Jaisalmer l’ho voluta intensamente, desiderata, cercata. Relativamente lontana dalle nostre rotte di viaggio, assolutamente lontana da tutto il resto, in un Paese in cui le distanze acquistano una dimensione a noi sconosciuta.

Siamo in India da quasi 3 settimane e siamo stanchi. Da interminabili giorni sto pagando caro uno street food troppo azzardato, ma nonostante questo non ho pensato un attimo di fermarmi: questa Jaisalmer non può sfuggirmi.

L’India è così: sfinente e incredibile allo stesso tempo. Non puoi fare a meno di continuare, anche se non ce la fai più.

Ce ne siamo accorti subito: appena atterrati a New Delhi ci siamo resi conto che in questa parte del mondo valgono altre regole, ma ci vuole tempo ad adattare il corpo e la mente alle nuove abitudini.

dintorni di jaisalmer

Come arrivare a Jaisalmer

La stazione degli autobus a Jodhpur è gremita di gente, mi guardo intorno stordita: è l’una di notte. Cerchiamo di individuare il nostro e saliamo a bordo, zaini con noi, del tutto ignari di cosa ci riserverà questo viaggio.

L’autobus ha un corridoio centrale, mentre ai due lati, su entrambi i piani, sono disposte delle cuccette da due posti. Ci indicano abbastanza bruscamente la nostra, praticamente 1 metro per 1,70 da dividere in due – zaini annessi.

Nonostante la stanchezza fatichiamo a prendere sonno e scopriamo ben presto che in India amano suonare il clacson anche di notte, meglio se la strada è vuota. Ma la cosa ancora più bella? Che a questi clacson amano cambiare le suonerie! E quindi via libera a questo tripudio di beeeep e di canzonette e di pereperepè.

In India abbiamo preso tutti i mezzi possibili, per i lunghi spostamenti solitamente ci siamo affidati ai treni (croce e delizia di chi viaggia da queste parti), ma il nostro piano di viaggio prevede un giro quasi contrario rispetto al classico tour del Rajastan. E la tratta Jodhpur – Jaisalmer non è servita dalle altrimenti ineccepibili ferrovie indiane.

Se invece vieni da New Delhi puoi prendere un treno notturno. Tutti di solito si fermano a Bikaner per spezzare il viaggio.

Esiste anche un aeroporto, ma non è utilizzabile perché spesso chiuso per via delle tensioni con il vicino Pakistan.

vista su jaisalmer

La città di Jaisalmer

Jaisalmer sembra spuntare direttamente dal sogno di un bambino: un castello di sabbia sopra ad un promontorio naturale.

Le città del Rajastan si distinguono per i loro colori dominanti: Jodhpur è la città blu, Jaipur è la città rosa, Udaipur è la città bianca.

E Jaisalmer?

Non poteva che chiamarsi la città d’oro.

Jaisalmer infatti è avvolta dalle sfumature dorate: le sue case sono decorate da raffinatissimi intarsi su pietra che si alternano a frivoli balconcini a cupola, e al centro si staglia questo bellissimo forte con le sue poderose mura a merletto.

forte di jaisalmer

L’ingresso al forte è libero, si tratta infatti di una vera e propria cittadella all’interno della quale sono presenti ristorantini e negozi di artigianato. Saltimbanchi e incantatori di serpenti contribuiscono alla creazione dell’atmosfera fiabesca. Anche se è evidente che alcune sono vere e proprie costruzioni ad hoc per il turista, passeggiare attraverso le strette viuzze del forte è bellissimo, e vale la pena assaporarne ogni angolo.

Saliamo a piedi lungo le mura del forte, tra i bastioni e gli antichi cannoni, per ammirare Jaisalmer dall’alto in tutta la sua bellezza e il deserto del Thar che ci attende per il giorno seguente.

davide dal forte di jaisalmer

Una vecchia signora, spunta da un portone incastrato chissà come tra i bastioni, ci guarda incuriosita e se ne va.

Ci dirigiamo verso i bellissimi templi giainisti che si trovano all’interno delle mura. Si tratta di ben sette templi interamente decorati con preziosi intarsi scolpiti che rappresentano scene della vita quotidiana, ma soprattutto dei, piante e animali.

L’accesso ai turisti è circoscritto ad alcune ore precise della giornata e il costo è di circa 200 rupie. Per entrare bisogna togliersi le scarpe (bellissimo camminare a piedi nudi tra i templi) e non sono ammessi all’interno oggetti di pelle e bottiglie di acqua.

Dopo altro perderci all’interno delle viuzze (è irresistibile lasciarsi andare, seguendo solo l’istinto) ritorniamo verso il portone centrale d’ingresso per visitare l’interno del palazzo del forte. Sette piani di camere, balconi, finestre, merletti e facciate scolpite. Occhio alla testa, le porte sono piccole perché in questo modo chi entrava nelle stanze doveva obbligatoriamente chinare la testa in segno di reverenza.

I dintorni di Jaisalmer

Oltre alla cittadella murata Jaisalmer va vissuta.

E’ al di fuori delle mura che la città vive: signore che macinano legumi per ottenerne farina, vecchi che chiacchierano seduti sui gradini di un ingresso e bambini che giocano a rincorrersi (e a rincorrerti).

Camminiamo attraverso stretti vicoli e piazzette improvvisate, scoprendo negozietti di argenti e artigianato e abitazioni decoratissime. Arriviamo così fino al mercato – Bhatia Market – una piccola piazza dove le signore vendono i prodotti della terra delle campagne circostanti.

Andiamo infine alla ricerca delle due haveli dove ammirare i bassorilievi: Nathmal-li haveli e Patwa ki haveli.

intarsi di pietra a jaisalmer

silvia davanti ad un palazzo intarsiato a jaisalmer

La sera la dedichiamo al relax e, seguendo il consiglio di un locale, andiamo al Lago Gadsisar. Il lago non è strepitoso come sembra in foto, ma ci godiamo il calar del sole osservando la gente del luogo che qui viene per chiacchierare, festeggiare il compleanno e noleggiare scassati barchini a remi con i quali navigare.

Cala il sole… è tempo di un samosa!

Il deserto del Thar

Non si può venire a Jaisalmer senza fare almeno un salto nel deserto del Thar.

jeep nel deserto

Il viaggio verso il deserto inizia in Jeep, una quattro per quattro piuttosto scassata. Ci sistemiamo nel cassone posteriore.

Le immagini che si susseguono sono incredibili e del tutto diverse rispetto a ciò che siamo stati abituati a vedere in queste settimane di India. Le stesse donne dagli abiti coloratissimi, ma con capienti vasi di acqua in testa, le stesse case con i tetti piatti, ma anche tantissimi villaggi abbandonati… e ci sono ancora i tanti animali che vivono in mezzo alla strada, ma qui sono per lo più pecore dal muso nero, capre dalle orecchie lunghe, pavoni e antilopi. La natura qui è sempre incontaminata, ma anche brulla, arida, desertica.

Insomma la stessa India che sa essere sempre se stessa, è comunque sempre diversa.

strada nel deserto del thar

Entriamo così nel deserto del Thar, passando prima per un villaggio abbandonato. Due cani mi si avvicinano con occhi enormi, evidentemente affamati e denutriti. Apro lo zaino e gli allungo un biscotto, è tutto quello che ho. Ritorno alla Jeep dove un bambino sta chiedendo qualcosa da mangiare. Come mi sento piccola per aver sprecato quel biscotto.

pavone nella città abbandonata città abbandonata nel deserto

Arriviamo nell’ultimo paesino prima del deserto, dove veniamo accolti da tre ragazzi che ci faranno da cammellieri per il safari (qui tutti i tour si chiamano “Camel Safari”. Sappi però che in India non ci sono cammelli, ma solo dromedari).

Bono, il dromedario dalla forte personalità, mi accoglie tra le sue gobbe e mi fa subito capire chi comanda. Mi lascio andare tra le steppe.

rifornimenti di acqua

Il deserto del Thar infatti non ha dune imponenti e colorate come quelle di altri deserti, è per lo più una steppa a  piccoli arbusti, ma il paesaggio è altrettanto suggestivo.

Passiamo vicino ad alcune dune che sono invase da turisti che aspettano il tramonto, mentre noi ci allontaniamo a dorso dei nostri fidati dromedari diretti in un posto isolato. A distanza di qualche chilometro infatti arriviamo al nostro campo base.

Siamo completamente immersi nel nulla.

Non facciamo in tempo a giocare un po’ tra le dune che è pronta la cena!

I nostri accompagnatori ci hanno preparato sul fuoco vivo del falò pietanze degne di un re: riso, lenticchie, mix di verdure e chapati. Gustiamo i nostri piatti seduti attorno al fuoco su dei bidoni di latta. La notte inizia a calare mentre finiamo il nostro immancabile chai fumante.

Il sole sta scendendo dietro le dune del deserto. Da qualche parte laggiù c’è il Pakistan.

alba nel deserto

Intorno a noi il nulla. Non una luce, non un bagliore. La notte qui è buia davvero e in lontananza si sentono solo i versi dei cani, delle antilopi, lo zampettare degli scarabei e di chissà quale altro animale notturno.

La stellata, come promesso, è incredibile.

Dormiamo all’aperto, su delle brandine, non ci sono ripari e l’emozione è talmente tanta che non mi sembra vero. Qualche coperta a coprire il corpo dal freddo della notte, il vento sul viso che scompiglia i capelli, gli occhi che non vogliono saperne di abbandonare la stellata per dedicarsi al sonno.

Passiamo la notte nel deserto del Thar tra vento e cielo.

silvia cammina tra le dune silvia felice tra le dune

La mattina c’è un’altra sorpresa ad attenderci.

I cammelli non si trovano più!

Quei birbanti – ci dicono – nella notte si sono allontanati, nonostante le zampe legate a due a due, per andare a quello che sembra essere un luogo d’incontro dei cammelli del deserto del Thar: dove abbeverarsi, brucare cespugli e intrattenersi (immaginiamo) con i loro “colleghi”.

Per ritrovarli, due delle nostre guide si sciroppano una decina di chilometri a piedi nell’alba morbida del deserto, per poi ricondurre a noi i commellli giusto prima che il sole inizi a picchiare.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

 

Info pratiche

In città abbiamo alloggiato al Gaji hotel che consigliamo vivamente: prezzo super economico, camere curate, personale gentilissimo ed una terrazza panoramica spettacolare direttamente sul forte.

Per fare un tour nel deserto avevo letto in internet di alcune agenzie affidabili cui rivolgersi, ma alla fine ci siamo fidati del proprietario dell’hotel e abbiamo prenotato direttamente il loro safari.

Fa per te se: sei un tipo avventuriero, avvezzo a qualche (piccolo) disagio, e di facile adattamento. Tieni conto che in caso di pioggia (cosa che nel deserto del Thar succede) non esistono ripari, per cui ti ritroveresti a dormire sotto a una cerata nera ad un centimetro dal naso.

La cosa più bella del tour proposto dall’albergo è che il giro (rigorosamente di due giorni) segue un itinerario diverso da quelli classici – quelli dei turisti che si accontentano di vedere il tramonto dalle dune del deserto. Ti troverai da solo con il tuo gruppo (noi eravamo in quattro, più tre cammellieri), immerso in questo paradiso naturale senza doverti sorbire altre rumorose presenze umane.

Tieni conto comunque che esistono almeno un milione di alternative che potrai prenotare direttamente a Jaisalmer a seconda del tipo di esperienza che vuoi vivere. Ci sono ad esempio tour che ti portano nel deserto dove ad attenderti troverai veri e propri campi tendati con coloratissimi letti a baldacchino, grandissimi tappeti, tende preziose e spettacoli di danza e musica.

Per altre informazioni su come organizzare un viaggio in india fai da te ti rimando a questi consigli.

davide e la scrittura a jaisalmer