiamo. Fuori, una stellata magnifica.

Se è una cosa che va fatta sempre, qui è ancora più giustificata: la cassetta in ingresso, l’IBAN o un Paypal invitano a contribuire per la manutenzione del rifugio. Da fare assolutamente, perché posti così sono veri gioielli, per il servizio che offrono e per la memoria storica.

interno di Capanna Volta

Dal Rifugio Volta

Per la discesa, si percorre a ritroso l’itinerario di salita.

Capanna Volta è un ottimo punto di appoggio per escursioni più impegnative:

  • Stando al libro del bivacco, molti pernottano qui per salire poi al Pizzo Ligoncio (3033 mslm)
  • Tornando verso il Passo di Primalpia, si può scavallare verso il lago di Spluga e la Val Masino oppure, più difficile, seguire il Sentiero Bonatti verso il Passo del Calvo (è un sentiero attrezzato)
  • Proseguendo alle spalle della Capanna si sale la pietrosa, bellissima testata della Valle dei Ratti e, passando il passo della Vedretta (difficile, è tutto un II grado che richiede passo fermo e attenzione) si scende il Val Masino al Rifugio Omio. Questo percorso è parte del giro ad anello di tre giorni che abbiamo fatto in Valtellina.

Passo della Vedretta

Escursione al Rifugio Capanna Volta: dati tecnici in breve

⛰️ Dove siamo In Val dei Ratti, laterale della Valchiavenna ad altezza del lago di Mezzola (SO)
📍 Partenza da San Sciuch (parcheggio, 915 mslm)
🏔️ Arrivo Rifugio Volta (2212 mslm)
📐 Dislivello 1300 metri
📏 Lunghezza 9 km la salita
⏱️ Tempo 4 ore abbondanti la salita
😅 Difficoltà Media-Difficile: la lunghezza non è indifferente, e l’ultimo tratto di itinerario si svolge su sentieri poco tracciati, al limite dell’abbandono
💧 Acqua Sì, alcune fonti presso le piccole borgate che si attraversano
🗺️ Cartografia Carta SeteMap Val Masino – Val Codera (se non ce l’hai puoi comprarla qui)
🛰️ Traccia GPS Sì, circa. Qui sotto c’è la traccia della discesa dalla Capanna Volta a Mezzola, passando per il Tracciolino. Comprende tutto il percorso raccontato in questo articolo.

Capanna Volta in Val dei Ratti - pin