Il chai sta agli indiani come il caffè sta agli italiani. O meglio… il chai sta agli indiani come il paracetamolo sta agli influenzati di tutto il mondo!

Il termine chai in lingua hindi significa semplicemente tè, ma per sineddoche indica più precisamente il tè tipico indiano: il masala chai (masala = mix di spezie, chai = tè).

Si tratta di un tè nero aromatizzato, fortemente speziato, con tantissimo zucchero e allungato con latte. I modi di prepararlo variano non solo da regione a regione, ma da bancarella a bancarella: in realtà, nel subcontinente indiano, ognuno vanta la sua ricetta magica.

A prescindere dalla personalissima ricetta però puoi stare certo di due cose: sarà bollente e curerà tutti i mali.

bicchieri terracotta per chai

Le origini del chai

Secondo le leggende tradizionali, il masala chai risale a più di 5000 anni fa, quando fu inventato da un re indiano alla ricerca di una bevanda curativa. Il chai così studiato non conteneva foglie di tè né caffeina.

L’aggiunta del tè nella ricetta si deve infatti agli inglesi, che dal 1835 iniziano a costituire piantagioni di tè in India. Durante il periodo coloniale inglese infatti il consumo di tè veniva incentivato dai coloni.

Visto il costo esoso di questo prodotto però ben presto gli indiani iniziarono ad “allungarlo” con altri elementi più economici e, allo stesso tempo, dal gusto più deciso, per adattarlo al loro palato.

Ecco come il britannico tè inglese venne contaminato dalle spezie indiane.

Il risultato è decisamente inusuale e strepitoso (come quasi tutto in India)… pensavi che l’avesse inventato Starbucks?

street food in india

Dove bere il Chai in India

Sarebbe stato più facile intitolare il paragrafo “dove non bere il chai”, dato che ti sarà praticamente impossibile non trovarlo da bere ad ogni angolo.

Dalla bancarella fuori dal tempio al ristorante, dalla guest house all’autobus, dal treno al negozio di pashmine (dove sarai finito più o meno consapevolmente – leggi “trascinato a forza”) e perfino nel deserto del Thar.

Prima di berlo, il chai va ascoltato.

La litania è presente ad ogni angolo: la parola“chaiiiiiii… chiaiiiii” ripetuta in voce baritona e in loop continuo. Altro che campane tibetane e mistici gong: questo rumore è sicuramente il suono più tipico di tutta l’India.

A servire il chai sono per lo più ragazzi giovani, chiamati chai walah (ragazzi del tè) che, oltre ad affollare praticamente ogni viuzza indiana, si avventurano spesso lungo le carrozze dei treni tra una fermata e l’altra e nelle strade delle attività commerciali portando il tè a uomini d’affari, commercianti… e alle loro vittime.

angoli indiani

Le proprietà curative del Chai

Carico di mille spezie, il chai ha tutte le proprietà curative possibili: è disintossicante, depurativo, antinfiammatorio, digestivo, antidolorifico, ma anche conciliatore del sonno, tonico, ringiovanente, e chi più ne ha più ne metta.

L’inventiva degli indiani nel raccontare storie è sconfinata, ma in questo caso sono tutti fermamente certi che il chai sia una bevanda dalle innumerevoli proprietà benefiche.

Secondo la dottrina Ayurveda infatti, le proprietà curative delle singole spezie sono così forti in combinazione da riuscire addirittura a calmare e rinvigorire lo spirito.

banchina del treno in india

Per esperienza personale posso assicurarti che è stato un toccasana durante tutto il nostro viaggio in India!

Il chai infatti, a discapito delle ricette online che prescrivono 10 minuti di cottura, in India viene bollito per ore e ore. Viene tenuto in ebollizione dalla mattina fino alla sera all’interno di grossi pentoloni, e questo assicura che sia uno dei pochi alimenti potenzialmente innocui per lo stomaco in tutta l’India.

Così, dopo 10 ore di treno dove sei stato stivato con altre 4 persone nella stessa cuccetta, e 3 settimane di gastrite alle spalle, un bicchierino di chai bollente è davvero quello che ci vuole (sì, nonostante i 40 gradi con umidità tipici di New Delhi).

venditori chai dal treno in india

Il sapore del Chai

Se, come me, il tè lo bevi rigorosamente amaro e non concepisci come si possa “contaminarlo” con latte, zucchero o altre diavolerie, difficilmente potrai pensare di amare il chai.

E invece lo amerai! Perché in India è una vera e propria istituzione e non puoi esimerti dal berlo.

Viene servito sempre bollente e in qualsiasi momento della giornata: a colazione come a pranzo o a cena, in famiglia o con gli amici. Non è solo una bevanda quindi, ma un attimo di condivisione sociale, tanto che rifiutarlo è considerato scortese.

Anche se può sembrarti strano, non è inusuale vedere gli indiani pasteggiare accompagnando piccantissime (e squisite) samosa con bicchieri di chai: l’equivalente, alle nostre latitudini, di pranzare con tramezzino e cappuccino.

street food indiano

Se ancora stai pensando ai beveroni di Starbucks dall’etnico nome di masala chai”, sappi che questi sono quanto di più lontano tu possa immaginare dal vero chai. Che in India viene servito su una tazzina molto piccola spesso di terracotta o vetro (più o meno il quantitativo di un cappuccino per l’appunto).

Il tè viene presentato in un modo tutto particolare: con un pentolino di acciaio il venditore preleva un po’ di chai dalla grande teiera e lo fa volare un paio di volte tra tazzina e pentolino. Impossibile non rimanere a bocca aperta davanti ai ripetuti voli del tè: una vera e propria espressione artistica.

venditore di chai indiano

Ah già… il gusto? Squisito! Come dicevo, dimenticati il concetto europeo di tè: il chai è un’altra cosa.

Gusto morbido, rotondo, ma dal carattere deciso. Il chai è dolcissimo e al contempo super speziato, avvolgente e risoluto. Davvero impossibile non amarlo.

E poi ci sono io, quello che si appassiona di bevande e passatempi culinari dai gusti intensi in qualunque posto del mondo – non importa quanto immangiabili o imbevibili (chiedi a Silvia del nostro conflittuale rapporto con le foglie di coca in Perù, per dire).

Durante le tre settimane indiane non ho perso occasione per bere il chai. Per esempio, non ho mai detto di no ai negozianti che ce lo offrivano, pur essendo ben conscio che accettare l’offerta significava allungare i tempi della trappola commerciale: devi aspettare che l’inserviente sparisca nel retrobottega, lo prepari, e si ripresenti con il vassoio e le tazzine piene. Nel frattempo, la morsa del rapporto economico si stringe sempre di più attorno a te.

Il chai l’ho preso aspettando alle stazioni ferroviarie, nei treni, nei mercati. L’ho preso quasi religiosamente a fine pasto. Qualche volta anche per colazione. Soprattutto, l’ho comprato da quegli ometti che girano incessantemente per le vie delle città con la loro teiera gigante tenuta per la maniglia e uno zaino pieno di bicchieri di plastica. Mi piaceva comprarlo da loro non solo perché sono goloso, e perché era in effetti rinvigorente – qualunque fosse il clima circostante. Mi piaceva prenderlo anche perché il chai è rassicurante: sapevo che la transazione sarebbe stata semplice e avrebbe rappresentato un rapporto tranquillo, per quanto minimo, con gli indiani: che – potevo esserne certo – non avrebbe comportato rischio di pipponi, abbordaggi, “ti porto in un negozio che ti piacerà”, ti frego.

Davide Zambon coautore di Bagaglio LeggeroDavide

La ricetta del chai indiano

Neanche da dire, ma durante il nostro soggiorno in India ho comprato il mix di spezie già pronto per replicare anche a casa questa squisitezza. Confesso però che fatto qui non ha lo stesso identico sapore, ma è sempre così, vero?

Gli ingredienti comunque sono: cardamomo, cannella, chiodi di garofano, zenzero, anice stellato, semi di finocchio, pepe, tè nero, acqua, latte e zucchero.

Ed ecco il procedimento per ottenere un buon chai anche a casa.

Pesta tutte assieme le spezie e tostale in un pentolino. Le quantità variano dai gusti (per un litro d’acqua puoi calcolare circa 5 chiodi di garofano, 10 semi di cardamomo, 3 fettine di zenzero, 1 anice stellato, 5 grani di pepe, un cucchiaino di cannella). Non usare le spezie in polvere, perché spesso hanno un sapore del tutto differente.

Dopo la tostatura aggiungi l’acqua facendola bollire per una decina di minuti, poi aggiungi due cucchiai di tè nero e lascia sobbollire a fuoco basso. Aggiungi infine un bicchiere di latte e parecchio zucchero (3 cucchiai o più secondo i gusti indiani).

A questo punto la ricetta sarebbe terminata, ma ti consiglio di farlo bollire a fuoco basso almeno per un’altra mezzora.

Filtra e servi bollente, richiamando i familiari dalle altre stanze con il tuo miglior “chaiiiiiiiiiiiii!”

Sei alla ricerca di altre curiosità? Non perderti l’articolo sulle tradizioni e le stranezze della cucina indiana.

bagaglio leggero in india

(Alcune immagini di questo articolo sono prese da farhan-khan e aditya-chinchure su Unsplash)

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